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La crisi? Affari fatti coi debiti

di Joseph Halevi - 21/08/2007

 
Lo strapotere degli strumenti finanziari «derivati» (hedge funds, cdo eccetera) non è una aberrazione ma la forma più moderna del capitalismo. Peraltro protetta e coccolata dalle banche centrali di tutto il mondo, sull'esempio della Fed di Alan Greenspan

L'attuale crisi dei mercati finanziari è tutt'altro che una sorpresa. E' stata annunciata dalla stampa specializzata ed in particolare dall'ottimo Financial Times sin dalle prime violente fluttuazioni a Shanghai e a New York lo scorso febbraio. Nella sua edizione del 17 agosto il quotidiano londinese ha pubblicato la tabella di marcia di questa crisi. A febbraio si manifesta la prima scossa legata chiaramente al subprime, cioè ai prestiti per mutui ipotecari concessi a famiglie senza un reddito sufficiente. La più grande delle società specializzate in questi prestiti, la Nova Star, annuncia delle perdite per pagamenti andati in protesto ed è seguita dalla New Century Financial, seconda per grandezza.

In maggio la banca svizzera Ubs chiude la sua società di hedge funds in seguito a perdite di 91 milioni di euro incorse nel primo trimestre dell'anno nel mercato del subprime. Il 19 giugno due hedge funds appartenenti alla banca di investimento Bear Stearns annunciano che cercheranno di ricorrere alla requisizione dei beni dei debitori per recuperare dei soldi, iniziando lo smottamento che si è trasformato in frana. Durante il mese di luglio l'attenzione si concentra sulla difficoltà del capitale equity di procedere all'acquisto dell'azienda automobilistica Chrysler - mollata dalla tedesca Daimler - e della Alliance Boots. Le operazioni d'acquisto erano fondate sul leveraged buyout che è il modo di funzionamento del capitale equity. Consiste nel mettere in piedi consorzi finanziari che si indebitano presso i 'mercati' per acquistare delle società. Il debito appare come un costo; viene quindi detratto dalle tasse del gruppo equity e viene scaricato sulla società da ristrutturare, cioè sui lavoratori da licenziare. L'impossibilità di trovare i prestiti per rilevare la Chrysler e l'Alliance Boots segnalava che la crisi del subprime si trasmetteva al mercato equity tramite le restrizioni del credito. Ad agosto arriva l'annuncio che Goldman Sachs inietta 3 miliardi di dollari per sostenere la sua società Global Equity Opportunities.

Una crisi prevista e anche annunciata con le trombe, che però non si è potuto evitare. Il comportamento prudenziale è stato eliminato dal fatto che profitti finanziari, soprattutto quelli legati alla trasformazione del debito in un'attività di lucro, sono diventati il motore e la finalità principale dell'accumulazione, che in realtà si fonda ormai su delle plusvalenze. Questo comportamento è stato assecondato, ormai da anni, dalle banche centrali e dalle istituzioni preposte alla regolamentazione. Famosa è in tal senso la deposizione di Alan Greenspan al Congresso, quando sostenne che bisognava lasciare il mercato dei prodotti derivati nella sua opacità. Non sappiamo bene cosa succede là dentro, sostenne, per cui è meglio non guardare e non toccare.

L'indebitamento, dapprima solo societario, cui oggi si è aggiunto quello esorbitante delle famiglie, sta alla base degli attuali meccanismi finanziari. Termini come securitization (l'emissione di titoli per sostenere il debito privato) oppure hedge funds (le società che gestiscono il rischio, guadagnandoci) emergono negli Stati uniti in maniera sempre più preponderante dagli anni Settanta in poi. Lo spazio per questo tipo di attività si allarga sia con l'aumento dell'indebitamento che con l'eliminazione delle dighe protettive costruite apposta da Roosevelt per isolare il sistema bancario dalla volatilità dei 'mercati'. Non è infatti un caso che l'allora grande instabilità di Wall Street nel periodo1963-1969 (il Dow era circa a quota 700, termina a poco più di 750 con dei picchi intermedi intorno a quota 1000) rimane un fenomeno a circuito chiuso, mentre economia e sistema bancario prosperano grazie alle politiche del più grande dei keynesiani della storia, il comunista vietnamita Ho Chi Minh.
Con la rottura del 1971-73 l'indebitamento societario è il prodotto della stagnazione, mentre quello delle famiglie, che si espande da Reagan in poi, è il risultato della caduta dei salari reali. La risposta economica e politica, progressivamente estesasi all'Europa, è stata la trasformazione dei debiti in fonte di profitti. Con Clinton vengono tolte le ultime protezioni del settore bancario verso i 'mercati' e, fattore importantissimo, i programmi pensionistici non sono più definiti in termini di benefici precisi, come un flusso di reddito e facilitazioni mediche, bensì in termini di proventi da capitalizzazioni future.

Oggi per il capitale il miglior frutto del presente è la compressione salariale e delle pensioni, ma il presente non dà profitti significativi. Questa è la realtà. In ogni decennio dal 1970 in poi il saggio di crescita dell'economia mondiale e soprattutto dei paesi sviluppati è risultato inferiore al precedente. Ciò vale anche per il quinquennio 2000-2005 (vedi Unctad, Annual average growth rates of real gross domestic product).
La riduzione delle quote salariali non espande la domanda, per cui l'aumento dei profitti dipende dall'espansione delle esportazioni basate sui bassi salari cinesi, come già prima dal Messico; e, soprattutto, dalla trasformazione di ignoti redditi futuri in guadagni da capitale nel presente. La securitization, l'emissione di titoli di debito appoggiati da beni valutati da agenzie di rating - vere multinazionali finanziarie - ha permesso alle società di indebitarsi per somme molte volte superiori al valore stimato. Vengono quindi pagati alti dividendi che fanno salire il valore delle azioni, attirando altro capitale e permettendo ulteriori indebitamenti e alti premi ai manager. La gestione del rischio di queste attività è prevalentemente opera degli hedge funds. Questi effettuano vere e proprie operazioni di integrazione e «imballaggio» di svariati strumenti di debito - sia societari che delle famiglie, come nel subprime - in pacchetti definiti complex investment vehicles. Il lucro consiste nel disperdere il rischio sperando che il flusso dei pagamenti da parte degli indebitati continui. E' un modo furbo per espellere il rischio «individuale». Ma questo è invece endogeno e nasce dalle stesse attività degli hedge funds.
La promiscuità e il miscuglio degli strumenti è tale che gli hedge funds non ci si raccapezzano più. Così è successo con i fondi della Bear Stearns, i cui dirigenti si sono accorti delle perdite quando era ormai troppo tardi, iniziando la frana delle ultime settimane Gli «imballaggi» assicurano inoltre la contaminazione delle componenti 'sane' dei pacchetti. Giocare al debito può funzionare per alcuni agenti economici, in quanto movimenti in una direzione vengono controbilanciati da movimenti nella direzione opposta. Ma se tutti ci si buttano il punto più debole - chi non può pagare - cede, con effetti a catena. Il resto lo abbiamo visto.

Quanto fin qui descritto non è però una «aberrazione» rispetto al funzionamento normale del capitalismo: è invece la sua forma più attuale. Per questo le banche centrali devono abbandonare qualsiasi pretesa di indipendenza e convalidare, erogando soldi senza limiti, le azioni di questo «capitale che si mangia il futuro» Ne riparleremo.