Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Iran: Energia, Sicurezza e Giustizia

Iran: Energia, Sicurezza e Giustizia

di Vladimir Yurtayev - 12/09/2007


Nei primi due anni della presidenza di Mahmoud Ahmadinejad (estate 2005 – Maggio 2007), l'intensità delle emozioni sono cresciute a causa della nuova politica statale dell'Iran e della personale attività del suo nuovo capo del governo, che potrebbero essere simili solo a quelli dei primi anni del governo dell'Imam Khomeini. All'epoca, la Repubblica Islamica dell'Iran (IRI) si opponeva apertamente sia all'occidente che all'oriente (rappresentati da USA e URSS). L'Iran affrontava una imminente guerra con l'Iraq (iniziata il 22 Settembre 1980), l'ambasciata degli USA di Teheran era già stata occupata (4 Novembre 1979), e il mondo discuteva seriamente della minaccia di esportare la rivoluzione Islamica, sebbene l'Iran stesso fosse il luogo di una fiera lotta per il potere tra seguaci e oppositori dell'Imam Khomeini. Oggi, l'Iran affronta la minaccia di una guerra contro gli USA, il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha adottato la Risoluzione 1747 del 24 Marzo 2007 (1) concernente il progra
mma nucleare dell'IRI; i militari inglesi che sono stati catturati e rilasciati, il governo del paese deve ancora attivamente usare slogan che risalgono alla fase iniziale della rivoluzione Islamica, preparandosi ad opporsi a ogni tentativo di controrivoluzione.
Ventotto anni dopo la proclamazione della Repubblica Islamica (1 Aprile 1979), il suo presidente è uno di coloro che parteciparono all'«anello della sicurezza» il giorno (1 Febbraio 1979) in cui l'Imam Khomeini ritornò nel paese e si rivolse alla nazione Iraniana del Beheshte Zahra. Il nome ufficiale della festività è Giorno della Manifestazione Nazionale della Solidarietà con la Politica della Leadership della Repubblica Islamica e della Lealtà alle Idee del Fondatore dell'IRI, Imam Khomeini.
All'anniversario della fondazione dell'IRI, nel 2007, è stata tenuta, su iniziativa del presidente Mahmoud Ahmadinejad, una «Giornata Nazionale per la Tecnologia Nucleare» in Iran. É il programma nucleare, che le autorità Iraniane considerano il punto focale nella loro strategia di attrarre l'attenzione della comunità mondiale sul ruolo, e il posto, dell'Iran nel mondo moderno. Il più interessante dovrebbe essere, considerata l'importanza dei passi presi, valutare l'attuale situazione in Iran e dintorni.
Puntando sulla «rottura nucleare», il presidente Ahmadinejad ha fondato la sua nuova linea politica sul concetto di creazione di una società mondiale della giustizia sociale, basata sulla grande tradizione della civiltà Islamica. Il programma presidenziale del 2005, o «il Nono Programma di Governo»(2)[1], è elaborato nello spirito dell'eredità ideologica dell'Imam Khomeini(3). Il concetto di Ahmadinejad si focalizza sulla giustizia (ettela’at) come precondizione per ottenere «scopi genuinamente Islamici tramite l'autorità Islamica», guidata dal faqeeh (esperto in fiqh – giurisprudenza Islamica). L'ideologia dello stato IRI, procede dal concetto che l'Iran oggi continua la costruzione di una «società genuinamente Islamica», iniziata dalla Rivoluzione Islamica del 1979.
Le riforme attuate in Iran erano intese ad aprire una nuova era della civiltà Islamica Iraniana. La missione del governo è specificata nel Programma come «creare le condizioni per stabilire un giusto potere globale tramite una nuova ascesa della civiltà Islamica» [1,p.11]. «Un misurato progresso dell'Iran Islamico lungo la strada che sarà tracciata sotto il regime del dominio globale (salte-ye jahani) e diffonde la luce della giustizia e della spiritualità» [1, p.8]. Il nuovo Programma, ufficialmente denominato «Quattro obiettivi per il governo Islamico», è teso a diffondere giustizia, benevolenza e servizio, progresso, prosperità materiale e spirituale dell'Iran [3].
Ciò è, ovviamente, non solo l'attualizzazione delle idee dell'Imam Khomeini, ma una creativa interpretazione dei sui concetti basici, tesi a diffondere il potere Islamico nel mondo. Nella situazione della globalizzazione, le autorità Iraniane considerano il corso del «dialogo delle civiltà» (perseguito fino al 2005 con il presidente dell'IRI M. Khatami) come insufficientemente effettiva. L'instaurazione di una giusta società in Iran invocherebbe, naturalmente, la giustizia a scala globale, poiché l'esistenza di un giusto sistema sociale, in un solo paese, non garantirebbe per nulla delle giuste relazioni nella politica globale. Perciò gli slogan «Indipendenza e Libertà» o «l'Iran è il leader del mondo». Le dichiarazioni dell'Iran, per un ruolo guida nella comunità mondiale, sono largamente dovute al basso supporto della leadership della Shia Iraniana nei paesi della regione, che sono Mussulmani, ma di una etnia differente.
L'Iran oggi ha l'economia e l'esercito più forti del Medio Oriente e della fascia meridionale dello spazio post-Sovietico. I suoi obiettivi a breve termine sono il raggiungimento dei vertici della posizione, nei campi dell'economia, della scienza e della tecnologia, in tutta la regione, entro il 2025, divenendo il «Giappone Islamico».
Il primo problema che affronta il presidente Ahmadinejad a casa, e nell'arena internazionale, include la forte pressione dei fattori socio-demografici, la realizzazione di ambiziosi programmi energetici, aerospaziali e di trasporto, e la continuazione del programma atomico. Ahmadinejad si è convinto che l'epoca dell'oppressione, dei regimi autoritari e della tirannia stia per finire, e una ondata della rivoluzione Islamica presto sferzerà tutto il mondo. La rivoluzione Islamica è una rivoluzione globale. Il 27 Dicembre 2006, il presidente dell'IRI Mahmoud Ahmadinejad ha inviato una lettera al Papa Benedetto XVI, in cui gli parla degli aspetti morali e religiosi della vita nel mondo moderno. Il presidente Iraniano notava, nella sua lettera, che un ritorno alla giustizia sia la sola via per risolvere gli attuali problemi dell'umanità [4]. La massima giustizia Iraniana è rivolta a tutto il mondo – ma può il mondo divenire Islamico?
Sarebbe giusto? E può essere un giocatore importante nella politica globale, avendo una immagine di «primo sponsor del terrorismo, che desidera avere l'accesso alle armi nucleari»?
Le ambizioni della politica estera dell'Iran riguarda l'attuale concetto di leadership regionale. Un leader regionale si suppone partecipi, su basi paritarie, nei progetti di distribuzione del lavoro a scala globale, realizzata dalla comunità mondiale. In tale contesto, si può comprendere l'interesse dell'Iran di partecipazione nei progetti internazionali geo-economici come l'International transport corridor North-South, PEACE, etc. L'Iran possiede un considerevole potenziale economico ed umano (una popolazione di 72 milioni), enormi risorse energetiche; controlla lo spazio compreso nella giunzione delle vie di trasporto strategicamente importanti («nuova Via della Seta»), ed è un successore delle grandi antiche civiltà. Il complesso industriale della difesa dell'Iran, è capace di armare pienamente le forze armate dell'IRI con armi convenzionali leggere e può fornire il 60% delle armi pesanti richieste [5, 19.04.04]. All'inizio del 2007, secondo la Iran News, la capacità di trasporto
annuale dei suoi porti commerciali ha raggiunto le 110 milioni di tonnellate. Nei passati 9 mesi (Marzo 2006 – Gennaio 2007), hanno gestito un totale di 82 milioni di tonnellate di carico, inclusi 5,7 milioni di tonnellate di carichi transitanti, che è superiore del 70% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente; il movimento di container arriva al 12,3% di 1.180 TEU. Accordi sono stati firmati sulla costruzione del gasdotto per l'India. Il governo dell'IRI ha anche deciso di iniziare la costruzione dei gasdotti verso Herat (Afghanistan), Ashkhabad (Turkmenistan), Mervest e Tebes (provincia Yazd, Iran) e lo completerà entro il 20 Marzo 2009 [5, 25 Marzo 2007].
La realizzazione degli annunciati progetti geoeconomici, porrà l'Iran tra le grandi potenze nei prossimi 10/15 anni. Le enormi riserve di petrolio e gas e la favorevole posizione geografica rendono l'Iran uno stato mondialmente significativo. Secondo alle informazioni dell'ENI, l'Iran è il quarto maggiore produttore petrolifero nel mondo (più di 3 milioni di bpd), inferiore solo all'Arabia Saudita, gli USA e la Russia. Nelle riserve esplorate di petrolio, l'Iran è al quinto posto nel mondo dopo l'Arabia Saudita, l'Iraq, gli EAU e il Kuwait. Secondo le informazioni Iraniane, del 2002, le riserve provate di greggio ammontano a 100 miliardi di barili, valutati 2 trilioni di dollari (a 20 dollari al barile) [6]. Secondo il quotidiano Jomhuri Eslami, tutte le riserve di idrocarburi Iraniane raggiungo i 264 miliardi di barili di equivalenti del petrolio, dal valore di oltre 2890 miliardi di dollari [7]. Entro il 2025, un quarto di tutta la crescita della produzione non-OPEC proverrà dalla
regione Caspica; qualcosa di meno dalla Russia [8]. Secondo una valutazione di un esperto, Roger Stern, oggi l'export di petrolio dell'Iran arriva a circa 50 miliardi all'anno. Tuttavia, si sa che annualmente declina del 10-12%. Se questo trend persiste, Teheran perderà metà dell'export del suo greggio entro il 2015, cosa che, a sua volta, avrà effetti negativi sull'economia Iraniana [9].
Dal 1995, sei principali vie di trasporto del petrolio sono state stabilite nella regione Caspica: 1) Iran - Sud; 2) Iran – Turchia – Mediterraneo; 3) Armenia - Georgia; 4) Georgia – Mar Nero o Turchia; 5) Russia – stretti del Mar Nero - Mediterraneo; 6) Russia – Bulgaria - Grecia, via Mar Nero [10, p.100]. La realizzazione delle prime due opzioni, economicamente facili, è stata limitata dalle sanzioni occidentali contro l'Iran (embargo); due altre opzioni, che per avere una piena efficacia del loro potenziale, richiedono un alto costo, sono bloccate dall'instabilità in Georgia, Nagorno-Karabakh, e regioni Kurde della Turchia; l'opzione Russa va contro quello Turca, che è obiettivo di rischi ambientali per Istanbul. L'Opzione 6 (via Bulgaria), è relativamente meno costosa, ma tuttavia non attraente [10, p. 100]. Poi, una settima opzione emerge – via Kazakhstan alla Cina.
Attualmente, tuttavia, il futuro dell'Iran nel 21.mo secolo è collegato al gas. Al momento, vi è un consistente trend verso la crescita della domanda di gas nel settore energetico mondiale. Provate riserve di gas naturale Iraniano, secondo valutazioni interne, raggiungono non meno di 26 trilioni metri cubi, valutati circa 1 trilione di dollari [6]. Secondo la British Petroleum, le riserve di gas Iraniano ammontano a 23 trilioni di metri cubi. In riserve provate, l'Iran è inferiore solo alla Russia con 48 trilioni di metri cubi[7]. Nella sfera del trasporto del gas, l'Iran ha proposto un progetto denominato PEACE (Pipeline Extending from Asia countries to Europe), che punta a sistemare una rete di gasdotti che colleghino Iran, Golfo Persico e stati dell'Asia Centrale, Turchia, Europa e, infine, India [10, pp. 88-89]. Secondo le stime dell'esperto, tale rete, che sarà pronta in due anni, trasporterà in tutto il 70% delle riserve di gas del mondo. Vi sono anche due possibili opzioni per
bypassare il transito dipendente dalla Russia. Primo, una pipeline può essere costruita per la Cina. Secondo, il gas Kazako potrebbe essere diretto in una pipeline che potrebbe essere costruita nei prossimi uno o due anni – una pipeline verso l'Azerbaijan – Turchia – Europa, che potrebbe attraversare il Mar Caspio.
Le risorse energetiche dell'Iran e la situazione geografica rendono l'Iran un target centrale delle guerre geoeconomiche, e la forte posizione della Repubblica Islamica nel mondo Mussulmano la rendono un centro geopolitico. L'Iran, comunque, utilizza sia strumenti geopolitici che geoeconomici, allo scopo di rispondere ai suoi sfidanti in modo distinto. L'esperienza dei leader Iraniani, è in questo senso, unica. In una situazione di destabilizzazione dei paesi confinanti (Afghanistan ed Iraq), i leader Iraniani sono forzati a curare simultaneamente la sicurezza del paese nei livelli nazionali, regionali e globali. Pace e sicurezza in Iran e nella regione sono direttamente collegate, essendo degli importanti elementi della sicurezza globale. I documenti internazionali siglati dall'Iran dimostrano che Teheran è ben cosciente delle sue susseguenti obbligazioni. Quindi, per esempio, il comunicato congiunto dei presidenti del Turkmenistan e dell'IRI sullo sviluppo di relazioni bilaterali,
siglato ad Ashkhabad il 25 luglio 2006, dice: «il sostegno del Turkmenistan all'attivo e positivo ruolo della Repubblica Islamica dell'Iran e delle sue azioni in politica estera, tendono a sistemare le questioni internazionali con l'obiettivo di rafforzare la pace, la stabilità e la tranquillità… il Turkmenistan e la Repubblica Islamica dell'Iran credono che la propagazione delle armi di distruzione di massa, terrorismo, crimine transnazionale e traffico illecito di droga, rappresentino alcune delle principali minacce alla pace e alla stabilità sul pianeta, ed affermano la loro prontezza nel sviluppare la cooperazione verso tali sfide. Ognuna delle parti dovrà prevenire l'uso del proprio territorio contro l'altra … parte. Il Mar Caspio dev'essere un mare di pace, amicizia, stabilità e di relazioni buon vicinato. Ogni questione legata al Mar Caspio dovrà essere sistemata dagli stati Caspici stessi.
Il Turkmenistan e la Repubblica Islamica dell'Iran credono che una anticipata determinazione dello status legale del Mar Caspio, potrebbe creare favorevoli condizioni per un uso efficiente e sostenibile delle sue risorse in idrocarburi e biologiche, protezione e preservazione dell'unico sistema ecologico del bacino Caspico» [11]. L'Iran si oppone ai tentativi unilaterali di destabilizzazione nella regione Caspica e asserisce - assieme alla Russia, in primo luogo - il diritto degli stati Caspici di un congiunto mantenimento della sicurezza regionale, senza la partecipazione di paesi terzi. Nel 1992, l'Iran avanzò l'idea di creare una unione degli stati Caspici [12].
L'Interazione con gli stati dell'Asia Centrale e del Golfo stimolò l'Iran ad accelerare la creazione di una nuova industria ad alta tecnologia per l'espansione geoeconomica in questi mercati. L'Iran continua seguire lo spazio dell'Asia Centrale, assieme alle «morse geopolitiche», ponendo se stessa al centro della rete internazionale dei trasporti. Le considerazioni geopolitiche, inoltre, sottolineano i tentativi di Teheran di costruire una «quadrilatero» Teheran – Mosca – Baku – Yerevan, teso a opporsi agli sforzi degli USA per stabilire la sua egemonia nell'Eurasia occidentale. L'Armenia è interessata a rafforzare la posizione geopolitica dell'Iran, vedendone un contrappeso all'influenza regionale della Turchia e, con una visione più ampia, al tandem Turco-Azero [13].
Da tali prospettive, il programma atomico dell'Iran è stato una manifestazione del suo crescente nuovo ruolo geostrategico. Il Presidente Mahmoud Ahmadinejad sta, con chiara logica, preparando l'Iran nel ruolo di «necessaria superpotenza regionale», ecco il perché della sua tecnologia nucleare, in primo luogo. Il progetto atomico è una espressione di consenso strategico delle elite politiche dell'Iran. L'aspra retorica anti-Israeliana è stata tradizionale per i leader dell'IRI, fin da quando l'Imam Khomeini rese possibile mobilitare simultaneamente l'opinione pubblica interna («l'immagine del nemico»), e trovare una via per i cuori degli Arabi (sia Shiiti che Sunniti). L'attuale programma di sviluppo dell'energia nucleare dell'IRI, prevede la produzione di 7000 MW di elettricità nelle centrali elettronucleari per il 2025. Nell'Agosto 2004, l'Organizzazione dell'Agenzia dell'Energia Atomica dell'IRI approvò tale risoluzione [14]. Ciò significa che altre sei centrali elettronucleari, p
er una capacità totale di 6000 MW, devono essere costruite. In tutto, secondo il giornale «Mehr» del 29 Gennaio 2005, vi sono piani per costruire 20 centrali elettronucleari in Iran.
Gli stati Arabi – Algeria, Egitto, Marocco, EAU, Arabia Saudita e Tunisia - hanno anche dichiarato la loro intenzione di iniziare lo sviluppo di loro proprie capacità nucleari, e hanno chiesto l'assistenza dell'IAEA in tale campo. In occidente, ciò viene tradizionalmente descritto come una minaccia di un nuovo round nella corsa agli armamenti in Medio Oriente [15]. Il vice-presidente dell'IRI, Reza Aqazadeh, ha fatto una dichiarazione pubblica il 7 Marzo 2007, riferendosi all'intenzione dell'Iran di costruire una seconda centrale elettronucleare, usando le proprie risorse. Ha puntualizzato che Teheran padroneggia le tecnologie nucleari e tra non molto non avrà bisogno di assistenza straniera (la costruzione della prima centrale elettronucleare Iraniana, a Bushehr, è stata condotta assieme a specialisti Russi). La futura centrale elettronucleare avrà una potenza di 360 MW, e più di 1 miliardo di dollari sono stati già stanziati per essa, nel budget nazionale [16]. Chiaramente, la real
izzazione di un così immenso programma richiederà considerevoli sforzi e può difficilmente essere possibile senza un mutuo accordo tra Iran, Unione Europea (UE) e USA. La Russia si prepara a continuare la cooperazione; Cina e Giappone esprimono il loro interesse in ciò. Tuttavia, il fattore USA, dal tempo del deposto Shah, continua a giocare un ruolo importante nella vita dell'Iran – oggi, nel contesto del confronto nucleare. Al momento, il ritardo dell'inizio della blitzkrieg USA in Asia, accontenta tutti. Allo stesso tempo, l'intricata situazione attorno al programma atomico Iraniano potrebbe finire, sia in farsa che in tragedia. L'Iran non è mai stato una colonia, e non sarebbe sufficiente rimpiazzare il suo capo di stato, introducendo una «democrazia» invece del potere Islamico.
Gary Berntsen, ex agente della CIA, ha commentato come sia piuttosto indicativo l'atteggiamento delle autorità USA. Da un lato, dice, gli Iraniani «non possono fermarci»; dall'altro, è difficilmente possibile influenzare Teheran usando mezzi diplomatici: «Conosco gli Iraniani. Ho lavorato contro di loro per molti anni. Vogliono una bomba a ogni costo. Per farlo, diranno ogni bugia e negheranno tutto, ma non fermeranno lo sviluppo delle loro armi nucleari» [17]. Mikhail Veller offre una precisa stima della incapacità dell'occidente di percepire la prontezza dell'Iran a opporsi alla macchina bellica degli USA, nonostante la ovvia futilità dell'aperta resistenza: «Il tempo è con Iran, e il tempo è con l'Islam. Né l'occidente si sveglia e inizia a rispondere alle minacce che rammolliscono cervello e carattere, svegliandosi dal mellifluo suicidio dei valori tradizionali, o la campagna Iraniana sarà un'altra battaglia vinta in una guerra persa del decadente mondo del comfort e del consumo»
. Ha detto anche, «Oggi, l'occidente trova difficile immaginare come si possa essere pronti al sacrificio e alla distruzione di una terra per il fine della vittoria. La lotta per la smilitarizzazione della coscienza, per radicare l'ideologia pacifista, che è iniziata dopo la seconda guerra mondiale, ha dato frutti da molto tempo. I valori umanitari sono adesso il dio dell'occidente, e la società della prosperità materiale e del relativismo morale è il tempio di questo dio. I moderni Europei da non molto hanno commemorato il 1914, celebrando l'inizio della guerra e della brama del sangue dei loro nemici» [18].
Nel frattempo, i cittadini dell'IRI, per quasi 30 anni, hanno apertamente dimostrato la loro vera disponibilità a morire, nonostante tutto. Oggi, gli Iraniani si riferiscono alla «cultura Ashura» come a uno dei loro principali valori nazionali. I giorni del ricordo (Ashura) della Shia dell'Imam Hussein ucciso nel 680, ultimamente, sono stati ampiamente celebrati in Iran. Praticamente tutti i gruppi della popolazione, incluso soldati e marinai, hanno preso parte alle cerimonie di lutto (taazie), accompagnate dalla rituale auto-flagellazione. La tradizione dell'Ashura data da più di 1000 anni, e la memoria dei martiri della Shia (shahid) - eroi che sono caduti in battaglia per l'Islam - alimenta, nei cuori dei credenti, la fiamma della resistenza all'oppressione, alla violenza e alla tirannia, chiamandoli alla battaglia per la giustizia, perfino se si è rimasti da soli. Le nuove generazioni di cittadini dell'IRI, come gli eroi dell'epopea Iraniana, dimostrano nel taazie la loro prontez
za a ripetere le eroiche gesta di Hussein nel seguire la strada della libertà e dell'indipendenza fino alla fine. Nei giorni dell'Ashura, anche i leader civili e i militari dell'IRI prendono parte alle cerimonie taazie. La questione atomica è, obbligatoriamente, la questione maggiore sia nei discorsi dei leader nazionali che nelle prediche del venerdì a Teheran e in altre città Iraniane. Gli Ayatollah di Teheran e Qom (le maggiori autorità religiose dell'Iran) hanno emesso delle dichiarazioni, riferendosi a una certa «linea rossa» nella questione atomica che né gli USA né l'Europa devono superare – «non cercate di privare il nostro paese del suo futuro e del suo presente» [19].
Allo stesso tempo, Michael Rubin, un importante esperto USA dell'Iran, ha detto, «la Repubblica Islamica dell'Iran, che sviluppa armi nucleari», è divenuta la «linea rossa» degli USA.
Dopo l'elezione di Mahmoud Ahmadinejad a presidente, nel 2005, divenne chiaro, per gli analisti occidentali, che la situazione in Iran non può mutare radicalmente tramite le elezioni. E quando l'ex assistente del ministro della difesa dell'IRI, generale Ali-Reza Asgari, scomparve a Istanbul, nel Febbraio 2007, vi furono discussioni che puntavano sul tradimento del militare, come nello scenario Iracheno, sbagliando, ancora. Il nuovo presidente dell'IRI, chiaramente, traccia la priorità del corso della politica estera dell'Iran – sviluppare le relazioni con il mondo Islamico. L'ampio programma militare di Teheran e la crescente attività dei leader Iraniani nel campo dell'energia nucleare, inevitabilmente, suscitano la questione della distruzione dell'equilibrio delle forze e degli interessi nell'area del Golfo e nella comunità Islamica. I leader Iraniani partecipano attivamente nelle organizzazioni internazionali Islamiche. Il 6 Dicembre 2005, i leader del mondo Islamico: il presidente
dell'IRI, Mahmoud Ahmadinejad e il re dell'Arabia Saudita, Abdallah hanno, per la prima volta, avuto un meeting durante il summit dell'Organizzazione della Conferenza Islamica alla Mecca. È stato detto che hanno «discusso di problemi topici del mondo Islamico e delle relazioni bilaterali». Il principale vettore del riavvicinamento tra i due paesi è la cooperazione nel campo del commercio e dell'economia, e la questione della sicurezza collettiva. L'Iran vorrebbe unirsi alla zona di libero commercio degli stati del Golfo Persico, che sta per essere creato alla fine del 2007, e stabilire una collaborazione con il Consiglio per la Cooperazione del Golfo. Offrendo una «partnership strategica» all'Arabia Saudita, l'Iran cerca di impedire l'enfatizzazione delle sue dichiarazioni di essere il solo leader nella regione e del mondo Mussulmano [20]. Quali conseguenze, gli USA e l'occidente, si possono attendere in caso di un attacco USA all'Iran?
1. Crescita di sentimenti anti-Americani e generalmente anti-occidentali tra i Mussulmani. La perpetrata «ingiustizia» potrebbe chiamare alla lotta per restaurare la giustizia. Soprattutto, ciò potrebbe essere pericolosa per i paesi in cui i Mussulmani vivono in sempre più crescenti gruppi compatti di popolazione (dimostrazioni di proteste pacifiste, scontri, boicottaggio di ogni cosa non-Mussulmana, nella fase iniziale).
2. Attacchi terroristici a grande scala nel mondo e crescente attività del «terrorismo globale» (sotto il pretesto della solidarietà con i combattenti Iraniani Shiiti).
3. Emergenza di una zona di continua instabilità e disastro umanitario (rifugiati, rovina economica, miseria, carestia, ecc.) in una situazione di guerriglia/guerra civile in tutto il Medio Oriente (Afghanistan, Iran e Iraq), minaccioso coinvolgimento di stati vicini al Golfo Persico, Asia Centrale e Caucaso.
4. Instaurazione di un fronte unito delle resistenze armate contro l'aggressione USA, inclusi Iran, Siria, il movimento Libanese Hezbollah, Shiiti Iracheni, ecc. Vi sono rapporti che indicano che tale fronte unito sia già attuato, in vista di un attacco USA atteso per l'estate [21].
5. Minaccia di inquinamento radioattivo di ampi territori se le strutture nucleari Iraniane vengono distrutte.
6. Escalation di improvvise guerre «energetiche» Asiatiche, come ricorda la «sicurezza energetica» in una economia globale, implicata in qualcosa di più grande della sola protezione delle raffinerie e delle pipeline dagli attacchi terroristici [22].
I profitti dal petrolio Iraniano sono stati distribuiti per decenni. Uno stop del flusso di petrolio dall'Iran, muterebbe radicalmente il sistema della produzione e del consumo di petrolio in Asia. Non è che sia meglio quello esistente o che, forse, provochi una reale guerra in Asia. In caso di guerra, gli esperti pronosticano un salto del prezzo del petrolio a 90-120 dollari(!) a barile. L'OPEC ammette che la nozione di «prezzo giusto» del petrolio, in funzione della domanda e della offerta, non esiste da molto. «Inoltre, vi sono numerosi stati che dipendono dall'export di petrolio Iraniano – stati Europei, che ricevono il 29% di esso, il Giappone (26%) e la Cina, che provvede al principale stimolo alla crescita della domanda globale di petrolio(11%). Comunque, tutte le ulteriori escalation del conflitto con l'Iran non solo esacerberebbero le questioni della sicurezza energetica dei paesi importatori di petrolio, ma distruggerebbe anche l'esistente equilibrio delle forniture di petr
olio nel mercato globale, che sfocerebbe in un nuovo balzo dei prezzi. Inoltre, se la situazione in Iran muta, inevitabilmente complicherebbe le relazioni nell'OPEC, e diverrebbe più difficile, per il cartello, preservare l'unità» [23].
É noto che il principio della mutua responsabilità dei produttori, e dei consumatori, per uno sviluppo stabile e sostenibile del settore dell'energia globale, sia fissato nei documenti del G8 del summit del 15-17 Luglio di St. Pietroburgo. L'iniziativa della Russia, sulla sicurezza internazionale energetica, divenne l'oggetto centrale del summit di St. Pietroburgo che, a seguito di una discussione, adottò una dichiarazione congiunta e un piano d'azione per assicurare la sicurezza globale energetica. Tali documenti, essenzialmente, rappresentano un accordo strategico per uno sviluppo sostenibile del sistema globale energetico. Il loro principale concetto è che la natura globale delle sfide nel campo dell'energia e la crescente interdipendenza di produttori, consumatori e paesi di transito, richiede una stretta partnership tra essi, tesa a rafforzare la sicurezza globale energetica. Ciò avvia la fondazione per costituire uno spazio integrato internazionale per la sicurezza energetica,
basato su sforzi integrati e sull'equilibrio d'interessi di tutti i paesi consumatori e produttori di energia. «Per tutto ciò, come 30 anni fa, la situazione nel mondo dell'energia si è considerevolmente aggravata, per via della drammatica avanzata dei prezzi degli idrocarburi, che ha raggiunto un livello record dall'autunno del 2005, ed è adesso determinato da molti nuovi fattori – la minaccia terroristica, il cambio del clima, la necessità di passare a moderne tecnologie energetiche pulite, la formazione di nuovi centri della crescita economica e del consumo energetico nel mondo in via di sviluppo, ecc.» [24].
L'Iran è strategicamente interessato a una piena partecipazione al processo di elaborazione ed implementazione delle soluzioni su tutta la gamma di questioni relative alla sicurezza energetica globale. «L'occidente non deve spaventarsi dell'Iran, poiché è un paese che desidera crescere e, come confermato dalla storia del 20.mo secolo, non si prepara a invadere gli stati vicini», ha dichiarato l'ex-presidente Iraniano Mohammad Khattami, il 9 Maggio 2007 [25]. I leader Iraniani perseguono, con una certa estensione, una aggressiva politica estera, che desidera impedire la marginalizzazione dell'Iran e assicurargli almeno il posto di partner delle maggiori potenze del mondo. Tale desiderio determina, tra l'altro, l'approccio dell'Iran alle questioni fondamentali della sicurezza energetica.

Fonti e riferimenti:
1. The Ninth Government’s Program. Secretariat of the Government Information Council, 23.07-22.08.2005 (Barname-ye dowlat-e-nohom. Dabirhane-ye showra- ye ettela rasani-ye dowlat. Mordad 1384) //www.president.ir/fa/
2. Sazhin V.I.. Pendulum of Iranian democracy. Russia in global affairs. 2005.4,
July-August www.globalaffairs.ru/numbers/15/4505.html
3. www.president.ir/fa/
4. RIA «Novosti», 28.12.2006
5. IRNA.
6. www.mineral.ru/Chapters/News/1373.html
7. Jomhuri Eslami, 13.03.03. //www.oilru.com/news/ 856/oilru.com
8. www.iatp.am/ino/bulletin/n3/kayspineft.htm
9. www.rian.ru/economy/resource/20061226/57804890.html
10. International scientific and practical conference «Legal status of the Caspian Sea, problems and prospects of cooperation of Caspian states. Almaty, 15-16 May, 1995 (verbatim record). – Almaty, KISI, 1995. – 174 p.
11. www.pbussr.ru/index.php?razdel=9&condition=show-news&page= 1&id=15064
12. www.e-journal.ru/p-besop-st3-18.html
13. www.azerizv.az/article.php?id=412&print=1
14. Hamshahri newspaper, 23.08.2004; Shargh newspaper, 26.02.2005
15. The Times, 04.11.2006 //www.ourtx.com/?a=148358
16. www.1tv.ru/owa/win/ort6-main.main?p-news-title-id=100246&p- news-razdel-id=9
17. lenta.ru/news/2006/03/21/attack/
18. Mikhail Veller: Why Iran is not afraid to fight the US? 03.04.2007 www.kp.ru/daily/23880/65443/
19. Kayhan newspaper, 26.02.2005
20. Vartanyan A.M. Iran and Saudi Arabia: a knot of interests and contradictions //www.iimes.ru/rus/stat/2006/24-04-06c.htm
21. www.rian.ru/world/asia/20070401/62911245.html
22. dn.kiev.ua/Analytics/oil-war-0630.html
23. NEWSru.com, 23.03.2007 // news.israelinfo.ru/world/17746?
24. RF Ambassador-at-large Yu.N.Isakov, «Global energy problems on the G8 agenda», «International affairs» ? 8, August 2006 – 18.09.2006 www.mid.ru/ns- g8.nsf/4681a749b12257b3432569 ea003614e4/bdebb 944d8a102b5c32571ed004c11a4?OpenDocument
25. i-r-p.ru/page/stream-event/index-12997.html

1 La Risoluzione dice, in particolare, che il Consiglio di Sicurezza, "concerned by the proliferation risks presented by the Iranian nuclear program and, in this context, by Iran's continuing failure to meet the requirements of the IAEA Board of Governors and to comply with the provisions of Security Council resolutions 1696 (2006) and 1737 (2006), mindful of its primary responsibility under the Charter of the United Nations for the maintenance of international peace and security, … affirms (a) that it shall suspend the implementation of measures if and for so long as Iran suspends all enrichment-related and reprocessing activities, including research and development, as verified by the IAEA, to allow for negotiations in good faith in order to reach an early and mutually acceptable outcome" - http://www.un.org/russian/documen/scresol/res2007/res1747.htm
2 In Iran, il presidente è a capo dell'esecutivo; Mahmoud Ahmadinejad ha vinto la nona elezione presidenziale il 24 Giugno 2005.
3 Si può ben accettare il punto di vista di V. Sazhin che, "Insomma, la dichiarazione di programma dell'attuale presidente dell'IRI, in materia di politica interna ed estera, economica, sociale e culturale sono, quasi parola per parola, la riproduzione del punto di vista del leader della Rivoluzione Islamica e fondatore della Repubblica Islamica dell'Iran, Ayatollah Khomeini… inoltre, l'influente circolo radicale conservatore crede che l'Iran deve svilupparsi sotto la bandiera delle idee dell'Ayatollah Khomeini e seguire la sua unica via della Shia Iraniana, in tutte le sfere, con lo slogan dei primi giorni della Rivoluzione, "Né Ovest, né Est - soltanto una rivoluzione Islamica" [2].

(traduzione di Alessandro Lattanzio)


Si ringrazia il Fond Strategičeskoj Kul'tury per la concessione di quest'articolo.

http://www.aurora03.da.ru/Eurasia.htm
http://sitoaurora.altervista.org/Eurasia.htm