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Iraq, a Bassora, conto alla rovescia nel Far West per le forze britanniche

di Ornella Sangiovanni - 21/08/2007

Fonte: osservatorioiraq



Mentre prosegue il conto alla rovescia per il ritiro dei militari britannici dall’ultima base nel centro di Bassora, la situazione dei soldati di Sua Maestà assomiglia sempre di più a quella di un fortino assediato in mezzo al Far West.

A breve anche gli ultimi militari rimasti sgombreranno il Basra Palace - non c’è una data, ma si parla con insistenza del mese prossimo - l’ex palazzo di Saddam Hussein costruito sulle rive dello Shatt al Arab, che prima ospitava anche il consolato britannico e il personale delle Nazioni Unite.

I civili se ne erano già andati in  primavera (il che ha portato, fra l’altro, alla chiusura delle attività dell’Onu a Bassora), perché il complesso veniva continuamente attaccato a colpi di mortaio.

Le cose da allora sono peggiorate, e i circa 500 soldati di Londra vivono barricati al suo interno, senza praticamente mai mettere piede in città. Una situazione da Far West.

“Abbiamo una forza circondata come cowboy e indiani nel Basra Palace”, ha detto di recente Kevan Jones, un parlamentare laburista membro della Commissione Difesa della Camera dei Comuni.

Ora anche i militari stanno per andarsene, e quando i soldati di Sua Maestà lasceranno il Basra Palace, questo significherà che, per la prima volta dal 2003, in città non ci saranno più truppe britanniche. Nell’occasione verranno ritirati altri 500 degli attuali 5.500 soldati che la Gran Bretagna ha ancora in Iraq.


In aumento gli attacchi (e le perdite)
 

Gli ultimi mesi sono stati micidiali per le forze britanniche, nella città che quattro anni fa, subito dopo l’invasione dell’aprile 2003, veniva indicata a modello di una presenza militare “soft”, che in molti attribuivano alla grande “esperienza” dei militari di Londra (il riferimento era essenzialmente all’Irlanda del Nord).

Dei 168 soldati britannici morti in Iraq dall’invasione, 41 sono stati uccisi quest’anno, 30 dei quali fra aprile e luglio, il periodo più letale in assoluto dal 2003.
I 5.000 militari che restano verranno concentrati nella base presso l’aeroporto internazionale di Bassora, dove però le cose non vanno meglio.

Anche questa base è infatti costantemente sotto tiro. Secondo quanto riferito di recente dall’inviata del Times, ci sono fino a 10 attacchi al giorno – con missili e colpi di mortaio.  Per il Washington Post, sarebbero oltre 600 negli ultimi quattro mesi.

Il dato certo è che gli attacchi contro le forze britanniche sono in continuo aumento, e che stanno diventando sempre più sofisticati.

Inoltre, secondo quanto ammesso dallo stesso governo di Londra, essi rappresentano il 90% del totale degli attacchi che vengono compiuti a Bassora.
I numeri sono eloquenti. Secondo quanto riferito in giugno alla Camera dei Comuni dal deputato liberaldemocratico Michael Moore, nei sei mesi fino all’aprile 2007 gli attacchi contro i soldati di Sua Maestà erano stati oltre 1.300, a fronte di poco più di 500 nei sei mesi precedenti.

Un "incubo logistico"


Le testimonianze che arrivano dall’Iraq forniscono ulteriori elementi.

L’inviato del Times, Anthony Loyd, scrivendo recentemente da Bassora, riferiva che gli attacchi contro le forze britanniche hanno superato tutti i livelli precedenti, quanto a numero, grado di sofisticazione, e intensità”, e la città adesso è “un incubo logistico, dove anche l’operazione più semplice può trasformarsi in letale”.

Letale è la parola appropriata.

Attualmente il pericolo maggiore, e quello che provoca il maggior numero di vittime tra i soldati britannici, è rappresentato dagli attacchi ai convogli che portano i rifornimenti al Basra Palace, dalla base situata presso l’aeroporto, in quelle che sono state definite vere e proprie “missioni suicide notturne”.

Il Basra Palace si trova in una posizione isolata che facilita gli attacchi. Costruito nel 1990 da Saddam Hussein – era uno dei suoi palazzi – all’estremità meridionale della città, sulle rive dello Shatt al Arab, può essere raggiunto dai convogli logistici che arrivano dalla base vicino all’aeroporto, alla periferia della città, solo attraverso tre strade – che passano tutte attraverso la città.

Le necessità di approvvigionamento fanno sì che si tratti di grossi convogli – a volte composti da più di 100 veicoli. Gli attacchi – attribuiti solitamente all’Esercito del Mahdi, la milizia fedele al leader sciita Muqtada al Sadr, il cui movimento è forte a Bassora come in tutto il sud dell’Iraq – iniziano nel momento in cui i convogli entrano in città e continuano fino ai cancelli del Basra Palace.

La situazione è talmente pericolosa che alcuni dei camionisti civili coinvolti in queste operazioni si ubriacano per trovare il coraggio di guidare, scrive l’inviato del Times, aggiungendo che più del 50% delle perdite britanniche sono avvenute mentre i militari proteggevano i percorsi di questi convogli.

Ma concentrare i 5.000 militari che resteranno in Iraq nella base presso l’aeroporto non sarà una soluzione, anzi potrebbe offrire un bersaglio ideale agli attacchi.


I comandanti militari  vogliono il ritiro
 
Sempre più di frequente compaiono sulla stampa britannica notizie secondo cui i comandanti militari – preoccupati per il fatto che le missioni in Iraq e in Afghanistan stanno mettendo a dura prova l’esercito – vorrebbero chiudere anche la base dell’aeroporto entro fine anno.

L’idea sarebbe quella di ritirare tutti i soldati, tranne 1.500, “che svolgerebbero compiti di addestramento [delle forze irachene], a distanza sicura dalle zone sotto il controllo degli insorti”, scriveva l’Independent il 22 luglio, aggiungendo però che, secondo l’autorevole Jane’s Defence Weekly – rivista specializzata in questioni della difesa, la consistenza del contingente britannico sarebbe rimasta a 5.000 unità fino a fine 2008, con quattro brigate meccanizzate che sono già state scelte per essere schierate l’anno prossimo.

Tuttavia è assai probabile che la provincia di Bassora sarà consegnata al controllo iracheno entro la fine dell’anno.

In una intervista alla BBC a fine luglio, il capo di Stato maggiore della Difesa, il maresciallo dell’Aeronautica Sir Jock Stirrup, ha detto di prevedere che sarà presa una decisione nei prossimi due mesi.


Anche a Baghdad sembrano avere una certa fretta. Un comunicato dell’ufficio del Primo Ministro Nuri al Maliki, ai primi di luglio, aveva informato il neo premier britannico Gordon Brown che il governo iracheno vuole il controllo di Bassora entro tre mesi.

E così Brown adesso si trova stretto tra Washington e Baghdad, mentre i suoi comandanti militari premono in maggioranza perché la Gran Bretagna lasci l’Iraq al più presto possibile.


Gli Usa sono preoccupati

A Washington, infatti, la preoccupazione è ai massimi livelli. Un ritiro britannico da Bassora, oltre a lasciare campo libero alle fazioni rivali – tutte sciite – ormai in lotta da tempo per il controllo della città, renderebbe vulnerabili le linee di rifornimento delle forze Usa, che dal Kuwait si dirigono verso nord.

Se la prima questione non sembra preoccupare molto – “i britannici sono stati fondamentalmente sconfitti nel sud”, commentava di recente un alto funzionario dell’intelligence Usa a Baghdad citato dal Washington Post, per la seconda è molto diverso.

E a questo riguardo le preoccupazioni Usa sarebbero state espresse “ai massimi livelli” dall’amministrazione Bush alle autorità britanniche, secondo quanto riferito al Washington Post da “un esperto britannico di questioni della difesa che lavora come consulente a Baghdad”.

Inoltre, alcuni comandanti militari americani stanno dicendo che se le forze britanniche si ritireranno, bisognerebbe inviare al sud truppe Usa per sostituirle e proteggere i percorsi dei convogli.

“Non possiamo permetterci di vedere il sud dell’Iraq sotto il controllo degli insorti che minaccerebbero qualunque utilizzo futuro della nostra principale via di rifornimento dal Kuwait”, ha detto di recente un ufficiale dell’esercito Usa.

A questo vanno aggiunti i rischi di natura economica, dato che Bassora è un importante polo petrolifero, e il porto da cui parte attualmente la quasi totalità delle esportazioni di greggio dell’Iraq.

Una campagna denigratoria?

 Forse questo può spiegare quella che sembra una vera e propria campagna denigratoria sferrata negli ultimi giorni negli Usa contro i britannici.

Una campagna che va dal liquidarne il ruolo attuale come “inutile” – è il caso di Kenneth Pollack, uno dei tanti “esperti”americani che stanno cercando di dare pareri all’amministrazione Bush su come uscire dal pantano iracheno ("Assumo che i britannici non ci saranno più. Adesso non ci sono. C’è un gruppo da combattimento rintanato all’aeroporto di Bassora. Non vedo a che cosa serva, tranne per chi arriva e parte in aereo. Bassora è fuori controllo", ha detto) - alle previsioni disastrose sul loro ritiro, le cui difficoltà logistiche probabilmente stanno venendo esagerate - dagli americani – che ne presentano scenari catastrofici.

Mentre i suoi comandanti militari continuano a premere per accelerare il ritiro, il premier britannico Gordon Brown, dopo l’incontro avuto di recente con il Presidente Bush a Camp David, ha detto che la decisione del passaggio di consegne della provincia di Bassora – l’ultima sotto controllo britannico - alle forze irachene verrà fatta in base ai pareri dei comandanti militari sul campo.

"Qualunque cosa accada”, ha aggiunto Brown, “faremo una comunicazione completa un al Parlamento quando rientrerà".

Significa che se ne riparlerà in ottobre.