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L'affare dell'energia, le sue cifre e le strategie politiche

di Horacio Barrancos Bellot - 20/08/2007

 


 


Il prezzo e le immense riserve di petrolio e di gas naturale esistenti nell'America del Sud, l'emergere di un importante mercato per i biocombustibili, le cifre multimilionarie in investimento e commercializzazione di questi prodotti e le strategie politiche di Chávez, Lula, Evo e Kirchner hanno conquistato le scene internazionali nelle ultime settimane.
E nell'affare dell'energia in questa regione del continente americano ci sono due poderosi fronti in cui gli interessi politici sono altrettanto importanti (o più) degli interessi economici. Un fronte è rappresentato dai paesi associati intorno all'affare del petrolio e del gas naturale (Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Ecuador, Uruguay e Venezuela). L'altro, ancora emergente, si presenta come l'alternativa energetica ed ha già molti detrattori; mi riferisco ai biocombustibili e al loro principale referente, il Brasile.

In questo primo fronte -- come è a tutti evidente -- si fa più visibile il governo del Venezuela, che finanziato dall'alto prezzo del petrolio e ormai consolidatosi nella sua legittimità politica locale, conduce da qualche tempo una aggressiva strategia politica per trovare rapporti privilegiati nella regione. Sia come socio strategico, acquistando titoli pubblici in altri paesi, donando risorse, offrendo aiuti in materia sociale o portando a limiti inediti il discorso contro gli Stati Uniti, Chávez non solo sta facendo buoni affari, ma sta anche differenziando gli scenari nei quali la sua presenza in America Latina è diventata inportante.

Al centro di tutto appare in certa misura la Bolivia, non come primo attore, ma come il paese dove inevitabilmente convergono molti interessi. Le ingenti riserve di gas naturale esistenti nel sud boliviano e la sua posizione geografica hanno trasformato questo paese in un fornitore naturale di gas per l'Argentina, il Cile, e il Brasile. Sebbene l'affare del gas boliviano continua a essere in fase di decollo, negli ultimi 10 anni ha attratto gli interessi di grandi imprese multinazionali (Repsol, Total, Petrobrás, Pdvesa, Ypfb, tra le altre), e vi sono ormai complessi cicli di negoziati bi e multilaterali tra i governi della regione.

In parole semplici la situazione può essere descritta così: Argentina, Cile e Brasile hanno bisogno di gas. La Bolivia ha il gas, ma non ha le risorse necessarie per sviluppare i progetti di sfruttamento, industrializzazione, e commercializzazione. Il Venezuela ha le risorse necessarie, l'esperienza, la capacità imprenditoriale, ed anche il gas, con la particolarità che la sua estrazione è legata all'estrazione del petrolio, per la quale il governo Chávez sta aprendo mercati per questo gas. Il Brasile e l'Argentina hanno anch'essi le risorse necessarie e sono disposte ad orientarle verso la Bolivia, così da garantire le proprie forniture.

In materia di greggio Uruguay ed Ecuador sono gli altri soci importanti del Venezuela nella regione. L'Ecuador è un produttore importante e l'Uruguay un importante consumatore. Di nuovo, è il Venezuela che ha le risorse -- finanziarie e petrolifere -- necessarie per essere il socio strategico.

In questo contesto sono sei gli avvenimenti più importanti che segnano le strategie politiche attorno all'affare del gas e del petrolio. Primo, il governo della Bolivia ha ora molto più controllo di prima sui suoi giacimenti di gas e su tutte le tappe di produzione nella sua industria. Secondo, le condizioni di vendita (essenzialmente il prezzo e la domanda) del gas sono cambiate. Terzo, l'Argentina si è trasformata in un importatore netto di gas naturale, per il quale ha bisogno di assicurarsi le forniture in futuro. Quarto, le principali imprese coinvolte sono totalmente o parzialmente statali. Pdvesa è statale; il governo del Brasile ha partecipazioni azionarie in Petrobrás; la petrolifera boliviana Ypfb è stata rifondata; l'Argentina ha creato Enarsa dopo che Ypf era stata privatizzata nel decennio degli anni 90; Ancap è la statale uruguaiana, e Petroecuador è la petrolifera ecuadoriana. Quinto, sette governi (Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Ecuador, Uruguay e Venezuela) hanno un importante punto di contatto nella loro linea ideologica (a sinistra), ma la maggiore affinità riguarda i governi del Venezuela e della Bolivia. Sesto, per decisione dei suoi governanti, l'affare del gas rimane vincolato -- o condizionato -- ad altri tipi di accordi commerciali e di cooperazione tra questi paesi.

Seguono le condizioni -- i negoziati hanno dato notevoli risultati -- che debbono essere ricapitolate e analizzate:

•    Il Venezuela e l'Argentina, la scorsa settimana, hanno firmato un accordo chiamato "Trattato di sicurezza strategica". In base a questo accordo il Venezuela venderà gas naturale all'Argentina allo stato liquido, il quale sarà trasportato via mare per essere in seguito rigassificato. Ciò darà luogo ad un  impianto rigassificatore in Argentina, con un investimento venezualano di 400 milioni di dollari; l'impianto verrà ultimato nel 2009 con una capacità di produzione di 10 milioni di metri cubi al giorno, una cifra superiore all'importazione di gas attualmente fornita dalla Bolivia (5,7 milioni di piedi cubi al giorno). Inoltre, Argentina e Venezuela si sono impegnati a costituire "Petrosuramerica", concepita come una "corporazione di imprese binazionali degli stati" per l'area energetica. Anche le imprese statali Enarsa e Pdvsa hanno concluso un accordo per gestire in forma congiunta le raffinerie e la rete di stazioni di servizio dell'impresa argentina Rhasa, con l'opzione futura di acquisto per un valoredi 31 milioni di dollari. In forma complementare, il governo del Venezuela ha firmato nuovi aiuti finanziari all'Argentina attraverso l'acquisto di un miliardo di dollari in buoni del tesoro. In questa prima tappa il Venezuela acquisirà 500 milioni di dollari che saranno parte della nuova emissione dei cosiddetti Buoni del Sud. Con ciò, il Venezuela avrebbe comprato già più di 5 miliardi di dollari di titoli pubblici argentini.

•    Le esportazioni di gas naturale dalla Bolivia all'Argentina e al Brasile sono state rinegoziate per prezzo e quantità. Non solo sono saliti i prezzi che tradizionalmente stavano molto al di sotto dei prezzi internazionali, ma la Bolivia esporterà più gas. Almeno è ciò che si spera dal nuovo impegno di esportazione verso l'Argentina, in virtù del quale la Bolivia esporterà fino al 2011 più di 20 milioni di piedi cubili addizionali al giorno che oggi esporta. L'Argentina consuma 114 milioni di piedi cubici di gas al giorno e si prevede che per il 2011 la sua domanda cresca fino a 129 milioni; questo significa un incremento di 15 milioni, che fa supporre che le future esportazioni di gas boliviano e venezuelano (30 milioni, approssimativamente) rimpiazzeranno parte delle attuali fonti di approvvigionamento argentine, se le cifre devono quadrare. In caso contrario avrebbero fondamento gli attuali timori della opposizione politica boliviana secondo cui gli accordi tra Chávez e Kirchner mettono a rischio le future esportazioni di gas boliviano.

•     La scorsa settimana la città di Tarija è stata lo scenario di accordi multilaterali di grandi dimensioni. I presidenti di Argentina, Bolivia e Venezuela hanno posto le basi della "Organizzazione di Paesi Produttori e Esportatori del Gas del Sud" (Opegasur). Secondo Villegas, ministro boliviano degli idrocarburi, questo accordo cercherà l'integrazione attraverso un insieme di progetti per formare complessi industriali. Villegas assicura che questo accordo, a differenza dell'OPEC, non regola i prezzi, non definisce i prezzi, non regola la produzione, non definisce la produzione. Questo è un elemento chiave perché elimina le incertezze future del mercato del gas.

•    I presidenti di Bolivia e Venezuela si sono accordati su una agenda energetica futura per costituire una nuova impresa (Petroandina Sociedad Anónima Mixta) con un investimento di 600 milioni di dollari per l'esplorazione e lo sfruttamento degli idrocarburi boliviani di Tarija, Chuquisaca e Santa Cruz. La Pdvsa contribuirà al 40% a questo progetto e la Ypfb al 60% dell'investimento necessario. La Impresa Nazionale di Elettricità della Bolivia (Ende) sarà l'incaricata di portare avanti questo progetto. In tutto, i progetti con il Venezuela assommano a 670 milioni di dollari di investimenti. Inoltre in questo memorandum di intesa è prevista la partecipazione di Ypfb nell'esplorazione e sfruttamento nel blocco sudamericano della frangia petrolifera dell'Orinoco in Venezuela, con cui la Bolivia prenderà parte al processo energetico della regione venezuelana, a cui parteciperà per il 40% del capitale azionario. In complemento a questi accordi, il governo venezuelano conclude innumerevoli programmi di "cooperazione" con il governo di Evo Morales, che vanno dal prestito di elicotteri per uso presidenziale alla partecipazione al megaprogetto siderurgico del Mutún, nel dipartimento di Santa Cruz. Il Mutún è uno dei giacimento di ferro e manganese più grandi del mondo, le cui riserve di ferro sono stimate a 42 milioni di tonnellate.

•    Anche gli affari tra Argentina e Bolivia si stanno diversificando; i presidenti dei due paesi hanno concluso un accordo di finanziamento per la costruzione di un impianto separatore di liquidi che verrà installato nel Chaco boliviano. Grazie a questo accordo l'Argentina concederà un credito di 450 milioni di dollari che finanzierà la costruzione dell'impianto di separazione dei liquidi più grande dell'America del Sud. In questo modo, la Bolivia potrà separare i liquidi contenuti nel suo gas prima di venderlo e dunque produrre carburanti liquidi derivati dal gas naturale. L'impegno di Kirchner -- e l'opportunità di affari che egli intravede -- sembra essere tanto forte da promettere l'investimento di imprese argentine in Bolivia nel caso che le grandi multinazionali del mondo con investimenti in Bolivia non continuino i loro programmi di esplorazione e sfruttamento.

•     La scorsa settimana il Venezuela ha sottoscritto un accordo chiamato "Trattato di sicurezza energetica" con l'Uruguay. Questo impegno implica azioni nel campo del gas e del petrolio. Analogamente all'accordo con l'Argentina, il Venezuela e l'Uruguay costruiranno un impianto rigassificatore con un investimento di un miliardo di dollari, e che produrrà quasi dieci milioni di piedi cubi al giorno di gas -- venezuelano, evidentemente. Il governo di Chávez ha anche previsto di finanziare l'ampliamento della raffineria uruguaiana La Teja e la costruzione di una società mista tra Pdvesa e Ancap, per lo sfruttamento del petrolio della frangia petrolifera dell'Orinoco. Dal canto suo, il presidente uruguaiano -- attuale presidente del Mercado Común del Sur (Mercosur) -- si è impegnato ad ottenere che il Venezuela aderisca definitivamente a questo meccanismo di integrazione regionale. Il Venezuela, finanzierà un progetto per costruire una fabbrica di insulina in Paraguay, che fornirà il prodotto a tutta l'America Latina, e inoltre firmerà accordi con l'impresa statale zuccheriera, Alur, di cui possiede già una piccola quota (Reuters).

•    Il Venezuela e l'Ecuador si sono accordati -- agli inizi del mese -- per costruire la maggiore raffineria della costa del Pacifico -- che processerà 300.000 barili al giorno di greggio -- che sarà installata nella provincia di Manabí (a sud-est dell'Ecuador). La raffineria di Manabí avrà un impianto ad alta conversione, la cui costruzione inizierà dopo aver espletato preliminari ambientali, tecnici e finanziari. Il costo del progetto salirà a 5 miliardi di dollari, al cui finanziamento, oltre che la Pdvsa, potranno prender parte anche imprese statali della regione. Pdvsa e Petroecuador hanno altri piani ambiziosi di associazione per l'area degli idrocarburi. L'Ecuador considera la possibilità di sfruttare con imprese pubbliche come la Pdvsa una campo in Amazzonia con riserve per circa un miliardo di barili, che esige investimenti per 5 miliardi di dollari e genererebbe circa 700 milioni l'anno per lo stato.

Gli accordi, i progetti e la danza dei milioni continuerà, questo è solo l'inizio. C'è veramente da sperare che i benefici economici per la regione siano della magnitudine che governanti promettono. Ciò detto, sono lo stesso numerose le voci di allarme sulla fattibilità di questi progetti o sugli interessi occulti dietro alla onnipresenza di Chávez. E' indubbio, come si è detto all'inizio di questo documento, che Chávez sta occupando ogni spazio e sta facendo buoni affari -- politici ed economici. Ugualmente notevole è il senso pragmatico con il quale gli altri governanti stanno gestendo questi affari. Eccetto lo stato di fermo nel quale sono cadute le relazioni tra Cile e Bolivia, così come le asprezze -- molto comprensibili dall'ottica della lotta per l'egemonia regionale -- tra i governi di Chávez e di Lula, i governi dell'America del Sud hanno dato inizio attorno ai temi energetici a intensi processi di associazione -- nei loro termini -- come fece l'Europa a proposito del carbone e dell'acciaio.

Il fronte energetico dei biocombustibili è guidato dal presidente brasiliano. In coincidenza con il giro di visite di Chávez in America del sud, Lula ha realizzato un suo giro per il Centroamerica e il Messico. Al riguardo, alcuni analisti hanno interpretato questo come una manifestazione in più della competizione di entrambe i presidenti per la posizione di leader in America Latina. Per il Centro di Implementazione delle Politiche Pubbliche per l'Equità e la Crescita (CIPPEC), "... i due sono in competizione con poche possibilità di arrivare a un pareggio. Alla lunga il predominio del Brasile è quasi inevitabile per le sue dimensioni, la sua popolazione e la sua economia".

Sotto la voce dei combustibili puliti, a buon mercato e rinnovabili, il Presidente del Brasile ha dato impulso ad alleanze tra Petrobrás e Pemex (Messico) e ha invitato gli imprenditori messicani a scommettere su questo tipo di energia. Lula, che in qualche modo continua ad essere il freno per l'incorporazione piena del Venezuela nel Mercosur, ha invitato il Messico a "guardare" al mercato comune del sud, e a formare l'alleanza che nel secolo scorso non sono stati capaci di realizzare. Il governo del Brasile ha iniziato già da vari mesi "la diplomazia dell'etanolo", segnando un punto nell'ultima riunione del G8 in Germania.

L'affare dei biocombustibili ha risvegliato tante aspettative, come posizioni contrarie. La sua analisi e l'esposizione richiedono una maggiore attenzione, e saranno oggetto di un altro articolo. Vale la pena, tuttavia, sottolineare a questo punto, che sotto l'impressionante dispiegarsi di strategie commerciali e politiche stimolate dal tema dell'energia in America del Sud, ci sono -- come sempre -- le aspettative di una popolazione che confida di essere il vero oggetto dell'interesse dei suoi governanti.


Originale da: INFORME 

Articolo originale pubblicato il 14 agosto 2007

L’autore

Gianluca Bifolchi è membro di Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguística. Questo articolo è liberamente riproducibile, a condizione di rispettarne l'integrità e di menzionarne autori, traduttori, revisori e la fonte.

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AUTORE:  Horacio BARRANCOS BELLOT

Tradotto da  Gianluca Bifolchi