Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Il bardo, il "cardo", o entrambi?

Il bardo, il "cardo", o entrambi?

di Orazio Fergnani - 20/07/2007

 

L'ascesa all'arengo dell'informazione, spettacolo e "cultura" di una nullità come maurizio costanzo è stata per lunghi anni una domanda latente a cui non sapevo dare una ragionevole risposta.

 

Come del resto non sapevo dare risposta, da essere senziente e raziocinante, ad altre situazioni che continuamente mi si prospettavano sotto gli occhi.

 

Ad esempio correttamente aveva fino ad allora pensato che ai ruoli di maggior potere, prestigio, importanza, responsabilità dovessero essere poste personalità di alto spessore qualitativo.

 

E il babbuino parlante (male) non rispondeva alle caratteristiche morfologiche ed antropologiche richieste.

 

Mi sbagliavo, e di grosso.

 

Da alcuni anni purtroppo conosco la risposta ed è ancor più sconfortante ed avvilente del dubbio che l'ha preceduta.

 

Quello che poi è stato fatto in questi ultimi giorni a danno di un ARTISTA come Gigi Proietti è veramente quanto di più odioso, riprovevole, vomitevole si possa fare ad un uomo di grandi qualità e di grandi valori; soprattutto in quanto gli si è preferito un tomino del rango dell'ominide australopiteco che risponde al nome di maurizio costanzo.

 

Questa sceneggiata è indicativa del tenore medio della morale e dei relativi suoi valori che imperano attualmente nella società, nulla di più, nulla di meno.

 

Vi invito a questo proposito ad inondare di e-mails l’indirizzo : stampa@teatrobrancaccio.net, in modo da mettere bene in chiaro che disapprovate il metodo ed il merito con cui si è pugnalato alle spalle un galantuomo come Gigi proietti.

 

In tutta questa squallida vicenda vedo perfettamente limpidi e delineati tutti gli elementi caratteristici che contraddistinguono la corruzione dei valori, il disfacimento delle sostanze essenziali al tessuto sociale, la dissoluzione dei rapporti di solidarietà, sussidiarietà, riconoscimento della scala dei valori, accettazione della supremazia del migliore.

 

Nulla più di tutto questo è ritenuto fondante dalle gerarchie sociali, se non istituzionali, politiche e meno che mai dalle mafie economico – affaristiche, e non, che ormai dominano ogni aspetto della vita e delle relazioni umane in Italia.

 

Questo inderogabilmente porterà molto presto alla catastrofe, alla disgregazione sociale, al crollo dello Stato, del Sistema, della Società.

 

Non c’è ormai più possibilità di salvezza, salvo che ogni cittadino a partire da ora e senza indugio intervenga direttamente e con efficacia, come io ed altri ormai da decenni andiamo predicando.

 

La soluzione è semplice nel suo concetto basilare, il cittadino si deve riappropriare dello Stato che gli è stato gradualmente estorto con l’inganno, le blandizie, ed a volte con la forza, deve ritornare ad essere l’elemento fondante della Società, deve finalmente svolgere il ruolo che concettualmente gli doveva da sempre essere riconosciuto ed istituzionalizzato.

 

Il cittadino deve finalmente assurgere al ruolo di perno, di “cardo” (cardine) di centro di gravità attorno a cui ruota tutto lo Stato con le sue istituzioni, cosa che non è mai stata, neppure alle origini della costituzione della Repubblica italiana.

 

Solo così si può ancora legittimamente e ragionevolmente sperare in una possibile reversione della critica situazione in cui ci troviamo ora.

 

E l’amara, sarcastica e paradossale constatazione che mi appare immediata agli occhi è che questa rivoluzione di tendenza alla catastrofe la possono compiere, e la stanno compiendo, i “Bardi”, i “giullari”, i cantastorie, nello specifico e nell’immediato mi si prospettano i nomi di Gigi Proietti e Beppe Grillo, ma anche Ezio Greggio, Le Iene, Maurizio Crozza, Sabina Guzzanti, Paolo Rossi, e tanti altri che probabilmente mai e poi mai, se interpellati alcuni anni fa, avrebbero mai loro stessi creduto che si sarebbero trovati nella vita, non volendo, e non richiesti, a ricoprire il ruolo degli innovatori, dei rivoluzionari, dei capipopolo, dei condottieri, dei campioni morali, dei prìncipi della società.

 

Siamo arrivati al punto che i comici sono più seri, condivisibili, affidabili, credibili ed attendibili dei politici.

 

Questo è l’esatto indice della depravazione della nostra società, dei nostri valori, dei nostri ruoli.

 

Che altro aggiungere?

 

 

Ad maiora.