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Garantismo peloso

di Gianfranco La Grassa - 25/07/2007

 

P.S. Leggo oggi sulla stampa dichiarazioni di Bondi e Cicchitto che sembrano correggere quelle di ieri. Anche il Presidente della Camera ha fatto dichiarazioni “apprezzabili”, e Fassino sembra piegarsi all’inevitabilità di votare per l’autorizzazione all’utilizzazione delle intercettazioni. Peccato! D’altra parte, per quanto scadente sia questo ceto politico, non si può pretendere che siano tutti dei “bamba”. Resta comunque ancora qualche speranza, tenendo conto dell’ispezione a tempo di record ordinata da Mastella e delle “dubbie” frasi pronunciate dal presdelarep. Il mondo politico non ha ancora preso una posizione precisa. Tuttavia, ammetto che sarebbe troppo bello veder votare insieme Ds e FI contro l’autorizzazione (e rimanere magari anche in minoranza). Ormai all’autunno.  

 

Chi mi ha letto un poco sa che ho sempre ritenuto “mani pulite” (fin dal 1994 quando scrissi assieme a Preve Il teatro dell’assurdo) una pura operazione politica mirata al ricambio di un regime (Dc-Psi) con un altro (centrato sui rinnegati del Pci), operazione diretta da potenti centri industriali e finanziari italiani eterodiretti (cioè “estero”diretti dagli USA) e dai cui esiti nefasti ci salvò Berlusconi, certamente solo per difendere i suoi interessi e di alcuni pochi altri; interessi minoritari nell’establishment italiano (e per nulla rappresentati nel “salotto buono” degli Agnelli & C.). Il “cavaliere nero” sfruttò abilmente per i suoi scopi la rabbia degli elettori diccì e piesseì restati senza referente politico.

Tuttavia, non mi sono mai sognato di dire che la Procura di Milano (e qualche altra al seguito) abbia perseguitato degli innocenti. Ci sono state delle evidenti esagerazioni (le assoluzioni, dopo anni e anni di processo, sono state un po’ troppe), ma le colpe di buona parte dei perseguiti “legalmente” sussistevano. Quello che ho sostenuto è che non si è voluto fare opera di chiarificazione politica – et pour cause direbbero i francesi – preferendo scatenare un’ondata giustizialista, dopo aver avuto, dai potenti centri di cui sopra, semaforo verde al fine di far intervenire il potere giudiziario, fino a quel momento pressoché inerte perché sarebbe stato bacchettato con durezza se avesse tentato – prima del crollo del socialismo reale e della dissoluzione dell’“Impero del Male” – di scardinare il potere democristiano in Italia, “portaerei” della Nato confinante con il suddetto Impero.

Oggi, il potere giudiziario, nella persona della Forleo, ritiene di dover procedere contro politici che all’epoca di “mani pulite” erano dalla parte giustizialista e che, per suo merito, sono ascesi a braccio politico preferito della banda industrial-finanziaria di cui già detto. Le colpe di questi politici sono, a mio giudizio, quelle normali in una “democrazia” capitalistica (perché non si rileggono le mirabili pagine di Balzac sulla Francia della prima metà del secolo XIX? Anche se i personaggi oggi inquisiti non hanno certo la statura del balzachiano arrivista Rastignac); si tratta di semplice e banale attività lobbistica a favore di determinati centri di interesse economico. Consorte sostiene che lui mai li “disturbava”, che erano sempre loro a telefonargli. Può essere, comunque non erano telefonate da semplici “curiosi”; e lui chiedeva loro di intervenire con qualche aiutino presso precisi (e nominati nelle telefonate) personaggi del mondo finanziario-industriale. In tutto questo nulla di strano per una “democrazia” capitalistica (cioè degli affari); l’importante è che non si raccontino panzane sull’alta moralità degli indagati.

La loro è l’abituale e solita moralità di chi si interessa di questioni economiche nell’ambito di un sistema capitalistico. Ho fatto parte di questo mondo, durante gli anni della mia “iniziazione alla vita”; e non si trattava di un mondo piccolo-capitalistico. Conosco anche bene i rapporti con i Ministeri e con parlamentari vari (di tutte le parti politiche, ivi comprese quelle dell’opposizione “più dura”). Non è che si possa venire a raccontarmi “palle mostruose” sull’argomento. Il fatto è che, per gli stessi fatti, la fai franca – e questa è la normalità – per la maggior parte del tempo o anche per sempre (alla maggioranza degli affaristi e dei “loro” politici di riferimento è questo che capita); poi, una bella volta – e magari non per ragioni di “giustizia”, ma per un altro “tipo” di manovre – ci caschi dentro.

 

Scusate, ma è quanto avviene anche per altri motivi e in altri campi. Pensate all’antitrust. Solo i cretini non sanno delle mostruose centralizzazioni di capitale che hanno caratterizzato ogni fase dello sviluppo della nostra società. Ciononostante, esistono dappertutto la legge e gli organismi antitrust; e funzionano con particolare severità (si fa per dire) negli USA, centro del capitalismo mondiale e di tutte le maggiori imprese multinazionali. E’ solo una mascheratura, una ipocrisia? Certo, questo aspetto è fondamentale, poiché l’ipocrisia e la pura apparenza fanno parte delle norme decisive per il “buon andamento” degli affari capitalistici (in specie nei paesi “democratici”). Ma abbiamo anche a che fare con regole che debbono essere mantenute e rispettate; sono leve da manovrare appena ciò sia necessario.

Innanzitutto, per dare ogni tanto l’impressione che il mercato è controllato e che quindi vi si fanno affari onesti (egoistici ma tanto “per bene” e per “il bene di tutti”; rispettando la menzognera ideologia di quel micragnoso di Adam Smith con il suo “macellaio che, per suo interesse, ci fornisce la buona carne”). In fondo, si tratta dello stesso motivo per cui si fanno ogni tanto retate di prostitute o sequestri di droga. E’ la solita ripetitiva lotta tra “ladri e carabinieri”, il sale della suddetta “democrazia”; di fatto è il degrado, tipico di questa nostra meschina società, dell’eterna lotta tra Bene e Male, che ha tutt’altro spessore e tradizione storico-culturale. Ma l’antitrust non esiste solo per questo. Tanto per andare di brutto sul concreto e sull’attuale, serve anche a favorire – con l’assenza di intervento – le fusioni tra Intesa e San Paolo (gli “amici” di Prodi) o Unicredit e Capitalia (gli “amici” dei diesse) nel mentre si pretende che l’Eni si separi dalla sua rete di distribuzione onde indebolirla; e meno male che la nostra azienda ha messo a segno dei “bei colpi” con la Gazprom, la Sonatrach, ecc. Parleremo fra non molto di questi fatti; intanto pensateci sopra: come mai questo diverso comportamento del nostro Antitrust?

 

Scusate ancora questa digressione, che era necessaria onde meglio chiarire i motivi che muovono la magistratura. Ogni tanto si deve incappare nelle sue reti, altrimenti sembra che in questa “democrazia” si agisca come nel Far West americano durante la prima conquista (per sterminare gli indiani era necessaria una certa “libertà” d’azione, ma dopo, tra bianchi, si è enfatizzata la smithiana “mano invisibile”; ma quanto odioso e meschino doveva essere questo tanto, troppo – perfino da Marx – osannato economista “classico” inglese!). Inoltre, la magistratura, come tutte le altre istituzioni di “contrappeso democratico”, può servire quando non ci sono altri mezzi per far fuori un avversario. Ovviamente, non mi perito ad emettere giudizi sul comportamento della Forleo; stando alle forze che le si sono mosse contro – non solo gli interessati e la parte politica cui appartengono (con appoggio della più “alta carica” che è uno dei loro) ma anche gli avversari di FI, con dichiarazioni di Bondi e Cicchitto, talmente stolti da non rendersi conto che le pesanti dichiarazioni rilasciate diventano una conferma della “coda di paglia” del loro leader – sembra però di dover concludere per l’interpretazione secondo cui ogni tanto è necessario “ci scappi” la retata. E se non la lasci seguire il suo corso, sveli subito la sostanza del formalismo – politico, giudiziario, economico-mercantile, ecc. – della società “democratica” capitalistica.

Adesso voglio proprio vedere il casino che combineranno questi politici del c…. Quelli della prima Repubblica, con Andreotti in testa, si rassegnarono al fatto (e fato) che un ciclo storico si era chiuso con la fine del socialismo reale (quanto scuro in volto era il suddetto democristiano, il più lucido di tutti, quando commentava sconsolato tale fine, e come rivalutava pienamente Togliatti e perfino in parte Stalin; sapeva che cosa significava per lui e gli altri quella svolta storica). I politici attuali faranno di tutto per resistere, privi di ogni consapevolezza che, scalpitando e insabbiando, faranno una fine assai più brutta. Mi dispiace per loro: il “rito democratico” capitalistico ha bisogno di qualche testa, anche importante, ogni tanto; altrimenti la menzogna ideologica si sbriciola e appaiono le reali laide fattezze (da teschio brulicante di vermi) del capitalismo. Quello italiano odierno (della ben nota a chi mi legge GFeID) è particolarmente disgustoso; se questi zombies vogliono tirare avanti ancora qualche anno, lascino agire senza intralci la Forleo, poiché essa lavora per loro pur senza saperlo, lavora affinché il “popolo” creda ancora per qualche tempo al rispetto della “legalità democratica”. 

Personalmente, quindi, mi auguro che il Parlamento non conceda alcuna autorizzazione, che il Presdelarep, il ministro Mastella e il governo intero, le forze parlamentari, gli stessi organismi dirigenti dei magistrati, brighino per insabbiare tutto; il verminaio di questa “democrazia” cadaverica potrebbe forse apparire allora in tutti i suoi lineamenti da film horror. Non ci si illuda per carità: non è alle viste nessun socialismo, nessuna società particolarmente giusta, nessun passaggio di potere al popolo o nelle “sue vicinanze”. Tuttavia, c’è capitalismo e capitalismo, c’è “democrazia” e “democrazia”. Questa sedicente seconda Repubblica italiana è ormai in metastasi. Un’asportazione chirurgica delle cellule cancerogene non guarirà completamente l’organismo – finché ci sarà capitalismo, sarà sempre malato o malaticcio – ma consente uno standard di vita (non in senso materiale) che ha qualche grado di sopportabilità in più.

 

Ultima piccola notazione. Anch’io, come gran parte del mondo politico e la “più alta carica”, ho in un primo momento pensato che la Forleo fosse stata troppo precipitosa nel quasi emettere una sentenza di condanna nell’atto di richiesta al parlamento di poter utilizzare le telefonate intercettate. In realtà sono adesso convinto che stavo sbagliando, e con me gli altri. Che l’interessamento telefonico dei politici sia catalogabile quale pura curiosità è assolutamente da escludere. O ha semplice rilevanza politica (secondo quanto sopra esposto) o ha anche rilevanza penale, se si ritiene che esso abbia costituito grave turbativa a causa della conoscenza di operazioni finanziarie di rilevante portata (le scalate bancarie), che hanno consentito operazioni scorrette tese a danneggiare migliaia di invece ignari risparmiatori. Evidentemente, il magistrato propende per questa seconda ipotesi; d’altronde, in base alla prima, non avrebbe potuto richiedere alcuna autorizzazione ad utilizzare le intercettazioni. Di conseguenza, per effettuare la richiesta, non poteva esimersi dal manifestare determinate convinzioni in proposito; non quindi per condannare in anticipo, ma semplicemente per far comprendere la necessità dell’utilizzazione di quel materiale nel corso delle indagini e poi, eventualmente, del processo.

Il vero fatto è che gran parte della “casta” – soprattutto di sinistra con importanti propaggini nella destra, e con le massime cariche dello Stato a suo favore – non vuol essere toccata. Essa ha i nervi talmente scoperti (e la coda di paglia) che ha frainteso le motivazioni della richiesta; e ha reagito scompostamente anche a costo di svelare le vere fattezze della “democrazia” capitalistica. Ed io spero che insista in questa protervia da “impuniti”. E’ il miglior modo per darle qualche scossa che, a questo punto, investirà anche le massime cariche dello Stato (a meno che non si ritirino in buon ordine). Così non ci sarebbero altre pareti (di cartongesso!) dietro cui nascondere le vergogne del ceto politico di questa “democrazia” non solo falsa (questo lo è in ogni caso), ma anche tanto malata ormai.