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I roghi d'estate e l'abbandono delle zone rurali

di Silvio Barbero - 30/08/2007

Le cronache di questi giorni riportano l’emergenza incendi con la sua ennesima e drammatica scia di distruzione e purtroppo anche di morti.
Tra le località colpite troviamo anche una delle più belle ed importanti oasi del nostro sud Italia: la Riserva Naturale e Area Marina Protetta di Torre Guaceto, in Puglia, gestita da anni da WWF e dagli enti locali. Nell’ottica di un uso attento e sostenibile delle zone agricole presenti all’interno dell’area, in questi anni si è consolidato un rapporto di collaborazione con Slow Food. Recentemente era stato avviato un progetto di reinserimento di una specie autoctona di pomodoro a rischio di estinzione, il “pomodoro fiaschetto”, in collaborazione con la Cooperativa Libera Terra, già impegnata nella coltivazione di terreni confiscati alla mafia.
Sulla natura dolosa anche di questo incendio, ci sono pochi dubbi. Quindi occorre riflettere sul fatto che la prevenzione si fa sia sul piano della legalità, sia su quello della tutela dell’ambiente, con l’avvio di nuovi progetti ed il rafforzamento dei sistemi di difesa.
La distruzione con il fuoco di intere aree rappresenta un grave colpo per le economie agricole locali. Quanti uliveti, alberi da frutto, coltivazioni e case rurali sono stati distrutti o gravemente compromessi? Quanti contadini, spesso anziani, hanno ricevuto l’ultima drammatica spinta all’abbandono della terra?
Crediamo che ci si debba interrogare sull’abbandono delle zone rurali, sulla manutenzione e pulizia dei boschi, e più in generale su quelle attività (prodotti del sottobosco, legname, ecc) che hanno sempre svolto i contadini come integrazione e condizione delle loro attività più strettamente produttive.
Le comunità locali dovrebbero riconsiderare e recuperare questi lavori, e ci dovrebbe essere una collettività che, con la giusta richiesta di interventi solleciti da parte dello Stato e della Protezione Civile, procedesse in forma comunitaria ad una gestione più attenta di questi territori. Questo sarebbe un modo efficace per contrastare i piromani e gli speculatori.
Invece di sperare nei Canadair, per salvarci dal fuoco si potrebbe contare sulla vigilanza delle comunità e sul lavoro serio e antico dei contadini.

Tratto da Agricoltura - La Stampa, del 26/08/2007