Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Fanfara di guerra contro l'Iran

Fanfara di guerra contro l'Iran

di movisol - 04/09/2007

La settimana scorsa, in cui il presidente Bush ha reso noto il suo proposito di attaccare militarmente l’Iran, tre importanti ambienti britannici hanno suonato la fanfara di guerra contro la Repubblica Islamica. Primo, il 28 agosto è stato diffuso uno studio di Daniel Plesch e Martin Butcher, che ha sostenuto la possibilità di distruggere le infrastrutture e eliminare il governo iraniani nel giro di pochi giorni con bombardamenti mirati. Quello stesso giorno, rivolgendosi ai veterani Bush ha detto che “la ricerca attiva, da parte dell’Iran, di tecnologia con cui arrivare alle armi nucleari minaccia di gettare su una regione già provata dall’instabilità e dalla violenza l’ombra dell’olocausto nucleare”. Bush ha accusato l’Iran di fornire le munizioni agli attentatori contro le truppe USA in Iraq ed ha quindi affermato: “Ho autorizzato i nostri comandanti militari in Iraq ad affrontare le attività omicide di Teheran”.

Il 2 settembre due testate londinesi, il Sunday Times e il Telegraph, hanno dedicato spazio ai piani di estendere la guerra all’Iran. “Il Pentagono ha stilato i piani per massicchi attacchi aerei contro 1.200 obiettivi in Iran, miranti ad annientare le capacità militari iraniane in tre giorni, secondo un esperto di sicurezza nazionale” scrive da Washington sul Times Sarah Baxter. Si riferisce così ad Alexis Debat, direttore della sezione su terrorismo e sicurezza nazionale al Nixon Center, secondo il quale i pianificatori militari USA non starebbero preparando attacchi chirurgici sui siti nucleari, “ma stanno per eliminare l’intera forza militare iraniana”. Debat avrebbe fatto tali esternazioni ad una riunione di National Interest, una pubblicazione di politica estera dei conservatori.

Il Telegraph ha riferito di un wargame condotto quattro mesi fa alla Heritage Foundation, riferendo lo scenario seguente: “Gli Stati Uniti, non più disposti a tollerare il rischio che le armi nucleari iraniane possano essere usate contro Israele, o cedute ai terroristi, hanno già lanciato una campagna di bombardamenti per distruggere i siti nucleari, le basi aeree e i siti di difesa antimissile in Iran. Quest’ultimo ha risposto tagliando le forniture petrolifere all’America ed ai suoi alleati, bloccando lo stretto di Hormuz, il collo di bottiglia del Golfo Persico, ed ha alimentato una sollevazione delle milizie sciite nell’Iraq meridionale che ha bloccato il 60% delle esportazioni petrolifere irachene”.

Lo scenario prosegue: “L’opera degli ufficiali del Pentagono, del Diparimento di Stato e dei Dipartimenti della Sicurezza del Territorio e dell’Energia, che si sono appena riuniti ... è impedire un’impennata dei prezzi petroliferi che manderà l’economia mondiale in un testacoda catastrofico”.

Il precedente articolo del Times cita fonti prossime ai dipartimenti della Difesa e di Stato, e al Consiglio di sicurezza nazionale, secondo cui il discorso di Bush era indirizzato a Mosca e a Pechino, oltreché agli europei che si sono dimostrati riluttanti nel sostenere sanzioni più dure nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Questo acquista notevole significato alla luce della nuova valutazione, molto positiva per l’Iran, che l’agenzia per l’energia atomica AIEA ha rilasciato il 29 agosto da cui risulta che le ispezioni e i passi diplomatici stanno dando proficui risultati. Il documento dell’AIEA giunge a prospettare una “archiviazione” del dossier sul programma nucleare dell’Iran, che è proprio l’ultima cosa che Bush e Cheney volevano sentire.

Proprio perché le questioni riguardanti il nucleare, facendo le dovute distinzioni tra militare e civile, possono essere regolate per via diplomatica, la Casa Bianca moltiplica le accuse all’Iran di armare i ribelli iracheni che provocano vittime americane. Bush ha infatti detto: “Gli estremisti sciiti, sostenuti dall’Iran, addestrano gli iracheni per compiere attacchi contro le nostre forze e la popolazione irachena”. Egli ha accusato la Guardia Rivoluzionaria di “rifornire i gruppi estremistici con finanziamenti e armi”.