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9/11, il pensiero primitivo fra guerra e stregoneria

di Enzo Modugno - 10/08/2007

   
L'attentato alle Torri Gemelle di New York raccontato da Giulietto Chiesa e un gruppo di giornalisti, registi e scrittori nel libro «Zero» e in un film-inchiesta dallo stesso titolo. Per contrastare i toni della propaganda bellica americana sarebbe anche utile una bella rilettura estiva dell'antropologo Claude Lévi Strauss


Le ricerche sull'11 Settembre sono così importanti perché mostrano con più evidenza le incongruenze della propaganda di guerra. Sono ora in preparazione su questo argomento, a cura di Giulietto Chiesa e di un gruppo di giornalisti, registi e scrittori, un libro, Zero, e un film dallo stesso titolo che, per la parte già pronta, è stato proiettato di recente all'università La Sapienza di Roma.

Contestare la versione ufficiale della guerra è un compito difficile perché non si tratta soltanto di una menzogna sostenuta dai media. Come ha mostrato Claude Lévi-Strauss confrontando guerra e stregoneria, è l'atteggiamento dei primitivi che si riproduce nel nostro atteggiamento verso la guerra.
Nel celebre capitolo sulla magia si riferiscono le opposte opinioni di chi riteneva che lo stregone esercitasse effettivamente poteri soprannaturali, e di chi invece sospettava che usasse questi poteri per una attività profana. Scrive Lévi-Strauss: «Il punto importante era che le due eventualità non fossero reciprocamente esclusive, come non lo sono, per noi, l'interpretazione della guerra come l'ultimo sussulto dell'indipendenza nazionale, o come il risultato delle macchinazioni dei mercanti di cannoni» (Antropologia strutturale, Milano 1966, pag.194).
È un'indicazione che può fornirci suggerimenti di metodo. Si tratta infatti di due interpretazioni che si muovono nell'ambito delle congetture, e sono quindi entrambe credibili.

Nel caso dello stregone, nessuno ha motivo di dubitare dei suoi poteri, perché ha guarito molte malattie - quelle psicosomatiche e quelle che guariscono da sé o con una elementare conoscenza della natura. Questo spiega il successo diffuso e duraturo della stregoneria, che non può essere considerata sbrigativamente come una messa in scena. Ma è del pari credibile che lo stregone usi il suo potere per fare i suoi affari.
Lo stesso vale per la guerra. Nessuno ha motivo di dubitare che le spese militari possano servire alla sicurezza del paese, che ha dovuto più volte affrontare nemici aggressivi. Questo spiega, nonostante le evidenti e ripetute illogicità, la buona tenuta negli Stati Uniti della versione ufficiale. Oggi due cittadini Usa su tre non ne dubitano, e ciò non è dovuto soltanto al totale controllo dei media, ma alla capacità della propaganda militarista di intercettare esigenze profonde.
Tuttavia è del pari credibile (uno su tre ha dubbi sull'11 Settembre) che il «complesso militare-industriale» faccia i suoi affari, usando il suo potere per tener vive le tensioni internazionali, giustificare il riarmo permanente, rilanciare i profitti.
«Le due spiegazioni sono logicamente incompatibili - continua Lévi-Strauss - ma noi ammettiamo che l'una o l'altra possa essere vera, secondo i casi; siccome sono entrambe plausibili, per molti di noi possono oscuramente coesistere nella coscienza, e farci passare facilmente dall'una all'altra, secondo l'occasione e il momento».

È persino imbarazzante notare come questa sia la condizione attuale di alcuni politici, che passano facilmente dall'una all'altra interpretazione della guerra, secondo l'occasione e il momento, se stanno al governo o all'opposizione.

Ma, più in generale, queste interpretazioni divergenti non sono basate su un'analisi obiettiva. Si tratta di atteggiamenti vaghi e non elaborati, che rimangono informi a meno che non si incorpori qualche schema nella cultura del gruppo che permetta «di oggettivare stati soggettivi - nota ancora Lévi-Strauss - di formulare impressioni non formulabili, di integrare esperienze inarticolate in un sistema». È proprio ciò che cercano di fare gli articoli sulla guerra di questo giornale. Ed è con lo stesso intento che il «Gruppo Zero» sta preparando il film dedicato alla critica della versione ufficiale dell'11 Settembre. Il film Zero, che uscirà dopo l'estate a cura di Giulietto Chiesa, Franco Fracassi, Francesco Trento, Thomas Torelli, Paolo Jormi Bianchi, è un'inchiesta giornalistica con interviste girate in tutto il mondo a testimoni oculari, sopravvissuti, responsabili delle indagini, tecnici, scienziati e giornalisti.

Conterrà immagini inedite ed esclusive, documenti ufficiali, ricostruzioni in computer grafica, animazioni in 2d e 3d, cartoni animati e interventi di attori. Un film documentario che intende raccontare da capo tutta la storia, e che per farlo senza condizionamenti ha già raccolto 370mila euro, oltre due terzi dell'intero costo del film, con la formula dell'azionariato popolare.

Il libro Zero. Perché la versione ufficiale sull'11/9 è un falso, Piemme editore, uscirà i primi di settembre con una introduzione di Giulietto Chiesa e saggi dello stesso Chiesa, Gore Vidal, Lidia Ravera, Gianni Vattimo ed altri, un'antologia a cura di Roberto Vignoli.