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Il tracollo finanziario procede come da copione

di redazionale - 21/08/2007

 
Il 17 agosto Lyndon LaRouche ha commentato la decisione della Federal Reserve USA di abbassare il tasso di sconto spiegando che i vertici del mondo bancario si sono rimangiati i propri propositi e hanno deciso di rifinanziare quei potentati bancari che chiedevano il salvataggio. Si tratta di una scelta che sostanzialmente non cambia nulla e che i banchieri centrali hanno negato di considerare fino al momento in cui l’hanno presa. Il grippaggio finanziario procede come previsto: da una parte con lo yen carry trade in fase di collasso accelerato e dall’altra con il rapido prosciugamento dei prestiti bancari.

Ferme restando le tendenze attuali, per LaRouche il collasso completo dovrebbe verificarsi nel periodo di settembre-ottobre. L’unica possibilità di cambiare le carte in tavola, sostiene sempre lo statista democratico americano, sta nelle sue proposte: la Nuova Bretton Woods e la ricostruzione mondiale che abbia come nocciolo il progetto del Ponte di sviluppo eurasiatico.

Negli sviluppi della settimana scorsa vi sono principalmente due elementi che prospettano nuovi problemi. I titoli “commercial paper” a breve, noti come ABPC, che sono principalmente in mano alle banche, hedge fund, ed altri investitori, ammontano a 1500 miliardi di dollari e in larga misura sono stati rifinanziati tra il 13 ed il 17 agosto, ma non tutti. Il secondo punto riguarda la capacità degli hedge fund di continuare a funzionare. Molti di essi hanno esposizioni notevoli nello yen carry trade, ed ora sono costretti a liquidare posizioni per tappare le falle nei crediti in yen, prima che diventino delle voragini. Il grande pubblico difficilmente potrà sottrarsi alle conseguenze delle perdite dei grandi hedge fund, visto che fondi pensioni, amministrazioni locali e altri hanno investito sempre di più negli hedge fund, attirati dalle promesse dei dividendi e in barba ai rischi evidenti.

L’immissione di nuova liquidità nel sistema non può risolvere questi problemi perché non fa altro che creare nuovo debito a cui non corrisponde nessuna attività produttiva. L’unica soluzione passa quindi per una riorganizzazione fallimentare a cui facciano seguito accordi per costruire un nuovo sistema con cambi fissi, tale da consentire l’emissione, con le garanzie dello stato, di crediti a bassi tassi d’interesse destinati a progetti di ricostruzione.