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La rinascita della cultura agricola: lavorare “con” la natura e non “contro” la natura

di Valerio Pignatta - 07/08/2007

 

Cura della terra, cura delle persone e investimento del surplus di tempo, denaro e materiali al fine di realizzare questi obiettivi: la permacultura non è soltanto un sistema agricolo, ma un pensiero etico e filosofico, di pace e di cooperazione.
Con la convinzione che coltivando noi stessi il nostro cibo si possa riconquistare il perduto rapporto con la natura e vivere in maniera migliore

È uscito da poco per l’Editrice AAM Terra Nuova un testo base della cultura alternativa nel mondo. Si tratta dell’opera di Bill Mollison sulla permacultura, disciplina da lui stesso ideata trent’anni fa in Australia e oggi diffusa in tutto il mondo.
La permacultura (e volutamente non “permacoltura”) è proprio un incrocio tra agricoltura naturale e filosofia di vita all’interno di una griglia interpretativa del mondo che vede la natura come un patrimonio di valore inestimabile e da salvaguardare.
Mollison ha lavorato per molti anni come ricercatore presso la Wildlife Survey Section e il Tasmanian Inland Fisheries Department e poi presso l’Università della Tasmania. Nel 1974, di fronte alla crescente crisi ambientale, ha dato l’avvio, insieme a David Holmgren, a un sistema di coltivazione sostenibile incentrato sulla policoltura con specie arboree perenni, arbusti e specie erbacee, al quale appunto ha dato il nome di “permacultura”, ossia, in forma contratta, agricoltura e cultura permanente (“permanent agriculture” e “permanent culture”).
Il libro appena tradotto e pubblicato nel nostro paese (e corredato da disegni esplicativi), e scritto da Mollison insieme a Reny Mia Slay (sua collaboratrice da vent’anni), costituisce la sintesi del pensiero che il fondatore è venuto elaborando in tutti questi anni. Superata la fase iniziale di verifica e di sistemazione dei principi base della disciplina, oggi questa nuova scienza si presta ad essere applicata, con efficacia e certezza di risultati, in ogni parte del pianeta.

Sul pianeta a passo leggero
Ora più che mai si sente il bisogno di abitare la natura e il pianeta in modo leggero e non invasivo. I cambiamenti climatici in corso e le guerre per le risorse energetiche ci dicono chiaramente che non è più possibile procrastinare interventi decisivi in una direzione di tutela delle creature che abitano questo verdissimo pianeta terrestre.
La permacultura in effetti è proprio «un sistema dei progettazione per la creazione di insediamenti umani sostenibili». Reintegrandosi completamente nella natura, senza ambizioni di superiorità, l’essere umano può forse superare l’errore tragico che lo sta spingendo alla catastrofe. Lo sfruttamento delle risorse ambientali per la realizzazione di un’esistenza caratterizzata dal superfluo è il risultato della cultura occidentale dominante, che considera l’uomo “il padrone del creato”.
La permacultura, invece, promuove un tipo di agricoltura e di stanzialità umana nella natura che non distrugge nessun essere vivente (se non in caso di estrema necessità), utilizza flussi di energia e interrelazioni tra specie vegetali e animali già esistenti e impiega per il sostentamento alimenti e risorse naturali presenti in grandi quantità, senza dunque la necessità di distruggere altra vita.
Con installazioni ispirate ai principi della permacultura è possibile ridurre il consumo energetico pro-capite sino al 40%, senza sacrificare nulla di necessario. Non solo le nostre colture, infatti, ma anche le nostre case possono essere riadattate in questo senso. Il ciclo dell’acqua può essere fortemente facilitato e non impoverito. Possiamo produrci il nostro cibo in una maniera davvero impensabile, riducendo la nostra dipendenza dal mercato globale e dalle multinazionali che ci rifilano cibo spazzatura e depauperano il pianeta di tutte le risorse indispensabili alla vita di migliaia di specie animali e vegetali. Neppure Mollison, inizialmente, aveva un’idea di quello che fosse possibile applicando questo tipo di nozioni agricole. «Prima di leggere il libro di Masanobu Fukuoka, The One Straw Revolution [La rivoluzione del filo di paglia] – scrive lo stesso Mollison – non credevo esistesse un metodo soddisfacente per inserire la coltivazione di cereali e leguminose (come colture principali) nell’ambito della permacultura. Il suo sistema ha risolto i problemi della coltura di cereali senza aratura. In breve, tale sistema riduce l’usuale rotazione: leguminose-cereale-coltura a radice-pascolo-riposo-leguminose, a una singola coltura mista di cereali e leguminose. L’idea consiste nel seminare la coltura seguente già in mezzo a quello che sta maturando. Il sistema usa il principio della pacciamatura continua con trifoglio, unita alla doppia coltura seminando cereali in inverno e in primavera. Questo è ciò che rende possibile utilizzare piccole aree (400 metri quadri o anche meno) per soddisfare i fabbisogni alimentari di una famiglia». Avete letto bene: 400 metri quadri per soddisfare le esigenze alimentari più importanti di una famiglia! Non è una superficie che non ci si può permettere! E ce ne sarebbe abbastanza per tutti.

Oltre l’agricoltura: un sistema organico umano
Tuttavia la permacultura ha assunto un significato che va ben oltre la mera autosufficienza alimentare (argomento di crescente e fondamentale importanza a mio avviso): «La capacità di provvedere al proprio sostentamento alimentare non significa nulla se la gente non ha accesso alla terra, alle informazioni e alle risorse finanziarie. Per questo la permacultura si occupa anche di strategie legali e finanziarie appropriate, incluse quelle per facilitare l’accesso alla terra e la creazione di strutture economiche e di autofinanziamento locale. In tal modo si configura come sistema organico umano».
La permacultura ha sviluppato un’etica fortemente relazionata alla consapevolezza della necessità della sopravvivenza per tutti sul pianeta. Sotto questo profilo la permacultura si propone la cura della terra, la cura delle persone e l’investimento del surplus di tempo, denaro e materiali al fine di realizzare questi obiettivi. I modi in cui possiamo realizzare questi principi etici nella nostra vita sono:
- considerare le conseguenze a lungo termine delle nostre azioni e pianificare in direzione della sostenibilità;
- dove possibile, utilizzare specie locali o quelle adattate, note per essere benefiche, poiché l’introduzione sconsiderata di specie potenzialmente infestanti potrebbe disturbare gli equilibri naturali;
- coltivare la minore estensione di terreno possibile, pianificare sistemi a piccola scala, intensivi ed efficienti dal punto di vista energetico, piuttosto che sistemi su larga scala, estensivi e dispendiosi;
- produzioni diversificate e policolturali (in opposizione alla monocoltura) assicurano maggiore stabilità al sistema e sono in grado di fornire risposte più rapide ai cambiamenti di tipo ambientale o sociale;
- incrementare la produttività complessiva del sistema, considerando le rese fornite da piante annuali, colture perenni, pascoli, alberi e animali, e quantificando come resa anche l’energia risparmiata;
- utilizzare sistemi ambientali (solari, eolici e idrici) e biologici (piante e animali) a basso consumo energetico, per conservare e generare energia;
- reintrodurre la coltivazione di specie alimentari nelle città, come si è sempre fatto nelle società sostenibili;
- aiutare le persone a diventare autosufficienti promuovendo la responsabilità sociale;
- rimboschire e restaurare la fertilità dei terreni;
- usare ogni cosa al massimo livello possibile riciclando tutti gli scarti;
- vedere le soluzioni, non i problemi;
- impegnarsi laddove ha senso farlo (piantare un albero dove potrà sopravvivere; assistere le persone che vogliono imparare).

Ecologia applicata
Un percorso etico-filosofico oltre che un approccio pratico alla vita quotidiana: “ecologia applicata”, come viene definita nell’introduzione all’edizione italiana dall’Accademia Italiana di Permacultura. Ma non solo. La perma-cultura è una cultura portatrice di pace e di cooperazione e ci spinge a diventare coltivatori del nostro cibo (o almeno di una parte di esso) e a prenderci le nostre responsabilità per ogni azione che compiamo. L’atto di coltivarsi, anche solo sul proprio balcone, qualche piantina commestibile o qualche erba aromatica mette direttamente in contatto con quella natura che stiamo tradendo così sfacciatamente. Natura però senza la quale non potremo durare molto né come individui né come collettività umana. Come affermano gli autori del testo: «Le persone che forzano la natura in realtà forzano se stesse».
E mi piace riportare infine il pensiero conclusivo del libro in esame perché chiarisce veramente la dimensione onnicomprensiva di questa disciplina che mi auguro troverà un giusto seguito anche in Italia: «Per diventare persone complete dobbiamo percorrere molti sentieri; per possedere davvero qualcosa è necessario prima di tutto dare. Non si tratta di un controsenso: solo chi condivide le proprie multiple e diverse capacità, la propria vera amicizia, il senso di comunità e la conoscenza della terra, sa di essere al sicuro ovunque vada. Ci sono molte battaglie e avventure da affrontare: la lotta contro il freddo, la fame, la povertà, l’ignoranza, la sovrappopolazione e l’avidità; avventure nell’amicizia, nell’umanità, nell’ecologia applicata e nella progettazione avanzata. Tutto ciò potrebbe creare un’esistenza molto migliore di quella attuale, che potrebbe significare anche la sopravvivenza dei nostri figli. Per noi non c’è altro sentiero che quello della produttività cooperativa e della responsabilità comunitaria. Imboccate quel sentiero e la vostra vita cambierà in un modo che ancora non potete immaginare».
Bravo Bill.


Segnalazioni librarie:

Il libro che ha fatto conoscere in tutto il mondo la Permacultura: l’arte di coniugare i saperi di discipline diverse (agricoltura naturale, bioarchitettura, climatologia, botanica, ecologia) per progettare in armonia con la natura. L'autore è Bill Mollison, ideatore della Permacultura e premio...