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Crisi mutui: quegli italiani più lealisti del Re

di Carlo Lupo - 10/09/2007

 

Non c’è paracadute che possa salvare la colonia-Europa dalla crisi finanziaria in atto. Lo scrivevamo a inizio settimana e, dopo appena pochi giorni, la stampa anglosassone - Financial Times e Wall Street Journal, cioè il gotha dell’informazione neoliberista venerata anche dai rifomisti made in Italy - torna a gridare al lupo al lupo.
C’è da chiedersi su quali fondamentali economici si basino tutte le indicazioni che, ormai da anni, arrivano da Fmi, Banca mondiale e Commissione europea, amplificati da stampa finanziaria e no, visto che un piccolo quotidiano come il nostro (e non solo) già da tempo (anni) avvertiva che il mercato senza regole (sia finanziario che, purtroppo, reale) è un danno per i cittadini. E loro (i politicanti post-Tangentopoli) tutti lì a privatizzare, svendere, creare Authority, insomma a concionare su competitività e libero mercato, trasparenza bancaria, tassi variabili e fondi pensione (ed è a questi che ora bisogna stare molto attenti dopo lo scippo del tfr). E così, quando ormai si teme una paralisi del credito globale (cioè le banche non si presteranno denaro l’una all’altra per paura che i titoli offerti come collaterale nascondano i famosi “subprime” o altra spazzatura...) a Cernobbio si sfoderano sorrisi smaglianti. Tre giorni di lavori a Villa d’Este per infondere fiducia, con dichiarazioni rassicuranti di banchieri (Profumo, Passera...) e imprenditori (Tronchetti Provera...), non cancellano però le incertezze sull’impatto della crisi in Italia e le prospettive di una revisione al ribasso delle stime di crescita, come anticipato dallo stesso vicepresidente dell’Euroburocrazia, Franco Frattini.
D’altronde anche l’Fmi - che taglierà le stime di crescita sul 2007 e il 2008 - si vede costretto ad ammettere che è difficile ipotizzare i futuri scenari. “Il sistema finanziario italiano - afferma l’Fmi - non è colpito particolarmente” dalla crisi dei mutui subprime. Per l’Italia, però, c’è sempre una lezioncina che è quella sui conti pubblici. E se non sarà la bolla immobiliare (qualche brutta sopresa nei fondi pensione è sempre più probabile) a tartassare i cittadini italiani sarà come al solito l’impalpabile risanamento.