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Ma non è Corona il mostro di Garlasco

di Massimo Fini - 28/08/2007

Garlasco, come ha notato Antonio Di Pietro, era già stata trasformata, dalla stampa e dalle Tv scatenate, in un nuovo, stuzzicante e ghiotto reality show "dove tre famiglie sono state messe in piazza e trattate come carne da macello". Corona punta alle cugine di Chiara, le gemelle Paola e Stefania Cappa, ritenendole, dei personaggi ideali perchè hanno costruito un fotomontaggio dove appaiono insieme a Chiara per dare ad intendere che erano molto intime della vittima, e sono quindi ansiose di visibilità, non importa se a spese e sul corpo di una ragazza morta ammazzata.

Non si ha più rispetto nemmeno per la morte, si direbbe. Ma è già da molto tempo che in Italia non si ha più rispetto di nulla. Tutto, dalle vicende più intime alle più tragiche, diventa show ed entra a far parte dello show-business. Ma noi giornalisti siamo gli ultimi ad avere il diritto di scandalizzarci. Perchè sono state la stampa e soprattutto la Tv a creare questi mostri. Alla canea dei giornalisti che stazionava a Garlasco e che lo guardava con sospetto Corona ha giustamente replicato: "Cosa avete da fare gli schizzinosi? Io faccio esattamente il vostro stesso mestiere".

Quando non c'è puttanella che, proprio perchè puttanella, non venga invitata a qualche trasmissione televisiva, quando non c'è personaggio torbido che, proprio perchè torbido, non partecipi con tutti gli onori a qualche talk show, quando non c'è truffatore che non diventi una star e faccia il suo ingresso trionfale al 'Billionaire' di Briatore, quando non c'è Gregoracci cui non venga proposto di partecipare a un reality per un milione di euro, i risultati sono questi. In una società dove chi non appare non esiste, se non nella forma di paria, di ciandala, di miserabile, è naturale che la gente cerchi di ottenere visibilità, in qualsiasi modo. Qualunque mezzo, anche il più volgare e trucido, va bene. Anche perchè la visibilità non vuol dire solo notorietà, vuol dire denaro e la possibilità di entrare stabilmente nel mondo dello spettacolo e dello show business, cioè nella nuova classe dirigente, dove del resto già ci sono molti altri personaggi che vi hanno fatto il loro ingresso allo stesso modo.

La carta stampata comporta comunque una qualche mediazione, la Tv no e ha avuto una responsabilità decisiva e devastante nel travolgere, nei protagonisti e nel pubblico educato a colpi di nefandezze, ogni regola, ogni pudore, ogni senso del limite. Ha detto Ettore Bernabei, che fu Direttore generale della Rai dal 1961 al 1975 (un'altra Rai con un ben diverso senso delle proprie responsabilità): "La televisione ha un potenziale esplosivo superiore a quello della bomba atomica. Se non ce ne rendiamo conto rischiamo di trovarci in un mondo di scimmie ingovernabili". E così è stato.