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Nucleare, il Progresso suicida

di Massimiliano Viviani - 25/07/2007

     

 

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Il 16 luglio un terremoto in Giappone danneggia la centrale nucleare di Kashiwazaki-Kariwa, la più grande del mondo. Come prevedibile, una parte di acqua contenente materiale radioattivo fuoriesce da un reattore della centrale, e come spesso accade, gli interventi di contenimento sono tardivi e le informazioni date sono incomplete o false. Ma a differenza di quello che fanno solitamente i giornali, non vogliamo porre l'accento su tutte le disfunzioni tipiche del sistema di fronte ad accadimenti di questa gravità, ma su un problema più generale, ovvero la centrale nucleare in sè.
Infatti quando si verifica un disastro, il problema da indagare non è tanto la causa del disastro, che può essere naturale o umana (errore, negligenza) bensì le condizioni che rendono questo disastro tanto pericoloso; perchè - diciamocelo - l'errore e l'imperfezione sono insiti in qualunque sistema. Quando un treno deraglia perchè il macchinista sbaglia, è più sensato mettere sotto accusa l'errore del macchinista o il sistema che ha fatto sì che da un piccolo errore ne derivasse una tragedia?
Con l'energia nucleare si misura bene la follia del Progresso. I pericoli connessi al suo uso, infatti, sono elevatissimi: se una centrale ha già in sè dei rischi per il solo fatto di esistere, figuriamoci cosa dobbiamo pensare di una paese come il Giappone che ha una delle concentrazioni nucleari più elevate al mondo, 54 centrali in una delle aree più sismiche della terra!
I soliti allarmismi, certo, il solito catastrofismo: finchè tutto va bene gli ottimisti cronici hanno sempre ragione. E poichè l'agenzia internazionale per l'energia prevede una penuria mondiale di petrolio entro 3 anni, ecco che nel mondo - già da diverso tempo a dire il vero - si pensa di costruire nuove centrali, e paesi come Russia, Cina e India lo stanno già facendo. Ma la più grande incertezza consiste nella spada di damocle delle scorie radioattive, alcune delle quali hanno una durata lunghissima, come i 24 mila anni del plutonio 239, i 211 mila anni del tecnezio 99, e i più di 2 milioni di anni del nettunio 237! In pratica, per tutto questo tempo dovremo monitorare la radioattività delle aree di stoccaggio. Fortuna poi che il nucleare è economico...
E' vero che questi materiali vengono rivestiti con una ridondanza che ne garantisce in teoria l'assoluto isolamento, è pure vero che vengono inseriti nel sottosuolo ad una profondità di almeno 300 metri, in zone non sismiche e lontane da qualsiasi falda acquifera; ma è pure vero che non è possibile prevedere quali saranno gli effetti di simili concentrazioni a lungo termine, per quanto distanti dal suolo, e che le nostre conoscenze della tettonica non ci permettono di fare previsioni certe di lungo periodo.
Ma tutte queste incertezze si risolvono immediatamente con il paradigma scientifico dell'Ottimista Radioattivo: "Saranno problemi di chi verrà dopo di noi."
E' con queste premesse il Progresso va avanti. Auguri. A noi e a chi verrà dopo di noi.