Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Caro professore, vendere l'oro per ridurre il debito pubblico oppure...

Caro professore, vendere l'oro per ridurre il debito pubblico oppure...

di Marco Saba - 10/08/2007

Fonte: Centro Studi Monetari

Al Prof. Mario Pianta, Università di Urbino
cc: Avv. Alfonso Luigi Marra, Napoli

Egregio Professore,
ho letto il suo intervento nell'articolo pubblicato il primo agosto 2007 sul Financial Times: Italy to Use Gold Reserves to Cut National Debt - By Paul Bompard, Financial Times, August 1, 2007
http://www.gata.org/node/5309

Lei sostanzialmente dice che vendere le riserve auree per ripagare il debito pubblico sarebbe una goccia nel mare, il che è vero. Quello che non capisco però è perché Lei non suggerisca una misura più semplice per EVITARE che questo immane debito pubblico continui a condizionare la vita politica del nostro paese. Sostanzialmente, nel 2006 la quota di euro spettanti all'Italia era di circa 100 miliardi, soldi che l'Italia ha "comprato" al valore nominale più gli interessi tramite emissioni di titoli di stato. Se gli stessi 100 miliardi fossero stati stampati dall'istituzione a suo tempo utilizzata per stampare i biglietti di stato a corso legale, il Poligrafico zecca dello stato che stampava le banconote che non creavano debito come ad esempio le vecchie 500 lire serie Medusa, oggi non ci troveremmo in questa atroce situazione. Invece, col trucco dei titoli di stato, troviamo il debito a comporre due saldi negativi: uno nei conti dello stato ed un altro nei conti della banca centrale che contabilizza furbescamente al passivo il valore nominale delle banconote Euro. La vicenda è stata descritta più dottamente nel testo "La Banca, la moneta, l'usura - la Costituzione tradita" scritto dal già procuratore generale della Repubblica Bruno Tarquini ormai nel lontano 2001 (Controcorrente edizioni, NA).
Viene davvero da chiedersi se lo scopo principe del corpo docente sia non già quello di formare ed informare il pubblico sulle storture di un sistema finanziario e bancario sempre più evidentemente mafioso ma anzi quello di addomesticare il pubblico, tramite la religione della cosiddetta economia neoclassica, affinché sia disposto a trangugiare qualsiasi scemenza ordita a porte chiuse nelle riunioni secretate dei banchieri centrali mannari.

Cordialmente,

Marco Saba
Centro Studi Monetari
http://studimonetari.org