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L'Iraq mai visto

di Roberto Silvestri - 03/09/2007

 
Un solo film non cambia la realtà. Ma una serie di film, realizzati con identica sensibilità critica e passione, possono mutare radicalmente lo scenario politico dell'America di Bush, in crisi crescente di identità. La «sinistra di Hollywood» e la controcultura nordamericana - documenta la Mostra di Venezia in questi giorni - sta chiamando il paese, attraverso opere potenti e originali, alla protesta contro l'occupazione in Iraq e il modello di sviluppo selvaggio e integralista che ne è all'origine.
Ieri il finto documentario Redacted di Brian De Palma, che racconta il vero orrore di una quattordicenne stuprata, uccisa assieme alla sua famiglia e bruciata da un plotone di marines, ha sconvolto il Lido. Infastiditi dal prolungamento della ferma, colpiti dall'esplosione in aria del loro sergente, puniti con la decapitazione di un «compagno di bagordi», sempre più sospettosi e impauriti dai «negri del deserto», questi cinque ragazzi qualunque aizzano un crescente razzismo di gang, sfogandosi con i più deboli tra i deboli. Non «mele marce», spiega De Palma, ma interpreti dell'autentico spirito di una missione e di una civiltà ingiusta e criminale (nonostante le condanne pesanti della Corte marziale obbligata, come dopo My Lai, a qualche ripulita d'ambiente).

Sempre ieri in prima a Venezia, l'ultimo progetto di George Clooney, Michael Clayton, smantella l'ideologia delle grandi corporation che il neoliberismo ha liberato dal controllo pubblico. Mentre domani vedremo Nella valle di Elah di Paul Haggis che racconta di altri reali assassinii compiuti da militari Usa che sapevano dell'Iraq ciò che ci nascondono le news geneticamente modificate dei nostri media commerciali e statali.
Redacted è girato in alta definizione, come fosse un video in rete, stile You Tube, utilizzando blog di protesta e discussione, camere digitali portatili e altri materiali on line. Agghiaccianti le insostenibili immagini finali, le uniche autentiche, foto di civili iracheni, di ogni età e sesso, vittime non collaterali dell'occupazione. Anche se si tratta di una «messa in scena», stavolta l'elaborazione creativa ha più quoziente di verità di una sentenza di tribunale.

Il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, qualche anno fa, polemizzò con Michael Moore e con le sue impertinenti deviazioni comiche dalla storia e dai fatti in Fahrenheit 9/11 perché, secondo lui, risvegliava, attraverso la sua interpretazione tendenziosa, la «montagna dormiente dei cristiani evangelici», irritandoli e regalando così a Bush qualche imprevisto milione di voti. Certo è che quella «montagna dormiente» vuol dire voti, democrazia. Meglio risvegliarla, e spostarla a sinistra con la forza degli argomenti, come fanno De Palma, Moore e Obama, che tenerla fuori dal dibattito di qualunque partito, democratico o rivoluzionario. A meno che non si miri a qualcosa di soporifero, né di destra né di sinistra.