Monete, banconote e ...la Compagnia di San Paolo?
di Andrea Gianni - 30/08/2007
C'è differenza tra monete metalliche e banconote?
Se esiste una differenza, è solamente nella natura fisica?
A tutti è capitata almeno una volta l'esperienza sgradevole di avere le tasche piene di monetine che fanno volume, sono pesanti, ma non valgono nulla.
Bè, a dire il vero, quelle da uno e due euro qualcosa valgono, tanto che l'ex Ministro Tremonti propose già nel primo anno dall’entrata in vigore dell’euro, di stampare banconote di pari valore, cavalcando l'onda di protesta che serpeggiava tra la gente che credeva che se le avessero avute in tasca, sarebbero riusciti ad essere meno spendaccioni.
Poveri illusi!
In pochi capirono la frase dell'allora Presidente della BCE Duisenberg in una conferenza stampa del 12 Settembre
Tre anni dopo il Ministro dimostrò di non aver capito, o di far finta di non aver capito, quando l'undici Ottobre 2005 (non c'era più nessun Duisenberg, morto due mesi e mezzo prima, a contraddirlo sul signoraggio) insisteva dichiarando in un'audizione alla V Commissione nella seduta congiunta n. 66 (pag.19) di Camera e Senato: "ci sarà o c’è una ragione per cui esiste da tanto tempo la banconota da un dollaro? E non ha senso che esista anche una banconota da un euro? E' così privo di senso il fatto che ci sia anche la banconota da un euro? Non solo avrebbe risolto alcuni problemi di visibilità fisica, di misuratore dei valori, ma avrebbe anche un effetto, secondo me, molto considerevole in termini di proiezione esterna (vale a dire nel resto del mondo) della valuta europea”.
Abbiamo il dovere di diffidare di un uomo che oggi sembra convertito a fare il predicatore, quando fino a ieri faceva certe dichiarazioni.
Ma torniamo a Duisenberg: a cosa si riferiva l'ex Presidente della BCE, (morto in circostanze tali da far pensare ai soliti complottisti che sia stato ucciso per aver pubblicamente parlato di signoraggio) con quella frase?
Si riferiva al fatto che la differenza tra monetine e banconote non è solo fisica, ma anche e soprattutto è nella loro proprietà.
Che strano mondo quello in cui viviamo: lo Stato italiano mette a bilancio le sue monete nelle poste attive, come è giusto che sia, dato che, tolte le spese per il loro conio, la differenza è un guadagno
Se però proviamo a fare un parallelo con le banconote, scopriamo che esse, a differenza delle monete, non figurano nel bilancio dello Stato, ma della Banca d’Italia, e vengono contabilizzate nelle poste passive (vedi pag. 279). Ciò implica che le stesse rappresentano un debito della banca nei confronti dei possessori. Ma avete mai provato a riscuotere quel debito direttamente alla cassa di tale banca? Probabilmente sarete derisi dal cassiere e farete l’amara scoperta che quel denaro non ha nessun controvalore.
Tutto il denaro in circolazione non è altro che una montagna di bugie, una colossale truffa perpetrata ai danni di tutti i popoli della terra.
Scoprirete che le banconote non appartengono agli Stati (tranne che per l’unica eccezione conosciuta, che è il piccolo Stato dell’isola di Guernsey) ma, per fare un esempio casalingo nella cosiddetta zona euro, alla Banca Centrale Europea, organo sovranazionale posto al di fuori del controllo diretto dei popoli europei, la cui “quota italiana” è posseduta dalla Banca d'Italia, a sua volta posseduta da società private, banche ed assicurazioni, tranne che per una piccola frazione pari al 5% (da notare la curiosa partecipazione della Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino S.p.a. che ha investito la bellezza di ben 19 euro, come evidenziato nel bilancio 2006 a pag. 58; forse ha avuto la soffiata che Bankitalia sarà venduta al prezzo del suo “valore”, stimato secondo le stesse proprietarie fino a 23 miliardi di euro? Se questo fosse il prezzo, la parte spettante alla CaRispSM sarebbe pari a 2.76 milioni di euro: un bel gruzzolo e praticamente gratis!
Da notare, inoltre, che
Altra curiosità è la repentina ascesa alla partecipazione al capitale da parte della Cassa di Risparmio in Bologna S.p.a. Divenuta la quinta maggiore azionista con 6.2%, è a sua volta di proprietà del Gruppo Intesa-San Paolo che è la prima grande azionista di Bankitalia col 30.345%.
Ma la sorpresa arriva scoprendo la maggior azionista del Gruppo:
E’ praticamente uno Stato nello Stato, e distribuisce i suoi proventi a chi gli pare, non essendo soggetta ad alcuna autorità esterna, con la potenza di una mamma dalle mille mammelle!
Come si concilia la presenza di un personaggio del genere con
E' lecito che delle fondazioni private spendano i proventi del signoraggio bancario per le proprie finalità, sottraendo ingentissime risorse ai cittadini italiani?
E’ proprio uno strano mondo, quello in cui viviamo!
A cura di http://la-tela.blogspot.com/2007/08/monete-banconote-e-la-compagnia-di-san.html