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Il microcredito: una ricetta contro la povertà e la globalizzazione

di Manuel Zanarini - 10/09/2007

 

 

In questi ultimi anni, a livello mondiale, si sta affermando un movimento rivoluzionario nel settore finanziario: il microcredito.

L'idea base è quella di aprire le porte del credito a quelle fasce della popolazione che, di solito per mancanza di garanzie reali, non vengono prese in considerazione dal sistema bancario, concedendo loro piccole somme di denaro al fine di aprire piccole attività.

E' interessante notare come in questi tempi di scarsa liquidità, soprattutto nei ceti medi, sia enorme l'offerta di credito al consumo. Quotidianamente siamo tempestati di spot pubblicitari di finanziarie e banche che offrono ogni tipo di offerta a chiunque, anche protestati, abbassando notevolmente la soglia di accesso. Al contempo sta diventando sempre più difficile accedere ai finanziamenti per avviare imprese necessitando garanzie sempre più alte.

Altro fenomeno ormai evidente è la crisi del welfare-state, acuita  dalla flessibilità e dalla precarietà dei posti di lavoro. Oggi i costi dello stato previdenziale sono diventati enormi, anche perchè a causa dell'aumento della vita media e la natalità sottozero il numero di lavoratori che lo mantengono è diventato troppo basso rispetto al numero dei beneficiari. Inoltre la rapida mutazione del mercato del lavoro globale, che ha portato la precarietà dell'impiego e la crescente delocalizzazione delle imprese, ha generato la necessità di accrescere le spese per gli ammortizzatori sociali. Tutti questi fattori concorrono grandamente alla tassazione enorme dei paesi più sviluppati ed a disgregare il tessuto sociale, creando frustrazione tra le classi più deboli e senso di ingiustizia in quelle produttive.

Infine vorrei considerare l'aumento delle differenze di reddito tra i ricchi ed i poveri a livello planetario. Infatti se globalmente si è verificato un aumento della ricchezza del 2,5% negli ultimi due secoli, il reddito del 5% della popolazione più ricca è 114 volte superiore di quello del 5% di quella più povera. Questo, senza fare considerazione etiche, sta creando un'enorme massa di disperati che preme per emigrare verso i paesi più ricchi con tutti i problemi che stiamo vivendo sulla nostra pelle.

Come reagire a questa situazione? I movimenti per il microcredito ritengono che la soluzione sia quella di aprire l'accesso al credito ai più bisognosi, che paradossalmente sono invece i più esclusi.

L'esempio concreto più famoso è quello della Grameen bank (Banca Rurale) in Bangladesh, fondata dal Prof. Muhammad Yunus, premio Nobel per la pace nel 2006 proprio grazie a questo progetto. Il tutto nacque in seguito ad una ricerca eseguita sulla situazione dei poverissimi contadini che vivevano attorno all'università . I risultati furono che nonostante i campi fossero rigogliosi ed i raccolti abbondanti, il tenore di vita delle famiglie che lì vivono era bassisimo. Indagando sulle cause venne fuori che erano costrette a ricorrere agli strozzini per avere piccole somme necessarie per gli strumenti e le sementi indispensabili per coltivare i campi. Così facendo gli utili del loro lavoro servivano per restituire gli altissimi interessi richiesti. Così il Prof. Yunus decise di prestare di tasca propria queste piccole somme alle donne impiegate nei campi, in breve tempo tutte le somme furono restituite ed il loro tenore di vita migliorò in modo impressionante.

Così decise di creare un'organizzazione, poi trasformatasi in banca, che prestasse regolarmente piccole somme per coltivare i campi o attivare micro attività commerciali o di servizi ai poveri del paese solitamente esclusi dal circuito bancario. Visto che questi non possedevano garanzie reali, per garantire il prestito vennero istiuiti dei gruppi di vilaggio. All'interno di questi, tradizionalmente la base della società contadina, le persone si raggruppavano garantendo le une per le altre, così se una non faceva fronte il gruppo copriva il debito, con l'incentivo di accedere a crediti progressivi, una volta restituito il primo prestito potevano accedere a cifre più alte. Oggi la Grameen Bank conta 3.400.000 clienti sparsi in 45.000 villaggi per un credito complessivo di 283 milioni di dollari avendo un'esposizione creditizia coperta al 102%.

Ma l'esperienza del microcredito sta prendendo piede anche in Europa. Tipico è l'esempio dell ADIE in Francia. Seguendo un principio chiave, partire dall'esigenze reali dei "clienti", il tipo di struttura e di interventi cambia rispetto ai paesi più poveri. Mentre, come abbiamo visto, lì si tratta con persone che hanno già lavori informali in un tessuto sociale fortemente coeso, nei paesi sviluppati generalmente si tratta con soggetti che hanno perso il posto di lavoro e vivono in contesti fortemente disgregati. Quindi, per adeguarsi a questa relatà, sono state aperte delle agenzie che oltre a prestare denaro, spesso facendo da intermediarie con le banche chiedendo parziale garanzie alle famiglie o agli amici del richiedente, accompagnano l'inizio delle microimprese nascenti offrendo una consulenza commerciale. Anche in questo caso i risultati sono sbalordativi, 10.000 clienti con 25.000 imprese attive ed un tasso di restituzione del 94%.

Molti sarebbero gli esempi e gli aspetti da valutare, non mancherà occasione di tornarci, ma per ora mi preme sottolineare come per opporsi all'assistenzialismo, sia nazionale che internazionale, ed alla globalizzazione, che concentra grandi quantità di capitale nelle mani di poche multinazionali creando povertà e disgregazione sociale, il microcredito lancia la ricetta di dare credito ai più poveri, ridando loro fiducia e aiutando a ricreare legami sociali solidali. Tutto questa genera autosufficienza nelle fasce deboli senza sottrarre benessere a quelle più agiate, per rendersene conto basta osservare come i broker statunitensi stiano dirottando i fondi pensione sulle banche di microcredito del sud-america, ricevendo indietro una redditività non ottenbile attraverso altre forme di investimento.