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Il Pakistan si prepara per la repressione

di M. K. Bhadrakumar - 20/07/2007







Quando il comandante del Comando centrale dell'Aeronautica degli Stati Uniti, il Generale di Squadra Aerea Gary L. North, è atterrato martedì alla base dell'Aeronautica Pakistana a Sargodha, a nord est di Lahore nella provincia pakistana centrale del Punjab, l'intensità del momento non gli sarà sicuramente sfuggita.

Il Capo di stato maggiore dell'Aeronautica Pakistana, il Generale di Armata Aerea Tanvir Mehmood Ahmed, e l'ambasciatrice statunitense in Pakistan Anne W. Peterson, lo stavano aspettando sulla pista di atterraggio.

North è arrivato dopo un viaggio di otto ore senza scali sorvolando l'Atlantico. Era su un F-16 Fighter Falcon in grado di trasportare missili nucleari. Un altro F-16 lo accompagnava. Erano i primi di una flottiglia di una dozzina di aerei che l'AP riceverà nei prossimi mesi "a prezzi puramente nominali" (per citare Ahmed). Il Pakistan, inoltre, potrà ottenere un'ulteriore partita di sedici F-16, portando il totale a ventotto.

Per coincidenza, la cerimonia di consegna di Sargodha è avvenuta quasi contemporaneamente alla calcolata decisione del Presidente del Pakistan, il Generale Pervez Musharraf, di ordinare all'esercito pakistano di attaccare Lal Masjid (la Moschea Rossa) a Islamabad. La scorsa settimana, il Segretario di Stato statunitense John Negroponte ha annunciato, in un'intervista all'edizione urdu di Voice of America, che gli Stati Uniti sono pronti ad aiutare il Pakistan "in ogni maniera possibile".

In sostanza, stanno rimediando i ventotto F-16 che il Pakistan ha già pagato nei primi anni '90 e che Washington non è stata in grado di consegnare una volta che il paese perse la sua importanza come stato cardine nella politica regionale statunitense nel periodo post guerra fredda.

La Shanghai Cooperation Organisation si unisce nella lotta
L'enorme gesto statunitense ha le sue origini nella congiuntura critica della regione. Ciò che emerge è che l'incontro della Shanghai Cooperation Organization (SCO), programmato a Bishkek, Kyrgyzstan, tra poco più di un mese, sta già gettando la propria ombra sul ruolo regionale del Pakistan. Islamabad non ha nascosto il proprio interesse riguardo lo stringere legami con la SCO, e l'incontro fornirebbe questa opportunità. La SCO comprende Cina, Russia, Kazakhstan, Kyrgyzstan, Tajikistan e Uzbekistan.

Dagli atti dell'incontro del Consiglio dei Ministri degli Esteri (CME) della SCO tenutosi a Bishkek lunedì in preparazione dell'incontro del 16 agosto, sono state messe sul tavolo opzioni che possono dare fastidio a Washington. E' ormai certo che la SCO si sta muovendo verso Afghanistan e Pakistan con un'irresistibile offerta di mutuo impegno in termini di interessi comuni di sicurezza regionale e stabilità.

Il CME ha messo l'accento in particolare sull'"importanza di intensificare ulteriori collaborazioni con gli stati osservatori della SCO come con la Repubblica Islamica dell'Afghanistan all'interno del Gruppo di Contatto sull'Afghanistan della SCO." Più importante, ha deciso di "creare meccanismi di cooperazione da parte dei soci internazionali della SCO, in particolare sotto gli auspici della SATR (Struttura Anti-Terroristica Regionale).

L'incontro della SCO, secondo tutti gli indicatori, potrebbe diventare uno dei più produttivi della storia dell'organizzazione. Svolgendosi sullo sfondo del sempre maggiore raffreddamento dei rapporti USA-Russia, l'incontro acquista ulteriori significati. Il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, che ha preso parte all'incontro dei CME di lunedì a Bishkek, ha messo sotto i riflettori la "ricerca di un nuovo ordine mondiale, che si baserà sulla legge internazionale e sull'azione collettiva per risolvere problemi globali, regionali e di altro genere" da parte della SCO.

Il CME ha deciso di raccomandare durante l'incontro della SCO che i paesi osservatori come il Pakistan debbano essere coinvolti "più attivamente" nelle attività e nei progetti dell'organizzazione. Ha concluso che la stabilità della regione dell'Asia centrale è direttamente collegata alla stabilizzazione dell'Afghanistan.

Per la prima volta, la SCO potrebbe sfidare il monopolio degli Stati Uniti sulla risoluzione del conflitto afghano. Il CME ha sostenuto che il modello attuale di coinvolgimento da parte della comunità internazionale è limitato a specifici problemi settoriali in Afghanistan. Ha concluso che un approccio tanto ristretto da parte della comunità internazionale non servirà allo scopo di stabilizzare il paese.

La SCO, inoltre, intende promuovere un "approccio comprensivo" che includerà la sua partecipazione non solo nei lavori di ricostruzione dell'Afghanistan e nel contrastare il traffico di droga, ma anche attraverso il "supporto del consenso nazionale all'interno dell'Afghanistan basato sul principio di impedire l'accesso al potere ai leader taliban che, con il sostegno di al-Qaeda, hanno portato l'Afghanistan in condizioni in cui non è mai stato", per citare Lavrov.


Guerra fredda nell'Hindu Kush
Insomma, la SCO sta proclamando senza ambiguità la sua intenzione di lavorare con Kabul e Islamabad, territorio che finora le potenze regionali avevano accettato più o meno tacitamente essere campo esclusivo di Stati Uniti e NATO. Questo va contro l'approccio statunitense basato sul tenere la Russia fuori dall'Afghanistan, e intralciare ogni possibile politica combinata sino-russa nel paese.

Washington, nei fatti, ha soffocato la proposta francese avanzata all'incontro della NATO a Riga, l'anno scorso, di formare un "gruppo di contatto" di paesi interessati a una risoluzione al problema afghano. I diplomatici americani hanno nascosto a stento la loro contrarietà riguardo le mosse fattive di Mosca verso Kabul nei mesi scorsi.

Washington ha diffuso una strategia a favore di una "Grande Asia Centrale" con lo scopo di diminuire l'influenza di Russia e Cina nella regione e incoraggiando piuttosto gli stati dell'Asia centrale ad associarsi con la regione del sud Asia. La strategia è un tentativo appena mascherato di sminuire la raison d'etre della SCO.

Infatti l'incontro di lunedì del CME sembra aver tenuto conto dell'intero ventaglio di possibili sviluppi regionali e internazionali. Il suo messaggio nascosto è che la SCO sta cominciando a tener conto dei piani statunitensi per lo sviluppo di un sistema di difesa missilistico in Europa e Asia. Lavrov ha detto, "Noi [il CME] non abbiamo discusso specificatamente i piani statunitensi… ma ovviamente vediamo che le conseguenze delle azioni unilaterali in questa sfera si faranno sentire anche qui [in Asia centrale], specialmente considerando non solo la composizione della SCO, ma anche la composizione degli osservatori che lavorano all'interno della SCO".

Significativamente, la posizione della Cina nei piani statunitensi di sviluppo di sistemi missilistici anti-balistici nella regione Asia-Pacifico è sempre più dura. Un commento sul quotidiano People's Daily di mercoledì ha criticato aspramente gli Stati Uniti per la ricerca di un'"assoluta superiorità nucleare":
Il bilanciamento nucleare strategico è molto importante. Oggi, solo le armi nucleari strategiche possono produrre una minaccia reale per gli Stati Uniti… il bilanciamento aiuta a mantenere la stabilità. Senza bilanciamento strategico, l'ordine di un mondo multipolare sarebbe difficile da mantenere. Per questo la questione del bilanciamento strategico non riguarda semplicemente l'eventualità di uno scontro militare. Riguarda in realtà il tipo di ordine mondiale che deve essere stabilito, e la lotta tra l'ordine mondiale unipolare e multipolare.

L'incontro della SCO dovrebbe adottare un "trattato a lungo termine di buon vicinato, amicizia e cooperazione". Non si può negare il fatto che le iniziative precedenti della SCO provengono principalmente da comuni accordi russo-cinesi. Subito dopo le consultazioni sino-russe a margine del CME di lunedì a Bishkek, i ministri degli esteri di Russia e Cina avranno un'opportunità per estendere ulteriormente le discussioni durante la prevista visita del ministro degli esteri cinese Yang Jiechi a Mosca a partire da giovedì.

L'aquila è atterrata
Come interagiscono tra di loro tutti questi fatti? Senza dubbio, dalla prospettiva statunitense, l'importanza strategica del Pakistan sta diventando importantissima. Washington ha disperatamente bisogno a Islamabad di una struttura di potere manipolabile e abbastanza stabile da assicurare la continuità delle scelte politiche. Questa sfida è indiscutibilmente difficile.

Nuovi fattori sono all'opera rispetto al periodo della Guerra Fredda. A differenza che negli anni '70 e '80, Cina e Russia stanno sempre più coordinando le loro politiche regionali e internazionali, anche se i due paesi non stanno pensando ad alcun tipo di alleanza formale.

A proposito di questo, a differenza che nel periodo della Guerra Fredda, Washington sta sviluppando intensamente i propri legami con l'India. Stringendo relazioni "separate" con i due rivali sudasiatici, Washington finora ha fatto in maniera di avere le parti migliori dei due mondi. Ma è un'azione delicata, specialmente se il Pakistan dovesse riassumere il suo ruolo di stato cardine della politica regionale USA.

Inoltre, la strada verso il potere in Pakistan passa attraverso l'esercito, ma lo spirito dei tempi richiede che questo debba essere visto come al servizio dei leader civili. Una cosa del genere, comunque, è difficile da mettere in pratica a Islamabad. E' già stato provato in passato, ed è risultato impraticabile.

Nel frattempo, lo spettro che ossessiona il Pakistan non è quello di una presa di potere da parte degli islamisti. Agli islamisti manca, molto semplicemente, supporto sostanziale. La schiacciante maggioranza dei pakistani è avversa all'estremismo religioso e alla militanza. La vera sfida che Musharraf (e gli USA) si trova davanti è quella di una sollevazione popolare. Una simile minaccia è incombente, e si risolverebbe in una complessiva diminuzione dell'influenza statunitense sul Pakistan, dato il pervasivo "anti-americanismo" nel paese. Ma sembra sempre più probabile che una repressione militare possa divenire necessaria per prevenire una sollevazione popolare.

Rispetto all'atteggiamento piuttosto vago di cinque giorni prima, il portavoce del Dipartimento di Stato USA ha a questo scopo deciso un cambio di marcia martedì, appoggiando i metodi usati da Musharraf per risolvere la situazione di stallo creatasi nella Moschea Rossa. Ha detto "Le forze di sicurezza pakistane sono entrate [nella moschea] dopo aver dimostrato pazienza e controllo nell'offrire ogni possibile opportunità perché gli innocenti che erano ancora nella moschea potessero lasciarla, nonché proponendo a quelli che avevano minacciato di fare uso di violenza, e che nei fatti l'hanno usata, di risolvere la situazione pacificamente.

"Ovviamente, tutti vorrebbero vedere questo genere di situazioni risolversi pacificamente. E' la soluzione ottimale per tutti. Ma fondamentalmente è un affare del governo decidere quando le negoziazioni sono finite e quando c'è bisogno di intraprendere azioni per risolvere in qualsiasi modo la situazione. Da quanto ho capito, era una situazione nella quale avevano messo in pratica ogni genere di opportunità per risolvere la cosa pacificamente con questi individui, ma loro sono andati avanti, al punto da usare i bambini come scudi umani."

La seconda settimana di luglio sarà quindi un momento di definizione della politica regionale statunitense. L'atterraggio di North sull'F-16 a Sargodha è più che una semplece istantanea delle transazioni di difesa tra USA e Pakistan. Washington sta, per i propri scopi, sostenedo il largamente impopolare e assediato capo dell'esercito pakistano. Sta implorando corpi militari vacillanti di tenere la posizione.

M. K. Bhadrakumar ha lavorato come diplomatico di caarriera nell'Indian Foreing Service per più di 29 anni, ricoprendo posti come quelli di ambasciatore in Uzbekistan (1996-98) e in Turchia (1998-2001).

Fonte: Asia Times (prima e seconda parte)
Mirumir

traduzione di Andrej Andreevič