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No, il biologico non è un bluff

di Lucio Cavazzoni - 03/09/2007

       
Un interessante intervento di Lucio Cavazzoni, presidente di Alce Nero & Mielizia, sul caso Espresso.

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Per quel poco che può contare la mia esperienza posso affermare che la produzione biologica è mal pagata dal mercato, ancora poco riconosciuta per il suo valore dai consumatori, attentata da non pochi (ma infima minoranza) opportunisti frodatori, ma rappresenta un movimento straordinariamente ricco e diversificato, pulito ed entusiasta; tollerante, aperto e generoso nella più gran parte delle sue espressioni; democratico e disponibile allo scambio; consapevole che la sfida è universale, transnazionale, di cultura innanzitutto, che si basa sul rispetto dell'ambiente e delle sue regole, della con-vivenza come obiettivo primo da realizzare nel pianeta.

Il biologico che io conosco è anche quello della nostra apicoltura, che oggi come ventinove anni fa deve ritirarsi sull'Appennino perché in pianura le api morivano e muoiono tutte; quello dei frutteti e degli orti dove si lavora il triplo per non inquinare terre e mari e sterminare tutti i pronubi esistenti; quello dove si fanno rotazioni con una (apparente) produttività molto ridotta, ma in cambio evitando irrorazioni micidiali; quello delle coltivazioni di caffè sotto l'ombra di piante per preservare foreste meravigliose al posto di desolanti monoculture (estese per migliaia di ettari e trattate venticinque volte all'anno, dove non vola un uccello, non corre un animale, non ronza un insetto) e di bananiere che occupano migliaia di chilometri di costa, tuttora tutte irrorate grazie al volo di aerei veri assassini, che solo da pochi anni si fanno precedere dal suono di una sirena.
Il biologico che io conosco è anche quello delle coraggiose coltivazioni di ulivo e di vino biologico del nostro paese, specie quelle delle regioni del sud, dove tuttora gli agricoltori bio devono fare i conti con la derisione se non l'incredulità dei confinanti: i giornalisti dell'Espresso, insieme alle giuste denuncie contro lo sfruttamento e l'immigrazione schiavista dovrebbero sperimentare e testimoniare anche le quantità di veleni usate nell'agricoltura convenzionale di quegli stessi territori!

Cari amici del gruppo Espresso-Repubblica, vi siete proprio sbagliati: la grandissima maggioranza di chi è impegnato nel biologico non lo fa per business, non lo fa per ingannare, ma perché mosso da una sua propria e sempre più condivisa visione del mondo, del come viverci e del come operarvi.
La speranza, magari anche se talvolta mal interpretata, contenuta in questa visione è sempre da incoraggiare, mai da demolire: pena una società sempre più cinica ed infelice!