Non sono molti gli economisti del Novecento il cui approccio possa essere definito "globale". Uno di questi è sicuramente François Perroux (1903-1987). Francese, lionese, figlio di un modesto artigiano, negli anni Trenta studiò a Parigi, Londra, Vienna, dove seguì i corsi di L. von Mises. Fu tra i primi a capire il valore del messaggio teorico di Keynes e a diffonderlo nella Francia degli anni Cinquanta. Professore al Collège de France (1925-1975), fondatore dell' ISEA (poi ISMEA), importante centro di studi per l'economia applicata. Ebbe contatti di studio e amicizia con economisti come J. Hicks, J. Robinson, R. Stone, e per l'Italia Giuseppe Palomba, altro economista "anomalo". Inoltre i suoi studi sui grandi spazi geopolitici attirarono l'attenzione di Carl Schmitt (si veda il recente C. Schmitt, Un giurista davanti a se stesso, Neri Pozza, Venezia 2005, pp. 194-199).
Perché "globale"? Perroux, a differenza di neoclassici e marxisti non ha mai ricondotto, come dire, l'economia alla sola economia. Secondo lo studioso francese ( che in questo senso è vicino alle tesi di Marx, Pareto e Schumpeter) l'economia implica sempre la società e l'uomo come essere sociale, come essere "globale": al tempo stesso economico, politico, culturale, eccetera. Di qui la necessità di estendere lo studio dell'economia a fenomeni come il potere, le mentalità e le strutture socioculturali.
Sotto questo punto di vista è pressoché impossibile fornire un elenco dettagliato degli argomenti da lui affrontati: la comunità, il sindacalismo, il progresso e la crescita economica, la contabilità nazionale, le economie di piano, il mercato oligopolistico, i grandi spazi autarchici, il dono, la coesistenza pacifica, il concetto di alienazione. Particolarmente importanti sono gli studi sui rapporti tra economia e potere (si veda in italiano, L'economia del XX secolo, Etas Kompass, Milano 1967, esauritissimo). Perroux mostra come il potere "pre-economico" dei vari gruppi politici e di pressione riesca in pratica a determinare i prezzi di mercato, e soprattutto come la qualità dello sviluppo economico sia in realtà collegata alla "dominanza politica": alla capacità di condizionamento esercitata dai grandi aggregati politici, dagli imperi alle multinazionali. In questo senso Perroux è ancora oggi utilissimo per capire i meccanismi di funzionamento economico e di "dominio del cosiddetto "impero americano", ma anche per comprendere le ragioni della debolezza "politica" europea.
Su di lui si veda l'importante monografia François Perroux, "Les Dossiers H", a cura di François Denoel, L'Age d'Homme, Lausanne 1991 (www.lagedhomme.com). La sua Opera Completa è in corso di pubblicazione per Presses Universitaires de Grenoble (www.pug.fr); finora sono apparsi 11 volumi.
Insomma, un economista che svela i limiti di una teoria economica, come l' attuale, puramente astratta e basata sulla "matematizzazione" totale. E soprattutto, un economista che si è confrontato con i grandi temi spengleriani dello sviluppo e decadenza delle nazioni e delle civiltà.
Un'opera unica unica nel suo genere.