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Per quanto il mondo potrà sostenere la crescita?

di redazionale - 26/07/2007

Gli uomini occupano più del 35% delle terre emerse e sfruttano il 24% del rendimento primario netto del pianeta

 

Mentre il Fondo monetario internazionale rivede al rialzo le sue stime sulla crescita globale (5,2% contro il 4,9% previsto in aprile, crescita che per il 25% è prodotta dalla Cina), alcuni ricercatori di diverse università americane ed europee hanno sviluppato la prima analisi geograficamente dettagliata dell’impatto umano sulla biosfera, rappresentandolo attraverso il parametro Hanpp o “human appropriation of net primary production” e traducendolo in due cartografie pubblicate nell’edizione on-line del giornale “Proceedings of the National academy of sciences”.

Usando dati e modelli su vegetazione, statistiche su agricoltura e silvicoltura, dati geografici sull’utilizzo delle terre, sulle tipologie di terreno e sulla loro degradazione per localizzare l´effetto umano sugli ecosistemi, si è scoperto che gli esseri umani si sono ormai appropriati del 23.8% del rendimento primario netto potenziale.

Il 53% di questa occupazione è dovuta alla “appropriazione da raccolta”, il 40% ad usi della terra per indurre cambiamenti produttivi, ed il 7% dagli incendi provocati dall’uomo.
Lo studio indica quindi che l’effetto dell’uomo sul pianeta e sulle risorse terrestri è molto forte.

«La nostra ricerca ha documentato che gli esseri umani si stanno trasformando effettivamente in una forza che sta cambiando globalmente l’ambiente – ha detto David Zaks, del Madison´s center for sustainability & the global environment dell’università del Wisconsin - L´importanza di questi studi è che ricompongono i dati, che prima erano benigni, in una storia che ritrae più efficacemente le nostre azioni collettive sul pianeta».

Secondo i ricercatori dati e programmi dimostrano come gli esseri umani in alcune aree hanno provocato la diminuzione del rendimento dei suoli, in altre lo hanno aumentato artificialmente con la fertilizzazione intensa, l´irrigazione e la meccanizzazione dell´agricoltura.

L’intensificazione dell’uso dei suoli diventa sempre più spesso una necessità, ma ormai campi coltivati e pascoli rivaleggiano con le foreste come i più grandi ecosistemi del pianeta, occupando il 35 per cento della superficie terrestre libera dai ghiacci, un aumento di paesaggi dominati dall’uomo che si produce a scapito degli ecosistemi naturali.

«L´aumento dell´agricoltura e della silvicoltura moderne è stato uno degli eventi più trasformanti nella storia umana – si legge nel documento di lavoro - Sia con lo sfruttamento degli ecosistemi naturali o intensificando le pratiche agricole su campi, pascoli e foreste, le attività umane di utilizzo del territorio stanno consumando la più grande parte del rendimento biologico del pianeta e stanno drammaticamente alterando i processi degli ecosistemi della Terra».

Gli scienziati si chiedono per quanto questo livello di sfruttamento delle risorse possa continuare: «Data la grandezza di questi effetti, è naturale chiedersi come il nostro uso degli ecosistemi terrestri può essere sostenuto, e tanto meno espanso, considerando anche il potenziale di sviluppo futuro della popolazione, il continuo sviluppo economico (e i relativi cambiamenti nella dieta) e l’aumento di fonti di energia basate su risorse biologiche. Mentre la crescita dell’uso delle terre da parte dell’uomo produce una continua degradazione o si basa sugli insostenibili combustibili fossili. Infine, dobbiamo interrogarci su quanto del rendimento della biosfera possiamo appropriarci prima che i sistemi planetari comincino ad impoverirsi e collassare. 30%? 40%? 50%? O più? Oppure abbiamo già attraversato quella soglia?».