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Benzina: lo stato ci guadagna sempre

di Andrea Angelini - 09/08/2007



Per la benzina verde, il prezzo medio praticato il 30 luglio 2007 al consumatore italiano era pari a 1,349 euro al litro, mentre nei 25 Paesi dell'Unione europea era di 1,294 euro e nei 13 Paesi della zona euro era di 1,275 euro. Altro dato sfavorevole all’Italia è quello dell’incremento che c’è stato dall’inizio dell’anno. Un 10,66% contro il 9,55% dell’Unione Europea e il 7,9% dell’eurozona.
Stessa musica per il gasolio per auto. Al 30 luglio il prezzo medio italiano era di 1,173 euro al litro contro i 1,109 euro dell’Unione europea e i 1,078 euro dei 13 paesi che hanno adottato la moneta unica. In Italia dall'inizio dell'anno l'incremento del prezzo medio è stato del 5,3% nei 27 Paesi Ue del 6% e in quelli della zona euro del 6,1%.
Il dato è stato elaborato dal Ministero dello Sviluppo economico, sulla base di dati forniti dalla Commissione europea. Le cifre offerte all’opinione pubblica dal ministro Pierluigi Bersani, rappresentano un mettere le mani avanti in attesa dell’incontro di venerdì 10 agosto con i rappresentanti delle società petrolifere, da lui accusate di tenere troppo alti i prezzi di benzina e gasolio rispetto alla media europea e quindi invitate ad una inversione di rotta. Il presidente dell’Upi, Pasquale De Vita, si è impegnato a spiegare al Ministro la dinamica dei prezzi dei carburanti. Come se Bersani non la conoscesse visto che il 65% del prezzo di un litro di benzina se ne va in accise (tasse di fabbricazione) incamerate dallo Stato e altri 5 centesimi fissi derivano da sovrattasse storiche a dir poco demenziali introdotte in occasione della guerra di Abissinia, dei terremoti del Belice e dell'Irpinia, dell'alluvione di Firenze, e di alcune missioni di pace. Ma allora, c’è da chiedersi, di che cosa si parlerà all’incontro se non di cose che i partecipanti conoscono benissimo?
Il presidente di Confartigianato Trasporti, Francesco Del Boca, ha manifestato apprezzamento per l'iniziativa di Bersani ma a suo avviso le vere motivazioni del caro carburante derivano da due fattori: gli impianti di raffinazione in gran parte obsoleti ed un esagerato numero di punti vendita.
Questo secondo fattore sembrerebbe contraddire la filosofia alla base del disegno di legge Bersani sulle liberalizzazioni che ha introdotto la possibilità della vendita di carburanti all’interno di supermercati ed ipermercati come elemento essenziale e indispensabile per ridurre i prezzi.
Chi vede nero e spara a zero contro i petrolieri sono le varie associazioni di tutela dei consumatori che temono che a Natale ci potranno essere diverse e sgradite sorprese. Secondo l’Adiconsum, senza provvedimenti del Governo, gli automobilisti rischieranno di trovarsi di fronte ad altri aumenti e i cittadini in genere vedranno salire ancora il prezzo del gasolio da riscaldamento che è già più caro degli altri Paesi europei. Quanto agli ultimi aumenti, che da anni sono una costante con l’arrivo delle ferie estive e del tutti al mare, questi non trovano giustificazioni con i recenti aumenti del prezzo del petrolio. Infatti i carburanti in vendita ora sono stati comprati quando il petrolio era a prezzi molto più bassi. E allora anche le riduzioni temporanee dell'Agip di 2 centesimi, fatte sulla spinta della polemica innescata da Bersani e sull'onda dell'emotività, lasciano il tempo che trovano.
Secondo l’Adicon-sum, alla base degli aumenti ci sono altri fattori: la speculazione dei prezzi ai costi di trasporto (alcune delle principali raffinerie si trovano in Sicilia e Sardegna); la mancanza di concorrenza; la scarsa vendita nelle stazioni di servizio di prodotti diversi dal carburante. In Italia rappresentano il 20% del totale dei ricavi rispetto all'80% di altri Paesi; ed infine il diverso sconto che i piccoli distributori possono praticare agli automobilisti e che è più basso rispetto a quello concesso alla grande distribuzione. Quali soluzioni dunque? Per l’Adiconsum è ovvio. Liberalizzare sempre di più. Creare nuovi esercizi e nuovi punti vendita.
Aprire pompe di benzina nelle aree dei supermercati. Prevedere orari più flessibili di apertura. Insomma tutto quello che vogliono le compagnie petrolifere.