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Lo Yangtze ha perso il suo delfino

di Marina Forti - 10/08/2007

 

 

Estinto. Il delfino dello Yangtze, rara specie di mammifero che viveva solo nel grande fiume cinese, non c'è più. Un team di ricercatori internazionali ha scandagliato il fiume per sei settimane senza vederne neanche uno: la relazione preliminare della missione scientifica è stata pubblicata ieri su Biology Letter, la rivista della Royal Society britannica, e non lascia dubbi: il delfino dello Yangtze è «probabilmente estinto».
Questo delfino d'acqua dolce, bianco, dal muso allungato e la bassa pinna dorsale, usava vivere in gruppi di tre o quattro individui e si nutre di pesci. La missione condotta dagli scienziati britannici ha setacciato lo Yangtze, su due diverse imbarcazioni che hanno lavorato in modo indipendente, passando il fiume in rassegna visiva con binocoli (il delfino respira risalendo in superfice) e acustica, con apparecchiature che registrano i suoni per raccoglierne il «fischio». Del delfino però nessuna traccia.
La notizia è allarmante sotto diversi aspetti. Il primo è questo mammifero fluviale chiamato in cinese baiji, «pinna bianca», è il primo grande vertebrato che scompare negli ultimi 50 anni, ed è la quarta famiglia di mammiferi che si estingue dall'epoca di Cristoforo Colombo (cioè da quando gli europei hanno cominciato a colonizzare il resto del mondo, spesso portandosi dietro altre specie animali). Il delfino dello Yangtze, Lipotes vexillifer, è (era) una specie molto antica; si è separato da altre specie di mammiferi oltre 20 milioni di anni fa; era definito una «famiglia» a se stante, quella dei lipotidi. «La sua estinzione rappresenta la scomparsa di un'intero ramo nell'albero dell'evoluzione», ha commentato ieri Sam Turvey, biologo conservazionista alla Zoological Society di Londra, che ha guidato la missione sullo Yangtze (su The Independent di ieri).
Per 20 milioni d'anni dunque questo delfino d'acqua dolce è tranquillamente vissuto nello Yangtze: poi la convivenza con la specie umana gli è diventata fatale. Questo è l'altra cosa che allarma: il delfino baiji è il primo caso di cetaceo che arriva a estinzione sul pianeta a causa della sua convivenza con la specie umana (e altri suoi simili sono minacciati: il delfino del Gange, quello del Mekong...) Sono infatti tutte «umane» le ragioni che hanno reso la vita impossibile al delfino cinese.
Lo Yangtze, che scorre per 6.300 chilometri dagli altopiani del Tibet attraverso nove province cinesi fino al Mar cinese orientale, è un fiume veloce popolato da una varietà di specie endemiche (molte oggi rischiano la stessa sorte del baiji). Il punto è che il bacino di quel fiume è abitato da circa un decimo della popolazione umana mondiale, oltre 600 milioni di persone. La convivenza è dura. Durante la loro missione, gli scienziati hanno contato 19.830 imbarcazioni in transito sui 1.670 chilometri di fiume perlustrati: ovvero una ogni 800 metri, dalle navi container alle chiatte di carbone ai traghetti passeggeri agli scafi veloci (rumorosissimi!). Come tutti delfini fluviali, il baiji dello Yangtze è di fatto cieco, nel senso che gli occhi non lo aiutano a vedere nelle acque melmose del fiume, e per muoversi usa un sistema analogo al sonar: ma nel gran baccano provocato da tutte quelle imbarcazioni è assordato. Letali sono anche le reti e arpioni usati dai pescatori: il delfino non è cacciato intenzionalmente, ma ci resta impigliato, gli uncini lo feriscono, e muore. Poi c'è l'inquinamento, urbano e industriale, che avvelena lo Yangtze e il 30% dei suoi affluenti. E c'è la diga delle Tre Gole, che ha diminuito la quantità di piccoli pesci di cui il delfino si ciba.
La missione scientifica aveva un obiettivo pratico: raccogliere ogni esemplare di baiji trovato e portarlo nella riserva approntata dalle autorità cinesi in un lago collegato allo Yangtze, nella provincia centrale dello Hubei: là speravano di ripetere quanto avvenuto con il panda, far riprodurre i delfini e salvarne artificialmente la specie. Ma ormai è troppo tardi.