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Petraeus e Crocker parlano di progressi, ma sul campo la situazione è ben diversa

di Naoki Tomasini - 13/09/2007

Omissioni collaterali
Il presidente Bush annuncerà presto un ritiro parziale dall'Iraq, trentamila soldati in meno dall'estate del 2008, che sarà attuato solo se i progressi sul campo continueranno. I progressi cui Bush ha potuto fare riferimento sono quelli annunciati dal generale David Petraeus e dall'ambasciatore Ryan Crocker in una conferenza stampa molto attesa.
 
Generale David Petraeus e ambasciatore Ryan CrockerOttimismo. “I nostri soldati hanno fatto un buon lavoro” ha esordito il generale, spiegando che “Raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati non è facile e richiede non poco tempo”. “Le forze della coalizione stanno facendo progressi -ha aggiunto - e possiamo pensare di ridurre il contingente già dalla prossima estate”. Secondo il generale i sintomi di questi progressi sono il fatto che il numero degli scontri sarebbe in calo e l'addestramento delle truppe irachene starebbe dando risultati. "I progressi sono significativi", ha concluso il generale, ma “un ritiro prematuro avrebbe conseguenze catastrofiche” perchè causerebbe la “disintegrazione delle forze di sicurezza locali”. Il premier iracheno Nouri al Maliki ha apprezzato l'intervento del geneale, ma diversi altri politici iracheni hanno espresso la loro insoddifazione per quella che il sunnita Mohammed al Dayini del Fronte per il Dialogo Nazionale ha definito “una grande menzogna per servire gli interessi di Bush”.
Sia Petraeus che Crocker non hanno però nascosto le loro perplessità, ammettendo di non poter garantire il successo finale. Crocker ha dichiarato che il governo potrebbe non raggiungere mai la maggior parte degli obiettivi formulati a maggio dal Congresso, mentre Petraeus ha ammesso che il livello delle violenza nel paese è ancora a inaccettabile.
 
Lago di sangue sul luogo di un attentatoUnited for Peace. In parallelo al rapporto di Petraeus, una coalizione di oltre mille gruppi pacifisti, United for Peace and Justice, Ufpj, ha pubblicato un rapporto in cui critica la visione della realtà irachena del generale. Il rapporto Petraeus si soffermava in particolare su quello che in temini miltari viene chiamato 'surge', l'invio di rinforzi che dall'inizio del 2007 sono stati schierati a Baghdad e nel sud del paese per contrastare le violenze settarie. Nello studio di Ufpj si afferma che le operazioni militari degli ultimi mesi non hanno portato né sicurezza, né stabilità. La scorsa estate non a caso è stata quella con più vittime dall'inizio del conflittto nel 2003. Preparato da Phyllis Bennis e Erik Leaver, il contro-rapporto vuole mostrare "un'immagine realistica di come sono oggi le vite dei 25 milioni di iracheni". "Per anni abbiamo sentito le stesse bugie sui progressi che gli Usa stanno ottenendo, ma non sono mai stati reali" dichiara Leslie Cagan, coordinatore dell'Ufpj, che conclude: "speriamo che il Congresso si ricordi che questi piccoli miglioramenti in una situazione orrenda sono costati finora 480 miliardi di dollari dei contribuenti, soldi che non potranno essere spesi per la ricostruzione, per l'educazione e la sanità".
 
Protesta dei cittadini iracheni a BaghdadOmissis. Oltre al dato economico, il rapporto Petraeus non cita le vittime tra i soldati Usa, 3774 dall'inizio della guerra, quelle irachene, che secondo diverse fonti passano ormai le 600 mila unità, e soprattutto i quattro milioni di sfollati, fuggiti proprio dalle violenze settarie che, secondo il generale, sarebbero sotto controllo. Petraeus ha presentato dei grafici per mostrare la diminuzione della violenza confessionale a Baghdad, ma ha dimenticato di spiegare che la composizione confessionale dei quartieri della capitale è stravolta rispetto a pochi mesi fa. Secondo dati dell'esercito Usa, un anno fa Baghdad era abitata al 65 percento da sunniti, mentre oggi è sciita al 75 percento. I rifugiati interni al paese sono quasi due milioni, secondo l'Organizzazione mondiale per le Migrazioni, l'89 percento di loro ha cambiato quartiere per sentirsi più al sicuro. Quanto alle forze di sicurezza irachene il rapporto del generale tralascia completamente quello che da oltre un anno viene annotato sia da funzionari Usa che iracheni, cioè che oggi queste sono largamente infiltrate dalle milizie che continuano ad agire nell'interesse dei vari leader politici che le controllano. Infine, Petraeus non dice che la maggioranza degli iracheni non ha corrente elettrica per più di 5 ore al giorno e non ha accesso ad acqua potabile. Che i tassi di disoccupazione superano il 40 percento e che la produzione di petrolio è crollata rispetto a prima della guerra. Sono dati che toccano direttamente le persone che vivono nel paese, ma ai generali e all'amministrazione Usa questi numeri non interessano.