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I diritti e gli storti

di Miguel Martinez - 19/07/2007

 
La retorica di destra, un tempo fondata sul trinomio Dio-Patria-Famiglia, è oggi per molti versi una retorica del sorpasso a sinistra.

Non voglio entrare nella questione dell'aborto in sé: ma è evidente come la retorica antiabortista, ad esempio, sia tutta basata sui "diritti dei più deboli" e su analogie con l'olocausto ebraico, considerato il più "di destra" di tutti i delitti storici.

Così, la retorica della Lega è nata denunciando il "razzismo antipadano".

I cultori dello scontro di civiltà si fanno paladini dei "diritti delle donne musulmane", quando non delle persone di orientamento omosessuale (purché residenti in Iran).

E contro l'Islam, invocano la laicità: una sentenza del Consiglio di Stato ha stabilito che il Crocifisso è simbolo dei “valori che delineano la laicità nell’attuale ordinamento dello Stato”.

Ecco la promozione illimitata che la destra offre a ogni ex-sessantottino che dichiari che bombardare la gente, cacciare gli stranieri o licenziare sia ciò che deve fare una "vera sinistra".

Facendo così, la destra si pone in una posizione di apparente inferiorità: si accetta che lo scontro si svolga esclusivamente sul terreno creato da quello che, un tempo, era il suo nemico storico.

In un certo senso, tutto ciò è inevitabile.

Il potere corrosivo del capitalismo ha smantellato, più di quanto potesse fare qualunque altra forza, il trinomio di "Dio-Patria-Famiglia".

L'austero Legislatore viene scacciato e deriso dalla seduzione mercantile; la patria si scioglie nel mercato globale, assieme ai suoi riferimenti istintivi, il paesaggio urbano e naturale; e la famiglia perde ogni funzione reale di fronte all'individuo consumante.

Ma anche il trinomio un tempo tipico della sinistra, "Libertà-Uguaglianza-Fratellanza" si dissolve. Perché l'uguaglianza viene negata nella divisione del mondo tra Eletti e Dannati; e la Fratellanza, nell'individualizzazione di tutti i legami.

La società liquida (la definizione è di Baumann) trasforma gli esseri umani in atomi, che si incontrano o si scontrano brevemente e poi si disperdono di nuovo: tra di loro non ci sono nemmeno valenze molecolari, figuriamoci "fratellanza".

Quindi dei sei punti contenuti nei due trinomi, sopravvive solo uno, che appartiene teoricamente al trinomio di sinistra: la "libertà" con annessi "diritti individuali".

Il nuovo modello che nasce così, mette in primo piano il diritto alle scelte personali, fatti intangibili i vincoli economici.

Recentemente, le istituzioni inglesi hanno aperto a forza i club tradizionalmente maschili anche alle donne; ma i gestori di quei club conservano inviolato il diritto di chiamare la polizia per cacciarne ogni donna che si presentasse senza carta di credito.

Su questa base, nell'Isola Felice che possiamo chiamare Occidente, nasce un'ideologia condivisa che deve molto di più, come radici, alla sinistra che alla destra; ma a una sinistra privata della sua fondamentale istanza sociale. Però il fatto che parole di "sinistra" servano a interessi di "destra", crea un consenso trasversale e impermeabile.

Questa ideologia mette al centro, insieme, la cultura delle Vittime e dei Vittimi - cioè il politicamente corretto - e la "sicurezza". L'applicazione di entrambe sono funzioni delle istituzioni, in senso ampio, dalla politica alla magistratura.

In passato, le istituzioni erano, teoricamente, "democratiche".

"Democratico" è un termine usato da tutti, e quindi vuol dire tutto - motivo per cui tutti sono "democratici". Chiedersi, ad esempio, se sia "un bene esportare la democrazia", è come chiedersi se sia "un bene esportare il bene". Solo chi si vanta di essere cattivo, non sarà d'accordo.

Però la democrazia, in passato, significava anche una cosa precisa.

In seguito a rivoluzioni e resistenze, le istituzioni si presentavano come la garanzia del "demos", cioè delle persone numericamente forti, ma economicamente deboli, contro la violenza delle oligarchie: cioè le persone numericamente deboli, ma economicamente forti.

Poiché lo Stato combatte (teoricamente) la prepotenza dell'economico, esso assume un carattere che potremmo definire, anche, "antieconomico".

A partire dalla metà degli anni Settanta, questa visione dello Stato è stata prima emarginata e poi dichiarata eretica e criminale: unica funzione politica dello Stato è oggi, amministrare e assecondare i flussi del mercato globale, cercando di rendere in qualche modo "competitivo" il particolare territorio geografico di cui è, limitatamente, responsabile.

A questo punto, le funzioni dello Stato si trasferiscono proprio alla garanzia del politicamente corretto e della sicurezza.

Qui tutto dipende dai rapporti di forza.

Un calciatore giamaicano importato da un'azienda calcistica miliardaria può ottenere condanne clamorose contro il coatto del Tiburtino che allo stadio gli grida, "negro di m...!" Ma trenta, quaranta, cento neri possono affogare in qualche punto imprecisato tra Malta e Lampedusa senza che ciò susciti alcuna reazione concreta: ognuno ha gli avvocati che si può comprare.

Allo stesso modo, la "sicurezza" non indica la sicurezza di tutti, ma la creazione di una barriera di telecamere, di cani e di armi attorno a un ceto medio, angosciato dalla visione dell'umanità da scarto, quella di cui l'economia non ha bisogno e non avrà mai bisogno.

Fare la critica a questa visione della libertà, non vuol dire auspicarne l'opposto. Il problema non è sostenere che bisogna offendere i giocatori di colore, o scippare le vecchiette.

Il problema è che è diventato ovvio che queste siano le uniche cose di cui le istituzioni si dovrebbero occupare.

E quindi tutto ciò che si vede sullo sfondo diventa perfettamente normale: l'industria del calcio, l'annegamento di masse di persone, la militarizzazione della società e la creazione di masse di esclusi a vita.

Temi che, al massimo, sono competenza di prediche morali, come quelle del Papa o di Veltroni.