Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / L'India nella prima linea della Guerra dell'Energia

L'India nella prima linea della Guerra dell'Energia

di M. K. Bhadrakumar - 12/09/2007





Mentre gli Stati Uniti stanno discretamente affinando un pretesto per lanciare un attacco militare all'Iran, mentre sta anche prevalendo, presso i suoi più stretti alleati e amici, la volontà di rendere chiari i rapporti politici bilaterali con Tehran. L'isolamento e il contenimento dell'Iran e un "regime change" in questo paese, sono divenuti il leitmotif della politica estera degli USA nei rimanenti due anni della presidenza di George W Bush.
Ma Washington ha fatto una eccezione per l'India o l'India, dopo tutto, non compare nella galleria dei più stretti o "naturale" alleati di Washington. Ad ogni modo, New Delhi agisce al meglio per i suoi interessi, quando il ministro degli esteri Indiano Pranab Mukherjee, ha compiuto una visita di due giorni a Tehran il 6-7 Febbraio 2007.
La tempistica della visita è invece significativa. Solo cinque giorni prima, in una testimonianza davanti al Foreign Relations Committee del Senato USA, l'ex consigliere della sicurezza nazionale USA, Zbigniew Brzezinski ha fatto una sorprendente dichiarazione, accusando l'amministrazione Bush di complottare per giustificare la guerra contro l'Iran.
Data la statura di Brzezinski, assai legato con la comunità di intelligence e sicurezza degli USA, non avrebbe fatto una accusa irresponsabile. Ma Mukherjee continuava la visita. Rese inequivocabilmente chiaro, nei suoi commenti ai media, che l'India si oppone a qualsiasi uso della forza contro l'Iran.
Ancora di più, sottolineando che l'espansione delle relazioni con l'Iran è importante per l'India, Mukherjee descriveva l'Iran come un fattore di stabilità nella regione. Ciò che disse è che l'India disapprova la propaganda di Washington per cui l'Iran aiuterebbe e sosterrebbe il terrorismo e minacci i regimi dei paesi confinanti.
Egualmente, Mukherjee ha chiesto che i documenti sul nucleare dell'Iran siano rinviato all'International Atomic Energy Agency (IAEA), quale competente forum per gestire la questione. "Una soluzione basata sui colloqui e un pacifico approccio che possa essere realizzato tramite una stretta cooperazione tra l'Iran e la IAEA. Perciò, entrambi le parti devono essere flessibili", ha detto.
Insomma, Mukherjee ha detto, in modo netto e risoluto, che New Delhi ha la sua propria indipendente politica estera verso la questione del nucleare dell'Iran.
Principale scopo della visita di Mukherjee era stabilizzare il clima politico nelle relazioni bilaterali dell'India con l'Iran, così da poter produrre un progresso nella cooperazione energetica tra i due paesi. Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, si testeranno le proposte per un gasdotto dall'Iran all'India via Pakistan e se un accordo di 25 anni per il gas naturale liquefatto (LNG) possa andare avanti o meno. Le difficoltà restano. Principalmente, si ritiene che Washington farà tutto il possibile per assicurarsi che New Delhi si fermi sull'attuale strada. La tattica delle pressioni sottili sembra essere già iniziata.
Parlando a Washington, la settimana scorsa, il potente nuovo presidente del Foreign Affairs Committee del Cogresso USA, Tom Lantos, una ben nota pedina politica pro-Israeliana, ha continuamente avvertito l'India, in passato, dal trattare con l'Iran, e ha avvertito pubblicamente che, nei fatti, New Delhi deve "adempiere alle sue promesse". Ha detto che Delhi deve fare la sua parte, "cosa che l'India non fa", riguardo la questione dell'accordo nucleare con gli USA e che è imperativo che "lavoriamo assieme su questa questione". Lantos ha detto che perfino un "piccolo paese come la Finlandia, per esempio, mantiene tutte le promesse che ha fatto" e, naturalmente, ci si attende da un "grande paese come India" il mantenimento delle proprie promesse.
Il pro-Israeliano think-tank 'Heritage Foundation' ha anche chiesto un robusto intervento dell'amministrazione Bush nella questione del Kashmir e, in generale, nel processo di pace India-Pakistan; d'altronde, "l'accordo sul nucleare civile USA-India ha il potenziale per contribuire nel ripianare le tensioni nella regione". Il think-tank ha chiesto all'amministrazione USA di sollevare con New Delhi le tematiche dei diritti umani, dello sviluppo economico e del buon governo in Jammu e Kashmir.

Curiosamente, l'autrice del report della Heritage, Lisa Curtis, è una ex assistente in politica estera del Senatore Richard Lugar, precedente presidente Repubblicano del Foreign Relations Committee del Senato, e lei precedentemente ha lavorato, come analista politica in Sud Asia, nella Central Intelligence Agency, per la quale operò nelle ambasciate USA di New Delhi e Islamabad negli anni '90.
Inoltre, anonimi ufficiali USA hanno incominciato a essere impazienti riguardo alla mancanza di progressi nei negoziati del cosiddetto accordo 123 tra India e Stati Uniti - il passo finale dell'accordo nucleare India-USA. Sembra che a Washington temano che l'India trascini i piedi e, nel processo, la Russia possa sopravanzare le aziende USA nel fornire impianti nucleari all'India. Si stima che l'accordo nucleare produca un giro di affari dell'ammontare di 80 miliardi di dollari USA.
Con questi trucchetti sotterranei, si cerca d'influenzare l'attuazione dell'incipiente cooperazione energetica Iran-India, assumendo che New Delhi abbia abbastanza fegato per ignorare le continue pressioni concertate dall'opposizione degli USA. Invece, vi è una dimensione più ampia. Infatti, la cooperazione energetica India-Iran costituisce un cruciale vettore della emergente sicurezza Asiatica.
Ciò è divenuto evidente durante la visita del Presidente della Russia Vladimir Putin a New Delhi, il 25-26 gennaio, dove l'attenzione era rivolta a una piena cooperazione tra i due paesi nel campo dell'energia. Il Primo Ministro Indiano Manmohan Singh ha indicato la sicurezza energetica come "la più importante delle dimensioni emergenti" della partnership strategica Indo-Russa.
Ha detto, la "posizione della Russia come leader globale nella materia dell'energia è ampiamente riconosciuta. Guardiamo avanti a una partnership di lunga durata con la Russia in tale campo vitale." Due gruppi di lavoro sono stati costituti per esaminare i due aspetti della cooperazione all'esterno (accesso alla partecipazione Indiana nel finanziamento, esplorazione e sviluppo dei giacimenti di petrolio e gas in Russia) e della cooperazione all'interno (partecipazione delle compagnie Russe nel marketing dei prodotti petroliferi e del LNG in India).
Mosca ha ripetutamente mostrato interesse nel prendere parte al finanziamento e costruzione del gasdotto Iran-India. Il Primo Ministro e Ministro della Difesa della Russia, Sergei Ivanov, che ha accompagnato Putin a New Delhi, ha dichiarato, "abbiamo affidato grandi speranze nella partnership strategica Gazprom-GAIL [compagnie del gas Russa e Indiana], inclusi sforzi congiunti per costruire il gasdotto Iran-Pakistan-India."
Per la parte del Pakistan, il Presidente Generale Pervez Musharraf è stato recentemente a Tehran, dove ha incontrato il Presidente Iraniano Mahmud Ahmadinejad, e secondo le dichiarazioni ai media, il progetto del gasdotto è in discussione. "Adesso che il meccanismo dei prezzi sta operando tra Iran e Pakistan, i due paesi discuteranno delle prime implementazioni del gasdotto progettato", ha detto Ahmadinejad.
Le aziende Russe sono evidentemente consce dell'enorme volume di affari generata dal trasporto di gas Iraniano nel velocemente crescente mercato dell'Asia del Sud, oltre all'assai lucrativa distribuzione e rivendita del gas in India e Pakistan. Tramite un abbozzo di dichiarazione, per ricevere il gas proveniente dal gasdotto di 7 miliardi di dollari US, lo sviluppo delle infrastrutture da solo, in India, dovrebbe generare un giro di affari, a breve termine, di quasi 40 miliardi di dollari US.
Ma la cooperazione energetica tra Russia, Iran e India ha una ricaduta molto più ampia delle opportunità di business. La sicurezza energetica, inevitabilmente, è un soggetto dove la politica si mescola con l'economia. L'India osserva attentamente lo spostamento tettonico nel mercato del gas Eurasiatico. L'Iran ha provate riserve di gas per circa 28 trilioni di metri cubi, mentre la produzione del suo gas aumenta del 10% annualmente. Al momento, l'Iran usa circa quasi tutta la sua produzione di gas per il suo mercato interno. Circa 100 miliardi di metri cubi (bcm) sono forniti ai consumatori interni, inclusi 35 bcm per le centrali elettriche, mentre 40 bcm sono pompate nei giacimenti di petrolio del paese, per mantenere un buon flusso. In altre parole, la capacità di export dell'Iran potrebbe aumentare enormemente nei prossimi anni.
New Delhi non è contenta dei piani dell'Europa di volere diversificare le sue fonti di gas, coinvolgendo l'Iran. In altre parole, una lotta competitiva per il gas Iraniano tra il mercato Europeo e quello Asiatico, diverrà inevitabile nel prossimo futuro, con l'Europa che affronterà una acuta carenza di gas dal 2015, perfino se la Russia manterrà le sue forniture e se il Gasdotto Settentrionale dovesse diventare operativo.
L'India guarda con interesse alle proposte di Ahmadinejad a Putin, al margine del summit del Shanghai Cooperation Organization (SCO), dello giugno scorso (del 2006), e l'Iran si prepara a determinare, assieme alla Russia, sia il prezzo del gas che le principali rotte dei gasdotti. Il dialogo energetico Russo-Iraniano è significativamente avanzato fino a quando, culminando nella proposta del Leader Supremo Iraniano, Ali Khamenei, a Putin, il 28 gennaio, secondo cui i due paesi devono cooperare nell'ambito dell'Organizzazione delle Nazioni Esportatrici di Petrolio. Per essere sicuri, New Delhi ha preso nota, con cura, che le prospettive per una fusione della rete di trasporto del gas Russo e Iraniano, brillano nettamente.
Portando avanti la questione, il consigliere per gli affari internazionali del Leader Supremo Iraniano, Ali Akbar Velayati, ha visitato Mosca la settimana scorsa e ha avuto colloqui con Putin. Velayati ha detto, al suo ritorno da Mosca, che Tehran vede la presente congiuntura come un "punto di svolta" nella cooperazione strategica dell'Iran con la Russia. Ha accusato Washington di cercare, in ogni modo, di spezzare la cooperazione strategica Russo-Iraniana nel transito dell'energia, che impatterà in modo spettacolare nei rapporti di forza internazionali.
Con la Russia che controlla il 27% delle riserve di gas del mondo e l'Iran il 15%, la cooperazione tra questi due paesi porterebbe a un enorme potenziale in termini di distribuzione globale del gas. È naturale, per un grande potenziale consumatore di gas come l'India, sfruttare ottimamente le opportunità generate dalla matrice della cooperazione energetica tra questi due paesi, coi cui ha relazioni tradizionalmente amichevoli e assai strette.
Dalla prospettiva Indiana, il ritorno della Russia come importante giocatore sulla scena globale e la preferenza dell'Iran, nel dedicare la cooperazione energetica al mercato Asiatico, si apre la possibilità di un mercato unificato Asiatico per il gas, coinvolgendo certamente i paesi dell'Asia Centrale.
La Cina, che ha un accordo per il gas con il Turkmenistan, che fornisce 30 bcm di gas annualmente, con effetto dal 2009, già anticipa le enormi implicazioni di questi sviluppi nella sua sicurezza energetica. Lo scorso giugno, in coincidenza del summit dello SCO, il Beijing Morning Post ha dato una dettagliata descrizione delle prospettive del piano Cinese di sviluppo, per i prossimi venti anni, della propria rete interna di gasdotti, anticipando le forniture di gas dalla Russia e dai paesi dell'Asia Centrale. Secondo il report, la rete di gasdotti di 24000 km della Cina, si espanderà a 36000 km nel 2010.
New Delhi non ha alternativa, ma deve partecipare all'emergente mercato Asiatico del gas, se vuole avere qualche serio indirizzo nel suo problema di sicurezza energetica. In comparazione, l'accordo nucleare India-USA avrà un assai lunga gestazione prima di avere un reale impatto sulla mappa energetica dell'India. L'energia nucleare avrà un ruolo marginale nell'economia Indiana, nel futuro prevedibile.
Nel contesto geo-economico della sicurezza energetica, gli interessi dell'India e degli USA, al momento sono distanti. Mentre gli USA favoriscono i progetti Europei per diversificare le forniture di gas, che ridurranno la dipendenza occidentale dalle forniture Russe, l'India ha un interesse decisivo nella preferenza di Tehran a dirigere il grosso delle sue risorse di gas in Asia. L'India non può affidarsi credibilmente ai consigli degli USA, cioè avere fiducia nel mercato invece di cercare di "assicurarsi" le forniture di energia; quando Washington attivamente promuove vari progetti di oleo-gasdotti che vanno verso il mercato Europeo, partendo dalle regioni del Caspio e dell'Asia Centrale.
Senza dubbio, la Russia supporterà attivamente gli stretti legami Indo-Iranian, che hanno subito dei bruschi rattoppamenti dopo il voto dell'India contro l'Iran alla IAEA, nell'ottobre 2005. Curiosamente, in un meeting dei ministri degli esteri di India, Russia e China a New Delhi, avutosi il 24 febbraio, subito dopo la visita di Mukherjee in Iran, un portavoce del ministro degli esteri Cinese ha detto che a Beijing vi sono tre ministri degli esteri che discuteranno di cooperazione nel campo economico, e che il loro meeting "aiuterà i tre paesi a espandere la base comune e a spingere avanti una mutua benefica cooperazione trilaterale".
L'India e la Russia condividono l'apprensione riguardo le istanze aggressive di Washington verso l'Iran. Un attacco militare degli USA contro l'Iran è una minaccia che provocherà conseguenze avverse nelle forniture energetiche dell'India. Ancora, mentre Washington può cercare unilateralmente di spezzare la cooperazione energetica Indo-Iraniana, Mosca incoraggerà tale cooperazione e si offrirà per farne parte.
Infine, mentre Washington avrebbe pianificato di aizzare l'India quale contrappeso della Cina, Mosca spera di promuovere una più grande collaborazione Sino-Indiana, grazie alla quale il mercato Asiatico dei produttori e dei consumatori energetici possa fiorire.

*M. K. Bhadrakumar è un ex diplomatico, è stato nel ministero degli esteri Indiano per più di 29 anni, con incarichi di ambasciatore in Uzbekistan (1995-98) e in Turchia (1998-2001.

Fonte:

Asia Times, Global Research, 14 Febbraio 2007
Traduzione di Alessandro Lattanzio
http://www.aurora03.da.ru/Eurasia.htm
http://sitoaurora.altervista.org/Eurasia.htm