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Ai trinariciuti del Partito Unico dell'Oligarchia

di Alessio Mannino - 12/09/2007

     

 

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Chi è Salvatore Buglio? E’ un deputato della Rosa nel Pugno che sul Corriere della Sera di oggi, martedì 11 settembre 2007, liquida così Beppe Grillo e il suo V-Day: «Chi dice “Voglio distruggere i partiti” è il perfetto testimonial della destra più becera con venature naziste. Senza i partiti c’è la dittatura». Bene, anzi male. Malissimo. Da farsi cadere a terra i coglioni, per l’evidente incapacità non diciamo politica, ma financo mentale di afferrare un brandello di realtà da parte dell’oligarchia partitica. Partiamo perciò da questo signor nessuno, perché in realtà lui è il perfetto testimonial della cecità, se va bene, o, nei casi peggiori, della malafede di quella che si autoproclama “politica”.
La politica, per l’appunto. L’oligarchia parla di “politica” tout court, identificando senza ulteriori aggettivi se stessa come tale. No, signori truffatori (in buona o cattiva fede, a questo punto, non fa differenza). E’ un trucchetto meschino, da due soldi, da bari di strada, quello di definire semplicemente “politica” – nobile parola che significa: “governo della polis”, cioè occuparsi della collettività, di noi stessi come cittadinanza – il sistema di partiti. Noi viviamo in partitocrazia: questo, precisamente questo, è il messaggio che con disgusto e istintiva ribellione hanno lanciato le piazze d’Italia sabato 8 settembre scorso. L’oligarchia ribatte con un inganno: l’unica politica possibile è quella irreggimentata, sequestrata, ingabbiata dai partiti. Chi non si impegna inquadrandosi nell’unico sistema accettato, quello partitico, è fuori dalla politica, fa “antipolitica”, è potenzialmente sovversivo, è qualunquista, populista, massimalista. Addirittura nazista. Nel parlamento “democraticamente” eletto – in realtà ostaggio delle segreterie delle nomenklature e degli apparati – la democrazia viene concepita così: o con noi o contro di noi, o ti riconosci nei partiti o sei antidemocratico e quindi reietto, ignobile, pericoloso, un paria. Questo, propriamente, si chiama fascismo (o nazismo, se così preferiscono i Buglio e i Mastella, le Bindi, i Fini e tutta la manica di burattini del Partito Unico dell’Oligarchia, assieme alle scodinzolanti penne acide dei Serra, dei Ceccarelli, dei Mughini e dell’intero caravanserraglio di commentatori della Stampa Serva d’Italia). Chi è fascista? A noi viene di pensare che lo sia chi ragiona così. O erano fasciste le centinaia di migliaia di persone accorse a firmare una proposta di legge popolare ed esprimere il legittimo dissenso e schifo per il sistema partitocratico?
Ma giriamo lo sguardo da queste meschinerie e andiamo avanti. Sulla versione on line del settimanale Carta, Giuliano Santoro onora noi di Movimento Zero di una velenosa citazione, riprendendo il ridicolo refrain dell’accusa di essere di “estrema destra”. Massimo Fini lo sarebbe, noi lo saremmo. Ne deduciamo che coloro che erano sul palco di Bologna, a cominciare da Grillo per continuare con Travaglio, la Guzzanti, Bergonzoni, Pallante eccetera, tutti costoro avrebbero manifestato accanto a uno di “estrema destra”, o comunque fondatore di un movimento così etichettabile. Sommo orrore, per uno ancora nei secoli fedele alla contrapposizione fra Destra e Sinistra, buona ormai solo per i gonzi e per chi non ha smesso di credere a Babbo Natale. E’ sicuro di star bene, Santoro? Rilegge le sue prose, dopo averle scritte magari di getto? Chissà come se la ridono, Grillo e Travaglio e gli altri, a essere indirettamente accusati di parlare all’Italia vicino a dei “fascisti”.
Per i duri di comprendonio – e per gli spargitori di veleno – ribadiamo un semplice concetto. Movimento Zero, al posto di questa presa per il culo istituzionalizzata che ha nome “democrazia rappresentativa”, chiede un meccanismo simile a quello che funziona egregiamente in Svizzera e in alcuni Stati dei tanto osannati Usa, la democrazia diretta su base federale, cioè in ambiti locali autonomi, più vicini possibili al cittadino. Sono punti del Manifesto di cui è autore Massimo Fini, e che rappresentano il fulcro del nostro pensiero politico in via di elaborazione. Noi eravamo là, come si può leggere due post sotto, per molto di più che non la rivolta legalista del “parlamento pulito”. E per questo c’è stato chi, nel nostro movimento, era in disaccordo nel partecipare. Troppo poco, il “programma” del sabato grillesco. Verissimo. Ma quel popolo che si aggrappa a un comico-polemista è animato, con tutta evidenza, dal bisogno di riprendersi la sovranità che gli spetta. E chi bolla come un miscuglio di anarchismo, fascismo, comunismo, giustizialismo, funarismo, bossismo, gabibbismo e insomma effettua la maligna operazione di buttare nel ridicolo le ansie, le preoccupazioni, le rabbie, le indignazioni e in definitiva i mille problemi e le mille incazzature quotidiane degli Italiani - cioè l’intera classe politico-giornalistica a libro paga dei suoi terminali economici o inchiodata alle ideologie dei propri anni adolescenziali - commette il fatale errore di scavarsi la fossa da solo (nota. Vorremmo sapere da lorsignori una cosetta: se “antipolitica” è incanalare il proprio giramento di palle usando persino un Grillo per parlare della “via crucis dei pendolari, le cartelle pazze, le bollette ribalde, gli scavalcamenti nei concorsi pubblici, le code sull’autostrada, l’inceneritore che non funziona, il depuratore che puzza, le storture e le torture della burocrazia, i topi negli ospedali, «Ferrara ai primi posti per il cancro allo stomaco», gli inganni della Telecom, le lacrime della Madonnina di Pantano, l’olio di colza, la fuga dei cervelli, i problemi del Tocai friulano, i soldati italiani in Afganistan, i truffatori e gli ipnotizzatori degli anziani”, insomma della carne viva del presente di tutti noi, la “politica” invece cosa sarebbe? Parlare soltanto, magari con godimento e lussuria, delle interessantissime e vitali correnti del nuovo Pd, o delle lotte di potere alla corte di Forza Italia, o delle manovre di Casini per il Grande Centro? Fate pena).
E qui arriviamo al punto finale e, forse, cruciale. I sacerdoti della “politica”, cioè della partitocrazia, usano come arma di liquidazione di ogni argomento l’anatema secondo cui, quando non si hanno proposte, si deve tacere. Apprendiamo con sgomento che semplicemente protestare, in questo Paese, non è politicamente corretto, non fa fino. A parte il fatto che Grillo, in modo senz’altro riduttivo, una proposta l’ha fatta (si chiama proposta di legge, no?). Ma a noi interessa far sapere un’altra verità sfuggita ai sapienti del tempio. E cioè che c’è chi, nel suo piccolo, proposte e soluzioni ne cerca e ne trova. Noi di Movimento Zero, ad esempio.

 

Nella sezione "Articoli ribelli" l'articolo di Massimo Fini sulla sua partecipazione al V-Day di Bologna.