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Ultime notizie dal mondo 1/31 Agosto

di redazionale - 05/09/2007

 

a)            Iraq. La Gran Bretagna, sempre più scettica sulla capacità di tenere nel paese arabo occupato (12, 13), si appresta a lasciare Basora (20, 27), con un occhio all’Afghanistan (21). Negli USA non si è da meno. Comunque è interessante sentire in tema i Democratici (14). Al Pentagono, per rilanciare gli arruolamenti, s’inventano il bonus (27) e s’affidano anche ai robot armati (4). Mentre Washington rilancia il ruolo dell’ONU (11), aumentano i suoi costi (1), si perdono armi per i “ribelli” (7) e uomini (23), e ad Arlington si lavora a tempi serrati (25). Il governo al-Maliki perde pezzi e a Washington pensano di sostituirlo (1, 2, 7, 18, 22). Chicchette finali: filippini sequestrati per farli lavorare in Iraq (5), business vestiario da esportazione (12), i difficili rapporti con la Turchia (7).

 

b)            Palestina. Abbas, presidente palestinese, sempre più al servizio di Washington e Tel Aviv: punta ad escludere Hamas (14) dalle elezioni (15), licenzia funzionari (18), promette il carcere a chi lavora nelle istituzioni di Gaza (18), non riconosce gli studenti diplomati a Gaza (9), nel mentre continuano ad uscire documenti scottanti su di lui e su certi dirigenti di Fatah (1). Israele intanto continua ad affamare Gaza (9, 11), viene accusata dal centro ebraico di diritti umani Betselem di abusi sui prigionieri palestinesi (18) e fa la guerra anche ai bambini (6, 27). Washington addestra la guardia presidenziale di Abbas (20) e arma Israele (17). Altre chicche al 3, 8, 11, 12, 23.

 

c)            Libano. Washington spinge per un’ONU in funzione anti-Hezbollah (4) e intanto viene rinnovato il mandato Unifil (24). Le violazioni israeliane continuano (16). Un’occhiata all’esito elettorale delle suppletive (6) e alle presidenziali di settembre (22).

 

 

Sparse ma significative:

 

 

  • Francia. Dove va Sarkozy (28) e i complimenti di Le Pen (8).

 

  • India. Sul nucleare accordo con gli USA (4, 8). Scoperta dell’uranio in Kashmir (27). Il peso della guerriglia maoista interna (17 e 1). Asse con il Giappone? (24).

 

  • Venezuela. Riforma costituzionale (16), diplomazia petrolifera (11) e aiuti all’America Latina (27).

 

  • Kirghizistan. Il punto sul Gruppo di Shanghai e indicazione geopolitiche di prospettiva (17). Un’occhiata in merito a Russia (17) e Iran (17).

 

  • Catalogna. In morte di un sacerdote indipendentista (12).

 

 

Tra l’altro:

 

Irlanda del Nord (11, 12 agosto).

Scozia (19 agosto).

Euskal Herria (3, 9, 27 agosto).

Italia (11 agosto).

Kosovo (1, 17, 31 agosto).

Serbia (3, 18 agosto).

Algeria (6 agosto).

Somalia (26 agosto).

Afghanistan (3, 6, 10 agosto).

Iran (7, 12, 16, 17, 28 agosto).

Nepal (31 agosto).

Bielorussia / Russia (2, 4 agosto).

Russia (1, 3, 17, 22, 27 agosto).

Corea del Sud (29 agosto).

USA (6, 11, 22, 24, 29 agosto).

Messico (2 agosto).

Nicaragua (21 agosto).

Haiti (15 agosto).

Cuba (16, 25 agosto).

Brasile (11, 24, 25 agosto)

Bolivia (30 agosto).

 

 

  • Kosovo. 1 agosto. 120 giorni per l'accordo sul futuro status del Kosovo. È il termine fissato dai paesi europei membri del Consiglio di Sicurezza dell'ONU e dagli Stati Uniti, ma con l'opposizione della Russia che, lo ricordiamo, è tra i mebri del Consiglio con facoltà di porre il veto a qualunque risoluzione. I dirigenti kosovari hanno confermato la propria partecipazione ad un nuovo ciclo di negoziati sullo status della provincia attualmente amministrata dall'ONU, ribadendo che non rinunceranno all'indipendenza. Il presidente kosovaro, Fatmir Sejdiu, ha avvertito che non accetteranno ulteriori rinvii e che sono pronti a dichiarare l'indipendenza. Mosca ritiene che si debba studiare la proposta di Belgrado di porre in atto la risoluzione 1.244 nella quale si richiama la garanzia dei diritti delle minoranze –non solo quella serba– in Kosovo e propende per una decisione condivisa tra serbi e kosovari. Una prospettiva che pare estremamente complicata, stante che Belgrado non vuole sentir parlare di indipendenza di quella che considera «una parte indissolubile della Serbia», mentre per Pristina è una condizione indispensabile ottenere uno Stato indipendente.

 

  • Turchia. 1 agosto. Il Tribunale Supremo Elettorale ha fissato ieri al 21 ottobre prossimo la celebrazione di un referendum perché la popolazione decida se l'elezione del presidente si debba fare a suffragio universale diretto o, come adesso, in Parlamento.

 

  • Russia. 1 agosto. Gazprom e Transneft hanno da oggi un proprio esercito armato. Vladimir Putin ha firmato la legge federale, approvata nelle scorse settimane dal Parlamento, che permette ai due colossi energetici russi di usare le armi a difesa delle proprie infrastrutture. Per il presidente del Senato russo, Serghei Mironov, adesso altre società vorranno avere un esercito e così le controversie saranno risolte con i cannoni.

 

  • Palestina. 1 agosto. Hamas presenta documenti che evidenziano la corruzione di Abbas e al-Fatah. Il movimento islamico Hamas ha presentato ieri pubblicamente una serie di documenti firmati da Mahmud Abbas che rafforzano le accuse di corruzione contro lo stesso presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese (ANP), Abbas appunto, e l'organizzazione che dirige, al-Fatah. Li ha presentati ieri, in conferenza stampa, l'ex ministro degli Esteri e dirigente del movimento islamico Hamas, Mahmud al-Zahar. «I documenti mostrano la gran quantità di denaro pagati ai funzionari di al-Fatah ed ai loro figli per finanziare gli studi all'estero e rivelano, anche, che l'ANP si rifiutò di impiegare persone leali ad Hamas». Al-Zahar ha accusato di corruzione pure il primo ministro di Abbas, Salam Fayyad, e l'ex consigliere nazionale della Sicurezza e uomo forte di al-Fatah a Gaza Mohamed Dahlan, così come il suo collaboratore Rashid Abi Shbak. Ribadita, poi, l’accusa all'ANP di spionaggio in favore dei governi occidentali e di raccogliere foto a carattere sessuale di dirigenti palestinesi da utilizzare come strumento di ricatto. «Sono ancora armi leggere contro il governo, ma l'arsenale pesante sarà utilizzato presto», ha dichiarato al-Zahar, che ha promesso ulteriori rivelazioni. Il 14 giugno scorso Hamas ha preso il controllo della Striscia di Gaza e negli edifici governativi ed abitazioni di esponenti di al-Fatah furono rinvenuti e confiscati montagne di documenti. Al-Zahar ha infine accusato l'ANP di cooperare con «organismi internazionali per intensificare l'assedio imposto al popolo palestinese dopo la vittoria elettorale di Hamas del 2006».

 

  • Iraq. 1 agosto. Oltre un trilione di dollari. È il costo complessivo della guerra ipotizzato da un rapporto del Congresso, pari a più del doppio dei 500 miliardi di dollari già stanziati da Washington. La spesa comprende, oltre ai costi militari correnti, anche quelli di lungo termine legati alla necessità di rimpiazzare l’equipaggiamento danneggiato, di assistere i veterani di guerra e finanziare il governo di Baghdad.

 

  • Iraq. 1 agosto. Al-Maliki contro Petraeus. Stando al Daily Telegraph, il premier iracheno, Nouri al-Maliki, si è appellato al presidente Bush per rimuovere il capo delle forze USA in Iraq, il generale David Petraeus. Il ministro degli Esteri iracheno, Hoshyar Zebari, intervistato da Newsweek, ha definito «difficili» i rapporti tra il capo di Stato iracheno ed il comandante delle forze USA di stanza in Iraq. Secondo alcune fonti, a far traboccare il vaso sarebbero stati alcuni discutibili arruolamenti di “insorgenti” decisi da Petraeus con la scusa della lotta contro al-Qaeda, che per le autorità di Baghdad porterebbero soltanto maggiore instabilità nel Paese. In precedenza al-Maliki aveva protestato contro la costruzione di un muro di separazione in un quartiere di Baghdad. A pochi mesi dell’inizio della sua missione in Iraq, le autorità di Baghdad ritengono che le azioni di Petraeus, che agisce sotto il comando diretto della Casa Bianca, mirano a togliere potere al primo ministro iracheno.

 

  • India. 1 agosto. Governo e guerriglia firmano un cessate-il-fuoco indefinito nel nord-est dell'India. Un gruppo di negoziatori del governo ed esponenti della guerriglia Consiglio Socialista Nazionale del Nagaland (NSCN-IM) della regione nord-orientale indiana del Nagaland lo hanno sottoscritto, ieri, dopo che era scaduto quello firmato nel 1997 valido per dieci anni. Oltre una cinquantina di incontri negoziali sono stati necessari. In quella parte dell'India era in corso una delle insorgenze più longeve dell'Asia dall'indipendenza del paese nel 1947. Il NSCN-IM rivendica una relazione federale tra India e quel che denomina Gran Nagaland (Nagaland, Assam, Manipur e Arunachal Pradesh).

 

  • USA. 1 agosto. L'Enterprise è arrivata nel Golfo Persico. La portaerei statunitense a propulsione nucleare offrirà anche un sostegno aereo alle forze d'occupazione impegnate in Iraq e Afghanistan. Il suo gruppo aero-navale d'appoggio rimpiazza le due navi USA Nimitz e Stennis, che hanno lasciato la regione a luglio.

 

  • Iraq. 2 agosto. Il principale blocco parlamentare sunnita abbandona il governo di al-Maliki. Ieri il Fronte della Concordia ha annunciato il proprio ritiro, perché «l'esecutivo ha risposto in modo inadeguato e con ritardo alle richieste avanzate». Già da una settimana, il periodo ultimativo perché il primo ministro rispondesse alle esigenze poste dal raggruppamento, i 6 esponenti del Fronte presenti nell'esecutivo avevano sospeso la loro attività. Tra le richieste: disarmo delle milizie, concessione di maggiori prerogative politiche alla comunità sunnita e liberazione di migliaia di prigionieri. Il Fronte è formato da una coalizione di tre partiti sunniti: il Partito Islamico Iracheno (guidato dal vicepresidente del paese, Tarek al-Hachemi), il Congresso Popolare Iracheno ed il Consiglio di Dialogo Nazionale. «Manterremo comunque i 44 seggi che abbiamo in Parlamento», ha precisato Alaa Mekki, portavoce del Fronte, che ha anche confermato che al-Hachemi manterrà la carica di vicepresidente del paese.

 

  • Bielorussia / Russia. 2 agosto. «Mosca vuole privatizzare non solo alcune imprese ma tutto il Paese. Mai detto che la Bielorussia poteva entrare a far parte della Russia. Abbiamo sempre parlato di unione sulla base di principi di parità e uguaglianza». Così il presidente bielorusso, Aleksander Lukashenko. «Con Eltsin sembrava possibile e firmammo gli accordi», prosegue, «l'attuale dirigenza russa comincia a denunciarli».

 

  • USA / Iraq. 2 agosto. «Penso che la nostra presenza militare è di grande aiuto e gioca un ruolo stabilizzatore in Iraq». Lo ha detto il segretario di Stato aggiunto, John Negroponte, all'emittente tv filippina Gma7, sottolineando che «un ritiro precipitoso avrebbe conseguenze molto negative». Negroponte partecipava al vertice dell'Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico (ASEAN), a Manila.

 

  • Messico. 2 agosto. Ruiz scredita il rapporto di Amnesty International sulle gravi violazioni dei diritti umani ad Oaxaca durante le proteste sociali del 2006 e parte di quest'anno. Il governatore dello stato messicano di Oaxaca, Ulises Ruiz, lo ritiene «scritto da consiglieri dell'APPO (Assemblea Popolare dei Popoli di Oaxaca, ndr)», che gli si oppongono e del quale chiedono le dimissioni. Così, in conferenza stampa, dopo l'incontro avuto con la segretaria generale di Amnesty International, Irene Khan. La Ruiz ha replicato dicendo che «il fatto che il governatore dica che il rapporto è parziale, non è sufficiente; la risposta verrà quando si presenteranno risposte. Solo quando si chiariranno le circostanze nelle quali si sono presentati tutti i casi, solo quando si avranno queste informazioni, sapremo chi ha ragione». Il rapporto (“Messico Oaxaca: Clamore per la Giustizia”, 22 pagine) sottolinea che «perlomeno 18 persone sono morte in circostanze controverse e decine sono state vittima di arresti arbitrari e recluse in regime di isolamento; tra queste, vari minori, durante le proteste realizzate tra giugno 2006 e aprile 2007» e si menzionano «torture, maltrattamenti». Alcune di queste violazioni dei diritti umani furono opera di «poliziotti in abiti civili, appoggiati o tollerati dalle autorità statali (...). In molti degli abusi parteciparono funzionari ed impiegati delle istituzioni municipali e statali, tra cui autorità esecutive dello Stato, poliziotti ed autorità municipali che appoggiavano il partito del governo locale». Amnesty ha denunciato che le autorità si sono ben guardate dal proteggere le scene dove si sono verificati gli omicidi, non hanno aperto inchieste sulle denunce, non hanno preso in esame le prove presentate, non hanno voluto raccogliere tutte le testimonianze.

 

  • Euskal Herria. 3 agosto. Batasuna avverte della «nuova frode» che preparano PSOE e PNV. La sinistra abertzale, per bocca del portavoce Pernardo Barrena, ha presentato ieri, in conferenza stampa, a Donostia, le linee della sua strategia politica nei prossimi mesi, che si snoderà attorno alla proposta di processo democratico illustrata al padiglione Anaitasuna e che, a suo giudizio, «risponde al desiderio della maggioranza sociale di questo paese». Allo stesso tempo ha responsabilizzato PNV (autonomisti baschi) e PSOE (socialisti spagnoli del partito di Zapatero) per aver marginalizzato dalla loro agenda la ricerca della soluzione al conflitto politico e armato. Dopo il collasso delle negoziazioni dello scorso anno, in questo momento PSOE e PNV «confermano un blocco» che ha come priorità «chiudere le porte a qualunque soluzione democratica». Per la sinistra abertzale il dialogo resta l'unic modo per risolvere il conflitto. Per questo obiettivo è necessario il coinvolgimento di tutti gli attori implicati, l'affrontare «i nodi essenziali» e mettere sul tavolo della negoziazione la territorialità e la capacità di decisione della cittadinanza di Euskal Herria. Il processo negoziale finora è fallito «principalmente» perché PSOE e PNV non vogliono «che basche e baschi possano decidere liberamente il proprio futuro» e che ambedue i partiti «si sono alzati dal tavolo (negoziale, ndr)» lasciando sola la sinistra abertzale e preferendo «tornare agli amari tempi della confrontazione e della repressione poliziesca». In più, ha sostenuto Barrena, «né ora né allora (alludendo al periodo del cessate-il-fuoco permanente dell'ETA, ndr) desideravano giungere ad un accordo che avrebbe reso possibile la risoluzione democratica del conflitto». «Lo Stato spagnolo», ha aggiunto, «non ha rispettato gli impegni e le garanzie» concordate con ETA prima del 22 marzo 2006.

 

  • Serbia. 3 agosto. Belgrado respinge come inaccettabile una confederazione tra Serbia e Kosovo. Il ministro serbo per il Kosovo, Slobodan Samardzic, ha rimandato al mittente (all'Unione Europea), in dichiarazioni al quotidiano Vecernje Novosti, il suggerimento arrivato in forma ufficiosa di confederazione come proposta per la soluzione del futuro del Kosovo. Sarebbe la base per una «indipendenza rimandata», ha detto. Ha quindi ribadito che la Serbia «offre al Kosovo la più ampia autonomia» e che le negoziazioni devono vertere sul grado e le competenze di questa autonomia.

 

  • Palestina / USA. 3 agosto. Washington riarma le forze di Abbas. In visita ieri a Ramallah (Cisgiordania) la segretaria di Stato statunitense, Condoleezza Rice, ha discusso con il primo ministro dell'esecutivo di al-Fatah, Salam Fayyad, un «piano di sicurezza» in Cisgiordania ed ha assicurato un impegno finanziario di 86 milioni di dollari alle Forze di Sicurezza di Abbas. Decine di milioni di dollari erano stati messi a disposizione anche lo scorso anno –lo rivelò l'agenzia Reuters– ma dove siano finiti lo sa soltanto l'ex uomo forte di Fatah ed ex consigliere per la sicurezza nazionale Mohammed Dahlan (dimissionario), che era stato incaricato di riorganizzare e rafforzare quei servizi segreti e i reparti speciali che si sono sciolti come neve al sole durante i combattimenti con la milizia di Hamas, lo scorso giugno a Gaza. I nuovi finanziamenti serviranno a «garantire la sicurezza» nei Territori palestinesi, ha detto il segretario di Stato, ovvero a mettere fine all'Intifada, a smantellare le cosiddette «infrastrutture del terrore» e, in definitiva, a garantire la sicurezza di Israele e ad accrescere la conflittualità interna palestinese. Il ministro dell'Informazione dell'esecutivo della Cisgiordania, Riyad Malki, ha insistito nel progetto di dispiegare le milizie palestinesi nella totalità delle località di Cisgiordania, «ma questo richiede un coordinamento con Israele». Da Gaza, Hamas ha accusato la Rice di «sostenere un partito palestinese contro un altro per ampliare il fossato tra i palestinesi. La Rice non è venuta perché si stabilisca uno Stato palestinese, ma per costituire squadroni della morte contro i gruppi della resistenza, incluso Hamas», ha aggiunto.

 

  • Palestina. 3 agosto. Una città palestinese nuova di zecca. L'idea è di Washington ma piace a Olmert. Secondo il sito israeliano Debka, vicino ai servizi segreti d'Israele, il nuovo nucleo urbano sorgerebbe tra Nablus e Ramallah (Cisgiordania). In una prima fase ospiterebbe 30-40mila palestinesi e in dieci anni arriverà a 70mila abitanti. Il progetto dovrebbe creare migliaia di posti di lavoro in Cisgiordania e, di conseguenza, migliorare l'immagine di Abu Mazen. Il fine del progetto potrebbe però essere quello di assorbire decine di migliaia di profughi palestinesi sparsi nel mondo arabo, che verrebbero indirizzati in Cisgiordania in cambio della rinuncia al diritto al ritorno ai loro centri abitati originari, ora in territorio israeliano.

 

  • Palestina. 3 agosto. Sarebbe già decaduto l'accordo tra Israele e le Brigate dei Martiri di al-Aqsa (Fatah) sull'amnistia ai combattenti palestinesi che rinunciano alla lotta armata. Lo riferiva ieri la tv satellitare Al Arabiya. Israele avrebbe comunicato che l'accordo non è più valido poiché gran parte dei miliziani non avrebbe consegnato le armi. Secondo l'Autorità Nazionale Palestinese, invece, il 60% dei militanti coinvolti avrebbe rinunciato alla lotta armata.

 

  • Russia. 3 agosto. Una presenza permanente nel Mar Mediterraneo della marina militare russa. La dovrebbe avere, sostiene il capo della marina di Mosca, ammiraglio Vladimir Masorin, in visita alla base sul Mar Nero della marina russa nella città ucraina di Sebastopoli. Lo riferisce oggi l'agenzia di notizie Interfax. «Propongo che, coinvolgendo la flotta settentrionale e quella del Mar Baltico, la marina russa ripristini lì la sua presenza permanente», ha detto Masorin. «Il Mar Mediterraneo è strategicamente molto importante per la flotta del Mar Nero». Masorin non ha però specificato dove intenderebbe sistemare la base delle navi nel Mediterraneo, considerato che la Russia non ha alcuno sbocco su questo mare.

 

  • Afghanistan. 3 agosto. Ennesima mattanza NATO, ieri, su un villaggio afghano dell'Helmand. Secondo Peace Reporter, sarebbero tra 200 e 300 le vittime del bombardamento sul villaggio di Shah Ebrahem, vicino a Lashkargah. Il bilancio, dice l'organizzazione sul web, è stato riferito da fonti mediche dell'ospedale di Lashkargah. «Il bombardamento NATO, con il quale le fonti ufficiali annunciano di aver colpito una "riunione taleban" ha in realtà colpito il mercato che si tiene nel villaggio di Shah Ebrahem, uccidendo moltissimi civili», sottolinea Peace Reporter.

 

  • Libano. 4 agosto. Washington accentua le pressioni all'ONU contro Hezbollah. L'ambasciatore statunitense all'ONU, Zalmay Jalilzad, ha assicurato che il Consiglio di Sicurezza forzerà un intervento nel nord del Libano. Il pretesto? Il «contrabbando di armi dalla Siria a Hezbollah e a gruppi palestinesi».

 

  • Russia / Bielorussia. 4 agosto. Guerra del gas: ultimatum della Russia alla Bielorussia. Gazprom ha ribadito che taglierà della metà la fornitura di gas alla Bielorussia se il governo di Minsk, entro una settimana, non sanerà la sua esposizione finanziaria pari a 456 milioni di dollari. Da Mosca si assicura che, in ogni caso, sarà garantita la fornitura ai paesi occidentali.

 

  • USA / Iraq. 4 agosto. In azione i primi robot USA con licenza di uccidere. Pattugliano le strade armati di fucili mitragliatori M249. Si chiamano Swords e il Pentagono ne ha inviati tre senza clamore da qualche settimana. Non si sa dove siano dislocati e se abbiano già aperto il fuoco contro il nemico: le informazioni su di loro sono classificate. Un sofisticato sistema di telecamere permette di manovrarli a distanza e di farli sparare con estrema precisione.

 

  • USA / India. 4 agosto. Un accordo nucleare apre le porte della tecnologia atomica degli USA all'India. Ieri l'India ha reso pubblico il testo dell'accordo firmato con Washington. In quello si precisa che la mutua cooperazione «non interferirà con il programma nucleare indiano con propositi nucleari sviluppato a margine dell'accordo nucleare civile» ed aggiunge che «niente nell'accordo deve essere interpretato come qualcosa che concerni i diritti delle parti di utilizzare per i suoi propri obiettivi materiale nucleare prodotto, arricchito o sviluppato da queste in modo indipendente». In altri termini ci si riferisce ai rispettivi programmi militari nucleari. Washington firma l'accordo nonostante l'India non abbia firmato il Trattato di Non Proliferazione delle Armi Nucleari. In virtù di questo accordo, l'India aprirà buona parte dei suoi reattori nucleari civili agli ispettori dell'Agenzia Internazionale di Energia Atomica (AIEA), ma non le sue installazioni militari. La validità dell'accordo è di quattro decadi e, per la sua entrata in vigore, dovrà ricevere il via libera dell'AIEA e dei 45 Stati che compongono il Gruppo dei Fornitori Nucleari. Se verrà, c'è da chiedersi con che faccia, a livello internazionale, ben oltre le posizioni degli Stati Uniti quindi, si potrà ancora rimproverare all'Iran di voler perseguire un proprio programma nucleare per fini civili. Intanto proteste dal Pakistan, altra potenza nucleare della regione, che ha chiesto agli Stati Uniti un patto simile per mantenere l'equilibrio di potere con la rivale India.

 

  • USA / Iraq. 5 agosto. Filippini portati a forza per costruire la nuova ambasciata USA a Baghdad. La denuncia è dell'imprenditore statunitense citato dal Sunday Times. Rory Mayberry ha parlato di «sequestro» e descritto scene di panico e di isteria a bordo di un aereo quando, a pochi minuti dalla partenza dal Kuwait, viene comunicato ad una cinquantina di filippini convinti di essere in partenza per Dubai che invece la destinazione del viaggio sarebbe stata Baghdad. L'episodio risalirebbe al marzo 2006.

 

  • Libano. 6 agosto. Aoun annuncia la vittoria del proprio candidato alle elezioni suppletive che hanno visto fronteggiarsi due schieramenti cristiano maroniti. Camille Khoury, candidato dell’opposizione libanese in rappresentanza del Libero Movimento Patriottico del cristiano Michel Aoun, ha sconfitto Amin Gemayel, membro della coalizione al governo filo USA, nel distretto di Metn. Nell’altro distretto dove si è votato, a Beirut, dove la consulta si è caratterizzata per l'altissima astensione (86,3%), la vittoria è stata conseguita dal candidato del movimento di Hariri, Mohammad Amin Itani, contro il quale non si era presentato alcun esponente di spicco dell'opposizione. La vittoria del candidato del movimento di Aoun rafforza la propria posizione per concorrere alla carica di futuro presidente della Repubblica (elezione il 25 settembre). Aoun gode anche del sostegno delle formazioni sciite, quali Hezbollah e Amal, ed è la figura più rappresentativa della comunità maronita a cui, secondo gli accordi di Taif che posero fine alla guerra civile, spetta la presidenza.

 

  • Israele / Palestina. 6 agosto. Un diciassettenne palestinese, gravemente malato di cancro, muore al confine di Rafah. Da settimane attendeva di rientrare a Gaza. Sale così a 32 il numero dei palestinesi morti da quando, il 9 giugno scorso, le autorità israeliane hanno chiuso il valico di Kerem Shalom, il «valico dei malati». Seimila palestinesi non possono quindi fare ritorno a casa, anche per sottoporsi a cure mediche.

 

  • Afghanistan. 6 agosto. Karzai elogia Teheran. Il presidente afghano Hamid Karzai, in visita ufficiale negli Stati Uniti, ha dichiarato in un’intervista alla CNN che «l’Iran è stato un sostenitore dell’Afghanistan nel processo di pace, nella lotta contro il terrorismo e contro il traffico di droga», respingendo indirettamente le accuse lanciate dagli Stati Uniti secondo cui Teheran sosterrebbe i “ribelli” in Afghanistan.

 

  • USA. 6 agosto. Il Congresso consente le intercettazioni ed il controllo della posta senza autorizzazione giudiziaria. Sia all'interno, sia all'estero. Il progetto di legge approvato ieri dalla Camera dei Rappresentanti USA (227 a favore, 183 contrari) attribuisce alle agenzie di spionaggio questo potere per un lasso di tempo di sei mesi, che diverrà operativo dopo il via libera anche del Senato. Sarà necessaria solo l'approvazione del direttore nazionale di intelligence e del procuratore generale.

 

  • Algeria. 7 agosto. Ahmadinejad propone la creazione di una comunità economica islamica. Il presidente iraniano Mahmoud AhmadiNejad, in visita in Algeria, ha proposto l’istituzione di una comunità economica islamica sotto l’egida dell’Organizzazione della conferenza islamica per opporsi allo strapotere economico-finanziario dei Paesi occidentali. Ahmadinejad ha detto che Iran e Algeria, data la loro ricchezza di risorse in campo energetico, potrebbero essere i cofondatori di tale comunità.

 

  • Iraq / Turchia. 7 agosto. Al-Maliki in visita ad Ankara per scongiurare l'invasione del Kurdistan sud (cioè il nord Iraq). Il primo ministro del governo collaborazionista dell'Iraq, Nouri al Maliki, è oggi a colloquio con le autorità turche per varie questioni e soprattutto per dissuaderle dal lanciare un'operazione militare nel Kurdistan Sud contro i combattenti del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan). È dalla scorsa primavera che l'esecutivo di Ankara minaccia ripetutamente di avviare un'operazione transfrontaliera contro il PKK. Secondo fonti diplomatiche turche citate dall'agenzia stampa ufficiale Anatolia, ambedue i paesi firmeranno oggi un accordo per la lotta congiunta contro il «terrorismo» previo appianamento degli ultimi punti di frizione sul documento. Altri comunque i temi oggetto dell'incontro: oltre ad accordi di cooperazione energetica ed economica, vi è la questione relativa al referendum sull'annessione di Kirkuk al Kurdistan Sud, che il governo autonomo kurdo ha previsto di convocare prima della fine dell'anno e che Ankara vuole venga rinviato.

 

  • Iraq. 7 agosto. Il governo iracheno perde pezzi. Dopo il Fronte dell’intesa, la coalizione di forze sunnite che ha abbandonato pochi giorni fa il governo di Nouri al-Maliki, la formazione di Iyad Allawi, l’alleato iracheno prediletto dagli Stati Uniti, ha reso noto che sospende la partecipazione dei propri cinque ministri nell’esecutivo, adducendo la mancanza di una partecipazione politica più ampia alla gestione degli affari comuni. Sono ora sedici i ministri che non partecipano più alle riunioni: i cinque ministri di Moqtada al Sadr (che hanno sospeso la propria partecipazione ad aprile), i sei del Fronte dell’intesa e adesso i cinque di Allawi. Al-Maliki, in visita ad Ankara, dove gli si chiederanno dei provvedimenti severi nei confronti della guerriglia kurda del PKK protetta dalla leadership politica kurda irachena, si recherà prossimamente a Teheran.

 

  • Iran. 7 agosto. «Vogliono imporre la loro volontà». Con queste parole Teheran si esprime sulla recente decisione statunitense di fornire armamenti estremamente sofisticati ai propri alleati in Medio Oriente. «Noi non siamo certo preoccupati dalle vendite americani di armi», ha affermato il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad. Una dura condanna era invece stata espressa nei giorni scorsi da Damasco, che aveva definito come «pericolosa» la mossa. «Gli americani si rendono conto che i loro rapporti con i Paesi dell’area si sono indeboliti, e così stanno cercando di rafforzarli. Vogliono creare divisioni tra i nostri fratelli per imporre loro la propria volontà», ha precisato il presidente iraniano. «Pretendono di presentare come un loro amico il peggiore nemico degli Stati arabi, Israele, e come loro nemico l'Iran, che invece dei Paesi della regione è il migliore amico», ha poi concluso Ahmadinejad.

 

  • Iran / Nicaragua. 7 agosto. Teheran nel cortile di casa USA. L'Iran costruirà 10mila abitazioni e quattro centrali elettriche in Nicaragua per ridurre il deficit energetico del paese centramericano, il quale in cambio aumenterà le sue esportazioni di caffè, carne e banane nella Repubblica Islamica. L'accordo ha cominciato a prendere forma a gennaio quando il presidente iraniano si è recato a Managua per incontrare il sandinista Daniel Ortega, il quale ha restituito la visita ufficiale a Teheran due mesi fa. Dal punto di vista economico l'accordo è molto più vantaggioso per il Nicaragua, colpito da una crisi energetica molto pesante. L'accordo prevede la costruzione del primo porto nicaraguense sul mar dei Caraibi e l'ampliamento di quello di Corinto sul Pacifico. L'Union Fenosa, l'impresa spagnola che attualmente gestisce la somministrazione dell'energia elettrica in Nicaragua, è oggetto di numerose critiche da tutte le parti, a causa dei cali di tensione quotidiani che stanno esasperando la popolazione. «Anche il Venezuela è pronto ad aiutarci» ha dichiarato il presidente Ortega.

 

  • USA / Iraq. 7 agosto. Allarme USA: «nostre armi ai ribelli in Iraq». Imbarazzo alla Casa Bianca e ai centri di comando militare. Scomparsi fucili, pistole, elmetti e giubbetti antiproiettile. Un arsenale di 190mila armi da fuoco, fornito dagli USA alle forze di sicurezza irachene, è misteriosamente svanito nel nulla. All'appello, secondo un rapporto circolato a Washington, mancherebbero 110mila kalashnikov, 80mila pistole, 115 elmetti e 135mila giubbetti anti proiettile. Gli Stati Uniti potrebbero aver equipaggiato un esercito di quasi 200mila ribelli, molti di più rispetto ai soldati mandati dall'amministrazione di Washington nel teatro mediorientale. Ieri il generale David Petraeus, responsabile delle forze in Iraq, ha riunito i suoi uomini per discutere della cosa. Secondo il rapporto del Government accountability office (Gao), organo investigativo del Congresso simile alla Corte dei Conti italiana, il Pentagono ha perso le tracce del 30% delle armi distribuite in Iraq negli ultimi tre anni. Un anno fa un altro rapporto dell'ispettore generale per la ricostruzione in Iraq spiegava che all'appello mancavano 14mila armi da fuoco. Nel documento più recente, un fascicoletto di 25 pagine, i funzionari del Gao spiegano di aver confrontato i registri, scoprendo che i conti non tornavano.

 

  • Francia. 8 agosto. Le Pen elogia le azioni politiche «ben realizzate» di Sarkozy. Il presidente del partito di estrema destra Fronte Nazionale (FN), Jean-Marie Le Pen, intervistato ieri, ha elogiato la gestione politica del presidente francese, Nicolas Sarkozy, nei primi tre mesi del suo mandato, dichiarando che ciascuna delle sue azioni è stata «molto ben realizzata». Ha inoltre ammesso che il presidente si è incontrato due volte con il FN, al contrario del suo predecessore, Jacques Chirac.

 

  • Palestina. 8 agosto. «I check point sono una punizione collettiva». Lo denuncia un rapporto diffuso ieri da Betselem, centro israeliano per i diritti umani. I posti di blocco costruiti dalle forze di occupazione israeliane in Cisgiordania sono illegali e costituiscono una punizione collettiva per i palestinesi che vivono in quelle terre. Descritti dalle autorità militari come una «misura di sicurezza», in realtà rendono la vita impossibile ai palestinesi e facilitano al tempo stesso gli spostamenti dei coloni ebrei lungo strade che sono invece vietate alla popolazione araba. I check-point principali, sottolinea ancora Betselem, sono 47. A questi bisogna poi aggiungere 455 blocchi stradali presenti in tutta la Cisgiordania e 312 chilometri di strade che le macchine con targhe palestinesi non possono percorrere o possono farlo solo con forti limitazioni. La Cisgiordania, spiega Betselem, di fatto è divisa in sei zone separate e ciò rende oltremodo difficile per la popolazione palestinese raggiungere il lavoro, gli ospedali o far visita ai parenti, con forti danni esistenziali ed economici per un popolo intero.

 

  • India. 8 agosto. Quattro partiti di sinistra e quello nazionalista di opposizione Bharatitya Janata Party si sono espressi ufficialmente, ieri, contro l'accordo nucleare con gli USA. L'Accordo 123, firmato una decina di giorni fa da New Delhi e Washington, attende ancora l’esame del Congresso statunitense.

 

  • Euskal Herria. 9 agosto. L'europarlamentare italiano Mauro Bulgarelli visita Otegi a Martutene. Era accompagnato, oggi, dal dirigente della sinistra abertzale (patriottica, ndr) Joseba Álvarez e dall'avvocatessa Jone Goirizelaia. Arnaldo Otegi, portavoce di Batasuna, si trova nel carcere di Martutene dallo scorso 8 giugno, dopo la fine della tregua di ETA, in base ad una condanna di 15 mesi. I portavoce di Batasuna, in conferenza stampa, hanno ricordato che Otegi «è stato inviato dal tavolo dei negoziati in prigione». Secondo il senatore del gruppo dei Verdi «il conflitto basco ha una dimensione europea ed è necessario ricercare la partecipazione attiva dei paesi dell'Unione Europea per la sua soluzione». Alvarez ha preannunciato che «nei prossimi mesi si ripeteranno gli incontri» tra politici di ambito internazionale ed il politico abertzale imprigionato. Bulgarelli ha informato che un'associazione italiana di magistrati, che conduce studi e inchieste sulla violazione dei diritti umani in tutto il mondo, sta analizzando la possibilità di rivolgersi al Tribunale europeo dei Diritti Umani a Strasburgo per denunciare questa incarcerazione e presentarsi al tribunale di Strasburgo in sua difesa. Ha quindi riportato dichiarazioni di Otegi secondo il quale «la sinistra abertzale si mantiene su posizioni di difesa del processo negoziale», con il dialogo, la negoziazione e l'accordo come strumenti, mentre la sua incarcerazione risulta «totalmente contraddittoria in un momento in cui la società domanda che questo processo di negoziazione avanzi».

 

  • Palestina. 9 agosto. Diplomati senza diploma. Gli studenti di Gaza discriminati dall'esecutivo dell'Autorità Nazionale Palestinese di Ramallah che non riconosce gli esami di maturità tenuti nella Striscia, controllata dagli islamisti. Migliaia di giovani neodiplomati sono sgomenti e si chiedono che cosa sarà del loro titolo di studio, che rischia di diventare un pezzo di carta inutile. Rischiano di vedersi cancellato un anno di scuola e le prospettive di continuare gli studi, magari all'estero. La separazione politica e amministrativa tra Gaza e Cisgiordania sta avendo conseguenze enormi in molti degli aspetti della vita quotidiana del popolo palestinese. Grazie anche al sostegno di Israele, USA ed Europa l'ennesimo atto di arroganza del servile Abu Abbas viene attraverso Lamis al-Alami, ministro dell'istruzione del governo ad interim di Salam Fayyad, controllato da Fatah. Ha annunciato che non sarà riconosciuta la maturità scolastica conseguita dai giovani di Gaza, sino a quando non riceverà i documenti con le prove d'esame. Da parte sua il deposto governo di Hamas non intende accogliere la richiesta di al-Alami perché ritiene illegittimo il governo Fayyad che, nato come esecutivo d'emergenza con trenta giorni di vita, resta invece in carica e avrà un’esistenza che si annuncia molto lunga.

 

  • Palestina. 10 agosto. Gaza potrebbe dipendere in assoluto, nel giro di mesi, se non di settimane, dagli aiuti umanitari. Lo sostiene Filippo Grandi, sottocommissario dell'agenzia ONU per il Soccorso ai Rifugiati Palestinesi (Unrwa). Allo stato, dice l'agenzia, già vi dipende l'80% della popolazione. Grandi ha chiesto ad Israele la riapertura del valico di Karni, chiuso da quando Hamas ha assunto il controllo di Gaza il 14 giugno. L'apertura di questo valico, che collega Israele con l'est della Striscia, per «importazioni, esportazioni e beni umanitari» è «l'unico che permetterà di sopravvivere a quel poco che resta dell'economia di Gaza», ha aggiunto.

 

  • Afghanistan. 10 agosto. Comandante britannico, irritato con gli USA per le continue stragi di civili, ne chiede lo spostamento delle truppe. Un alto comandante delle forze britanniche in Afghanistan, riferisce l'Herald Tribune, vuole il ritiro delle truppe speciali statunitensi dalla provincia di sua competenza, quella di Helmand, a causa dei massacri di civili durante i bombardamenti USA che accompagnano e spesso sostituiscono le operazioni di terra. Le centinaia di morti degli ultimi mesi nei numerosi raid aerei sono ufficialmente classificate come di taliban combattenti o come vittime di incidenti collaterali.

 

  • Irlanda del Nord. 11 agosto. L'UDA dovrà disarmarsi se vuole continuare a ricevere aiuti. Il governo del nord Irlanda ha annunciato ieri che sospenderà gli aiuti economici che concede all'Associazione di Difesa dell'Ulster (UDA) se questa organizzazione paramilitare unionista non avvia un processo di disarmo e non pone fine alle sue attività violente. Sessanta sono i giorni che la ministra dello Sviluppo Sociale, Margaret Ritchie (dell'SDLP, nazionalisti moderati), ha fissato per l'UDA perché mostri di essere disposta a distruggere i suoi arsenali e smantellare le sue strutture da crimine organizzato. Recentemente l'UDA è stata sulle cronache per il ferimento di un poliziotto intervenuto in una disputa tra fazioni rivali dell'UDA a Carrickfergus (contea di Antrim), e per attacchi con pietre e bottiglie molotov, la scorsa settimana, contro vari poliziotti in incidenti provocati dall'UDA a Bangor (contea di Down).

 

  • Italia. 11 agosto. «Nel 2006 risultava una potenza elettrica installata di 88.300 Mw a fronte di una potenza massima richiesta di 55.600 Mw. Il fatto che siamo costretti a comperare energia elettrica dall'estero è una favola. Che abbiamo un sistema inefficiente e dirigenti incapaci una realtà: che il nucleare aggraverebbe». È un passaggio, riguardante l'Italia, di un articolo di Angelo Baracca sul nucleare (Il Far West dell'atomo “civile"), nell'edizione odierna de il Manifesto. Un paravento, quello del rilancio del nucleare «civile», per nascondere, sostiene Baracca, l'espansione dei programmi militari. «Dall'accordo tra India e Stati Uniti, in funzione anti-cinese, e i disegni di scudi anti-missili, al di là delle barriere ideologiche, dei credi politici: tra le crepe delle centrali giapponesi e britanniche (per non scomodare la nostra modesta Saluggia), il Papa benedice il nucleare (ben inteso "civile"), Sarkozy lo baratta con qualche infermiera bulgara, la Germania si sente fregata, Bush e il suo omologo indiano ne fanno la breccia di Porta Pia del Trattato di Non Proliferazione (e uno sbarramento alla Cina; ma anche il Pakistan, comprensibilmente, si allarma)». «Le armi nucleari», prosegue Baracca, «negli ultimi 10 anni sono state portate sullo stesso piano degli altri sistemi d'arma "convenzionali”, quindi armi da usare, sul campo di battaglia, anche in funzione preventiva». Sul Papa? «Più difficile vedere un disegno del Papa», dice Baracca. «A meno che il processo di fissione del nucleo, con il neutrone e i prodotti non sia una metafora moderna per la Trinità? C'è una stonatura tra la battaglia contro il modernismo e il relativismo, e il sostegno a questa tecnica, fondata sulla relatività. Anche il Papa, naturalmente, ben si guarda dal denunciare l'accumulo nell'atmosfera terrestre di livelli di radioattività, che non sono certo estranei all'epidemia di tumori che anche l'Oms segnala: negli USA si continua a trovare stronzio-90 nei denti e ossa dei bambini residenti nei pressi di centrali nucleari, come lo si trovava ai tempi dei test nucleari nell'atmosfera (e lo denunciano le popolazioni degli atolli del Pacifico, dove avvenivano i test)».

  • Palestina. 11 agosto. A Gaza la crisi economia si aggrava di giorno in giorno, da due mesi di embargo. Decine di migliaia i posti di lavoro –pur precari e sottopagati– persi, in gran parte nel settore dell'industria. Mohammed Abu Shanab, presidente dell'Unione delle industrie tessili, spiega: «a Gaza ci sono 664 fabbriche tessili. Piccole imprese che danno lavoro a 25mila uomini e donne. Gli stabilimenti ora sono chiusi perché non è più possibile esportare in Israele, il nostro principale mercato. Solo una dozzina di fabbriche sono ancora aperte, perché stanno preparando le divise scolastiche per gli scolari che a settembre torneranno in aula». La chiusura di Karni è un danno anche per decine di imprenditori israeliani. Ogni mese dalle fabbriche tessili di Gaza escono quattro milioni di pezzi, in buona parte articoli sportivi, che vengono comprati e venduti a prezzi più alti anche di dieci volte nei negozi Tel Aviv o esportati. Un rapporto tutto sbilanciato dalla parte di Israele, ma che ha consentito, nel corso di decenni, ai palestinesi, padroni e operai, di sviluppare qualità e professionalità. Al premier israeliano non piacciono le tute sportive della Diadora cucite alla perfezione in sottoscala e scantinati, da donne palestinesi pagate meno di 100 euro al mese (gli uomini guadagnano il doppio). Israele è disposto a subire perdite economiche pur di affossare Hamas, linea che certo non dispiace al governo Fayyad. Due giorni fa l'Unrwa, l'agenzia dell'ONU per i profughi palestinesi, ha chiesto la riapertura immediata del valico commerciale di Karni. Il suo vice commissario generale, Filippo Grandi, ha avvertito che Gaza rischia di divenire al 100% dipendente dagli aiuti esterni. Ma per Tel Aviv (e Ramallah) conta più il fallimento politico di Hamas che i bisogni di un milione e mezzo di civili palestinesi.

 

  • Palestina. 11 agosto. Anche le donne in polizia. Hamas ne annuncia l'arruolamento con un bando che ha riscosso enorme successo a Gaza. Già 500 le domande presentate. I posti, allo stato, sono fra 90 e 120. «Saranno impiegate solo per trattare con altre donne», precisa il comandante generale. Primo requisito richiesto è la laurea in legge.

 

  • Palestina. 11 agosto. L'esercito israeliano ha detto di «essere preparato» a far fronte alla recentemente creata Forza navale di Hamas che supervisiona le coste della Striscia di Gaza e ha segnalato di aver già dato istruzioni ai suoi effettivi in tal senso. La creazione della citata Forza Navale è stata resa nota dal quotidiano israeliano Yediot Ahronot, che cita fonti di Hamas. Secondo l'informazione pubblicata, l'obiettivo della Forza Navale è vigilare e garantire la sicurezza delle coste della Striscia di Gaza, oltre a contrastare le imbarcazioni militari sioniste che non di rado fermano pescatori palestinesi e distruggono le loro imbarcazioni e a far fronte a qualunque attività criminale che si sviluppa lungo la costa, incluso il traffico di droga.

 

  • Iraq. 11 agosto. L’ONU ancora a sostegno di Bush. A quasi quattro anni dall’attentato che devastò il quartier generale di Baghdad, i caschi blu avranno un mandato più forte prolungato di un anno. Il Consiglio di Sicurezza ha approvato all’unanimità una risoluzione, proposta da Stati Uniti e Gran Bretagna, che dà il via libera ad un allargamento dei compiti della missione di assistenza dell’ONU (Unami) partita quattro anni fa. I nuovi compiti dell’Unami, il cui mandato scadeva venerdì, saranno in primo luogo politici: lavorerà a sostegno del «processo di riconciliazione nazionale» e promuoverà il «dialogo con i Paesi della regione». La risoluzione è stata votata da tutti e quindici i membri del Consiglio, compresi quelli a maggioranza musulmana (Qatar e Indonesia). Soddisfazione da parte della Casa Bianca. La risoluzione, comunque, non incide sulla situazione militare, che rimane in mano ai generali di Washington. L'ONU aveva smobilitato dal paese arabo occupato, dopo la smobilitazione per l'attentato del 2003 in cui morì l'inviato speciale di Kofi Annan, il brasiliano Sergio Viera De Mello. Da diversi mesi Washington spingeva a questo esito, ad un ruolo più attivo dell'ONU in Iraq, fino a quando il suo segretario generale, Ban Ki-Moon, ha dato il via libera il 17 luglio. Questo, ora, faciliterà una riduzione degli effettivi militari statunitensi e britannici.

 

  • USA. 11 agosto. Bush pensa alla leva obbligatoria. Un Bush sempre più in difficoltà in Iraq e Afghanistan pensa a ripristinare la leva obbligatoria abolita nel 1973 dall’allora presidente Richard Nixon sulla scia dell’epilogo della guerra in Vietnam. «Ha certamente un senso considerare l’ipotesi della leva», ha detto il generale Douglas Lute, l’alto ufficiale al quale il presidente statunitense ha affidato il compito di coordinare i due principali fronti di guerra statunitense.

 

  • Venezuela. 11 agosto. La diplomazia petrolifera di Chávez. Dal 6 al 10 agosto Hugo Chávez ha compiuto un viaggio in Sud America che lo ha portato in Argentina, Uruguay, Ecuador e Bolivia. Con il presidente Kirchner, Chávez ha concordato la costruzione di un impianto per la trasformazione e la distribuzione del gas (proveniente dal Venezuela allo stato liquido) e l'acquisto di altri 500 milioni di dollari di buoni argentini per la riconversione del debito (la cifra potrebbe raddoppiare entro la fine del 2007). Questo accordo è vitale per l'Argentina che per il default (l'insolvenza finanziaria, ndr) del 2001 non ha accesso al credito internazionale. Con l'uruguayano Tabaré Vázquez, superata la freddezza degli ultimi tempi, ha firmato un Trattato di Sicurezza Energetica che garantirà a Montevideo l'approvvigionamento di greggio. Con l'ecuadoriano Correa ha confermato una stretta alleanza: nella provincia di Manabi verrà costruita la più grande raffineria della costa del Pacifico, con la compartecipazione di Pdvsa e Petroecuador. In Bolivia, Chávez ed Evo Morales hanno raggiunto un'intesa per la creazione di Petroandina (tra Pdvsa e Ypfb) e, con l'aggiunta di Kirchner, hanno firmato accordi strategici sempre nell'ambito energetico.

 

  • Brasile. 11 agosto. Lula in Honduras, Nicaragua, Panama, Giamaica e Messico. L'intento principale, per il presidente brasiliano, è stato quello di promuovere la produzione di biocombustibili in Centro America: da qui, approfittando del Trattato di Libero Commercio con gli USA, l'etanolo verrebbe esportato negli Stati Uniti.

 

  • Irlanda del Nord. 12 agosto. «March for truth»: marcia per la verità. La Belfast repubblicana, nazionalista, chiede la verità sui crimini degli squadroni della morte lealisti in Nord Irlanda. Migliaia in corteo, fiocco nero sul petto, per chiedere al governo britannico di riconoscere la propria collusione con i killer, che hanno ucciso oltre 400 persone e ferito migliaia. E lo fa ricordando, in concomitanza, il ventiseiesimo anniversario dell'internamento senza processo. Il Sinn Féin spinge su un aspetto che il governo britannico vorrebbe seppellire. La «march for truth» chiede dunque al governo inglese di non continuare nella sua politica di copertura di quei crimini. Alla manifestazione di oggi verrà reiterata la richiesta di una commissione indipendente sulla verità composta anche da figure internazionali. A partire da una analisi del passato che tenga conto dell'obiettivo principale, che secondo il Sinn Féin è quello di guarire le ferite.

 

  • Irlanda del Nord. 12 agosto. «Pace non vuol dire assenza di guerra». Così Gerry Adams, presidente del Sinn Féin, nell'intervista odierna a il Manifesto. Sulla «March for truth» è perentorio: «Ritengo che il familiare di un volontario dell'IRA abbia il diritto di essere trattato con lo stesso rispetto dei familiari di qualunque altra vittima». Questa marcia, aggiunge, intende «richiamare l'attenzione sulla questione della collusione e della violenza dello Stato britannico, della politica di cover-up operata dal governo britannico e dagli altri apparati dello Stato, una politica che ha prodotto migliaia di vittime, morti e feriti». Sul gruppo di lavoro, solo consultativo, recentemente messo in piedi dal governo inglese per esaminare il passato e affrontare l'eredità del conflitto, Adams ritiene che «non se ne caverà un ragno dal buco». «Il segretario di Stato per il nord Irlanda, Peter Hain, negli ultimi giorni del suo mandato, ha tirato fuori dal cappello magico un gruppo di studio che non mi convince e che mi induce a pensare che in realtà il governo inglese voglia perdere tempo sperando di affossare definitivamente questa questione. Che invece è fondamentale per riuscire a ricostruire un rapporto davvero paritario tra le varie componenti della società delle sei contee». Il presidente del Sinn Féin ritiene che «ogni processo di verità e riconciliazione debba necessariamente porre al centro del suo lavoro la vittima. Le vittime hanno sia il diritto di veder riconosc