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I talebani alle porte di Kabul

di Enrico Piovesana - 26/07/2007

Gli ultimi rapimenti sono avvenuti nelle province a ridosso della capitale
I ventitré coreani sono stati rapiti nella provincia centrale di Ghazni, diventata ormai la “capitale dei rapimenti”: almeno 60 sequestri di persona negli ultimi quattro mesi. I due ingegneri tedeschi sono stati presi ancora più a nord, nella confinante provincia di Wardak, alle porte di Kabul. I talebani, che finora controllavano solo le province al confine con il Pakistan, adesso dominano anche queste due strategiche regioni interne attraverso le quali passa l’unica strada che collega Kabul a Kandahar: la capitale afgana è praticamente isolata dal sud del Paese.
 
MappaLa notte è dei talebani. Fino a pochi mesi fa i talebani imperversavano solo lungo il tratto meridionale della Ring Road, quello che attraversa le province meridionali di Helmand, Kandahar e Zabul. Percorrere la strada tra Lashkargah, Kandahar e Qalat significava consegnarsi nelle mani dei talebani; ma da lì in poi, fino a Kabul, il viaggio era relativamente sicuro. Ora non è più così: si rischia di essere rapiti appena si esce dalla periferia di Kabul, entrando nella provincia di Wardak.
Qui i talebani sono arrivati da poche settimane. Si vedono solo di notte, quando attraversano i villaggi con le armi in bella mostra. La polizia e i soldati afgani li vedono, ma si guardano bene dal disturbarli mentre attaccano sui muri e sui tronchi degli alberi le “lettere notturne” nelle quali invitano la popolazione a unirsi a loro, minacciando di morte chiunque collabori con il governo o gli stranieri.
“Prima, da queste parti, nessuno chiudeva la porta a chiave prima di andare a dormire. Ora la situazione è completamente cambiata”, racconta Matiullah, 28 anni, all’Iwpr. “Quando scende il sole, la gente si barrica in casa perché sa che arrivano i talebani. Io il ho visti diverse volte. Ho visto le loro armi e ho avuto paura perfino di rivolgere loro la parola. Hanno attaccato una lettera al muro della nostra moschea: c’era scritto che dobbiamo unirci alla jihad e non collaborare con il governo e gli americani”.
 
TalebaniLe autorità lasciano fare. Nelle zone dove sono più presenti, come il distretto di Chak, spesso entrano nelle case dotate di televisore per far rispettare il divieto talebano di guardare la tv.
“Noi avevamo un’antenna parabolica sul tetto di casa”, racconta all’Iwpr un ragazzo che non vuole dare il suo nome. “I talebani hanno iniziato ad attaccare lettere notturne sulla porta di casa, dicendo che non dovevamo più vedere la tv. Ma noi non gli abbiamo dato retta. Una notte sono entrati, mi hanno preso a schiaffi e a calci e hanno distrutto televisore e parabola”.
Le autorità locali non solo non intervengono, ma in certi casi paiono stare dalla parte dei “nuovi padroni”. A proposito delle aggressioni ai possessori di apparecchi tv, il capo del distretto di Chak, Mohammed Ibrahim Sadiq, ha detto all’Iwpr: “Sono azioni gravi, ma anche questi ragazzi che guardano certi programmi alla televisione sbagliano, perché quello che fanno contrasta con la nostra religione e la nostra cultura”.
Le autorità religiose del posto, i mullah locali, sono già stati quasi tutti “arruolati”: le loro prediche del venerdì sono incentrate sul dovere dei fedeli di partecipare alla jihad contro il governo e le truppe straniere.
Il capo della polizia di Chak, Almas Khan, ammette la propria impotenza: “Lanciano razzi contro le caserme, sparano alle nostre auto, piantano mine sulla strada: sono gente cattiva! Durante la notte i nostri uomini rientrano in città per presidiare gli edifici governativi, quindi il resto del territorio rimane sguarnito: lo affidiamo nelle mani di Allah”.