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Le Termopili hanno fatto clash

di Maurizio Cecchetti - 07/09/2007

Ieri al Festivaletteratura faccia a faccia tra Tom Holland e Luciano Canfora, a duello sugli «scontri di civiltà» nella storia,dalle Guerre Persiane alle Twin Towers: l’eterno conflitto fra l’Oriente teocratico e l’Occidente democratico?

Lo storico britannico:«Grecia, Stato-canaglia secondo i Persiani». La replica del filologo italiano: «Attenzione ai modernismi a fini divulgativi: il passato si maneggia con cura»

 

Meglio studiare le guerre persiane del V secolo avanti Cristo, o la rivoluzione russa che portò il comunismo al potere? Secondo Tom Holland non c'è dubbio: dopo la caduta del Muro di Berlino, meglio le guerre persiane. Hanno più cose da dirci sul nostro futuro. È così che ha voluto concludere il "faccia a faccia" con uno storico antichista del calibro di Luciano Canfora, tenutosi ieri al Festival di Mantova. È sembrato un teatrino di fantasmi questo duetto-duello altamente ironico fra lo storico italiano e lo scrittore-divulgatore inglese, che da poche settimane ha pubblicato presso il Saggiatore Fuoco persiano, titolo che potrebbe far pensare a un romanzo arabescato più che a un libro di storia. Ma dal sottotitolo si capisce subito però in che territorio stiamo entrando: Il primo grande scontro fra Oriente e Occidente. Siamo - pur dal versante antichistico - nel clash of civilizations, nello scontro di civiltà teorizzato da Huntington. In copertina, il celebre dipinto di David dedicato a Leonida alle Termopili. Sì, perché è da una sconfitta, secondo Holland, che nasce l'Occidente. Già all'uscita del libro Canfora sul Corriere aveva fatto le pulci a Holland. Il quale, di fronte alle obiezioni del suo contraddittore, sembra tradire un lieve fastidio. Canfora inizia ricordando i due tentativi persiani di cancellare il nemico greco, prima nel 490 a.C., finito con la sconfitta di Maratona, e poi dieci anni dopo con una guerra molto più ampia, che si risolverà ancora con un ritiro dei persiani. Ma - ha precisato Canfora - «trarre da questo l'idea che lo scontro fra Oriente e Occidente rimonti addirittura a quell'epoca, fa correre il rischio di credere a pseudoconcetti che è senz'altro giusto studiare ma per liberarsene il più in fretta possibile». Holland parte rievocando la gestazione del suo libro durante un viaggio di studio in Grecia durato sei mesi, con appresso moglie e figlia. E spiega come il libro abbia trovato la chi ave giusta nel momento in cui ha immaginato di dover raccontare quella storia a sua figlia. C'è, dunque, all'origine un intento divulgativo, semplificatore, che consente di fare di una vicenda lontana millenni un modello applicabile anche ai nostri giorni. Arrivati in Asia Minore, i persiani si resero conto - ha detto Holland - che i greci erano per loro fonte di continui guai e «decisero di sradicare questi stati terroristi». Canfora sgrana gli occhi, sorride ironico e prepara l'obiezione fin troppo prevedibile: «Perché parlare di stati terroristi? Mi sembra un eccesso di modernismo». Holland dichiara allora che le ragioni per cui i persiani non hanno lasciato resoconti storici delle loro imprese sono chiare: «Intanto - spiega - i persiani erano troppo occupati a espandere il loro impero per pensare a trascrivere le loro imprese. Inoltre l'impero persiano era visto all'epoca un po' come la fine della storia, la realizzazione di un ideale, era insomma una manifestazione della volontà di Dio nella lotta del bene contro il male: quella di Dario, in un certo senso, fu la prima guerra santa della storia. E l'impero persiano ha incarnato un modello che poi si è diffuso in gran parte del mondo: la teocrazia». Canfora controbatte che Ecateo di Mileto, il padre di tutti gli studi storici, esordiva nella sua opera in gran parte perduta premettendo: «Io racconto la storia come sembra a me». Ergo? Ergo, la storia scritta va sempre passata al setaccio, perché è una scienza facile alle mistificazioni. E qui Canfora ha negato uno dei presupposti basilari di Holland: ovvero che la Grecia sia Occidente, mentre - ha detto - «già nell'antichità veniva considerata Oriente». Con mossa un po' sibillina mette in campo Ippocrate, il padre dell'etica medica, che in uno scritto sul clima ci sorprende - ha detto Canfora - con «una forma di razzismo soft spiegando così la vittoria greca: noi abbiamo vinto contro i persiani forse perché siamo biologicamente superiori... E non è neppure tanto vero - aggiunge Canfora - che l'impero persiano fosse quella civiltà di barbari prefigurata dai greci, tanto che lo stesso Erodoto annota che quando i persiani varcarono lo stretto, là dove arrivarono cominciarono a instaurare democrazie…». Alla fine si può dire che Mantova abbia assistito a uno splendido duello fra sordi, dove ai colpi di fioretto di Canfora, Holland ha risposto con un monologo nel quale, prevedibilmente, ha difeso un'idea di storia oggi sintomatica. A voi la scelta.