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La penisola dei tesoretti

di redazionale - 28/08/2007

 

“All'ordine facite ammuina, chi sta a prua vada a poppa e chi sta a poppa vada a prua; chi sta a destra vada a sinistra e chi sta a sinistra vada a destra; chi sta sottocoperta salga, e chi sta sul ponte scenda, passando tutti per la stessa scala; chi non ha niente da fare, si dia da fare qua e là.”

Ecco come descrivere al meglio il bailamme inscenato dalla destra e dalla sinistra istituzionali ogni qual volta si tratta di mettere a punto un’iniziativa politica o economica degna di tale nome. Appena scattano i rimbrotti dell’UE o del FMI tutti s’affrettano, sudaticci, ad affollare il ponte della nave, a dimostrare che loro lavorano per riportare l’Italia nel solco tracciato dagli organismi internazionali, i quali dicono sempre la stessa cosa: tagliare! Tagliare! Tagliare! E il coro degli asini di casa nostra ripete all’unisono che taglieranno tutto pur di restare fedeli alle leggi imperiture dell’economia mondiale. Ma da questi due schieramenti, che si fanno acerrimi nemici solo quando devono accaparrarsi  le cadreghe e i benefici che derivano dall’occupazione delle cariche pubbliche, non potrà mai venire nulla di buono.

Per questi loschi avvoltoi lo stesso sostantivo “politica” ha da tempo smesso il suo originario riferimento etimologico al buon governo della polis per indossare le stanche vesti dell’azzuffata quotidiana attraverso la quale viene dissimulata una diversità di obiettivi che non esiste affatto. Questi due schieramenti continuano a farsi portatori di istanze ideologiche diverse (neoliberismo a destra e neokeynesismo a sinistra, con sfumature pseudostatalistiche nella cosiddetta ala estrema), efficacemente descritte da Gianfranco la Grassa nell’articolo di oggi e anche in saggi precedenti, ma entrambi si affidano a pratiche clientelari della peggior specie (similmafiose, come le definisce appunto La Grassa) per allargarsi come piovre nella vita sociale del paese, instaurando notabilati di ogni ordine e grado (basti guardare come si sono moltiplicati gli enti parastatali in questi anni) con i quali continuano a spartirsi il bottino sottratto agli italiani.

Naturalmente lo scenario di oggi è molto diverso da quello del Regno di Napoli (che non arrivò mai a tali livelli di putrescenza) e gli “ammuinamenti” non hanno più la natura di quelli richiesti dalla Real Marina del Regno delle Due Sicilie alla ciurmaglia pelandrona che si affaccendava solo durante le ispezioni ordinate dalle Alte Autorità del Regno.

Abbiamo più volte detto chi comanda oggi nel “pauvre pays” e cioè quel connubio nefasto che vede legate Grande Finanza e Industria Decotta, le quali grazie all’incapacità delle nostre classi politiche possono permettersi di fare il cattivo e il cattivissimo tempo in tutte le italiche questioni. Oggi questi gruppi dominanti si servono della sinistra per concretare il loro saccheggio ai danni del paese, ma non hanno ancora abbandonato il sogno di un grande calderone moderato dove potersi muovere con più maestria limitando quella rissosità  (derivante dalla eterogeneità delle coalizioni che sino ad oggi si sono alternate al governo) che spesso fa venire a galla i loro turpi piani.

Così ogni occasione è buona per inscenare un movimento di superficie che non smuove di un acca la palude di problemi nella quale l’Italia si trova invischiata, anzi c’è un peggioramento costante che sfaglia le basi d’argilla sulle quali il paese è costretto a vacillare da più di un quindicennio.

Dalla riforma elettorale, ai pacs-dico, all’immigrazione, sino alla riforma del sistema previdenziale è tutto un correre alla rinfusa per dare la sensazione del movimento mentre la barca affonda implacabilmente.

Adesso si ritorna a parlare dell’extragettito fiscale e di altri 4 mld di euro che il governo avrebbe a disposizione per fare “qualcosa”, ma già i cani da guardia degli organismi monetari e bancari che siedono nell’esecutivo di Centro-Sinistra, mettono le mani avanti sostenendo che non dovranno esserci rincari nella spesa pubblica.

Tutto questo nonostante il capo del governo, a giugno, aveva sostenuto che i conti pubblici erano finalmente indirizzati sulla strada che porta all’appianamento, tanto da lasciar credere agli allocchi della sinistra radicale che l’agognata apertura del portafoglio a favore dei settori sociali più deboli fosse questione di pochi mesi. Ora, invece, si torna a parlare di una spesa sociale che cresce e di una evasione che “azzanna” lo Stato. In realtà, fa tutto parte di quel gioco al massacro, ordito dai nostri governanti, per fomentare la solita guerra tra poveri. Infatti, se la spesa cresce, come dicono lorsignori, i settori svantaggiati possono mettersi l’anima in pace perché non potranno avere nulla di più dello zero che hanno fin qui ricevuto. Nel frattempo continuerà la stretta sul mondo delle partite IVA e delle piccole imprese, responsabili di non contribuire abbastanza alle spese della casta e dei suoi padroni della GF e ID.

Come si può ben comprendere, anche quest’ultima caccia al “tesoretto” l’hanno già vinta Montezemolo e soci, con buona pace della ditta Bertinotti & Figli.