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“La Repubblica, il “tramonto dell’antiamericanismo” e la politica dei due forni.

di Carlo Gambescia - 04/09/2007

 

E’ singolare come la Repubblica, così influente e attenta ai movimenti economici e sociali più profondi, confidi nella possibilità che dopo Bush, la politica estera americana possa risolutamente cambiare e farsi dunque meno aggressiva, o addirittura pacifista.
Si dirà, i quotidiani non possono non essere vincolati alla attualità. Di qui certa incapacità "costitutiva" della stampa a confrontarsi con le “onde lunghe della storia”.
Comunque sia, ieri la Repubblica ha passato il segno. In che modo? Mobilitando due suoi giornalisti di valore (Vittorio Zucconi e Mario Calabresi, rispettamene inviato e corrispondente da New York) più un filosofo del calibro di Cacciari, per “inculcare” nelle menti dei lettori tre concetti: 1°) che Bush è finito (Zucconi); 2°) che l’antiamericanismo sta tramontando (Calabresi); 3°) che (testuale) “il rapporto dell’Europa con gli Usa è un destino e non una scelta” (Cacciari).
Ora, che Bush sia politicamente finito, può anche essere vero, ma quel che sicuramente non si è dissolto è il complesso militare-industriale, che lo appoggia (al quale Zucconi, tra l’altro accenna). E soprattutto, non è ancora venuto meno - né verrà meno nei prossimi otto/dieci anni - quel disegno imperiale americano, rafforzatosi dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Che ora però, attenzione, il volontarismo di Putin rischia di mettere in discussione.
Quanto al fatto che l’antimericanismo stia tramontando in Europa e in Italia, crediamo si tratti di un’idea che può riguardare i governanti, legati agli Usa, ma non i governati. I quali sembrano invece sempre più stanchi della tutela americana, come mostrano alcuni recenti sondaggi di opinione Eurostat.
Infine, l’idea cacciariana che gli Stati Uniti siano il nostro destino, è una ciliegina filosofica messa sulla torta giornalistica per appagare l’acculturato (o presunto tale) lettore di Repubblica. E, ovviamente, fornire pezze d’appoggio filosofiche agli articoli di Zucconi-Calabresi, nonché al filo-americanismo rampante del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari.
Ora, nessuno qui contesta a Repubblica la libertà di esprimere le sue simpatie americane. Ci mancherebbe… Il punto è un altro: il problema è "sistemico". Si tratta, infatti, di un atteggiamento politico-editoriale che ormai caratterizza il 99 per cento dei media italiani (ed europei). Un muro di gomma fattosi ancora più spesso, soprattutto da quando la Russia di Putin ha iniziato a mostrare segni di indipendenza…
Il che significa che i media (inclusa, dunque, la Repubblica), giocano costantemente sui cosiddetti “due forni” di andreottiana memoria, “per cuocere” però “il pane” dell’alleanza americana. Puntando ora sul pericolo del terrorismo islamico, ora sul pericolo Putin, pur di rendere indispensabile la paterna figura dell’amico americano.
Pertanto non è un problema di destino ma di precise e preordinate scelte editoriali e politiche.
Qualcuno avverta Cacciari.