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Il millesimo calcio alla ragione

di Miguel Martinez - 20/08/2007

 

Ci sono uomini che possiedono diamanti e uomini che possiedono miniere.

Rupert Murdoch, invece, possiede e produce direttamente i nostri pensieri, proprietario del più grande impero della "Notizia", delle News, mai esistito nella storia umana, un impero che si estende dall'Australia fino in Canada: la "Notizia", ricordiamo, è quella cosa che ci spiega il mondo in cui viviamo, e determina quindi le nostre scelte.

Come ben si adatta ai nostri tempi, questo inafferrabile, ma onnipresente impero scompare in conti bancari nei paradisi fiscali caraibici.

Gli innumerevoli tentacoli di questo impero agiscono in perfetto unisono: tutti i suoi 175 quotidiani hanno sostenuto, allo stesso modo, l'invasione dell'Iraq nel 2003; ed è sotto l'ala di uno dei suoi periodici solo apparentemente minori, The Weekly Standard, che è nato il movimento neocon, ma Murdoch è stato anche il principale sostenitore di Tony Blair.

Tra i tanti orchi che questa immensa potenza procrea, troviamo News of the World, che ogni domenica viene acquistato da tre milioni e mezzo di cittadini britannici (ricordiamo che Sorrisi e Canzoni TV, il settimanale italiano di gran lunga più diffuso, vende meno di un milione e mezzo di copie), ansiosi di conoscere le ultime perversioni sessuali vere o presunte dei VIP e i dettagli più atroci dei fatti di cronaca nera. Insomma, come dicono in Inghilterra, News of the Screws, "notiziario delle trombate".

Adesso, la fantasia murdocogena ha prodotto un articolo riguardante un presunto "video islamista", disponibile su Youtube, che minaccerebbe i noti calciatori David Beckham e Wayne Rooney, con un coacervo di immagini di cimiteri e di morti ammazzati, assieme a figure di musulmani in preghiera.

Non sono riuscito a trovare il video.

Però conosco bene la struttura molto rituale dei video islamisti, che ricadono in due categorie: la ripresa di operazioni militari e alcuni discorsi, molto generici, sulla situazione del mondo, che non farebbero mai riferimento a due portapiedi imbecilli.

Parlano di Cecenia, Palestina, Kashmir, Iraq e Afghanistan e non certamente di stadi.

Ma nel mito delle néoconnarderie, Loro odiano qualunque cosa piaccia a Noi.

Siamo cattolici? "Ci vogliono togliere il crocifisso".

Siamo atei? "Ci vogliono imporre la legge religiosa".

Siamo di sinistra? "Sono nazisti antisemiti".

Siamo di destra? "Sono comunisti e no global".

Addirittura, siamo appassionati di musica classica? "Odiano Mozart".

E quindi non poteva mancare, "odiano i calciatori che noi amiamo".

Difficile essere più infantili di così: gli "islamici" sarebbero disposti a morire, non per le cose che piacciono a loro, ma solo per fare un dispetto alle cose che piacciono a noi

Però proprio questo ci dà un'idea del livello a cui si è abbassata l'intelligenza comune.

Questo non vuol dire che sia esattamente un "complotto". Dato il clima che c'è in giro, il video potrebbe anche essere lo scherzo di un gruppo di adolescenti, come ce ne sono a decine di migliaia su Youtube. Ma siccome al-Qa'ida difficilmente farà causa, le si può attribuire qualunque cosa.

Ora, viviamo nel mondo globale. E quindi la bufala di News of the World arriva sul sito della Gazzetta dello Sport, dove viene presa immediatamente sul serio da lettori innamorati per definizione dei calciatori. Che magari fino al giorno prima nemmeno sapevano cosa fosse l'Islam, ma da oggi hanno un motivo per odiarlo.

Ma siccome la principale occupazione del giornalista del terzo millennio consiste nel farsi i giri per Internet, dopo qualche ora arriva anche a Repubblica, sul cui sito leggiamo il titolo:

Al Qaeda contro Beckham e Rooney
"Malvagi, sono adoratori del male"

Il video di un cretino è quindi diventato un fatto: Al Qaeda stessa è "contro" i due calciatori.

E quegli esseri anonimi e mostruosi che sono i titolisti abbozza anche una spiegazione "ideologica" della cosa - leggete bene la seconda riga del titolo - che corrisponde alla demente non spiegazione che sentirete ovunque.

"Ma quante sono le menti umane capaci di resistere alla lenta, feroce, incessante, impercettibile forza di penetrazione dei luoghi comuni?"

Primo Levi, La tregua, p. 89 dell'edizione Einaudi del 1989.