Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Louis Riel e la lotta per la libertà dei meticci del Canada

Louis Riel e la lotta per la libertà dei meticci del Canada

di Francesco Lamendola - 30/08/2007

  

 

 

     Viene qui rievocata la figura di Louis Riel, campione della libertà dei meticci franco-indiani del Manitoba contro il governo anglofono del "dominion" canadese, protagonista del movimento insurrezionale del Red River (Fiume Rosso) nel 1869-70, che vide il momentameo successo degli insorti e la loro conquista della capitale, Winnipeg. Costretto dalla controffensiva del governo di Ottawa a rifugiarsi negli Stati Uniti, Riel visse esule per quattordici anni.

      Nel 1884-85 rientrò in Canada e guidò una seconda rivolta dei meticci, questa volta alleati degli indiani Cree, che, dopo alcuni successi iniziali, venne sconfitta dalle truppe governative. Catturato, processato, condannato a morte per alto tradimento, Riel salì il patibolo nel 1885, affrontando con coraggio il suo destino.

      La sua vita e le sue imprese non sono state dimenticate, ma sono, ancor oggi, segno di contraddizione. Per i franco-canadesi è un eroe, un paladino della libertà che cadde vittima di un governo più o meno apertamente razzista; per gli angolo-canadesi era, ed è, semplicemente un traditore.

      Nell'autunno del 1885 l'opinione pubblica e le forze politiche canadesi sono violentemente divisi a causa di un procedimento giudiziario in corso a Regina, nel Lontano Ovest. (1) L'imputato è Luois Riel, quarant'anni,  di sangue franco-indiano, ex membro del Parlamento di Ottawa. L'accusa è di ribellione e alto tradimento per i recenti, tragici avvenimenti che hanno sconvolto la regione del Saskatchewan. Per i canadesi di origine anglosassone, Riel è un forsennato, un criminale e un irriducibile ribelle, che ha provocato disordini e lutti e che ha giurato lotta a morte contro l'avanzata della colonizzazione angolfona nelle Praterie. Per i Franco-Canadesi, al contrario, Riel è un idealista, un valoroso, imprudente forse, ma certamente in buona fede; un uomo che ha lottato, pagando di persona, per i diritti di una minoranza conculcata.

      In realtà, Luois Riel non è né il bandito dipinto a fosche tinte dagli uni, né l'eroe nazionale del quale gli altri desiderano appropriarsi. Egli non era un Franco-Canadese ma un meticcio nelle cui vene scorreva sangue francese, irlandese e indiano. Certamente la lingua francese e la religione cattolica lo accomunavano ai Francesi del Québec ma, storicamente e idealmente, la sua patria non era né la Francia né il Québec, ma la Prateria sconfinata tra il Lago delle Foreste e le Montagne Rocciose; i suoi naturali fratelli e alleati non erano i Franco-Canadesi, ma gli Indiani. È impossibile comprendere il significato della vita e della morte di quest'uomo orgoglioso e tormentato se non le si pongono in una cornice esatta. E a dispetto del fatto che, ancor oggi, un monumento sempre adorno di fiori freschi commemori Riel nel quartiere francofono di Winnipeg, bisogna sempre ricordare che il popolo cui egli apparteneva, e che oggi è praticamente scomparso, era quello dei métis (half-breeds in inglese), le cui radici secolari affondavano nei vasti orizzonti della Prateria canadese.

 

 

&    &   &   &    &

 

 

      Ancora nella settima decade dell'Ottocento il Dominion del Canada, costituito nel 1867, non occupava che un piccolo angolo della superficie attuale, e cioè le quattro province di Nuova Scozia, Nuovo Brunswick, Québec e Ontario, queste ultime due assai più ristrette di oggi. Non ne facevano parte, perché ancora sottoposte al diretto dominio coloniale britannico, né l'Isola Principe Edoardo, né Terranova, né la Columbia Britannica e l'isola di Vancouver.  Fra la Columbia e la regione dei Grandi Laghi si stendeva un territorio immenso, che si perdeva, verso nord,  nelle solitudini artiche, e che apparteneva alla Compagnia della Baia di Hudson, una società con poteri sovrani, fondata per il commercio delle pellicce e per la scoperta del fantomatico passaggio a Nord-Ovest, in direzione dell'Estremo Oriente asiatico. Gli unici abitanti della sconfinata regione, oltre a poche centinaia di migliaia di pellerossa e di Esquimesi, erano circa 12.000 dipendenti della Compagnia, per i 5/6 meticci di lingua francese  e di religione cattolica. Erano al tempo stesso agenti militari della Compagnia e agenti commerciali nei confronti delle tribù indiane, con le quali vivevano in piena armonia, poiché il loro modo di vita e il loro piccolo numero non avevano mai minacciato l'equilibrio ecologico della regione né, in particolare, la sopravvivenza delle madrie di bisonti.

      Ma la situazione mutò bruscamente quando, nel 1869, il Governo canadese acquistò per 300.000 sterline tutto il territorio gestito fino ad allora dalla Compagnia. Nuove prospettive ecomomiche si dischiudevano per la regione, la cui fertilità prometteva di farne uno dei maggiori granai del mondo, e schiere di immigrati di lingua inglese e di religione protestante si mossero dall'Ontario verso la regione del Red River o Fiume Rosso, che era la più vicina e promettemte.

      Subito i meticci, che avevano il loro quartier geneale a Saint-Boniface sulla riva destra del fiume, di fronte a Fort Garry (oggi Winnipeg, la capitale del Manitoba) si sentirono minacciati non solo nella loro cultura e nelle loro abitudini di vita,  ma nella stessa proprietà delle terre che occupavano da decine d'anni.  I geometri e gli agronomi dell'Est procedevano alle loro misurazioni sui terreni dei meticci come se le loro fattorie non fossero neppure esistite (2), e i nuovi coloni non tardarono a mostrare tutta la loro arroganza e tutto il loro disprezzo per i vecchi.

       Nell'autunno, le autorità di Ottawa designarono un nuovo governatore per la regione, nella persona di William McDougall, e lo inviarono per organizzare il territorio del Red River. I Franco-Canadesi del Québec avrebbero desiderato che la futura provincia del Manitoba, di lingua francese e di religione cattolica già da antica data,  ottenesse il riconoscimento della sua personalità culturale, e aumentasse così il peso della minoranza francese nella vita dell'intero Canada. Ma gli Anglo-Canadesi dell'Ontario erano di opposto parere sia perché temevano, così, di trovarsi accerchiati fra due province francofone, sia per ribadire la supremazia dell'elemento anglosassone nel Dominion. Di fatto il governo di Ottawa, in maggioranza anglofono,  sosteneva questo secondo indirizzo.

      L'avvicinarsi del governatore Mc Dougall convinse i meticci che i loro diritti erano moralmente minacciati, e negli ultimi mesi del 1869 decisero di passare all'azione prima che fosse troppo tardi.  Alla testa del  movimento furono concordi nel chiamare un giovane di appena venticinque anni, ma da tutti considerato come la loro guida naturale: Louis Riel, appunto.

 

      Egli era nato il 23 ottobre 1844 a Saint-Boniface e possedeva un temperamento generoso e irruento, turbato, però - così almeno si diceva - da una certa instabilità psichica. Le sue esperienze e i suoi orizzonti culturali erano assai più vasti di quelli della grande maggioranza dei suoi compagni.  Aveva infatti studiato nell'Est, a Montréal, presso le scuole dei gesuiti (3), poi si era laureato in legge e aveva svolto varie occupazioni, viaggiando di qua e di là dalla frontiera statunitense. Per un certo perido aveva abitato a St. Paul, la capitale del Minnesota, guadagnandosi da vivere come impiegato. (4) 

      Chiamato a capo dell'agitazione dei meticci, prese in mano la situazione con tempestività ed efficacia. Per prima cosa bloccò l'accesso al Red River agli agrimensori canadesi e allo stesso Mc Dougall, quindi si impadronì, senza spargimento di sangue, di Fort Garry, sulla riva sinistra del fiume, che era stato il quartier generale della Compagnia della Baia di Hudson. Quivi costituì un Governo provvisorio, del quale fu subito nominato presidente: la sua mossa non era stata priva di abilità, poiché il governatore designato di Ottawa si era incautamente presentato prima della data ufficiale stabilita per il suo insediamento. (5)  Né Riel né i suoi seguaci pensavano minimamente a una ribellione guerreggiata contro il Dominion del Canada, sia perché sarebbe stata un'impresa disperata, sia perché nutrivano in buona fede la speranza di un accomodamento pacifico. Quel che Riel si riprometteva, dopo aver preso Fort Garry e aver costituito un proprio governo, era di intavolare trattative con le autorità di Ottawa da una posizione di forza.  Se avesse permesso a McDougall di insediarsi quale governatore, presto la fiumana degli immigrati anglo-canadesi sarebbe divenuta tale, che i meticci avrebbero perso ogni voce in capitolo circa l'assetto costituzionale della nuova provincia. Adesso, invece, il governo canadese era costretto a prender atto della loro esistenza come gruppo etnico autonomo, tanto più che l'azione incruenta di Riel aveva dimostrato chiaramente come lui e i suoi seguaci  fossero capacissimi di mantenere l'ordine nel territorio - ciò che rafforzava, indirettamente, le loro rivendicazioni. Per finire, Riel aveva ragione di sperare che, sventato il tentativo di Ottawa di mettere i meticci di fronte al fatto compiuto, ogni prolungamento dei negoziati avrebbe beneficato del crescente sostegno dell'opinione pubblica francese nel Québec.

      In un primo tempo, infatti, le cose parvero mettersi nel migliore dei modi per i meticci. Il primo ministro canadese sir John Alexander Macdonald non insistette sull'insedimamento di McDougall a Fort Garry, anzi lo richiamò per sostituirlo con un nuovo governatore. Riel, riconosciuto come presidente del governo provvisorio del Manitoba, ottenne le più ampie garanzie circa il futuro politico della regione del Red River. Essa avrebbe formato una nuova provincia e non un semplice territorio, nonostante il piccolo numero degli abitanti (6), e in essa l'autonomia dei meticci sarebbe stata assicurata dalla parità linguistica delll'inglese e del francese, e dalla costituizione di un sistema linguistico separato per i due gruppi etnici. Era tutto quanto Riel e i suoi seguaci avrebbero potuto desiderare ma, sfortunatamente, i negoziati vennero bruscamente interrotti da un drammatico incidente.

     I pochi coloni di origine inglese del Manitoba, e quelli che recentissimamente vi erano affluiti dall'Ontario, seguirono con preoccupazione e timore la piega che stavano prendendo gli avvenimenti.  Come si è detto, essi erano arrivati nella regione del Red River animati da un palese spirito d'insofferenza e di sopraffazione nei confronti dei meticci, convinti che essi sarebbero stati spogliati rapidamente  delle loro terre e spazzati via; e adesso vedevano con raccapriccio la prospettiva di trovarsi  abbandonati dal governo di Ottawa in una futura provincia ove essi sarebbero rimasti una minoranza.  Temevano, insomma, di poter fare la fine che, secondo loro, avrebbe dovuto toccare ben presto ai meticci. Di conseguenza, le loro relazioni coi vecchi abitanti della regione, che già erano cattive, s'insasprirono ulteriormente.

      Il clima di rabbiosa intolleranza razziale e religiosa portato dagli immigrati anglo-canadesi è bene illustrato dalla presenza, fra essi, di una organizzazione di fanatici estremisti detta degli Orangemen, il cui scopo era la lotta al cattolicesimo e, per conseguenza, ai meticci di lingua francese. Costoro si rifiutarono di riconoscere l'autorità di Riel e si opposero violentemente alla conclusione dell'accordo fra lui e il governo di Ottawa.  La situazione improvvisamente precipitò, poiché per il governo provvisorio  di Riel era divenuto impossibile tenere sotto controllo l'agitazione dei coloni di lingua inglese, senza ricorrere alla forza. Riel si spinse anche oltre la semplice difesa dell'ordine pubblico e  fece condannare a morte e giustiziare uno dei fanatici Orangemen, un giovane di nome Thomas Scott. (7)

       Questa azione era di dubbia legittimità giuridica, poiché il governo provvisorio di Fort Garry stava per cedere i suoi poteri al nuovo governatore canadese; dal punto di vista dell'opportunità politica, in ogni caso,  costituì un errore irreparabile. È probabile che Riel, a causa dei disturbi psichici che lo affliggevano, sia stato tradito dai propri nervi: fino a quel momento, infatti, era stato in grado di condurre un negoziato politico estremamente arduo e delicato con una notevole dose di abilità. Ma dopo l'esecuzione di Scott, ogni accordo con le autorità di Ottawa divenne, in pratica, impossibile.

      L'opinione pubblica angolo-canadese dell'Ontario, non appena venne a conoscenza di quanto era accaduto, fece un grande strepito affinché Riel ricevesse una punizione esemplare e il Manitoba venisse assicurato, una volta per tutte, alla colonizazione anglosassone indiscriminata. Il governo canadese non aveva mai riconosciuto quello di Riel con un atto formale, come un vero e proprio governo - e sia pure provvisorio. Aveva però, nel marzo del 1870, ottenuto l'approvazione del Parlamento  per la costituzione della nuova provincia del Manitoba (8) e per una amnistia generale nei confronti dei meticci che si erano ribellati e avevano occupato Fort Garry. Adesso, sotto la pressione dell'indignata opinione pubblica anglofona, le autorità di Ottawa revocarono l'amnistia nei confronti di Riel  e decretarono l'invio di una spedizione militare per occupare senz'altro il Manitoba.

 

      Le truppe si misero in movimento in primavera e, avendo come principali avversari il disgelo e il difficile stato delle piste attraverso le immense foreste, in estate si erano portate nella regione del Red River. Non ci fu praticamente resistenza; il governo provvisorio del Manitoba si dissolse e Riel, sul cui capo pendeva la grave accusa di omicidio, fu costretto a fuggire.  Nell'agosto del 1870 Fort Garry era stato rioccupato, il governatore canadese vi si era insediato e tutto era già finito. Questa fu la conclusione del primo atto del dramma dei meticci, che - impropriamente - nella storia canadese è ricordato come "l'insurrezione del Red River". In realtà, non c'era stata una vera e propria insurrezione: il tentativo dei meticci di tutelare i loro diritti era stato condotto, se non proprio nel pieno rispetto della legalità, in forma comunque sostanzialmente incruenta. Anche il tragico episodio che culminò nell'esecuzione di  Thomas Scott dimostra più l'aggressività irriducibile dei protestanti inglesi che la volontà secessionista dei cattolici di lingua francese. Il corpo di spedizione militare canadese, comandato dal colonnello Garnet Wolseley, praticamente non aveva dovuto combattere.

      Proprio questo contegno moderato dei "ribelli" indusse il governo di Ottawa a decretare che oltre un milione di acri di terra, nella provincia del Manitoba, fossero assicurati ai meticci. (9)  Ciononostante, la gran parte di essi preferirono abbandonare la loro antica patria e migrare più a nord-ovest, sulle sponde del fiume North Saskatchewan.  Anche questa regione faceva parte del territorio acquistato dal Canada alla Compagnia della Baia di Hudson, ma in essa non vi erano coloni inglesi, solo pochi meticci e le tribù indiane che vivevano indisturbate da secoli; inoltre, non era ancora stata organizzata amministrativamente in maniera efficiente. (10)

 

 

&   &   &   &   &

 

 

      I motivi che indussero i meticci del Red River a questa ampia migrazione possono essere facilmente immaginati. Le terre che erano state loro garantite non avevano alcun valore senza le tradizionali fonti di sopravvivenza, il bisonte e gli alri animali da pelliccia, nonché la possibilità di commerciare liberamente con gli Indiani. Ora, sia le mandrie di bisonti e la selvaggina più minuta, sia le tribù indigene erano state allontanate e distrutte in brevissimo tempo dall'avanzata della "civiltà".  I coloni inglesi erano essenzialmente agricoltori  e intendevano introdurre su larghissima scala le colture cerealicole,  sconvolgendo il delicato equilibrio ecologico che aveva permesso a meticci e Indiani di vivere così a lungo in piena armonia con la natura. I meticci erano abituati a vivere di caccia e di commercio con gli Indiani, amavano i grandi spazi incontaminati e non intendevano trasformarsi in agricoltori. Il loro dramma era in sostanza il medesimo che stavano soffrendo le popolazioni indigene lungo tutta la frontiera delle Praterie e delle Montagne Rocciose, anche negli Stati Uniti, davanti all'avanzata dell'uomo bianco.

      Oltre a questo, nel caso del Manitoba vi erano dei motivi specifici per la migrazione massiccia dei métis  dopo l'incorporazione nel Canada. Se organizzazioni razziste come gli Orangemen avevano potuto prosperare tra il 1869 e il 1870, ci si può facilmente immaginare in quale stato d'animo fossero ridotti a vivere i meticci  del Manitoba all'indomani della creazione della nuova provincia. Dall'Ontario giungevano sempre nuove schiere di coloni, e i primitivi abitanti divenivano ogni giorni di più una minoranza circondata e disprezzata. Non c'era più posto per loro, nel nuovo Canada che andava sorgendo insieme alle ferrovie e al moderno capitalismo. Il loro inserimento nel nuovo tipo di economia e di cultura, già comunque traumatico, diveniva di fatto impossibile a causa del clima di odio razziale e religioso instaurato dai nuovi venuti.

      Nel Québec la popolazione francese aveva potuto non farsi sommergere poiché costituiva un blocco compatto e numeroso, inizialmente più numeroso, anzi, degli stessi coloni inglesi.  Nel Manitoba, però, non c'erano quasi Francesi; c'erano dei meticci di lingua francese, un piccolo gruppo isolato che la legge del più forte si apprestava a cancellare dalla scena della storia. Oggi essi sono quasi scomparsi dal mosaico razziale del Canada.

 

 

&    &    &    &    &

 

 

      Mentre il colonnello  Wolseley prendeva Fort Garry e permetteva al nuovo governatore di insediarvisi, Riel si era messo in salvo attraversando la frontiera statunitense. Per i successivi quattordici anni visse in esilio negli Stati Uniti, ma non - come è stato affermato - per la maggior parte del tempo in una clinica psichiatrica (11), quantunque l'amarezza dell'esilio, e forse il rimorso per l'uccisione di Scott,  possono comprensibilmente aver aggravato la natura dei suoi disturbi mentali.  Effettivamente, egli fu ricoverato in un ospedale psichiatrico  per un solo anno, a cavallo fra il 1877 e il 1878. (12)  In ogni caso,  non solo i suoi antichi compagni meticci, ma anche i Francesi del Québec gli conservarono intatta la loro stima  e la loro ammirazione. Ciò è provato dal fatto che i primi lo rivollero alla loro testa nell'insurrezione del 1884, mentre i secondi lo vollero eleggere membro del Parlamento canadese, nel 1873.

      Riel si trovava sempre negli Stati Uniti come esule ricercato dalla giustizia del suo Paese d'origine, ma l'elezione al Parlamento di Ottawa gli spianò insperatamente la via del ritorno in patria. Nella capitale del Canada prestò regolare giuramento, ma la polemica intorno alla sua persona, che non si era mai spenta, divampò con tale violenza che gli fu impossibile prendere possesso effettivo del suo seggio in Parlamento.

      Nel febbraio del 1874, sotto la pressione dell'opinione pubblica anglofona che lo riteneva un ribelle e un assassino, venne espulso dal Parlamento; ma, nel settembre dello stesso anno, fu rieletto con i voti  dei francofoni. Era evidente che la sua figura costituiva un elemento di divisione insanabile non solo nell'aula del Parlamento, ma nell'intero Paese; e, nel febbraio del 1875, egli venne messo fuori legge ufficialmente per un periodo di cinque anni.  (13)  Con questa soluzione salomonica gli Inglesi del Canada ritennero di essersi sbarazzati di un personaggio scomodo, senza però aver creato un martire. In effetti, la polemica fra i sostenitori e i detrattori di Riel era stata talmente aspra, che lasciò pesanti strascichi sia dentro che fuori il giovane Parlamento canadese, avvelenando i rapporti tra l'elemento anglosassone e quello francese.

 

     Riel, in verità, aveva dato una ulteriore dimostrazione del genere di sentimenti che nutriva nei confronti della sua patria canadese nel 1871, affinché aveva pubblicamente invitato i suoi vecchi amici meticci a combattere insieme agli altri Canadesi per respingere una nuova scorreria dei Feniani. Costoro erano dei rivoluzionari irlandesi che, dopo la massiccia emigrazione dall'Irlanda in America del 1848, causata dalla micidiale carestia che aveva colpito l'isola, avevano giurato odio eterno alla Gran Bretagna. La loro organizzazione, che prendeva il nome dal mitico eroe celtico Finn, si era costituita a Chiacago nel 1858, con l'obiettivo dichiarato ma poco realistico di rovesciare la dominazione inglese nel Canada.

      Dopo la fine della guerra civile americana (1861-65) i Feniani s'ingrossarono di un buon numero di soldati irlandesi smobilitati dall'esercito, e il governo di Washington, risentito per l'atteggiamento favorevole agli Stati secessionisti del Sud tenuto dalla Gran Bretagna, non si diede molto da fare per tenerli sotto controllo.  Pare che in quel momento i Feniani abbiano toccato il vertice di 250.000 aderenti, e il 1° giugno del 1866 si sentivano già abbastanza forti per invadere il Canada con una colonna di 800 uomini, guidata da John O'Neill. Prima di essere costretti a ripiegare su Buffalo, avevano inflitto seri danni agl'Inglesi di Fort Erie. (14)

      È evidente che, se Riel avesse nutrito una avversione implacabile per il governo canadese, non avrebbe perso l'occasione di patrocinare l'alleanza tra meticci e Feniani, proprio lui che aveva anche un po' di sangue irlandese nelle vene. Se non lo fece, ciò può significare una sola cosa, e cioè che, fatti salvi i diritti dei métis, Riel non negava legittimità giuridica e morale al governo centrale. Quanto alle autorità di Ottawa, esse lo ringraziarono per l'atteggiamento tenuto la vigilia della minacciata invasione feniana, ma abbiam visto come poi - passato il pericolo - gli manifestarono concretamente la loro gratitudine.

 

      Dopo l'esplusione dal parlamento, Riel fu ricoverato per disturbi mentali, successivamente, in due cliniche del Québec; dimesso, soggiornò per qualche tempo nello stato di New York, e finalmene, nel 1879, si stabilì nel Montana, ove rimase fino al 1884, lavorando come insegnante in una missione e assumendo, nel 1883, la cittadinanza statunitense. In tutto questo lungo periodo della sua vita non aveva mai dimenticato il suo popolo, e si era mantenuto in contatto con gli antichi compagni, impegnandosi - anche politicamente - per susciare verso la loro causa le simpatie del Partito repubblicano degli Stati Uniti. 

      Fu così che, quando - nella primavera del 1884 - gli giunse l'accorato appello dei meticci del Saskatchewan perché riprendesse la loro guida, egli accettò senza esitazione, e, nel giugno, era di nuovo in mezzo a loro, nel Canada.

 

 

&    &   &   &   &

 

 

      La nuova agitazione dei meticci era stata originata da cause molteplici, tutte, però, riconducibili a quelle stesse che avevano cercato di sfuggire, migrando dalla regione del Red River. La civiltà dell'uomo bianco li aveva inseguiti fin laggiù, sulle rive del North Saskatchewan, questa volta sotto forma della ferrovia transcontinentale che il governo canadese stava facendo costruire a ritmo serrato, perché la Columbia Britannica aveva condizionato il proprio ingresso nel Dominion al prolungamento di essa fino a Vancouver, sull'Oceano Pacifico. (15) 

      I meticci, che già erano arrivati sul Sasatchewan pieni di risentimento verso coloro i quali li avevano obbligati a lasciare le loro antiche terre, stavano attraversando un momento particolarmente difficile, sia dal punto di vista materiale che spirituale. Pur essendosi convertiti all'agricoltura - il che aveva provocato un totale sconvolgimento delle loro abitudini di vita e della loro cultura - erano adesso alle prese con una congiuntura assai negativa, sia per la scarsità dei raccolti che per la caduta del prezzo del grano.  I loro amici indiani, i Cree, si trovavano in condizioni anche peggiori.  L'ultima grande mandria di bisonti era stata distrutta dai Sioux di Toro Seduto, rifugiatisi in Canada dopo la battaglia contro Custer, nel 1883; e, come se ciò non bastasse, erano esasperati dagli sforzi delle autorità canadesi per rinchiuderli nelle riserve.

      Sulle prime, comunque, i meticci avevano seguito le vie legali, inviando delle petizioni al governo di Ottawa per far presenti le loro difficoltà e le loro richieste.  Ma poiché non avevano ricevuto alcuna risposta, avevano deciso di rivolgersi, ancora una volta,  a Luois Riel. Anch'egli, quando fu giunto nella regione del Sasakatchewan, batté inizialmente le vie legali, e, nel dicembre del 1884, inviò alla capitale canadese le rivendicazioni del suo popolo e dei suoi alleati. Queste si possono, in pratica, così sintetizzare: concessione di titoli di proprietà delle terre per i meticci; miglior trattamento per gli Indiani; una più ampia distribuzione di appezzamenti coltivabili. Anche questa volta, però, il governo di Ottawa promise che avrebbe provveduto, e poi, in sostanza, non fece nulla.

 

     Riel, a questo punto, ripetè la strategia, e purtroppo anche gli errori, di quindici anni prima. Anche questa volta costituì un governo provvisorio, del quale venne nominato presidente; ma anche questa volta non seppe o non volle evitare che si verificasse l'incidente irreparabile. In realtà, le sue condizioni nervose dovevano essere seriamente peggiorate e, pertanto, era inevitabile che la situazione gli scivolasse di mano.

      Il 26 marzo 1885, pochi giorni dopo la costituzione del suo nuovo governo, il suo luogotenente Gabriel Dumont (1838-1906) uccise in una imboscata quattordici uomini della Polizia a cavallo (le famose "giubbe rosse"), presso il Duck Lake. Come se ciò non bastasse, pochi giorni dopo gli Indiani Cree di Big Bear ("Grande Orso") lanciarono un attacco che obbligò la Polizia canadese a sgomberare Fort Pitt, seguendo l'esempio di quanto già accaduto a Fort Carlton. Questi drammatici avvenimenti segnarono inesorabilmente il destino di Riel e dei meticci, nonché delle tribù pellirossa loro alleate.

 

     Nell'Est, dove le notizie provenienti dal North Saskatchewan avevano suscitato enorme scalpore, specialmente fra gli Anglo-Canadesi, venne approntato un vero esercito di oltre 7.000 uomini, al comando del maggior generale Frederick Dobson Middleton. Contrariamente a quanto era accaduto nel 1870, quando l'esercito aveva potuto raggiungere la zona di operazioni nel Manitoba solo dopo una difficile marcia di molte settimane, questa volta la ferrovia da poco costruita impresse alle operazioni un ritmo velocissimo. Il numerosissimo corpo di spedizione inviato da Ottawa potè arrivare nella regione del Saskatchewan in qualche giorno appena, perfettamente fresco ed equipaggiato. Dopo di che si suddivise in tre colonne, che si diressero rispettivamente su Edmonton, Battleford e Batoche, quest'ultima la "capitale" dei meticci.

      Riel fece del suo meglio per concentrare le proprie forze e, in particolare, per congiungersi con i Cree di Big Bear, ma le forze canadesi stavano avanzando con tale celerità che i suoi piani furono sventati.  Verso la fine di aprile, la colonna guidata personalmente da Middleton era già in vista di Batoche, ove subì una momentanea battuta d'arresto per un audace e vigoroso contrattacco lanciato da Dumont al Fish Creek. Ma, data la schiacciante superiorità di uomini e mezzi di cui disponeva l'esercito canadese, l'avanzata riprese quasi subito e, il 12 maggio, Batoche venne presa d'assalto. Riel si arrese, Dumont riuscì a fuggire nel Montana;  più tardi, sarebbe rientrato in Canada usufruendo di una amnistia.

      Restavano i Cree a battersi ancora, ma senza alcuna speranza, per qualche settimana; finché, inseguito implacabilmente, anche il vecchio capo Big Bear dovette rassegnarsi all'idea di deporre le armi e desistere dall'ormai inutile lotta. La capitolazione ebbe luogo a Fort Carlton il 2 luglio, e pose la parola fine all'estrema resistenza dei nativi del Canada all'invadenza dell'uomo bianco. (17) Pochi anni dopo, col massacro di Wounded Knee (che i testi di storia americani definiscono, pudicamente, "battaglia") avrebbe avuto termine anche quella dei loro fratelli di razza al di là della frontiera degli Stati Uniti.

 

 

&   &   &   &   &

 

 

     Il processo a carico di Luois Riel si tenne a Regina, la città più vicina,  e divise l'opinione pubblica canadese in due partiti contrapposti. Nel complesso, le autorità mostrarono una certa moderazione nel punire i resposnsabili della "rivolta". Furono pronunziate solo 8 condanne capitali a carico di altrettanti Indian, che avevano ucciso dei coloni all'inizio della rivolta; 18 meticci, Big Bear e un altro capo di nome Poundmaker furono imprigionati. Ma con Riel si volle procedere severamente, poiché egli era considerato un simbolo dal suo popolo.  L'unica speranza di sottrarlo al capestro sarebbe consistita nell'improntare la difesa sulla sua incapacità mentale, ma egli rifiutò questa strategia processuale e volle assumersi pienamente le proprie responsabilità.

      Fu condannato all'impiccagione. Frattanto, però, i Franco-Canadesi del Québec avevano dato vita a una tale agitazione, che l'esecuzione della sentenza venne rinviata all'ultimo momento, e una commissione medica si recò a visitare il condannato. Riel, tuttavia, volle ribadire la propria assoluta lucidità mentale, quasi desideroso di andare incontro al proprio destino. Di conseguenza, venne dichiarato in possesso delle sue facoltà e il meccanismo giudiziario, arrestato in extremis, si rimise inesorabilmente in movimento. Il 16 novembre del 1885, Riel salì con fermezza al patibolo, affidandosi al giudizio della storia. (18)

 

     La sua morte gettò un'ombra pesante sui rapporti fra i due maggiori gruppi etnici canadesi, la quale si sarebbe protratta per molti anni e, anzi, si può dire che neppur oggi si sia del tutto dissipata.

       I meticci subirono il loro inevitabile destino e, nel giro di qualche decennio, si confusero con la massa dei nuovi immigrati e cessarono di esistere in quanto gruppo etnico e culturale indipendente. La sorte degli Indiani fu anche più tragica. Nel 1870, quando la Compagnia della Baia di Hudson aveva ceduto la propria sovranità al Dominion del Canada, essi erano ancora parecchie centinaia di migliaia, specialmente a occidente dei Grandi Laghi. Ma il censimento del 1911 ne segnalava appena 111.000 sull'intero territorio nazionale. (19)  Per di più, essi ormai erano chiusi nelle riserve stabilite dal governo, ov'erano costretti a vivere non più della caccia al bisonte, ma della carità degli uffici governativi.

 

      Può essere interessante seguire gli sviluppi della situazione etnica e politica nel Manitoba, patria d'origine dei meticci.  A partire dal 1870, com'era stato previsto, un esercito di immigrati, parte Anglo-Canadesi, parte Europei (Russi, Ucraini, Polacchi, Tedeschi) si riversò nella regione.  Come si ricorderà, fin dalla sua costituzione la provincia del Manitoba aveva avuto l'assicurazione di un sistema scolastico separato per anglofoni e francofoni. Ma ben presto il numero dei meticci divenne così esiguo rispetto agli Anglosassoni, che nel 1890 le scuole in lingua francese vennero abolite.  Ne derivò una vivace polemica in ambito parlamentare, cui pose fine un compromesso del primo ministro Wilfred Laurier, nel 1896. (20)

     Oggi a Saint-Boniface, dove Riel è ricordato dai cattolici quasi come un martire, si parla ancora il francese. Ma i métis sono scomparsi. Altri popoli ben più numerosi, come gli Armeni, hanno conosciuto, in tempi moderni, il dramma di perdere la propria patria. Ma i meticci hanno perso, in un certo senso, ancora di più.  La nascita del Canada moderno ha significato, per essi, la perdita delle tradizonali fonti di sussistenza, dei modi di vita, della cultura, in una parola della specifica identità materiale e spirituale.

      Da questo punto di vista, il loro dramma ricorda altri drammi legati all'avvento della "modernità" più che allo scontro fra popoli e Stati, a cominciare da quello dei luddisti nell'Inghilterra del 1811-13, che sono stati a lungo presentati - a torto - come oscurantisti e nemici del progresso, mentre erano forse i primi di una nuova schiera di combattenti: i difensori di un nuovo modello di civiltà, basato sul primato dell'uomo rispetto alla macchina e, più in generale, rispetto alle leggi del mercato. (21)

 

 

&    &    &    &    &

 

 

      Sulla figura e sul significato storico di Luois Riel, crediamo sia sostanzialmente  equilibrato e, in gran parte, condivisibile il giudizio espresso da Valerio Lugani e Roberto Mercatali:

 

      "L'unificazione del paese non si realizzò in modo del tutto pacifico, come potrebbe sembrare, specialmente all'inizio.

      "La penetrazione dei Canadesi verso l'Ovest non conobbe certo le tragiche vicende che caratterizzarono, soprattutto con massacri di Indiani, la conquista del 'Far West' americano.  Tuttavia qualche lotta ci fu e, come esempio, citiamo il clamoroso caso di Luois Riel, un colono del Manitoba di origine francese che in due riprese, nel 1870 e nel 1885, mise a soqquadro quella regione e poi il Saskatchewan, capeggiando bande armate ostili alla Confederazione.

      "Dopo sanguinosi scontri che costarono la vita a centinaia di Canadesi, la rivolta fu domata e Riel, catturato e processato, venne condannato all'impiccagione.

      "Il caso, come si è detto, fu clamoroso soprattutto per le violente polemiche che scatenò tra i Franco-canadesi (i quali videro in Riel un eroe e un martire) e gli Anglo-canadesi, che lo esecrarono invece come un criminale.

      "In realtà Riel non era né un criminale né un eroe e, anche se ambizioso e un po' esaltato,  interpretava con la sua ribellione i timori e le ansie di quei pionieri che, dopo essersi insediati con mille sacrifici nell'Ovest, si sentivano minacciati dall'arrivo di quei coloni, e in particolare di quegli speculatori, che ormai sopraggiungevano a frotte dietro la ferrovia con l'intenzione di accaparrarsi le migliori terre delle Pianure." (22)

 

 

NOTE.

 

 

1)      Oggi la capitale del Saskatchewan, allora del Distretto di Assiniboia, costituito nel 1882.

2)      C. WASSERMANN, Il Canda, Milano, Garzanti, 1961, p. 77.

3)      The American Peoples Encyclopedia, vol. 16, p. 73.

4)      Encyclopedia Britannica, vol. 19, p. 300.

5)      C. WASSERMANN, Op. cit., pp. 77-78.

6)      Ma i confini del Manitoba nel 1870 erano ben diversi da quelli odierni: non si trattava che di un piccolo rettangolo di territorio fra il Lago Winnipeg e la frontiera statunitense.

7)      C. WASSERMANN, Op. cit., pp. 78-79.

8)      Manitoba Act del 13 luglio 1870.

9)      The American Peolples Encyclopedia, vol. 16, p. 73.

10)  Dal 1869 tutti i territori dell'Ovest e del Nord canadese, ad eccezione della Columbia Britannica e, dal 1870, del "piccolo" Manitoba, formavano un'unica smisurata entità amministrativa, il "Nothwest Territory". Nel 1882 furono creati i Distretti di Assiniboia, Sasaktchewan, Alberta e Athabaska.

11)  C. WASSERMANN, Op. cit., p. 79.

12)  Encyclopedia Britannica, , vol. 19, p. 300.

13)  G. F. G. STANLEY, voce Riel, in The Encyclopedia Americana, vol. 23, p. 514.

14)  G. M. TREVELYAN, Storia dell'Inghilterra nel secolo XIX, Torino, Einaudi, 1942, pp. 443, 460-61.

15)  Ciò avvenne nel 1885. Ma il primo ministro Macdonald