“Il tempo non è denaro ma è quasi tutto il resto” :questo dice
Ezra Pound in “ABC dell’economia”.
Un libro particolare, scritto negli anni ’30 dal poeta americano




 


... che tra le varie e interessantissime ipotesi e soluzioni, per risolvere la crisi economica mondiale, parla anche di tempo, e di un “problema del nostro tempo”: “trovare il confine tra affari pubblici e affari privati”.
Tempo, sembra che di tempo, in questa nostra società non ne abbiamo più.
Tutti troppo, molto indaffarati tra lavoro, studio e dir si voglia, non riusciamo più a trovare questo tempo per la cosa più importante che ci rimane: NOI!
La nostra interezza, la nostra umanità e le nostre contraddizioni.

“Tempo non c’è tempo/sempre più in affanno inseguo il nostro tempo/tempo vuoto di senso/senso di vuoto/E persone quante persone/un mare di gente nel vuoto”: questo è Franco Battiato in “Il vuoto” canzone che titola il suo ultimo album. Quali sono gli effetti di questo velocità sulle persone? Ansia, panico, angoscia, per non parlare delle disfunzioni sessuali, degli infarti e degli ictus, della rabbia, della chiusura interiore. E quali sono gli effetti in questo mondo che ci circonda: traffico, distruzione ambientale, eccessività nei consumi. Questi sono solo alcuni esempi di questa nostra società. Non esiste più la dimensione dell’essere o dell’io, ma solo la dimensione dell’avere/possedere, del profitto e dell’economia. “Dal momento in cui io cucino il mio pasto, o faccio la sedia sulla quale mi siedo, fuoriesco dall’intero ciclo dell’economia Marxiana” continua Pound nel suo “abbecedario”.

Ok,
ma dove voglio arrivare direte voi? A quelle idiozie che vi parlano di lasciare tutto quello che avete e ritirarvi in un monastero di monaci di qualunque specie? A buttare tutti i vostri soldi, vestirvi di stracci e mangiare solo insetti? No, non è questo, non vi preoccupate. Anche io sto utilizzando un computer per scrivervi, e utilizzerò la rete internet per inviare questo scritto. Non è questo il fatto. Siamo arrivati in un momento storico, che permette a buonissima parte di noi occidentali di possedere tutto: di avere diverse auto, diversi televisioni e quando ci svegliamo la mattina possiamo trovare il frigorifero pieno. Gli idioti ammettono di voler rinunciare a tutto questo. Ma una scelta sensata sarebbe quella di goderci la bistecca che ci stiamo mangiando, invece di farci mangiare da lei, come si dice molto spesso…

Franco Berardi in un articolo apparso sul sito www.mirorenzaglia.com parlando del pensiero di Gandhi dice: “Per Gandhi dunque Satyagraha implica e presuppone Brahmacharia, cioè la rinuncia alla passione, l’assenza di desiderio, la sospensione del flusso illusorio del maja. Si tratta di una visione essenzialmente sacrificale, che ben difficilmente può tradursi in un’etica laica, e affermarsi nella vita quotidiana. Ma io penso che si possa far discendere Satyagraha dal sentimento contrario: dal sentimento di piacere che nasce dalla condivisione sensuale degli infiniti corpi. Il piacere di sentire gli altri, che permette di sentire con piacere sé stessi”. Insomma “un’etica del piacere”.

Sull’etica del piacere, da tempo lavora Jacopo Fo, che sul network di siti da lui creati e collegati www.jacopofo.com parla di piacere, di sesso, di medicina naturale, di voglia di ridere e di vivere la propria vita. Il piacere quindi è contrario alla velocità oppressiva di questa nostra società?



La prima cosa da imparare è la lentezza…dovete togliere il piede dall’acceleratore e farvi trasportare dalla lenta corrente del piacere…praticamente se diminuisco la velocità è come se girassi la manopola del volume della mia radio del piacere. Andando pianissimo alzo automaticamente il volume e miglioro l’ascolto”: questo è Jacopo Fo nella “Enciclopedia del sesso sublime”. Si parla di sesso in questo caso, ma alla fine possiamo parlare di tutto. Di mangiare, di lavorare, di correre, di studiare e di parlare. Anche battere i tasti sulla tastiera.



Esempi collettivi di questo ritorno alla lentezza? Potremmo citare la “critical mass” che da anni vede impegnati migliaia di ciclisti da città, che incombono nelle strade con i loro mezzi, per affermare il diritto a una migliore condizione di vita, dell’ambiente e anche dell’inquinamento sonoro. Anche il boicottaggio delle multinazionali o di quelle marche che violentano gli animali, è un boicottaggio dettato dalla lentezza, poiché ci fermiamo e siamo consapevoli di quello che consumiamo, rompendo lo schema di mettere tutto il possibile nel carrello, consumarlo in fretta e buttare nel cestino. Magari la lentezza potrebbe risolvere anche il problema dei rifiuti in Campania, non trovate?

Sono arrivato alla fine dell’articolo. Adesso avrò anche una responsabilità morale di fronte alle persone che incontrerò per strada, e magari mi dovrò sentire in difficoltà se qualcuno mi vede correre in macchina o mangiare di fretta gli spaghetti. Ma no, non è così. E’ inutile buttare l’orologio, vestirsi di stracci e non avere più obbiettivi, passioni e la “fregola” nella mani. Vivere lentamente però ci permette a volte di essere lenti, a volte di essere veloci, a volte parlare troppo velocemente ciancicando le parole, e a volte anche di cantare “Il cielo in una stanza di Mina” ad Agosto, in macchina, in una Roma senza macchine.