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L'ectoplasmatica mano

di Miguel Martinez - 26/07/2007

 

In margine a uno degli ultimi post, è sorta una discussione importante  che riguarda il diritto di "sostenere le resistenze" nel mondo.

Ritvan dice:

"se qualcuno spara ai soldati del tuo paese, egli è un nemico. E chi - soprattutto vivente nel tuo paese - appoggia materialmente quel "qualcuno" è anch'egli un nemico.

In questo contesto, mi pare che la legislazione italica abbia dei buchi. Non si è voluto - nel puro stile ipocrita italico - affrontare il nodo della guerriglia che spara alle forze che agiscono sotto l'egida dell'ONU - come è il caso di Iraq e Afghanistan - pretendendo di infilare eventualmente il tutto nel calderone "terrorismo internazionale". "

E' una riflessione molto lucida; ma quello che Ritvan chiama "puro stile ipocrita italico" è in realtà la mistificazione necessaria e fondante.

Perché qui nessuno dichiara più guerre; e se non ci sono guerre, non ci sono nemmeno "nemici".

Una guerra, in fondo, è una sorta di sfida tra pari - duellum/bellum - in cui, come tutti i giocatori, ci si impegna a rispettare le regole da entrambe le parti; e si accetta il giudizio, se non di Dio, almeno della fortuna.

Le regole si potevano, ovviamente, violare; ma erano talmente importanti che nessun ufficiale italiano avrebbe mai chiesto a un prigioniero austroungarico di sputare sulla propria bandiera.

Invece, lentamente, silenziosamente, i dominanti hanno prima proclamato la propria vittoria sull'intero pianeta; e solo dopo, sono passati a condurre le singole azioni militari che di volta in volta ritengono utili.

Questa proclamazione di dominio universale viene fatta mescolando diversi linguaggi, in parte tratti dal colonialismo di una volta, in parte dal gergo del politicamente corretto.

Il mondo appartiene per definizione all'Occidente, inteso, all'incirca, come i paesi aderenti alla NATO: è normale, cioè che soldati italiani occupino l'Afghanistan, mentre sarebbe inconcepibile che soldati afghani occupassero l'Italia.

Ma se il mondo appartiene all'Occidente, ogni autonomia è un atto di insubordinazione.

E' la stessa logica del Requerimiento, e vi invito a rileggere un mio vecchio post su questo tema:

In nome di chi veniva letto il Requerimiento?

Non nel nome della Spagna, ente particolare, ma dell'ente universale per eccellenza: Dio.

Sappiamo che per i laicisti ottocenteschi, Dio era una semplice proiezione di interessi materiali. Una visione molto riduttiva, certo; ma nel caso dell'ONU, lo sappiamo che si tratta di una proiezione di interessi materiali.

L'ONU è esattamente come gli idoli derisi dai profeti della Bibbia, oggetto inerte di legno nelle mani del costruttore; ma, come il Dio dei conquistadores, esige l'obbedienza di ogni uomo e di ogni donna di questo pianeta.

L'ectoplasmatica mano onusiana, la mitica egida, si materializza per il breve momento necessario per firmare ciò che le viene dettato da chi la mantiene per un attimo in vita.

Ma se siamo stati tutti creati obbedienti all'idolo, i suoi ordini non possono conoscere dei nemici: possono esistere solo degli insubordinati.

Ma l'insubordinazione al Bene Assoluto è, evidentemente, insensata: può essere dovuta solo a pura malvagità - "ideologia dell'odio e della morte" - o all'opera subdola del Maligno; l'inganno, il lavaggio del cervello delle "scuole del terrore".

Una spiegazione simile è chiaramente falsa e infantile, ma anche necessaria per la conservazione dell'intero sillogismo.

Ecco che chi cerca di resistere - cioè di conservare la propria autonomia - passa da nemico, a insubordinato, a dèmone.

E cioè - vista la laicizzazione esteriore della nostra società - a criminale. A "terrorista", dunque.

Ma con una geniale paranoia, si rovescia sul resistente la colpa di voler lui soffocare gli altri.

Non esiste luogo sul pianeta più remoto e libero dell'Afghanistan, nella sua esotica ferocia [1].

Persino quell'angolo lunare del mondo è oggi sotto occupazione.

C'è chi si oppone a quell'occupazione.

E, forse - se la Digos ha ragione - c'è qualcuno anche a Perugia che prova simpatia per quella resistenza.

Bene, ecco l'interpretazione che di questo fatto dà un certo Gianteo Bordero.

Sì, lo so, Gianteo Bordero è un cantautore di Forza Italia dal dubbio mestiere ("Ed ogni sera ti accompagno sulla strada/che hai scelto, amica mia"), che scrive su un sito di estrema destra - quello del satanista Gianni Baget Bozzo.

Ma l'interpretazione dei fatti di Ponte Felcino offerta da Gianteo Bordero è diventata quella della maggioranza degli occidentali: quanti elettori di centrosinistra, pur con tutti i distinguo, non sono, alla fine, d'accordo con la sua analisi, che ha tutta la demenzialità del Grande Luogo Comune?

"Si tratta del radicamento, sul territorio nazionale, di una ideologia dell'odio e della morte che ha come obiettivo la distruzione violenta della identità cristiana ed occidentale del nostro Paese, la soppressione di quei principi e di quei valori (la giustizia, la libertà, la dignità della persona umana) che da due millenni tengono in piedi e fanno crescere, seppur tra gli alti e bassi della storia, la nostra società."

Nota:

[1] Invito gli anglofoni a leggere il bellissimo libro di Jason Elliott, An Unexpected Light. Travels in Afghanistan, Picador, London, 1999. Tra l'altro, Jason Elliott ha  vissuto e combattuto con i mujahidin contro i sovietici, e scrive in maniera straordinaria.