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Rivolta fiscale: le sparate di Bossi, una manifestazione di impotenza

di Massimo Fini - 01/09/2007

Hanno suscitato scandalo, scalpore, indignazione, richieste perentorie di scomunica, una dura reprimenda del presidente Napolitano, e polemiche la cui coda si trascina ancora oggi, le parole che l'onorevole Umberto Bossi, incitando alla rivolta contro l'esosità fiscale , ha pronunciato domenica scorsa sulle colline bergamasche davanti ai suoi fedelissimi: «I lombardi non hanno mai tirato fuori i fucili, ma per farlo c'è sempre una prima volta».
Bisogna preoccuparsene? Purtroppo no. Non è la prima volta che il leader del Carroccio ricorre a queste rodomontate. Già qualche anno fa affermò di avere «trecentomila bergamaschi pronti a tirare fuori la pistola dalle fondine». Ma dalle fondine i bergamaschi e i padani possono tirare fuori al massimo i loro cellulari. A parte qualche raro caso i lombardi non hanno mai dato grandi prove di coraggio e hanno subito passivamente ogni sorta di dominazione. Sostanzialmente, soprattutto i milanesi, non sono particolarmente aggressivi, come ben sa Roma, intesa non solo come potere centrale, che col suo millenario cinismo tutto assorbe, tutto digerisce e tutto sfrutta. Ben che vada Bossi potrà fare lo sciopero delle lotterie, su cui è precipitosamente ripiegato, ma nemmeno quello gli riuscirà, come non gli riuscì lo sciopero del canone, perchè agli italiani, lombardi o no, puoi togliere tutto tranne il lotto, il totocalcio e la Tv.

In realtà quella di Bossi è una manifestazione di impotenza. È da tempo, più o meno dall'"ingresso in campo" di Silvio Berlusconi, che la Lega "ha perso la sua funzione propulsiva" per dirla con le parole che Enrico Berlinguer usò per la Rivoluzione d'Ottobre.

Quando la Lega fece il suo ingresso sulla scena fu accolta favorevolmente da molti, e non solo al Nord, almeno da quelli non compromessi con l'ancien régime, perchè spezzava quel consociativismo per cui in Italia non esisteva più un'opposizione. Mentre la Lega, per quanto considerata da molti, soprattutto da quelli che avevano la coda di paglia, "brutta, sporca e cattiva", era un'opposizione, una vera opposizione. Inoltre aveva un leader originale (a mio parere, l'unico, vero, uomo politico italiano di questi ultimi vent'anni) che parlava schietto, non in politichese, con idee innovative e interessanti (per esempio il tema dell'identità che non morirà con la Lega ma è destinato ad essere una delle questioni centrali dei prossimi decenni).

Fu la comparsa della Lega, cioè di una vera opposizione, a permettere le inchieste di Mani Pulite contro i ladri di regime. Prima, essendo tutti i partiti compatti e complici nel malaffare, i magistrati che ci provavano venivano paralizzati, imbalsamati, trasferiti. Angelo Milana, pretore a Piacenza, fece cinque anni prima di Di Pietro le stesse inchieste di Di Pietro, e osò mettere in carcere due sindaci, uno socialista e l'altro comunista, e un importante imprenditore, Romagnoli. Si sollevò tutto l' "arco costituzionale" e persino il vescovo di Piacenza tuonò contro Milana che alla fine fu proposto, dal Csm, per il trasferimento a Trieste, così come da Trieste a Trapani fu trasferito il giudice Palermo, che aveva avuto la sfortuna di imbattersi, in una sua inchiesta, nel nome di Bettino Craxi, e che dopo tre mesi di permanenza a Trapani, dove non aveva avuto il tempo materiale di scoprire nulla in materia di mafia, fu oggetto di un gravissimo attentato in cui morirono una giovane madre e i suoi due figlioletti. Milana, tornando a lui, era un vecchio magistrato e di fronte al diktat disse: «Beh, se le cose stanno così, sapete cosa faccio? Vado in pensione».

Si deve quindi alla Lega, in combinazione con l'azione della Magistratura, se è caduta la cosiddetta Prima Repubblica. Ma, come spesso accade nella Storia (è stato Leone Trotzkij il grande protagonista della Rivoluzione d'Ottobre, ma fu Stalin ad appropriarsene) Bossi ha scosso l'albero e un altro, Silvio Berlusconi, ne ha colto i frutti (e, sia detto di passata, non c'è nessuno più lontano dall'esigenza di identità di Berlusconi, globalista e internazionalista per indole). La Lega è stata man mano inglobata e innocuizzata. Ecco perchè oggi Bossi, impotente sul piano dell'azione politica, spara. Ma solo parole a vanvera.