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Hamas e il Fassino folgorato

di Carlo Lupo - 09/08/2007



In Italia l’agognata convergenza politica si raggiunge in politica estera, nel Vicino Oriente. Il segreterio dei Ds, Piero Fassino, rende omaggio ai “vecchi amici israeliani”, e nel suo viaggio “mediorientale” rimane folgorato, certamente non sulla via di Damasco ma su quella di Tel Aviv.
Talmente folgorato da sconfessare le recenti esternazioni del ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, del quale corregge il tiro su Hamas. Niente di nuovo, beninteso, ma abbastanza da far gongolare il centrodestra nostrano, per il quale sostenere Israele e il governo guerrafondaio di Olmert è ormai una priorità, quasi una ragione di vita. Non a caso, il transfugo Francesco Storace, nel creare la sua nuova formazione a destra di Alleanza nazionale, ha fatto dell’appoggio a Israele uno dei caposaldi della sua azione politica.
Per Fassino, in fondo, c’erano poche alternative. Era urgente, anzi urgentissimo, rabbonire la potente lobby ebraica italiana e le banche d’affari sostenitrici, le chiamano sponsor, della campagna elettorale del Professore. Ecco perchè il segretario Ds ha dovuto affrontare un viaggio soltanto per ribadire che il futuro Partito democratico ritiene necessario rafforzare il presidente palestinese Abu Mazen, in quanto “significa dare slancio anche al processo di pace”. La pace del Muro, la stessa che piace tanto all’alleanzino Maurizio Gasparri, secondo cui “ha fatto bene Fassino” a dire che “non si possono avere rapporti con Hamas”. Sì, Hamas la formazione politica democraticamente vincitrice delle ultime elezioni. Un rischio non calcolato, o preso sottogamba, della democrazia export.
Sono lontani i tempi in cui, era la prima Repubblica, un filo trasversale collegava le formazioni giovanili dei due partiti, poi (ri)sorti dalle ceneri di Mani Pulite. Allora i Fassino e i Gasparri in erba manifestavano per le vie delle loro città a favore della Palestina. Adesso, con nonchalanche, fanno a gara per compiacere l’ambasciatore israeliano a Roma, Gideon Meir.
Cambiano i tempi e cambiano anche le posizioni politiche, dicono. Ecco perchè, ora sono pronti - tutti loro - a sostenere i principii portanti della nuova iniziativa di pace imposta dall’amministrazione Bush, niente affatto diversa da quella dei democratici statunitensi. Anche lì, nelle terre d’oltreoceano, c’è convergenza. “Inutile, dunque, in questo momento fare aperture ad Hamas”. E poco importa se fra il manichino Abu Mazen e Olmert, alla fine, non si arriva ad altro che a quelle “inutili strette di mano” di circostanza. Poca importa se la soluzione del Fassino folgorato sia quella di isolare chi ha vinto le elezioni sorretto dal favore della maggioranza del popolo palestinese. Poco importa se Israele continua nella sua logica guerrafondaia con la scusa della sicurezza. L’importante è che Fassino e Gasparri la pensino allo stesso modo.