Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Spirito naturale

Spirito naturale

di Stefano Fusi - 20/08/2007

 

 

Il mondo di oggi è un villaggio globale. In quanto villaggio, ha bisogno di vecchi saggi che custodiscano e trasmettano le conoscenze antiche. Di radici nella terra e nella natura: il grande albero dell'umanità sta traballando, senza più un saldo sostegno che affonda nel cuore della Madre Terra. Ecco allora inquietudine, stress, paura: ecco la ricerca di vie spirituali.... Tratto da "Spirito naturale" di Stefano Fusi - ed. Tecniche Nuove

 

A scuola nella foresta

Let nature help you re-discover who you truly are
”Lascia che la natura ti aiuti a riscoprire chi sei davvero”
Anonimo

Il mondo di oggi è un villaggio globale. In quanto villaggio, ha bisogno di vecchi saggi che custodiscano e trasmettano le conoscenze antiche. Di radici nella terra e nella natura: il grande albero dell’umanità sta traballando, senza più un saldo sostegno che affonda nel cuore della Madre Terra. Ecco allora inquietudine, stress, paura: ecco la ricerca di vie spirituali sicure e profonde che guariscano la nostra anima, riallacciandone i collegamenti con la creazione. Oggi stiamo scoprendo, all’origine di ogni via spirituale, quel complesso di pratiche antichissime che chiamiamo sciamanesimo. Shaman è una parola di un popolo siberiano, i tungusi, che ha assonanze con termini indiani e cinesi. Designava la figura-chiave della comunità: medico e psichiatra, artista e poeta, cerimoniere e musicista, assistente sociale e sacerdote, filosofo e scienziato. Una miriade di ruoli riassunti in una figura: nella nostra civiltà parcellizzata non avviene più. Ma oggi si ricerca di ricreare la totalità.

Esplorate le vie di saggezza orientali, oggi si va ancora più in profondità. Gli sciamani stessi si sentono ormai responsabili della salute della grande comunità del villaggio globale, oltre che delle proprie piccole genti. Allora si aprono e divulgano, soddisfano la nostra sete spirituale mascherata da curiosità intellettuale e incrostata da pregiudizi e abitudini culturali. Incappano nei problemi di trasmissione culturale propri dei momenti di transizione. Da Castaneda in poi, molti bianchi occidentali s'improvvisano apprendisti stregoni combinando disastri (1).

Ma ci sono anche sinceri e seri ricercatori, medici, terapisti,  etnobotanici, etnologi, etnopsichiatri, che cercano di comprendere, salvare e trasmettere le conoscenze tradizionali degli sciamani, cercando insieme di difendere l'anima dei piccoli popoli aggrediti dall'inciviltà moderna. Alcuni propongono ciò che viene definito il neosciamanesimo, un insieme di pratiche ed esperienze riprese dalle tradizioni e adattate ai giorni nostri. Sono tentativi: alcuni ricercatori e operatori hanno “estratto” dal gigantesco corpo dello sciamanesimo vere e proprie tecniche, che sembrano adattarsi alla nostra vita quotidiana odierna e alla nostra struttura mentale. Tecniche come la “caccia all’anima” o “recupero dell’anima”, che è un viaggio alla ricerca delle nostre parti che abbiamo perduto in seguito a traumi o che abbiamo abbandonato per cercare di essere approvati socialmente; la “trance dance”, la danza estatica; il “viaggio sciamanico”, che è un’immersione nell’interiorità e nella magia naturale della nostra anima. Tuttavia, in quanto tecniche, efficaci quanto semplici, sono sempre sul filo del rasoio della banalizzazione di un fenomeno complesso, e spesso sono sull’orlo della commercializzazione.

Ma è un lavoro culturale importante, quello di chi favorisce l’incontro con sciamani viventi, vere incarnazioni di mondi di esperienza con cui dobbiamo fare i conti se vogliamo riaprirci alla natura vivente. Le esperienze con loro sono fondamentali per rispecchiarsi in una visione del mondo più profonda e intensa; poi occorre però trovare da sé le proprie vie, ringraziando chi ci ha fatto vedere che il sentiero verso la natura è ancora aperto. Dobbiamo affrontare i rischi della comunicazione culturale, per trovare i nostri modi di riconnetterci con il sacro naturale, modi adatti ai nostri giorni e al nostro contesto di vita.

Trance, il passaggio fra i mondi

Ci sono delle linee che nella Creazione collegano ogni cosa con ogni altra cosa. Lungo queste linee scorre il Potere. Queste linee riempiono il mondo. Alcune vi sono state date dalla vostra cultura, sono le istruzioni della vostra nazione. Altre vi sono state date da visioni e sogni nei quali avete costruito i vostri legami con la Creazione. E voi potete anche tagliare alcuni di questi legami, a vostro danno: l'orso non è più vostro parente, questa pietra non ha più il potere di guarire. Se si uccide qualcosa o qualcuno per scopi inutili per la Creazione, senza preghiera e senza rispetto, è come se una linea ad alta tensione venisse tagliata.... Voi siete collegati a queste linee con la testa, il cuore, le mani. Più queste linee sono solide e numerose, più solidamente siete attaccati a tutto l'universo e meglio la vita scorre in voi. È la ragione per la quale la ricerca di visioni e la vita alla Maniera Sacra esigono una vera e dura coerenza di vita, perché si deve vivere in maniera da non dover rompere queste linee che ci aiutano a restare nel sentiero dove scorre il Potere.
Wovoka

Gli sciamani autentici sono biblioteche, università e templi viventi, le cui “scoperte” sono ormai confermate dalla scienza: l'interazione corpo-mente-spirito, il mondo come rete di relazioni energetiche, la malattia come squilibrio psico-spirituale. Ci sono voluti secoli, alla nostra scienza occidentale moderna, per uscire dalle astrazioni e riscoprire queste semplici e profondissime verità. Per gli sciamani è pratica quotidiana da decine di migliaia di anni, penetrare questi regni di confine. La trance è lo stato mentale di transizione in cui non c'è distinzione fra interno ed esterno: è un fenomeno considerato patologico dai razionalisti, mentre è sacro per le popolazioni native in cui lo scia­mano è il tecnico dell'estasi, colui che fa da ponte fra gli uomini e il mondo dello spirito. Lo sciamano e il praticante delle religioni "estatiche" si immergono nella natura uscendo dai limiti della mente razionale; si trasformano in animali, assumono piante allucinogene per entrare nel mondo degli Dèi; anzi, sono essi stessi posseduti dalle divinità. Nella nostra cultura, molte patologie mentali e anche fisiche derivano dal non avere trovate una spiegazione logica e una forma di rispetto sociale per mani­festazioni di questo genere. Che sono state finora considerate follia o patri­monio esclusivo della religione organizzata. Più semplicemente, la trance (e l'estasi) sono stati mentali e fisici comuni fra i popoli di natura, dove è normale restare sospesi fra questo e altri mondi, magari in contemplazione di animali, piante, della natura; o magari in seguito a danze celebrative che possono durare giorni. Ma sono anche alla portata di tutti, riannodati i fili con la nostra natura interiore. E le pratiche degli sciamani possono essere vissute anche nella nostra società attuale che, sotto altre forme, ha le stesse esigenze di fondo: il contatto profondo con i regni della natura e con la loro forza salutare. Qualsiasi terapia troppo spesso si rivela parziale, fallace e illusoria, se non investe l’intero ambito dell’esistenza umana, comprese le dimensioni spirituali e le relazioni con la natura.

Oltre la mente individuale

La vera terapia consiste nell'approccio al divino; più si raggiunge l'esperienza del divino, più si è liberati dalla maledizione della patologia.
Carl Gustav Jung

Fa tesoro delle antiche saggezze la psicologia transpersonale, uno dei principali filoni della moderna psicologia umanistica, quella che considera non solo gli aspetti subconsci e patologici dell’inconscio e della personalità, ma anche quelli “superconsci” e quelli delle persone sane e realizzate. La psicologia umanistica studia le parti “superiori” e le dimensioni spirituali della personalità: perché studiare solo la patologia può peggiorare la situazione. Come per effetto di una specie di deformazione professionale, potremmo finire per sentirci tutti malati. Con la psicologia umanistica si portano in luce e valorizzano, invece, le nostre potenzialità evolutive.

La psicologia transpersonale, in particolare, si occupa del nostro rapporto con la sfera spirituale e studia fenomeni che ci sembrano strani e “paranormali”. Ma, secondo questo filone di studi, sono invece normali. (2)

Nei sogni non ci sorprende l’emergere di simboli potenti, di esperienze che sembrano sovrannaturali. Ma se siamo svegli, restiamo sconcertati quando ci accadono esperienze come quella di sentirci senza confini, immersi in un mondo colorato e luminoso, in cui tutto è armonico e paradisiaco, o di parlare faccia a faccia con qualche divinità o con gli angeli; oppure, quelle di sentirsi cadere o sprofondare in abissi, sentirsi schiacciare da entità demoniache e gigantesche. Non sono sintomi di follia. Sono “sogni ad occhi aperti” molto particolari ma non insensati, anzi, pieni di senso. Siamo semplicemente entrati in contatto con la dimensione “sacra” dei simboli spirituali più profondi della nostra mente, che lo psicanalista Carl Gustav Jung chiamò “archetipi”, ovvero i contenuti più importanti dell’inconscio collettivo. Che sono più o meno gli stessi in tutti i tempi e in tutte le culture: la Grande Madre, il Padre, l’Eroe, il Vecchio saggio, la Natura, il Mostro e così via.

Insomma questi eventi non sono così insoliti, né sono “apparizioni” miracolose o vaneggiamenti pericolosi. Sono parte della nostra natura spirituale. Accadono a tutti, soprattutto a chi si dedica alla ricerca interiore e pratica forme di meditazione. Ma anche a chi attraversa periodi di cambiamento e vive eventi stressanti. Dovremmo prestar loro attenzione e comprenderli, perché possono chiarirci il senso di quanto ci accade, proprio come i sogni più significativi.

Verso il Tutto

Avevo cominciato la ricerca come ateo e materialista convinto: sono stato costretto invece a riconoscere che la dimensione spirituale è l'elemento chiave della psiche umana e dello schema universale delle cose. Ora sono assolutamente certo che divenire consci di tale dimensione della vita e coltivarla, sia parte essenziale e desiderabile dell'esistenza: l'assenza di questo parametro potrebbe persino diventare un fattore critico per la nostra sopravvivenza sulla Terra.
Stanislav Grof

Una fra le tecniche di ricerca interiore più interessanti è quella messa a punto da Stanislav Grof, psichiatra, uno fra i fondatori della psicologia transpersonale. Grof, originario di Praga, trasferitosi poi in America, ha aperto alla psicologia strade completamente nuove. Ha messo a punto una tecnica, la “respirazione olotropica” (significa “che va verso il Tutto”,  dai termini greci holos, “intero”, tutto e trepein, “muoversi verso”), per sperimentare “stati non ordinari di coscienza” in cui si rivivono esperienze e traumi del passato, risolvendo così molti problemi. È una tecnica che ricorda la complessa respirazione yoga (pranayama) o il rebirthing, in cui la respirazione viene molto accentuata. Ma la respirazione olotropica non è una terapia o una pratica religiosa, bensì una forma di esplorazione interiore. È una respirazione continuata per ore, leggermente accelerata ma naturale, fatta con l’aiuto di un “facilitatore” e di un’altra persona che assiste nell’esperienza.

Per Grof, i confini della mente e della coscienza vanno oltre i limiti della biografia individuale: affondano in un tempo che precede la nostra nascita e si innalzano nello spazio che ci accomuna con tutto l’universo. Che è più simile a un grande pensiero che a una grande macchina. (3)

Grof ha elaborato il suo metodo in un trentennio di sperimentazioni. La respirazione olotropica induce stati di coscienza “non ordinari” senza l’uso di sostanze psicotrope. Stati che rispecchiano il mondo spirituale comune a tutta l’umanità: si rivivono esperienze prenatali e perinatali e si sperimenta una profonda connessione con le sfere del mito e degli archetipi. Esperienze cosmiche, morte e rinascita psicologiche, sentimenti di unità con l'universo, ricordi di vite passate. Nello stato olotropico si può rivivere il momento della propria nascita, tornare feti, unirsi ad altre specie viventi diventando altro da sé: balena, albero, roccia. Non sono esperienze di fuga dalla realtà o nell’immaginazione: sono stati di coscienza dalle straordinarie e documentate potenzialità terapeutiche. La tesi di Grof infatti è che molti stati considerati patologici dalla psicologia e dalla psichiatria “ufficiale” sono invece espressioni di esperienze spirituali e di stati mistici analoghi a quelli considerati da sempre normali nelle culture orientali, dei popoli nativi e delle tradizioni esoteriche; sono ineludibili esigenze nel profondo dell’animo umano. Prenderne coscienza e accettarli è uno straordinario mezzo di guarigione spirituale e di crescita individuale e collettiva.

Il campo della coscienza

La nostra psiche è costituita in armonia con la struttura dell'universo, e ciò che accade nel macrocosmo accade egualmente negli infinitesimi e più soggettivi recessi dell'anima.
Carl Gustav Jung

Alle conclusioni di Grof si avvicinano anche le scoperte e gli studi del biologo inglese Rupert Sheldrake, che studia non solo il mondo visibile ma i “campi morfici” e la loro influenza sull’evoluzione e anche sulla vita quotidiana. Questi  campi morfici sono una sorta di “stampi” dell’evoluzione, che plasmano le forme viventi (morfo) riproducendole. Ne sono il progetto organico che si replica e dispiega nel tempo, al di là di quello che possiamo vedere e registrare con i sensi o misurare con gli strumenti scientifici convenzionali.

In fisica, il concetto di campo sta sostituendo quello di fenomeni separati fra loro e che pur si influenzano a vicenda. La realtà fisica non sarebbe fatta di fenomeni separati, seppure in relazione fra loro, ma sarebbe la manifestazioni di campi. Il campo è il luogo spazio-temporale, l’ambito in cui emergono i fenomeni, che nascono dalla relazione di forze, non dall’incontro-scontro o dalla combinazione di parti fisiche. Ma il campo è qualcosa di più ancora, difficile da definire: è l’essenza della realtà, in cui gli oggetti e gli eventi non esistono in sé ma solo in relazione con il loro insieme e con il Tutto di cui fanno parte.

“Campo morfico” è un modo scientifico per definire una dimensione invisibile ai sensi anche se ormai accettata dalla scienza, che genera la vita e ne guida l’evoluzione. Un tempo lo si chiamava anima: un’anima veniva attribuita alle cose naturali, ai magneti, alla Terra: a tutto ciò che genera (o meglio, coincide con) un campo.

Come fa a svilupparsi un albero da un seme? O un essere vivente da un altro? Come si riproducono parti di organismi considerati “inferiori”, quando vengono segmentati? Come è possibile che, pur rinnovandosi continuamente le nostre singole cellule, che “muoiono” ogni istante, il corpo rimanga sempre lo stesso? Molti oggi spiegano tutto con i geni e con il rapporto con l’ambiente. Ma è come cercare di dividere l’acqua con la spada: sfugge. Così spieghiamo (forse) come funzionano le cose, di quali meccanismi si servono, non perché. Ci deve essere qualcosa d’altro. Di più.

Sheldrake per esempio studia scientificamente i “poteri” degli animali (intuizione, sensibilità) e quella che è un’esperienza comunissima: la telepatia degli animali e quella degli umani con gli animali. Definisce “mente estesa” la coscienza diffusa in ogni regno vivente e non vivente. Estesa oltre i limiti che le attribuiamo normalmente: comprende in sé fenomeni come la telepatia, la preveggenza e gli altri cosiddetti “poteri extrasensoriali”. Diversi altri studiosi parlano oggi anche di “mente non-locale”: la mente non avrebbe i confini dei corpi fisici; anzi, la mente è universale, la coscienza è fatta dalle relazioni fra le parti. La realtà è olografica, ovvero in ogni piccola parte dell’universo è rispecchiato e contenuto l’intero (come diceva anche l’ermetismo tradizionale, che parlava di microcosmo e macrocosmo: “Ciò che è in alto è come ciò che è in basso”). Le parti ci sembrano isolate solo perché siamo abituati a usare l’attenzione ai dettagli e alle singole cose, e non l’intuizione e la visione globale d’insieme.

Quello di Sheldrake sembra anche un modo nuovo per “leggere” i fenomeni di “sincronicità”, spiegati da Carl Gustv Jung come l’incontro non-causale ma non casuale con il numinoso e l’archetipo, al di là delle normali catene di cause ed effetto. Un esempio classico di evento sincronico è quando pensiamo a una persona e quella ci telefona o la incontriamo. Non sappiamo come funzioni: ma succede, esperienze del genere sono comuni. È qualcosa che va al di là delle nostre normali concezioni, ma ha un profondo senso: è una “coincidenza significativa”. A leggerla come un messaggio del mondo, ci chiarisce molto su quello che stiamo vivendo. È come un sogno, fa parte del regno dell’inconscio, ma è vissuto nella vita che chiamiamo per convenzione “reale” (come se i sogni non lo fossero…). E il fenomeno sincronico può comprendere in sé la precognizione, la chiaroveggenza, la psicometria (“sentire” la storia di un oggetto). (4)

Quelli che chiamiamo fenomeni paranormali, in realtà dunque sono normalissimi. Semplicemente, non siamo ancora capaci di spiegarli appieno – e forse non sarà mai possibile farlo - né di riprodurli in laboratorio. Perché nascono da sé, come la natura; che non viene costruita da un creatore esterno, ma fluisce e cresce da se stessa e verso se stessa, evolvendosi, espandendosi e rinnovandosi. Quanti vorrebbero vederli riprodotti a comando si illudono, come se si potesse riprodurre in laboratorio l’universo, un semplice gesto umano o un rapporto d’amore. Invece, è possibile coltivare l’arte di sentirsi parte di questi campi d’energia, o in qualsiasi modo li volgiamo chiamare:  non si può clonarli o replicarli a volontà, si può solo cercare di aprirsi e risuonare con il mondo.

Panteismo: verso una religione scientifica

La religione del futuro sarà una religione cosmica. Dovrà trascendere un Dio personale ed evitare dogmi e teologie. Abbracciando insieme il naturale e lo spirituale, dovrà essere fondata su un senso religioso che nasce dall’esperienza di tutte le cose, naturali e spirituali, come parti di un’unità intelligente.
Albert Einstein

Una religione vecchia o nuova, che metta in evidenza la magnificenza dell'universo così come rilevata dalla scienza moderna sarà capace di liberare riserve di venerazione e di rispetto che difficilmente sono state liberate dalle religioni convenzionali. Presto o tardi tale religione emergerà.
Carl Sagan

La nuova visione del mondo che emerge dall’incontro fra scienza e spiritualità aiuta a superare i conflitti interiori che finora abbiamo vissuto. Quelli fra corpo e mente, materia e spirito, natura e divinità. Tutto ciò che esiste è divino. Dio è in ogni cosa, non è esterno alla creazione. È la creazione. È l’atto creativo. Coincide con la natura, che è il suo corpo visibile e tangibile. Non esiste una creazione separata dal creatore: quella che chiamiamo creazione è essa stessa creatrice. Il seme contiene l’albero, l’albero contiene il seme. I genitori a loro volta sono figli, i figli diventano genitori. Quello che chiamiamo Dio contiene tutto, tutto contiene Dio. La materia, la natura, l’intero universo sono meravigliosi, sacri, misteriosi. Gli esseri viventi, ogni singolo elemento della natura è sacro. È spirito. È parte della rete di relazioni che unisce ogni cosa e che si manifesta a noi in forme diverse, sorprendenti: è la “trama” dell’esistente (nell’India, il termine è tantra, “tessuto”). Non esistono Spirito o  Materia in sé, come entità separate: sono nomi che diamo a ciò che riusciamo (materia) o non riusciamo (spirito) a percepire con i sensi e con la coscienza, che sono limitati.

Bisogna trovare anche nuove parole per descrivere il mondo.

La scienza e la religione convenzionali ci proponevano un mondo amputato, dove non ci sentiamo bene, non siamo a casa nostra. Ma una nuova scienza e una nuova spiritualità ci dicono che invece siamo già a casa, che la natura e il mondo sono divini in sé, ci riportano alla coscienza originaria: tutto è in tutto, ne facciamo parte. Questa visione del mondo è stata definita panteista, ma anche questo è solo un termine. “Dio è in tutto” o “Dio è tutto” sono anch’esse solo frasi. Però finora non è stata trovato un modo migliore per descrivere il nuovo senso spirituale di meraviglia proprio degli  uomini d’oggi, compresi i ricercatori e gli scienziati, che sanno che il loro mondo è uno dei miliardi di mondi possibili in un universo infinito. La meraviglia di chi ha visto la Terra dallo spazio e ormai, grazie alla scienza e alla tecnica, ha spinto lo sguardo nell’infinitamente piccolo e oltre le galassie, fino al Big Bang. Anche la mente ora arriva a concepire spazi e tempi incommensurabili, in un modo che finora era proprio solo dei mistici e degli stati di coscienza che emergono nella meditazione, nella trance e nell’estasi.

È una rivoluzione culturale come quella di Galileo e Copernico. Non possiamo più tornare indietro. La nostra percezione del mondo è mutata. Non siamo più al centro del mondo, né alla sua periferia: siamo il mondo. Cercando di conoscere tutto, abbiamo ritrovato il mistero dell’infinito. Siamo di nuovo esposti al soffio dell’inconoscibile, ma con la coscienza che questa in cui siamo è la realtà: una realtà che comprende il conosciuto e il non conosciuto, la materia e lo spirito, le parti e il tutto.  

Scienza e religione si stanno modificando, e oggi dire “tutto è divino” significa venerare la totalità, la bellezza, la stupefacente complessità del mondo e allo stesso tempo la sua semplicità. Il corpo, la terra, il Cielo, le rocce, l’acqua, il fuoco, la vita, la morte, la gioia e il dolore sono divini nel senso che hanno la propria spiegazione in se stessi. Non c’è bisogno di un creatore né di una metafisica, di dogmi rivelati, di regole certe per tutti sempre e ovunque, né di definizioni precise su quello che è natura. Credere in qualche divinità personale è utile e bellissimo se è un atto d’amore, come è bello raccontare fiabe ai bambini anche se sappiamo che non sono vere, ma che è vero quello che vogliamo comunicare loro: affetto, sostegno, compagnia, certezza, comprensione, guida. È bello credere anche da grandi alle storie e ai racconti. È comunicazione, è crescita. Ma crescendo i rami secchi cadono. I semi non germogliati sembrano spreco ma nutrono ugualmente la terra, anche se non diventano alberi. Devono essere tanti perché qualcuno possa germinare. Così, gli infiniti modi in cui abbiamo cercato di definire la divinità o le divinità, lo spirito o gli spiriti, ora, alla luce della conoscenza, da semi di coscienza che erano sono divenuti un tronco di certezza.

La natura e la vita non sono figli di qualcos’altro, non sono simboli di qualcos’altro né luoghi di passaggio verso qualcos’altro. Un panteismo moderno significa avere reverenza, gratitudine e commozione per ciò che ci è dato di sapere e vivere di questo mondo.

La salute e la saggezza sono in questo senso di appartenenza. Ci riconosciamo in quello che c’è. Invece di dire “amo la natura” diciamo “sono la natura”. Invece di dire “proteggo la natura” diciamo “la natura prospera attraverso di me “. Invece di dire “mi curo con la natura” diciamo “la natura si cura e si completa attraverso di me, insieme a me”.

Accettare questo non significa però considerare inevitabili le ingiustizie e i dolori, come nelle filosofie conservatrici secondo le quali “la natura umana è quella che è”, filosofie che giustificano guerra e sopraffazione, indifferenza e caste. Al contrario, significa rendersi conto che la coscienza cresce e si evolve; che sta a noi per quanto è in nostro potere vivere meglio, in armonia, con la cooperazione e il mutuo appoggio. Le specie viventi evolvono naturalmente eliminando i conflitti interni per riprodurre progressivamente l’intero, complesso e armonico, di cui fanno parte: dalle stelle ai batteri. Noi esseri umani evolviamo grazie alla coscienza. Ora possiamo riconoscere che siamo tutti parte di questo gioco cosmico, che possiamo riunirci col creato, che la vita può essere più sana, felice, appagata, prospera, cosciente se ce ne rendiamo conto e lasciamo da parte la paura di essere stati abbandonati da qualche dio lontano di cui dobbiamo ricercare l’approvazione nel sacrificio e nella sofferenza. Ora possiamo vedere che la vita ci ricolma di doni, accettarli e ringraziare la meravigliosa creatività e il mistero che nutre ogni attimo la nostra esistenza. Possiamo smettere di crearci da soli il nostro inferno, separandoci da ciò che è la nostra essenza: corpo, terra, cielo, acqua, respiro, amore. Possiamo aprire gli occhi di nuovo, non abbiamo più bisogno di illusioni né di favole: la vita stessa è una storia stupenda.

Capitolo IV- in sintesi

La nuova visione del mondo dell’ecologia profonda è insieme teorica e pratica.

La conoscenza della natura, e quella della propria natura interiore, vanno di pari passo: chi cerca di conoscere deve conoscere se stesso.

La mente è interna alla natura, non esterna.

Emozione e ragione sono le due ali con cui possiamo volare, le due gambe con cui possiamo camminare.

Maturità è riconoscere che, per vivere meglio e risolvere i problemi attuali, abbiamo da imparare dalla natura e dai popoli che vi hanno vissuto in contatto e in armonia.

L’intero è diviso in parti solo nella nostra percezione di esseri umani. Questa illusione fa parte della realtà in cui viviamo e ci serve a vivere come esseri individuali per un periodo limitato della nostra esistenza, che è infinita. Ma ogni parte esiste solo nell’intero.

La coscienza è l’intera rete di connessioni fra le parti, e ne rappresenta la natura e la struttura fatta di informazioni e scambi.

Possiamo comprendere con il pensiero solo alcune parti di questa rete di connessioni. Il tutto, che chiamiamo spirito, può essere sentito nella meditazione e nell’amore.

Non siamo separati dal tutto, non ne veniamo né vi torneremo: ci siamo già, sempre.

Vita e morte, corpo e anima sono solo stati differenti dell’essere, complementari ma non opposti.

Spir