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Separazione di petrolio e Stato

di William Blum - 30/08/2007


 
 
   
 


In diverse occasioni mi è stato proposto l'argomento che, contrariamente all'opinione diffusa nel movimento di opposizione alla guerra e nella sinistra, il petrolio in realtà non è stato un fattore nell'invasione e occupazione americana dell'Iraq. Il punto chiave dell'argomento, forse l'unico, è che le compagnie petrolifere non hanno spinto alla guerra.

Rispondendo solo a questo particolare argomento: primo, i dirigenti delle aziende multinazionali non hanno l'abitudine di fare pubbliche dichiarazioni, favorevoli o contrarie, riguardanti problemi vitali della politica estera americana. E non sappiamo cosa dicono in privato i dirigenti delle compagnie petrolifere agli alti funzionari di Washington, anche se sappiamo che questi dirigenti hanno molto più accesso di me o di voi a tali funzionari, come alle riunioni segrete di Cheney. Cosa più importante, dobbiamo distinguere fra il petrolio come combustibile e il petrolio come arma politica.

Una lettura degli scritti politici pubblicati dai neoconservatori dopo la fine dell'Unione Sovietica chiarisce come questa gente non tollererà che qualche altro paese o gruppo di paesi sfidi l'egemonia globale dell'unica superpotenza globale. Un saggio – nel 1992 scrivevano: "Dobbiamo mantenere i meccanismi per dissuadere i potenziali concorrenti anche solo dall'aspirare a un maggiore ruolo regionale o globale"[1]; e nel 2002, nel documento della Casa Bianca "Strategia di sicurezza nazionale": "Le nostre forze saranno forti abbastanza da dissuadere potenziali avversari dal perseguire un accrescimento militare nella speranza di superare, o uguagliare, la potenza degli Stati Uniti. [...] L'America agirà contro tali minacce emergenti prima che siano pienamente sviluppate. [...] Dobbiamo dissuadere e difenderci contro la minaccia prima che questa sia scatenata. [...] Non possiamo lasciare che i nostri nemici colpiscano per primi. [...] Per anticipare o prevenire tali atti ostili da parte dei nostri avversari, gli Stati Uniti, se necessario, agiranno preventivamente".

Come il mondo ha imparato con grande dolore, i dominatori neoconservatori del mondo non sono solo tigri (politiche) di carta.

Il Giappone e l'Unione Europea ricadono facilmente nelle categorie dei concorrenti potenziali o degli avversari potenziali, economicamente parlando. Entrambi dipendono in modo decisivo dalle importazioni petrolifere. Così è in misura maggiore o minore per la maggior parte del mondo. L'amministrazione Bush non ha bisogno dell'approvazione delle compagnie petrolifere per perseguire il suo grandioso programma di dominazione mondiale, usando le vaste riserve petrolifere irachene come un'altra delle sue armi.

Per chi vorrebbe credere che c'è un limite all'arroganza imperiale dei neocon, che perfino quelli come Bush, Cheney, Rumsfeld, Bolton, Wolfowitz, Rice e gli altri della banda non tratterebbero mai l'Europa come qualcosa di simile a un nemico, suggerisco di dare un'occhiata a un recente articolo dell'ex ambasciatore degli USA alle Nazioni Unite, John Bolton, apparso sul Financial Times di Londra. In esso, l'intimo di Cheney e attuale accademico esperto presso la cittadella neocon, l'American Enterprise Institute, sgrida il primo ministro britannico Gordon Brown per aver implicato che il Regno Unito potrebbe avere una "special relationship" sia con gli Stati Uniti che con l'Unione Europea (a cui Bolton fa riferimento come al "porridge europeo"). Come un amante ferito, Bolton esclama che la Gran Bretagna è stata portata a "un punto di decisione chiara. [...] Quello che Londra deve sapere è che la sua risposta avrà conseguenze". L'articolo è intitolato: "La Gran Bretagna non può avere due migliori amici".

Bolton continua chiedendo: "Perché una ‘unione' con una politica estera e di sicurezza comune, e con la prospettiva di un vero ‘ministro degli esteri', ha due seggi permanenti al Consiglio di Sicurezza dell'ONU e spesso ben tre seggi non permanenti su un totale di 15 membri del consiglio? Francia e Gran Bretagna possono non gradire la prospettiva di abbandonare il loro status unico, ma cosa li rende diversi – come membri della ‘Unione' – dal Lussemburgo o da Malta? Un'Unione, un seggio. Brown non può avere la botte piena e la moglie ubriaca (e il presidente Nicolas Sarkozy nemmeno)".

L'Impero non ha ancora fatto dell'Europa un ODE (Officially Designated Enemy [Nemico Ufficialmente Designato]) come l'Iran, ma, dichiara Bolton, "Se Bush decide che l'unico modo per fermare l'Iran è usare la forza militare, dove si schiererà Brown? Appoggerà gli USA o permetterà all'Iran di marciare al passo dell'oca verso le armi nucleari?"[2]

La mentalità squisitamente imperiale di Washington, la sua dichiarata determinazione di "agire contro tali minacce emergenti prima che siano pienamente sviluppate", naturalmente vede "avversari potenziali" anche in Cina e Russia. Gli Stati Uniti – con un'ipocrisia impressionante perfino per l'amministrazione Bush – critica regolarmente e con asprezza la Cina per il suo budget militare in espansione; e cerca di circondare la Russia con basi militari, scudi antimissile, e paesi legati a Washington e alla NATO.

Inoltre gli Stati Uniti dagli anni '90 sono in concorrenza con la Russia per le vaste riserve di petrolio e gas naturale dell'area senza sbocco al mare del mar Caspio. Con tutta probabilità la costruzione e la protezione di oleodotti e gasdotti in Afghanistan è stato uno dei maggiori fattori nell'invasione americana di quel paese. E in questo caso sappiamo che la compagnia petrolifera americana UNOCAL prima dell'11 settembre si incontrò in Texas e in Afghanistan con funzionari talebani per discutere delle condutture.[3]


Una licenza di mentire che non scade mai
Ho toccato questo punto un anno fa, ma il nostro molto stimato leader e i suoi ugualmente stimati accoliti continuano a usare lo stesso argomento per distogliere l'attenzione dal loro figlio deforme, al Guerra al Terrore – tale argomento è che dopo gli attacchi dell'11 settembre 2001 la politica antiterrorismo americana ha funzionato. Come lo sanno? Perché negli Stati Uniti non ci sono stati attacchi terroristici nei sei anni successivi a quel giorno infame.

Giusto, ma non c'erano stati attacchi terroristici nemmeno nei sei anni precedenti l'11 settembre 2001; l'ultimo fu l'attentato di Oklahoma City del 19 aprile 1995, con nessun legame noto ad al Qaeda. L'assenza di attacchi terroristici negli USA sembra essere la norma, con o senza la Guerra al Terrore.

Cosa più significativa, nei sei anni seguiti all'11 settembre gli Stati Uniti sono stati il bersaglio di attacchi terroristici in decine e decine di occasioni, senza nemmeno contare quanto accade in Iraq o Afghanistan – attacchi a bersagli militari, diplomatici, civili, cristiani e di altro genere associati agli Stati Uniti in Medio Oriente, in Asia meridionale e nel Pacifico, più di una dozzina di volte solo in Pakistan. Gli attacchi includono gli attentati nell'ottobre 2002 contro due nightclub a Bali, in Indonesia, che uccisero più di 200 persone, quasi tutti americani e cittadini dei loro alleati di guerra Australia e Gran Bretagna; l'anno successivo ha portato il grave attentato contro l'Hotel Marriott (a gestione americana) a Jakarta, in Indonesia, sede delle celebrazioni del 4 luglio e dei ricevimenti diplomatici tenuti dall'ambasciata americana; e altri orrendi attacchi in anni più recenti contro alleati degli USA a Madrid e a Londra a causa della guerra.

Quando l'amministrazione Bush sostiene che l'assenza di attacchi terroristici negli USA dopo l'11 settembre significa che la sua guerra al terrorismo ha creato un mondo più sicuro per gli americani... perché ne dubito?


Il passato è imprevedibile
Man mano che la richiesta del ritiro delle forze americane dall'Iraq diventa più forte, chi appoggia la guerra sta riscrivendo la storia per dipingere un quadro spaventoso di cosa accadde in Vietnam dopo che i militari USA partirono nel marzo 1973.

Parlano di invasioni ad opera dei comunisti nordvietnamiti, ma non fanno notare che una guerra civile lunga due decenni era semplicemente continuata dopo che gli americani se ne erano andati, senza un bel po' dell'orrore che le armi chimiche e le bombe USA erano andate causando.

Parlano del "bagno di sangue" che seguì al ritiro americano, un termine che implica l'uccisione di grandi numeri di civili che non appoggiavano i comunisti. Ma ciò non è mai accaduto. Se fosse accaduto, negli Stati Uniti gli anticomunisti che appoggiavano la guerra in Vietnam sarebbero stati felici di pubblicizzare un "bagno di sangue comunista". Titoloni sarebbero usciti sui giornali di tutto il mondo. Il fatto che non si riesce a trovare niente del genere indica che non ebbe luogo nulla di simile a un bagno di sangue. Sarebbe difficile confutare in altro modo questa assenza.

"Circa 600,000 vietnamiti annegarono nel Mar Cinese Meridionale tentando di fuggire".[4] Qualcuno che non sia confinato in una happy farm di destra lo ha mai sentito prima?

Mischiano Vietnam e Cambogia nello stesso pensiero, lasciando l'impressione che gli orrori di Pol Pot includessero il Vietnam. Questa è la conservatrice National Review Online: "Sei settimane più tardi, gli ultimi americani decollarono sugli elicotteri dal tetto dell'ambasciata USA a Saigon, lasciando dietro di sé centinaia di sudvietnamiti in preda al panico e un'intera regione alla mercé dei comunisti. La scena fu simile a Phnom Penh [Cambogia]. L'ondata di torture e stragi che seguì lasciò milioni di cadaveri".[5]

Ed ecco la cara vecchia Fox News, 26 luglio, giornalisti Sean Hannity e Alan Colmes, con il loro ospite, l'attore Jon Voight. Voight dice "In questo momento abbiamo un sacco di gente che non sa un sacco di cose che piange per farci ritirare dall'Iraq. Questo – ci fu un bagno di sangue quando ci ritirammo dal Vietnam, 2.5 milioni di persone in Cambogia e in Vietnam – Vietnam del Sud furono massacrate".

La risposta di Alan Colmes, nella sua interezza: "Sì, signore". Hannity non ha detto nulla. I molti devoti ascoltatori di Fox News potevano solo annuire saggiamente.

In realtà, invece di un bagno di sangue di chi aveva collaborato con il nemico, i vietnamiti li spedirono in campi di "rieducazione", un trattamento più civile che in Europa dopo la seconda guerra mondiale, quando molti di quelli che avevano collaborato con i tedeschi furono fatti sfilare in pubblico, la testa rapata, umiliati in altri modi, e/o impiccati all'albero più vicino. Ma alcuni conservatori oggi vorrebbero farvi credere che i campi vietnamiti erano praticamente delle piccole Auschwitz.[6]

La visione conservatrice del Vietnam dopo il ritiro USA si è già indurita in cemento storico? "La storia concordata", per usare il termine di Gore Vidal?


La via di ogni carne, la via di ogni guerra
Nel 1967 e ‘68 scrivevo una rubrica molto simile a questo rapporto, solo che naturalmente non era online; era per la Washington Free Press, parte della cosiddetta "stampa underground". Di recente dando un'occhiata a queste vecchie rubriche ho trovato tre voci la cui attinenza non è stata affatto ridotta dal tempo:

(1) [Dal Washington Post, 1968]: "Mai è stato più chiaro che i Marines stanno combattendo per il proprio orgoglio, per la propria paura e per i loro compagni che sono già morti. Nessun americano a Hue sta combattendo per il Vietnam, per i vietnamiti, o contro il comunismo".[7]
[Fate le ovvie sostituzioni abbiamo: Nessun americano a Baghdad sta combattendo per l'Iraq, per il popolo iracheno, o contro il terrorismo. E quanti dei guerrieri di oggi possono guardare a quello che sta accadendo intorno a loro in Iraq e autoconvincersi di combattere per qualcosa chiamato libertà e democrazia?]

(2) Arthur Sylvester, vice ministro della difesa per gli affari pubblici, è stato l'uomo con maggiori responsabilità quanto a "fornire, controllare e gestire le notizie di guerra dal Vietnam". Un giorno nel luglio 1965 Sylvester ha detto ai giornalisti americani che avevano il dovere patriottico di diffondere solo informazioni che gettassero sugli Stati Uniti una luce favorevole. Quando uno dei giornalisti ha esclamato: "Certo, Arthur, non ti aspetti che la stampa americana sia l'ancella del governo," Sylvester ha risposto, "Questo è esattamente quello che mi aspetto," aggiungendo: "Guardate, se pensate che qualche ufficiale americano vi dirà la verità, siete stupidi. Avete sentito? – stupidi". E quando un corrispondente di un giornale di New York ha cominciato a fare una domanda, è stato interrotto da Sylvester che ha detto: "Oh, andiamo. A che importa a uno di New York della guerra del Vietnam?"[8]

(3) Gli USA hanno recentemente completato un'operazione nell'area sudvietnamita del III Corpo chiamata "Decisi a vincere". Ora una nuova operazione viene pianificata per la stessa area. Questa è chiamata "Vittoria completa", il che dovrebbe darvi un'idea di quanto abbia avuto successo "Decisi a vincere". Mi aspetto che l'unica operazione con una possibilità di successo sarà quella chiamata "Ritiro totale".


Libertari: un'eccentrica mescolanza di anarchia e capitalismo sfrenato
Cosa sostengono i libertari? La loro filosofia, in teoria e in pratica, sembra corrispondere a poco più di: "Se il governo lo sta facendo, è oppressivo e siamo contrari". Le aziende, tuttavia, tendono ad avere via libera. Forse il libertario più famoso è oggi Ron Paul, congressista del Texas, che si era candidato alla presidenza per il Libertarian Party nel 1988 e ora sta concorrendo per la stessa carica come repubblicano. È contrario alla guerra in Iraq, senza incertezze, ma se la guerra venisse ufficialmente combattuta da, per e in nome di un consorzio di Lockheed Martin, Halliburton, Bechtel, e qualche altra azienda gigante americana, avrebbe lo stesso atteggiamento? E naturalmente si potrebbe sostenere che la guerra viene effettivamente combattuta per un consorzio del genere. Così è semplicemente l'idea o l'immagine di una "operazione del governo" che infastidisce lui e altri libertari?

Paul ha detto recentemente: "Il governo è troppo burocratico, spende troppi soldi, sprecano i soldi".[9]

Quest'uomo pensa che le aziende non siano burocratiche? I libertari pensano esista una grossa istituzione che non sia autoritariamente burocratica? Non è la natura della belva? chi fra di noi non ha avuto questa frustrante esperienza con un'azienda, cercando di correggere una fatturazione sbagliata o di far riparare o sostituire un prodotto difettoso? Non si può sostenere che le aziende spendono troppi soldi (nostri)? Cosa pensano i libertari dei salari enormemente osceni versati ai dirigenti aziendali? O delle due dozzine di varietà di corruzione e furto aziendale? Qualcuno ha nominato la Enron?

Ron Paul e altri libertari sono contro la previdenza sociale. Credono che per gli anziani sia meglio vivere in un riparo per senza tetto piuttosto che dipendere da "elemosine" del governo? È esattamente a questo che si ridurrebbero molti cittadini anziani se non fosse per la previdenza sociale. Sono sicuro che la maggior parte dei libertari non sono razzisti, ma Paul certamente parla come uno di loro. Ecco un paio di commenti dalla sua newsletter:

"I sondaggi d'opinione mostrano costantemente che solo il 5 per cento circa dei neri hanno opinioni politiche sensate, cioè appoggiano il libero mercato, la libertà individuale e la fine del welfare e dell'azione affermativa".

"Date le inefficienze di quello che D.C. chiama in modo ridicolo il ‘sistema giudiziario criminale', penso possiamo tranquillamente supporre che il 95 per cento dei maschi neri in quella città siano semi-criminali o interamente criminali".[10]

L'autore Ellen Willis ha scritto che "la fallacia fondamentale del libertarianismo di destra è che lo stato sia la sola fonte di potere coercitivo". Non riconoscono "che le aziende che controllano la maggior parte delle risorse economiche, e quindi l'accesso della maggior parte delle persone alle cose necessarie per la vita, hanno molto più potere del governo di dettare il nostro comportamento e le condizioni quotidiane della nostra esistenza".[11]


NOTE

[1] "Defense Planning Guidance for the Fiscal Years 1994-1999", New York Times, 8 marzo 1992, p. 14, grassetto aggiunto

[2] Financial Times (Londra), 2 agosto 2007

[3] BBC News, 4 dicembre 1997, "Taleban in Texas for talks on gas pipeline"

[4] Joseph Farah, direttore del consrevatore WorldNetDaily (worldnetdaily.com/news/article.asp?ARTICLE_ID=56769), 6 agosto 2007

[5] Mona Charen, National Review Online, 20 luglio 2007

[6] Per altri esempi ricercare su Google News:

[7] Washington Post, 20 febbraio 1968, articolo di Lee Lescaze

[8] Resoconti del Congresso (Camera dei Rappresentanti), 12 maggio 1966, pp. 9977-78, ristampa di un articolo di Morley Safer di CBS News

[9] National Public Radio, edizione del mattino, 9 agosto 2007

[10] Atlanta Progressive News, 3 giugno 2007 (www.atlantaprogressivenews.com/views/0024-views.html)
Per quanto posso determinare, Paul non nega che queste osservazioni, e altre ugualmente razziste, appaiano nella sua newsletter, ma afferma che ne è autore un membro del suo staff.

[11] Ellen Willis, Dissent magazine, Fall 1997

William Blum
Fonte: http://killinghope.org/
Link: http://members.aol.com/bblum6/aer48.htm
10.08.2007

Traduzione a cura di LUCA TOMBOLESI