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Tao Te Ching, il dettato della perenne saggezza

di Carlo Moiraghi - 29/08/2007

 


Letteralmente Dao De Jing significa Libro della Via e della Virtù. Si tratta di un antico testo cinese, che la tradizione vuole dettato da Lao Zi, il Vecchio Maestro Bambino, forse il più famoso maestro taoista d'ogni epoca. Ma chi era Lao Zi? E' mai esistito davvero, e quando? Ha scritto davvero lui il Dao De Jing? Tratto da "Tao Te Ching" di Carlo Moiraghi - ed. Tecniche Nuove.

 

Letteralmente Dao De Jing significa Libro della Via e della Virtù. Si tratta di un antico testo cinese, che la tradizione vuole dettato da Lao Zi, il Vecchio Maestro Bambino, forse il più famoso maestro taoista d’ogni epoca. Ma chi era Lao Zi? E’ mai esistito davvero, e quando? Ha scritto davvero lui il Dao De Jing? E il Dao De Jing, quando è datato con precisione?
Domande difficili, e forse inutili.

In ogni cultura, andando indietro nel tempo, incontri figure in cui la storia e la tradizione ed il mito si riuniscono.

Sono le figure degli antichi uomini le cui gesta, i cui scritti, i cui nomi hanno varcato le soglie dei millenni e sono giunti fino a noi, in immagini trasformate dal corso dei secoli, in contorni che mostrano ormai evidenti i segni delle divinità.

Le favole che gli anziani la sera raccontano ai nipoti che si stanno per addormentare, e le leggende di cui lo studioso di antichi testi è ghiotto, e gli aneddoti strani e quasi illeggibili che parlano di usi e costumi tanto lontani dal nostro mondo che davvero è difficile comprenderne il senso ed il significato, si riuniscono e fioriscono in queste figure di uomini superiori che che ogni popolo ha ben vive nel cuore.

Ebbero mai un corpo fatto di carne come il nostro, queste colonne dell’umanità?

Oppure esistettero ed esistoo solo nell’immagine che l’umanità, sempre bisognosa di esempi, volle dare loro?

Ci sono verità che non ci è dato conoscere.

L’uomo moderno, che pretende sempre di scoprire e sapere tutto, scavando nel suo passato spesso si accorge di non potere comprendere.

Qualcosa nelle antiche storie pare in ogni caso sfuggire, ma molto rimane.

Si tratta di riimparare la lezione dell’umiltà.

Si tratta di riimparare ad accettare i limiti in cui ogni conoscenza è formata.

Questo significa riiparare ad accettare noi stessi, e le nostre incapacità di comprendere.

Si tratta di riimparare ad accettare e a rispettare la nostra limitatezza.

Partendo dunque di qui, dalla nostra ignoranza, conviene muovere i nostri passi ed ogni ricordo della tradizione diverrà allora un dono.

Dunque Lao Zi, ci dicono gli esperti, è probabile che, se mai è esistito, non abbia affatto scritto il Dao De Jing.

Anche perché, proseguono gli esperti, non esiste un solo Dao De Jing, ma ne esistono varie versioni, diverse per ampiezza e per contenuti.

In taluni esemplari sono addirittura invertite le due parti principali di cui il libro è composto.

Questo non stupisce.

Pensiamo solo alla Bibbia e ai Vangeli, quante versioni ne esistono?

Personalmente, chi le ha mai scritte?

E’ domanda che riguarda in realtà ogni libro che un popolo, una cultura, riconosce come proprio fondamento.

Quel libro lo ha certo scritto qualcuno ed in tanti, attraverso le generazioni, lo hanno attentamente ricopiato e trascritto in bella calligrafia, e magari inconsapevolmente, magari per cercare in buona fede di migliorarlo ancora, magari semplicemente per lasciare un’impronta di sé, trascrivendolo è capitato che qualcuno vi abbia aggiunto un concetto, un pensiero, un paragrafo.

Qualcun’ altro vi ha magari depennato una frase che gli pareva stonata, errata, posticcia, e di qualche frase è stato mutato il significato.

E’ possibile che, per decidersi ad attuare questi cambiamenti, i trascrittori si siano riuniti infinite volte, e ne abbiano discusso per notti intere al lume delle candele, valutando vantaggi e svantaggi, ed alla fine, magari a lieve maggioranza, si siano decisi per il sì, o per il no.

Tutto questo per dire che quando un libro come la Bibbia o come il Dao De Jing, esiste da migliaia di anni, non ha più senso chiedersi chi ne sia l’autore.

L’autore famoso cui la tradizione lo attribuisce spesso non è che un segnale, un profondo segnale, dell’importanza del testo.

In realtà, di simili libri, i veri autori sono le generazioni di uomini, più di un centinaio, pensiamoci un attimo, dico più di cento generazioni, di quei popoli che quei libri hanno riconosciuto quali loro radici.

Loro li hanno scritti.

Loro, con la loro umiltà e devozione, con la loro totale fede in quelle parole, in quelle frasi infinite volte recitate, hanno reso sacri quei libri.

Ed il Dao De Jing è certo Libro Sacro, seme stesso di quel modo semplice e pio di concepire e di attuare la vita, quella filosofia, quella religione, quella prassi, che va sotto il nome di Taoismo.

Dunque il Dao De Jing l’hanno scritto i cinesi. Non tutti.

L’hanno scritto i cinesi che si sono riconosciuti in quelle regole e in quei concetti.

Soprattutto l’hanno scritto i cinesi che quelle fra si hanno cercato di mettere in pratica nel vivere di ogni giorno, sfrondandole dell’ostentazione che ogni libro porta comunque con sé, badando unicamente a coglierne il centro, il cuore, e cercando di realizzarlo nei fatti, in quell’incessante lavoro che è il vivere, in quell’irresistibile miracolo che è il vivere.

Così il Dao De Jing è stato si scritto e riscritto innumerevoli volte con carta di riso e pennello di tasso ed inchiostro di china.

Ma tante più volte è stato scritto con azioni e scelte e respiri e silenzi e colloqui e discussioni con se stessi, e determinazione e volontà ed intenzioni costanti.

Non le intenzioni dei buoni propositi che non costano nulla, quelli che, mentre ancora li stai enunciando, già senti quanto mancano di verità, di realtà, e già sai che non si realizzeranno.

Quelle altre intenzioni intendo, quelle silenziose, quelle neppure pensate, quelle che semplicemente esistono in noi.

Le sentiamo vivere calde in noi e possiamo anche non seguirle ma, quando nei fatti le abbandoniamo, avvertiamo quasi fisicamente come nulla di buono potrà venire da questa defezione, quasi si trattasse di un vero tradimento verso noi stessi.

Eppure, per debolezza, per banale superficialità, per noncuranza, ricadiamo nell’errore, sovente nel solito errore. Quante volte ancora?

Quelle intenzioni intendo, che quando invece le seguiamo davvero, nei giorni del vivere vero, allora sì che si fanno vive con noi, quando un lieve fremito, brivido dolce di vita, ci coglie, e ci sussurra: “Bravo, costi quello che costi, oggi hai scelto la vita, hai fatto hene”.

Invariabilmente scopriremo poi come in questi casi non ci aspetti mai un costo, ma piuttosto un regalo del mondo.

Dunque il Dao De Jing l’hanno scritto i cinesi che vivendo hanno scelto se stessi ed hanno scelto di manifestare se stessi, il loro cuore, nei fatti.

Non solo loro.

Anche tanti altri uomini dalla pelle non gialla hanno scritto questo libro.

Uomini dalla pelle di ogni colore, rossa, nera, bianca.

Un’infinità di uomini che il Dao De Jing non l’ha mai neppure letto e che neppure ha mai saputo che questo libro esistesse, e neppure che esistesse la Cina.

Uomini di ogni parte del globo, che hanno sempre avuto nel cuore quel modo di vivere che è il fondamento e il messaggio di questo volume, e che vivendo l’hanno messo in pratica, perché a loro andava bene vivere così.

Perché questo modo di vivere gli pareva corretto.

Era il loro modo, e vivendo in questo modo, per faticoso che fosse, ogni giornata scorreva soffice e lieve, ed ogni notte pure.

Altre persone voglio qui ricordare.

Altri autori del testo.

Coloro che oggi, proprio mentre scrivo e mentre tu leggi, lo stanno scrivendo, il Dao De Jing, senza neppure accorgersene, e se qualcuno glielo fa notare, loro lo negano, e si schermiscono, e dopo poco salutano e se ne vanno.

Gli umili, intendo, i modesti, gli schivi.

Altri ancora ne sono gli autori, e questi più di tutti.

Gli innumerevoli autori del Dao De Jing sono coloro che oggi non hanno né patria né terra, perché altri, primi fra i quali noi mondo moderno, gliela hanno rubata.

Coloro la cui patria é il mondo, la foresta, la pianura, la montagna, la palude, il deserto, il ghiacciaio, il mare.

I popoli disereati, i popoli dimenticati.

Coloro che non sanno scrivere, e mai hanno inteso farlo.

Coloro che in molte parti del globo stanno morendo perché il loro mondo non c’è più.

Coloro che sanno morire semplicemente, naturalmente, senza ostentare, senza gridare, senza recriminare, proprio come per millenni hanno saputo vivere.

Coloro che anche morendo insegnano, a noi che li uccidiamo.

Tutti loro hanno scritto il Dao De Jing.

Ed hanno scritto la Bhagavad Gita, ed il Libro Tibetano ed il Libro Egiziano dei Morti, ed il Vecchio ed il Nuovo Testamento, ed il Corano, e tutti i testi sacri dell’umanità, i più sacri dei quali, stiamone pure certi, hanno sicuramente saputo evitare la fama e rimanere a noi sconosciuti.

Loro ne sono gli autori, non noi.

Loro, uomini, animali, piante.

A tutti loro, ed al Vecchio Maestro Bambino che in ognuno di loro rivive, questo libro è dedicato.

A loro, che stanno morendo, insieme alla terra che li ospita, che ci ospita, e che noi uomini moderni, alieni a noi stessi, ci industriamo ed ostiniamo a distruggere.

A noi sì che del Dao De Jing conviene la lettura e la comprensione.

A noi sì conviene la lezione di Lao Zi.

Perché, sia stato persona, persone diverse, figura nata nell’immaginario, nella speranza, nell’intenzione degli uomini, Lao Zi è realmente esistito, e realmente esiste.

Soprattutto oggi esiste.

Oggi che il suo libro conta innumerevoli traduzioni ed edizioni in ogni lingua esistente, oggi ch e é autore di un best seller mondiale, ambito da ogni editore.

Oggi che tutti lo leggono e nessuno lo segue.

Questo mondo moderno è il giusto opposto del mondo di Lao Zi.

Lo è non solo nell’evidenza manifesta, in come noi uomini d’oggi lo stiamo riducendo, spogliando, distruggendo, ma lo è nel modello di pensiero, nel modo di utilizzare la mente, che di noi uomini moderni è proprio.

La differenza è addirittura nei modi stessi della mente, nelle vie del pensiero, figurarsi nei linguaggi e nei significati.

Per questo a volte Lao Zi è frainteso.

Perché noi uomini moderni, quando leggiamo di abbandonare i nostri cari desideri, i nostri falsi bisogni, e di accettare l’ignoranza ed il limite, proviamo una scontata reazione viscerale, un totale impeto di rifiuto.

In questo nostro mondo di oggi, l’unico che conosciamo, il desiderio è tutto, e la fredda teoria razionale, la nostra ferrea ricerca scientifica, è qui l’unico modello di conoscenza accettato.

Negarceli entrambi ci risulta improponibile.