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Dal Molin: chi ne parla?

di Angelo Alberi - 12/09/2007

 

A Vicenza continua la mobilitazione contro la costruzione delle nuova base militare USA al Dal

Molin. Dopo le innumerevoli difficoltà create dagli organismi preposti ai controlli, le visite della

Digos ad alcuni esponenti del fronte contrario alla base e i continui ripensamenti del comune di

Caldogno ( dove si tiene la manifestazione), il giorno 6 settembre si è aperto il NO DAL MOLIN

FESTIVAL . Concerti, spettacoli teatrali e dibattiti trovano spazio nella grande area riservata

all’evento che si concluderà domenica 16 settembre e gli incontri pubblici con i leader dei più

importanti movimenti pacifisti e popolari italiani ( No Tav, No Mose, Centri Sociali, Beati

costruttori di pace. ..) si susseguono a ritmo giornaliero. Presenti al festival anche alcuni

rappresentanti dei numerosi movimenti europei contrari ai nuovi insediamenti militari USA che il

governo Bush, complici alcuni inetti e servili governi, vuole installare nel nostro continente.

Il più vergognoso silenzio è calato sulla questione vicentina. La quasi totalità della stampa

nazionale ( tranne rarissimi casi: A, Il Manifesto …) evita accuratamente di trattare l’argomento per

non urtare la “suscettibilità” dei vari gruppi politici, bancari e industriali invischiati nell’affare,

padri-padroni di una stampa che viene foraggiata con milioni di euro provenienti dalle tasche dei

cittadini italiani, per avvallare politiche governative demenziali e privare l’opinione pubblica della

corretta informazione. Corruzione e ricatti, appalti da centinaia di milioni di euro, intrallazzi bancari

e bustarelle, bastano ad ammansire un direttore di testata o un giornalista intraprendente.

Vergognoso e patetico il caso del Giornale di Vicenza in edicola domenica 9 settembre che ha

volutamente travisato (la volontà dell’editore non si discute!) la ricostruzione dell’aggressione, da

parte di un gruppetto di fascisti appartenenti ad Alternativa Sociale, ad alcuni esponenti del

movimento No Dal Molin durante una pacifica manifestazione di protesta tenutasi il giorno

precedente in città. La mancata risposta alla provocazione fascista, probabilmente organizzata a

tavolino con altre “forze”, molto probabilmente ha deluso e indispettito chi sperava in qualche

tafferuglio così da poter delegittimare e spacciare per delinquenti- brigatisti ( vedi manifestazione

del 17 febbraio ) gli appartenenti al movimento e poter usare la forza per reprimere la legittima

protesta dei cittadini. Più tardi, protetti dai manganelli della polizia, i baldi giovanotti, eredi politici

del mussoliniano agire, hanno potuto tranquillamente eclissarsi. Questa è la stampa italiana, apatia

ed ignoranza di una gran parte della popolazione rimbecillita da indegni programmi tv, immersa e

presa nella quotidiana lotta per arrivare a fine mese fanno il resto. Ma torniamo al Festival No Dal

Molin.

Dall’incontro con le realtà aderenti al Patto di Mutuo Soccorso sono emerse decine di realtà locali

che da tempo (alcune da molti anni) lottano per la difesa del territorio, semplici cittadini che non

vogliono arrendersi alla logica del profitto e dello sfruttamento indiscriminato delle comuni risorse.

Per quel che riguarda Vicenza il segnale è stato molto forte, la mobilitazione non si ferma e

l’obiettivo è quello di un’espansione europea della lotta contro le nuove basi di guerra e la logica

guerrafondaia ed espansionistica delle lobby che manovrano il burattino Bush. Migliaia di persone

hanno partecipato in questi giorni, nonostante le proteste e le invettive gridate dal sindaco Hulweck

dalle pagine di un quotidiano locale, alle molteplici iniziative proposte al Festival e molti sono stati

i contatti con i movimenti inglesi, cechi, polacchi e olandesi, tutti d’accordo nell’organizzare una

tre giorni di mobilitazione europea per il prossimo mese di dicembre.

Molto più vicine sono le manifestazioni ed azioni di protesta che si terranno in città nei giorni13/14

e 15 settembre e vedranno i cittadini impegnati a contestare una giunta comunale irrimediabilmente

compromessa e delegittimata ed a gridare il loro NO alla costruzione di nuove basi militari.

Vicenza oramai è diventata un “caso” nazionale ( ed internazionale!) e sa di poter contare sull’aiuto

concreto di una moltitudine di movimenti, vera nuova forza democratica, presenti sul territorio

italiano. Queste splendide realtà hanno cominciato a tessere una rete che in futuro diverrà sempre

più forte ed efficiente e quando i lavori per la nuova base inizieranno, ammesso che ciò avvenga, il

governo Prodi avrà delle grosse sorprese.