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Esiste alternativa alle energie alternative?

di Angelo Aquilino - 17/08/2007





 

Già negli ultimi anni 1960, un'associazione di studiosi di valore mondiale, passata alla storia con il nome di Club di Roma, aveva studiato i fenomeni collegati con il progressivo esaurimento delle materie prime sul pianeta che già allora si percepiva e la contemporanea crescita dei consumi per via dell'aumento della popolazione sul pianeta e del cambiamento degli stili di vita. Già allora veniva fuori un quadro sconfortante tanto che molti chiesero l'intervento dei governi per adottare un altro modello di sviluppo (sviluppo sostenibile).

ll club di Roma fu fondato nell'aprile del 1968 dall'italiano Aurelio Peccei e dallo scienziato scozzese Alexander King, insieme a premi Nobel, leader politici e intellettuali, fra cui Elisabeth Mann Borgese . Il nome del gruppo nasce dal fatto che la prima riunione si svolse a Roma, presso la sede dell' Accademia dei Lincei alla Farnesina .

È una associazione non governativa, no-profit, di scienziati, economisti, uomini d'affari, attivisti dei diritti civili, alti dirigenti pubblici internazionali e capi di stato di tutti e cinque i continenti. La sua missione è di agire come catalizzatore dei cambiamenti globali, individuando i principali problemi che l'umanità si troverà ad affrontare, analizzandoli in un contesto mondiale e ricercando soluzioni alternative nei diversi scenari possibili. In altre parole, il Club di Roma intende essere una sorta di cenacolo di pensatori dediti ad analizzare i cambiamenti della società contemporanea;

Conquistò l'attenzione dell'opinione pubblica con il suo Rapporto sui limiti dello sviluppo , pubblicato nel 1972, che prediceva come la crescita economica non potesse continuare indefinitamente a causa della limitata disponibilità di risorse naturali, specialmente petrolio . La crisi petrolifera del 1973 attirò ulteriormente l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale.

Molti politici e pseudo scienziati hanno impiegato molto tempo e molta fatica a cercare di attaccare e di smentire le previsioni contenute nel libro della Meadows   Rapporto sui limiti dello sviluppo con il risultato che nulla si è fatto per migliorare la situazione delle pianeta. Adesso i limiti dello sviluppo non sono posti solo dalla fine prossima delle materie prime, ma anche dalle variazioni climatiche determinate dall'accumularsi nell'atmosfera del pianeta di gas più densi dell'aria (soprattutto anidride carbonica) che trattengono il calore del sole (raggi infrarossi) sulla superficie del pianeta determinando un aumento della temperatura media con conseguenze disastrose sul regime dei venti, delle correnti marine, sulle piogge eccetera. Il protocollo di Kyoto firmato da molte nazioni alla fine degli anni ‘90 è stato in larga misura disatteso ed addirittura non ratificato dagli Usa di Bush jr.

La corsa alle energie alternative (e pulite) non è però veloce, il che non ci induce a molte speranze. Anche il quadro politico mondiale è brutto, per via del fatto che esiste la religione unica dello sviluppo a tutti i costi ed un modello unico basato sulla crescita dei consumi e del saccheggio delle materie prime. Impressiona anche il numero smodato di politici ed uomini di governo che continuano ad appoggiare gli interessi delle multinazionali del petrolio (mi riferisco in particolare a Bush jr e al vicepresidente Usa Cheney).

Il fatto che, ancora adesso, la situazione di guerra e pace dipenda dal controllo dei pozzi petroliferi o dal percorso degli oleodotti, non induce a molte speranze. Le multinazionali del petrolio dovrebbero investire gran parte dei lauti profitti che hanno fatto con il petrolio per finanziare le ricerche sulle tecnologie per la produzione di energia pulita. Questo, a breve termine, si potrebbe rivelare un affare assai migliore e di più lunga prospettiva. Il petrolio, infatti, è sempre più raro e sempre più caro e la sua combustione è un vero disastro. Forse il disastro climatico è l'unica previsione che il Club di Roma non ha fatto per l'assenza, in quel tempo, di modelli matematici per affrontare un problema che non si era ancora annunciato.

Non esiste alternativa alle energie alternative. La prossima corsa produttiva e commerciale dovrà essere rivolta verso le tecnologie dell'idrogeno, il fotovoltaico, l'eolico.