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Delusi dal governo 68 italiani su cento

di redazionale - 10/09/2007


Governo, delusi due italiani su tre
Gradimento al minimo dopo la risalita della primavera scorsa: no dal 68%. Da giugno persi 11 punti

L'insoddisfazione per l'operato del governo Prodi si va accrescendo significativamente in svariati settori della popolazione. Ciò costituisce per l'esecutivo un ulteriore problema in un periodo già tormentato, soprattutto per l'approssimarsi della Finanziaria e delle decisioni sulla politica fiscale: è questo il tema ritenuto oggi dai cittadini il più urgente — ancor più della criminalità — da affrontare da parte del governo. Ma esso è, al tempo stesso, fonte delle fratture maggiori nell'opinione pubblica, divisa tra la richiesta di diminuzione delle tasse e quella di una più accentuata redistribuzione sociale. Ma insoddisfatta da entrambi i punti di vista.
L'elettorato ha infatti espresso, per tutto il primo semestre 2007, una maggioranza di orientamenti negativi sull'operato del governo. Con andamenti, però, alterni. Una volta «digerita » la Finanziaria 2006 (che aveva provocato una drastica diminuzione dei giudizi favorevoli), si è assistito, tra metà febbraio e metà maggio, ad un relativo recupero di consensi e ad una corrispondente contrazione delle opinioni sfavorevoli all'esecutivo. A giugno, tuttavia, il trend pareva essersi nuovamente invertito, il giudizio si era ulteriormente aggravato e i consensi drasticamente ridotti, sino a toccare il 30%, il livello più baso dalla costituzione del governo Prodi. Per la maggior parte, tuttavia, la nuova sfiducia emersa non si era convogliata verso un atteggiamento completamente negativo, limitandosi — da parte del 13% dell'elettorato — ad una generica sospensione del giudizio.
Dopo il — e forse anche a seguito del — dibattito estivo (denso di buoni propositi, ma ritenuto carente di iniziative concrete), anche questi giudizi si sono tuttavia diretti perlopiù verso un orientamento drasticamente sfavorevole, tanto che oggi due italiani su tre si pronunciano criticamente nei confronti dell'esecutivo e solo il 27% esprime un parere positivo. In misura minore, ma assai significativa, ciò accade anche nell'elettorato dei partiti della maggioranza: il 31% dei votanti per il centrosinistra è critico verso il Professore e un altro 4% dichiara di non avere opinione al riguardo. Il dissenso è presente, per motivi diversi, ma circa nella stessa intensità, sia nell'area di centrosinistra, sia in quella di sinistra tout-court. Anche la porzione di elettorato non attribuibile a nessuno schieramento si esprime negativamente: il 76% di chi è indeciso su cosa votare è comunque critico nei confronti dell'esecutivo. Il malumore, comunque presente in modo rilevate in tutte le categorie sociali, è più accentuato tra i giovani, tra le donne (specie le casalinghe) e tra chi possiede un titolo di studio meno elevato.
L'origine di tutto questo scontento sta soprattutto nell'incapacità del governo di «concludere le cose» (così ha detto un intervistato): vengono citati decine di esempi di mancata realizzazione di questo o quell'impegno, di questo o quel progetto, di questa o quella promessa. Le critiche provengono da destra, dal centro e, come si è detto, anche dalla sinistra: ciò che indica come buona parte di questo stato di cose — e della difficoltà del governo ad operare — sia imputabile al sistema elettorale vigente e alla conseguente situazione in Parlamento. Ma, ancora una volta, si lamenta l'incapacità e la riottosità da parte dell'esecutivo nel dar vita celermente ad una riforma al riguardo.
Tutto ciò non ha necessariamente conseguenze immediate sulle intenzioni di voto. È vero che i consensi virtuali per il centrosinistra vanno progressivamente diminuendo, ma è vero anche che buona parte degli elettori dei partiti di governo, anche di quelli scontenti, dichiara di non avere comunque per ora l'intenzione di votare per il centrodestra.
Questo stato dell'opinione pubblica lascia tuttavia, come si è visto anche in questi giorni, sempre più spazio a spinte e suggestioni di carattere qualunquistico e talvolta populistico, legate alle consuete tematiche dell'antipolitica. Con esiti imprevedibili.
Il governo ha certo nei prossimi mesi la possibilità di mutare l'orientamento dell'opinione pubblica: ma per farlo dovrà necessariamente dar vita a provvedimenti concreti e percepiti dagli elettori. Un compito tutt'altro che facile.