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La vita (complicata) delle Gemelle K

di Francesco Battistini - 22/08/2007

 
 
GARLASCO (Pavia) — Signorina Paola Cappa, lei sogna di fare la giornalista: scriverebbe un memoriale sulla morte di sua cugina? La voce è sospesa, un attimo soltanto: «Non mi sembra giusto...». Ma lo farebbe o no? «Io sono molto predisposta a scrivere, sa? Sono quasi una giornalista. Studio comunicazione allo Iulm. Ho fatto una specie di praticantato all'Informatore Lomellino, il settimanale di Mortara. Articoli su Natalie Wood, sulla prima bomba a raggi X, su personaggi storici. Mi hanno dato anche una rubrica, "Accadde oggi"». Allora si può fare... «Mi faccia pensare... No, questa cosa no. Non voglio scrivere di mia cugina. È una storia che non è ancora finita. Cioè, al contempo vorrei, perché ho l'ambizione personale... Non potete propormi qualcosa d'altro? Con mio padre difendo i giornalisti anche in questi giorni, che ne scrivono di tutti i colori: lui non capisce, ma io so che cosa vuole dire. Però non posso, su Chiara. Non voglio sfruttarla. Mia cugina, se fosse qui, mi direbbe: sei proprio una... ». O due. Perché le Gemelle K sono così: dicono e non dicono. Scompaiono (dalle strade di Garlasco) per apparire (in tv). Montano foto finte e fotografano verità montate: Paola Cappa non ha mai dato una riga all'Informatore Lomellino, smentiscono i responsabili del settimanale («sì, la conosciamo, ma non ha scritto niente»). E il suo memoriale sulla cugina assassinata, «non voglio sfruttarla », in realtà è bell'e pronto: lo pubblica il settimanale Oggi, già in edicola. Cretinate, in un altro scenario. Cretinate pericolose, su una crime scene dove le gemelle hanno fatto di tutto per un'inquadratura da gabrielepaolini della cronaca nera. Da queste parti, ci sono troppi giornalisti accaniti a cercare notizie e troppi cani inferociti a difendere i cancelli: cosa, meglio di due cugine dell'assassinata che si truccano prima delle interviste e poi allungano il curriculum all'operatore di Mediaset? A Garlasco non le amano, le gemelle Cappa.
Grande stima per il papà Ermanno, questo sì, che il curriculum se l'è allungato in una vita di studi: avvocato, dirigente della Banca regionale europea, componente della commissione legale dell'Abi, presidente dell'Associazione italiana giuristi d'impresa, autore di testi giuridici per Giuffrè, solo sei mesi fa sedeva vicino al vicepremier Francesco Rutelli in un convegno sulla riforma delle professioni... E che dire del più illustre zio di famiglia, il filosofo Giovanni Reale, il grande interprete di Platone, docente del San Raffaele e firma d'un manuale adottato nei licei di tutt'Italia? Buone parole anche per Cesare, il fratello maggiore delle ragazze, che da un po' se n'è andato a vivere nel paesino a fianco. E della mamma, Maria Rosa Poggi, la zia di Chiara, anche di lei s'addita una vita di lavoro: tanti anni coi Comelli, i proprietari dell'albergo Diamanti, proprio lì davanti. Dei 23 anni delle Gemelle K, ecco, non s'elencano gli stessi meriti. «Mirano sempre a fare le di più», dice duro un ex amico d'infanzia: «Fanno le vip, snobbano. Dicevano che avrebbero fatto le modelle, qualunque cosa pur di essere famose ». Poche frequentazioni garlaschesi, pochi hobby: il cavallo da piccole, qualche sciata a Champoluc, un paio di pastori bernesi da portare al giardino delle Rotonde. Quand'erano pierre del «Pavarotty », il discobar di fianco alla loro villetta grigia, ogni occasione era buona per acchiappare divetti del Grande fratello, deejay, vipperia. Un mese fa, l'anticipo di tutto questo voyeurismo giudiziario: al discobar è venuto a far serata anche il Fabrizio Corona di Vallettopoli e c'è chi ha visto le gemelle pure lì, inconsapevoli e future Azouz. Contro di loro non c'è nulla, a parte il paese.
Che le condanna per leggerezza. Colpevoli di buttarsi fuori per non morire dentro. Paola, la più fragile, una gamba ingessata, spolpata dall'anoressia. Un'esistenza faticata, data in pasto a noialtri con apparente indifferenza: è lei a dire d'aver tentato il suicidio due giorni prima del delitto. La telefonata d'emergenza è arrivata alla Croce garlaschese, proprio dov'è volontaria Stefania, proprio dov'è sparita la mazzetta da muratore che i carabinieri stanno cercando, proprio dove la chiamata provocò una piccola discussione fra le gemelle e gli altri volontari: il 118 che aveva classificato l'uscita col codice giallo (media urgenza), le due che volevano scendere a quello verde (urgenza minima). Più nervosa, Stefania. Tosta a sbattere il telefono in faccia, quando le chiedono se è vero che è indagata: «Ma per piacere! È una grandissima vaccata, non voglio neanche commentare. Ci risentiamo, grazie!». Gli studi di legge a Pavia, per imitare papà. Le scalate in montagna, per tonificare i muscoli. Un fidanzato, fino a poco tempo fa. Un vecchio flirt con un nome dello spettacolo, sussurrano. Se la vedono passare al bar Gobbi in piazza, «il caffé Florian di Garlasco», mai che si fermi ai tavoli: infila la porticina di fianco e sale a trovare la nonna malata, al primo piano. Adesso le descrivete con la k, dice un'amica: «Ma queste ragazze hanno dentro un cuore con la C maiuscola». Basterà a salvarle?