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Pot-pourri à la française

di Ugo Gaudenzi - 12/09/2007

 

Pot-pourri à la française

Che accade in Francia, nell'era Sarkozy?
Quello che era prevedibile e previsto, anzi, di più: scontato.
"Avec Sarko, la droite et la gauche fusionnent", destra e sinistra si fondono nello stesso pot-pourri, titolava in agosto "Resistance" il mensile di resistenza, appunto, al nuovo ordine mondiale.
C’è da dire che l'ampiezza di questa fusione stupisce gli stessi francesi. L'esempio più rivelante è stato quello di Bernard Kouchner, il gauchiste "umanitario" ben noto per la sua "assistenza" ai terroristi del Kosovo, diventato potente ministro degli esteri e dunque messo alla guida della politica estera francese da virare in senso atlantico, accanto a Washington e in favore di Israele.
Con il tandem Sarkozy-Kouchner la Francia dice addio a quella sovranità nazionale gelosamente tutelata da Charles De Goulle, da Mitterrand, giù giù fino allo stesso Chirac, almeno capace di dire un tondo "non" a Bush e Blair che chiedevano a Parigi di allinearsi nell'aggressione, invasione ed occupazione dell'Iraq. E addio alle strategie fondamentali seguite in sessant'anni di dopoguerra, di allineamento, di asse, tra Parigi, Berlino (Bonn) e Mosca.
E anche addio anche alla difesa dello Stato sociale e nazionale. Il liberismo, nella sua macchietta "liberalsocialista", è la strada maestra mentre libero mercato e globalizzazione sono le sue bandiere.
L’effetto della nuova crasi sinistra-destra, la "gaute" - o, se volete, la "droiche" - è devastante. L'antagonismo destra-sinistra non esiste più. Sul nuovo cammino di regime, all'ombra di Sarkozy, si sono schierati mandarini di (ex) sinistra come Vedrine, Bockel, Lang, "umanitaristi" cristiano sociali come Hirsch. E "nuovi francesi" come Amara, o "pontieri" come Besson. E la lista è ancora lunga, molto lunga. Soltanto pochi isolati hanno fatto finta di non udire le sirene del partito unico. Un partito unico fatto di due anime liberal-liberiste che, certo, si affronteranno ancora: non più sulle idee ma per ottenere più potere, con programmi quasi identici salvo qualche virgola da presentare comne "fondamentale differenza" ai propri elettori.
Così in Francia. Come in Italia, del resto.
E cosa resta dunque lì e qui di opposizione? Gruppi di centro, di sinistra e di destra radicale da collegare anch’essi all'idea monolitica totalitaria del liberal-liberismo. In Francia, un Pcf alla ricerca delle percentuali perdute, un Ps diventato una barca senza timoniere, i trotzkisti e la sinistra radicale da una parte, in mezzo un fantasma chiamato Udf, il Front National dall'altra.
In Italia il nascente cartello della "Sinistra" ambientalista-comunista-progressista da federare alla coalizione "democratica", e il suo mini alter ego della "Destra radicale", con i quadri della neonata "Destra" di Storace, alleati della Fiamma Tricolore, da federare alla coalizione "delle libertà". Con il compito, per tutti e due, di qui alle elezioni, di rastrellare tutte le frange ancora esterne, alle estreme. I centri sociali, gli "attak", le "azioni sociali", le "forze nuove".
Opposizioni già in crisi, senza programma, in crisi di consensi.
Un deserto, ovunque.
Un deserto, però, che, proprio perché tale, potrebbe essere la culla della rinascita o della renaissance (bella parola, anche in francese).
Anche perché in Francia come in Italia si apre così un vasto spazio anti-sistema. Il disgusto per il partito unico destra-sinistra, con il continuo arrembaggio ai posti di potere quale esclusiva motivazione "politica", è ormai ovunque generale. Finora è stato cloroformizzato dalla società del benessere. Ma adesso che il benessere scricchiola, che le contraddizioni sociali esplodono, anche il cloroformio comincia a non fare più effetto.
E i produttori di idee, quelli come noi, in Italia come in Francia, potranno così fornire le armi per il riscatto, le hanno già in archivio…, alle nuove generazioni, e tutto il mondo potrà riprendere a girare.