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Finanza: il Britannia è riapprodato

di Andrea Angelini - 10/08/2007





Le assemblee straordinarie degli azionisti delle società che gestiscono le Borse inglese ed italiana hanno ratificato la fusione tra i due gruppi dando vita così al primo gruppo europeo del settore. Per la cronaca tra gli azionisti delle due società ci sono i principali intermediari nazionali e internazionali, quindi le banche. La fusione verrà concretizzata entro il mese di ottobre. Il direttivo della nuova società vedrà la presenza di 7 membri indicati da Londra e 5 designati da Milano. Tale composizione rifletterà l’entità sbilanciata delle forze in campo e testimonia che più che ad una fusione siamo di fronte ad una acquisizione e a una colonizzazione. Auspicata dal Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, la “fusione” dà l’idea di essere l’ulteriore tappa di un processo iniziato nel giugno del 1992 con la crociera del Britannia, quando gli gnomi della City londinese vennero minacciosamente a suggerire agli esponenti delle Partecipazioni Statali la necessità di provvedere alle privatizzazioni delle nostre imprese pubbliche. Poi in settembre ci fu la speculazione di Soros contro la lira…All’epoca, Mario Draghi, anche lui imbarcato sul Britannia, era direttore generale del Tesoro. Adesso il processo si è ulteriormente concretizzato con Londra che detterà di fatto legge a Milano e quindi all’Italia.
Al London Stock Exchange sono bastati 10 minuti mentre a Borsa Italiana è servita un’ora per la necessità di cambiare lo statuto.
I sì hanno registrato percentuali bulgare per Borsa Italiana (presenti e favorevoli 68 azionisti in rappresentanza del 100 % del capitale sociale) un po’ meno per il Lse (presente e favorevole il 78% degli azionisti). Da Londra è stata diffusa una nota che ha spiegato come la fusione integrerà “due attività altamente efficienti e complementari”, mettendo insieme a livello mondiale le forze di Borsa italiana e di Lse nei vari settori. E poi, “diversificherà la base dei prodotti e dei clienti delle due Borse, creerà opportunità di accesso per gli emittenti, gli intermediari e gli investitori, aumenterà la liquidità riducendo i costi di transazione e il costo dei capitali e accelererà la crescita dei mercati”. Il nuovo gruppo sarà in ogni caso il numero uno in Europa con il 48% dell'indice FTS-Eurofirst 100, che copre le maggiori società.
L’amministratore delegato di Lse, Clara Furse ha affermato: “Borsa Italiana e Lse sono altamente complementari e la fusione creerà un elevato valore sia per i clienti sia per i nostri azionisti dando vita a un gruppo più forte e diversificato e accrescendo la nostra competitività. Questa operazione che crea valore accelera anche la nostra visione congiunta di diventare il mercato dei capitali mondiale. A Milano ci sarà un forte incremento di società quotate.Il nostro lavoro – ha precisato - è far sì che il mercato azionario risponda ai bisogni delle società garantendo un costo di capitale molto basso”.
Quanto a eventuali nuove alleanze, “siamo molto aperti e interessati a tutto quello che crea valore per gli azionisti e accelera lo sviluppo dei nostri mercati e chiaramente ci sono molte opportunità per farlo. Abbiamo già un'alleanza con Tokyo e vogliamo rafforzarla, come facciamo sempre con i nostri partner”.
Soddisfatto Massimo Capuano, amministratore delegato di Borsa Italiana: “Ho preso in maniera positiva le sollecitazioni del Governatore Draghi che ha opportunamente mostrato preoccupazione per il consolidamento delle Borse a livello internazionale. Io non ho avuto alcun tipo di problema. Ero favorevole alle strategie di integrazione”. Quelle già fallite con le Borse di Parigi e Francoforte.
Per Angelo Tantazzi, presidente di Borsa Italiana, “Questo è un momento storico per il mercato finanziario italiano. Le due società stanno contribuendo alla creazione di un mercato finanziario europeo, aperto a nuovi partecipanti e proiettato verso una dimensione globale. L'integrazione fra le piazze finanziarie è una reale opportunità di sviluppo per ampliare l'offerta a emittenti, intermediari e investitori, mettendo in comune le competenze sulle quali entrambe le Borse hanno finora costruito il proprio successo. Oggi non è un punto di arrivo ma di partenza per consolidare il progetto del più grande mercato finanziario europeo”. Con l’Italia a rimorchio della Gran Bretagna.