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In Palestina, la pace è ostacolata dalla crescita dei coloni in Cisgiordania, dice l'Onu

di Donald Macintyre - 04/09/2007


Le prospettive umanitarie per 2,3 milioni di palestinesi sono 'fosche' se non verrà messo un freno al numero crescente dei coloni israeliani, dice un rapporto incisivo




Alla vigilia della prima visita di lavoro vera e propria di Tony Blair come inviato internazionale per il Medio Oriente, le Nazioni Unite hanno diffuso un avvertimento secco secondo il quale la crescita costante degli insediamenti israeliani nella Cisgiordania occupata sta mettendo a repentaglio le prospettive di pace.

Il rapporto incisivo di alcuni dei maggiori esperti di Medio Oriente dell'Onu indica che la frammentazione della Cisgiordania in decine di enclavi a causa degli insediamenti - che, assieme alle strade e all’apparato militare che li serve, occupano quasi il 40 % della Cisgiordania - sta rendendo "incerta" una soluzione basata sui due Stati. Esso inoltre sottolinea il compito scoraggiante che ha di fronte Tony Blair - che in parte ha l'incarico di rivitalizzare una economia palestinese vicina al collasso - ammonendo che se non verrà affrontata la questione degli insediamenti "le prospettive umanitarie fosche" per i 2,3 milioni di palestinesi della Cisgiordania "si intensificheranno".

Blair sta per arrivare qui a breve per colloqui a Gerusalemme e Ramallah con i leader israeliani e palestinesi, e per iniziare a lavorare come nuovo inviato per il Medio Oriente del "Quartetto internazionale", composto da Stati Uniti, Unione Europea, Russia, e dalle stesse Nazioni Unite. Dovrebbe anche incontrare altri leader arabi della regione.

Il nuovo rapporto dell'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari a Gerusalemme è l'ultimo a venire prodotto sotto la leadership del suo capo, David Shearer, che ha ragguagliato Blair per oltre due ore durante la visita compiuta dall'ex Primo Ministro a fine luglio per prendere confidenza con la regione. Shearer, un neozelandese, è stato promosso a diventare il vice inviato speciale delle Nazioni Unite in Iraq.

Il rapporto sottolinea che la popolazione degli insediamenti ebraici della Cisgiordania - illegali secondo il diritto internazionale- sta crescendo a un ritmo annuale del 5,5 %, il triplo di quello della stessa Israele. Se resterà incontrollata, porterà a una competizione insostenibile, per risorse come l'acqua e la terra, con una popolazione palestinese che a sua volta sta crescendo a un ritmo del 2,5 per cento annuo.

Il rapporto dice che i blocchi che hanno impedito ai palestinesi di utilizzare molte strade principali della Cisgiordania dall'inizio della rivolta [l'Intifada NdT] nel 2000 vengono giustificati dal governo israeliano "perché proteggono i cittadini israeliani dagli attacchi terroristici". Esso aggiunge tuttavia: "Queste misure sono anche intimamente legate al mantenimento dell'accesso dei coloni e della loro qualità della vita".

Il rapporto dice che le strade sono diventate "corridoi per collegare gli insediamenti a Israele" e "hanno frammentato la Cisgiordania in una serie di enclavi, isolando le comunità palestinesi una dall'altra", e ammonisce che, nonostante una rete di checkpoint, strade alternative, tunnel, e ponti che bypassano le strade riservate ai coloni fornisca un "certo grado di contiguità nei trasporti" che potrebbe soddisfare "bisogni umanitari a  breve termine", questo non può portare "a una economia sostenibile" o "fornire la base per una soluzione basata sui due Stati".

Il rapporto mette in evidenza che la crescita più rapida del numero dei coloni – che attualmente sono in tutto 450.000 in Cisgiordania e a Gerusalemme est – si verifica nei blocchi di insediamenti grandi, a ovest della barriera di separazione militare. Israele sta confidando nel fatto che questi blocchi rimangano in territorio israeliano come parte di qualunque accordo di pace con i palestinesi. E il rapporto dice che la costruzione della barriera - che in alcuni punti entra in profondità nel territorio palestinese- "ha ulteriormente frammentato la Cisgiordania".

Nel frattempo, il presidente palestinese Mahmud Abbas ha reagito con rabbia all'uso della forza da parte di Hamas contro i manifestanti di Fatah a Gaza venerdì [ieri l'altro NdT]. Circa 20 persone sono rimaste ferite durante le proteste, quando Hamas ha sparato in aria, e ha picchiato e arrestato alcuni manifestanti, dopo che erano state lanciate pietre e bombe a tubo contro edifici controllati da Hamas. Hamas ha detto che nelle prime ore di ieri l'auto di uno dei suoi membri è stata sventrata da una esplosione. Anche alcuni giornalisti sono rimasti feriti.

In precedenza, i manifestanti di Fatah avevano tenuto un incontro di preghiera all'aperto nel centro di Gaza City dopo avere protestato contro gli incitamenti che avevano come obiettivo l'organizzazione nelle moschee di Gaza.

Secondo l'ufficio di Abbas, il giro di vite di Hamas - il cui controllo di fatto di Gaza dai sanguinosi combattimenti interni del giugno scorso è stato dichiarato illegale dal presidente palestinese - mostra "una dittatura cieca e una cultura estremista che è in contraddizione con i valori del nostro popolo e il suo retaggio".


 (Traduzione di Ornella Sangiovanni) The Independent, 2 settembre 2007

Articolo originale


Il rapporto dell’Ufficio Onu per il coordinamento degli affari umanitari nei Territori palestinesi occupati:

The Humanitarian Impact on Palestinians of Israeli Settlements and Other Infrastructure in the West Bank [pdf]