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Farine fossili e auto ubriache

di Uriel - 01/09/2007

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Avendo avuto rapporti con un'azienda agricola locale tempo fa, ho potuto scambiare due parole con "addetti ai lavori". E quello che si sa in giro e' molto diverso da quello che si dice sui giornali. Mi riferisco ai rincari delle farine.

Le cose sono andate piu' o meno cosi': degli emissari di conf-* hanno raggiunto gli agricoltori che facevano farina, proponendo loro un incentivo economico per passare al altra cultura, quando non per tenere i campi a maggese(1).

Questo ha prodotto un aumento dei prezzi della farina sul mercato locale, dei quali hanno approfittato i commercianti che portano farina da Australia e Sud Africa.

Tra l'altro, sia in Ausralia che in Sud Africa i raccolti sono stati di qualche punto inferiori al previsto.

Ma si e' trattato di oscillazioni che di solito vengono assorbite dal mercato locale e dalle riserve locali, a meno che qualcuno non vada dai contadini a proporre di NON produrre grano.

Gli aumenti che stiamo vedendo sono, insomma, artificiali e speculativi. E sono stati supportati dalle associazioni locali degli agricoltori, mediante un'azione di scarsita' programmata ed artificiale.

La naturalezza con la quale mi e' stato raccontato mi ha fatto pensare che fosse cosa nota e che adesso che il prezzo e' aumentato i contadini si butteranno nuovamente sul grano. Invece, gli stessi incentivi stanno venendo proposti, e i giornali stanno dando la colpa della scarsita' al fatto che , a detta loro, i campi di mais sarebbero usati per farci alcool.

Il che e' vero, ma la farina per il pane NON viene dal mais, anche se il milanese medio di oggi non saprebbe  riconoscere la farina di mais nemmeno mentre affoga in un pentolone di polenta.(2)

Insomma, e' iniziata la campagna contro l'alcool etilico. Come largamente previsto mesi fa, il rapido svilupparsi (3) de biocarburanti sta , come tutti i cambiamenti epocali, stuzzicando coloro che hanno da rimetterci.

  1. Lo stato. L'alcool e' troppo semplice da produrre , e' difficile che un'accisa come quella attuale possa sopravvivere, farebbe la fine delle leggi proibizioniste. Troppo conveniente e troppo facile violarle.
  2. Confindustria. Agli inizi del 1900, il 75% degli italiani lavorava in campagna. Oggi e' il 5% della popolazione. Un semplice ritorno al 30% della popolazione all'agricoltura produrrebbe un drastico calo dell'offerta di manodopera per industria e PMI, ed e' impensabile la loro sostituzione con immigrati.
  3. I partiti politici: sebbene una certa agiografia del proletariato consideri l' "operaio" come quello che fa le rivoluzioni, negli ultimi 2000 anni le rivolte , le sommosse e le rivoluzioni sono sempre nate dalle campagne e sono sempre state alimentate dai contadini. Il contadino e' politicamente difficilissimo da gestire. Con il potere -politico- di fermare le automobili o solo produrre rincari al prezzo del carburante,  non li ferma nessuno.
  4. Sindacati. Da anni hanno a che fare solo con i parassiti dell'amministrazione pubblica e con poche grandi aziende italiane. Non sanno piu' cosa dire ad un ceto di lavoratori che lavorano. Dovrebbero andare a cercarli per le campagne e, peggio sforzarsi di fare quello che gli viene chiesto, perche' il contadino domani mangia senza il sindacalista, il sindacalista forse no.
  5. Il mondo della finanza. Se pensiamo che nel ferrarese c'erano 26 fabbriche di zucchero con distilleria di alcool fino al 1940, per raggiungere un livello decente di produttivita' sara' necessario investire, distogliendo i soldi dalla speculazione sul forex. Questo non piace a quella gente, come non piace loro la gente che lavora. Le banche cooperative agricole, poi, sono viste come fumo negli occhi.
  6. Il mondo dell'immobiliare: il contadino puo' costruire la casa colonica a partire dai 3 ettari, inoltre il decentramento della popolazione toglie potere d'acquisto agli speculatori di citta'.

In generale, non c'e' in italia un solo ente politico o economico che desideri un incremento delle attivita' agricole, non c'e' nessuno quindi che parlera' bene, in Italia, della conversione al bioetanolo.

La storia secondo la quale il bioetanolo toglierebbe cibo ai poveri e' affidabile quanto Fidel Castro, per la semplice ragione che la percentuale di territorio antropizzato sul nostro pianeta e' del 2%.

Si', il 2%. Posti come Europa e Cina scoppiano, e ovviamente ci sono luoghi con densita' della popolazione altissime.

Ma se guardiamo quanto sono grandi continenti come Asia, Australia, Africa, e li confrontiamo con la popolazione locale, beh.... la quantita' di terreni coltivabili e' enorme , e il rapporto globale scende al 2%.

Il vero problema, pero', e' che servono braccia.

Cosa succederebbe all'economia italiana se continuasse un trend che a dire il vero e' gia' iniziato, cioe' la rivalutazione dell'agricoltura nell'appennino?

Sempre piu' persone si ricordano di avere un pezzo di terra da qualche parte, e tornano a coltivarlo. Sia perche' vanno di moda le coltivazioni "di lusso" (4) , quelle biologiche et similia.

Quanta gente ancora accettera' di farsi schiavizzare a 600 euri al mese quando la terra sta tornando a dare redditi decenti, a patto di uscire dalle colture "di massa"?(5)

E se la terra permettesse ad una famiglia di vivere, in un mondo di biocarburanti, quanti ancora si ricorderebbero che esiste l'industria, con le sue sottopaghe, o il mondo dei servizi, con il suo precariato?

Si dice che questa carenza di braccia potrebbe venire calmierata importando immigrati, ma allo stato attuale gli immigrati sono riusciti si e no a compensare la fuga dei tecnici dal paese, tantevvero che a crescita zero , con 5 milioni di immigrati la popolazione e' rimasta di 57 milioni.

Inoltre, c'e' un problema: la proprieta' dei terreni in italia e' frammentatissima. Venire da una nazione agricola fa si' che tantissime famiglie abbiano, sparsi qui e la' per il paese, dei pezzetti di terra coltivabile. In questa situazione , l'immigrazione di massa non e' praticabile come rimedio per abbassare i costi del lavoro, perche' la richiesta massima e' nel periodo del raccolto, e sarebbe polverizzata in una miriade di piccole fattorie. Il resto dell'anno dove la mettiamo questa gente?

La pura e semplice verita' e' che la conversione al bioetanolo cambiera' moltissimo la societa' del futuro, cambiera' l'industria e il mondo del lavoro, cambiera' la finanza, cambiera' persino la politica.

Tutti questi attori oggi fanno resistenza e pagano i giornali servi per raccontare palle.

Ad esempio, che una mancanza artificiale e programmata di grano e farina sia responsabilita' di un'attivita' ....che in Italia non e' ancora iniziata.

La caccia alle streghe sta iniziando. Presto ci diranno che chi coltiva per fare bioetanolo e' un pedofilo, vedrete.

Uriel





(1) Per lasciarli praticamente incolti allo scopo di ricostruire la flora batterica del suolo.

(2) Il milanese attuale non ammetterebbe mai di discendere da una famiglia di contadini, per di piu' poveri.

(3) le coltivazioni adibite a biocarburante sono raddoppiate, l'investimento nelle distillerie e' quadruplicato.

(4) I miei amici si sono messi ad a coltivare rose "galliche", "sally holmes" e "ballerina". Ho dato un'occhio ai prezzi. Abbiamo sbagliato mestiere. Tutti. E non sono neanche rose "rare" come ho sentito raccontare da altre persone in Piemonte.

(5) Coi pomodori si guadagna pochissimo, meno che con il miele biologico, per dirne una, a parita' di investimento. Se ci aggiungete il classico Bed & Breakfast , si vive dignitosamente.